Avvocatura in trasformazione: meno iscritti, più reddito, ma divari persistenti

L’Avvocatura italiana cambia volto: calano gli iscritti a Cassa Forense, ma crescono fatturato e reddito medio. Restano però forti disparità di genere e territoriali. È quanto emerge dal nono Rapporto sull’Avvocatura, “Nuovi orizzonti per l’Avvocatura: tra sfide e opportunità”, realizzato da Cassa Forense in collaborazione con il Censis e presentato a Roma.

Calo degli iscritti e invecchiamento della professione
Nel 2024 gli iscritti a Cassa Forense sono scesi a 233.260, segnando un calo dell’1,6% rispetto all’anno precedente. A soffrire di più sono le donne, con una riduzione di oltre 2.100 unità. La professione continua a invecchiare: l’età media degli avvocati è oggi di 48,9 anni, rispetto ai 42,3 di vent’anni fa, mentre il numero di pensionati è aumentato da 29.868 nel 2019 a 34.719 nel 2024.

Redditi in crescita, ma le avvocate restano indietro
Il reddito medio annuo degli avvocati è salito a 47.678 euro (+6,8%), ma la differenza tra uomini e donne resta marcata: gli avvocati uomini guadagnano in media 62.456 euro, mentre le colleghe si fermano a 31.115 euro. Anche le disparità territoriali sono significative: in Lombardia il reddito medio è di 81.115 euro, mentre in Calabria scende a 24.203 euro.

L’intelligenza artificiale: opportunità poco sfruttata
Sebbene il 31,7% degli avvocati stia valutando di adottare l’AI, solo il 27,5% la utilizza nelle attività professionali, principalmente per la ricerca giurisprudenziale. Il 72,3% non la usa affatto, e il 16,3% dichiara di non conoscerla o non saperla utilizzare.

Aggregazioni e previdenza
Tra le nuove tendenze, emerge una maggiore diffusione di studi associati tra gli under 40, ma persistono ostacoli legati alla ripartizione degli utili. Sul fronte previdenziale, cresce la consapevolezza: il 52% degli avvocati in regime forfettario sarebbe interessato alla contribuzione modulare volontaria, a condizione che sia fiscalmente deducibile.

Militi: “Innovazione e nuovi modelli organizzativi sono il futuro”
Durante la presentazione del Rapporto, il presidente di Cassa Forense Valter Militi ha sottolineato la necessità di rinnovamento: “Se è vero che il 33,3% degli avvocati ha pensato di abbandonare la professione, è altrettanto vero che il dato è in calo. La professione dimostra straordinaria capacità di resilienza e innovazione. L’apertura a nuovi modelli organizzativi e la digitalizzazione sono le chiavi per una professione più solida e sostenibile”.


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Redditi e parità di genere, l’Ordine Forense di Roma: “Avvocati sotto la soglia di povertà”

Quasi 13 mila avvocati dichiarano reddito zero, oltre 44 mila hanno un reddito di 10 mila euro l’anno, meno di mille al mese. Hanno un reddito compreso fra i 10 mila e i 21 mila euro ben 45 mila avvocati, il che vuol dire per oltre centomila avvocati, la metà del totale, redditi inferiori ai 2 mila euro al mese.

È la difficile situazione della professione forense descritta dall’ultimo Rapporto Censis sull’Avvocatura italiana commissionato da Cassa Forense. “Un quadro a tinte fosche – commenta il Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Roma, Paolo Nesta – che vede moltissimi colleghi in forti difficoltà economiche. Per questo credo che sia il momento di sollecitare l’intervento delle istituzioni”.

Che la professione forense sia diventata via via meno appetibile lo testimoniano i dati diffusi da Cassa, che per il quarto anno consecutivo vedono una flessione del numero degli iscritti. Ma cosa si può e si deve fare?

“In primo luogo analizzare quali sono i fattori che hanno reso meno attraente la professione – prosegue Nesta – Ci sono molti fattori di rischio che incidono sui redditi, penso ai tanti, troppi adempimenti amministrativi e fiscali, a un’eccessiva burocratizzazione, ai ritardi nei pagamenti da parte dei clienti, all’offerta sovrabbondante di servizi legali poco regolamentati… aggiungiamo poi l’instabilità normativa, l’aumento dei costi per l’accesso alla giustizia che scoraggia i cittadini. Ecco, su questi fattori si può e si deve intervenire”.

C’è poi il delicato aspetto della disparità di genere che penalizza le colleghe, che hanno un reddito pari al 50% di quello percepito dagli uomini. “Un fenomeno meno radicato rispetto al passato – conclude Nesta – per fortuna certi pregiudizi del passato sono stati superati nel pubblico, ma è paradossale notare che quei pregiudizi rimangono spesso nelle assegnazioni degli incarichi da parte della stessa Autorità Giudiziaria. Ecco, se in merito i capi degli uffici imponessero un maggior rispetto della parità di genere non sarebbe male”.


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Il sentimento di sgomento davanti alle terribili notizie di aggressione mortale nei confronti di due donne, Sara Campanella e Ilaria Sula, ci costringe ancora una volta a riflettere su modelli e strumenti di prevenzione capaci di fornire risposte mirate ai diversi fattori di rischio e alle diverse situazioni in cui le condizioni del comportamento omicidiario sono precedute, “favorite” e spesso generate da un contesto che non è in grado di captare ed evitare la potenziale escalation di violenza.

Ciò che è accaduto a Sara Campanella è sintomatico di questa incapacità. Due anni di molestie verbali, di atti persecutori, di ossessione che Sara ha raccontato alle sue amiche, due anni di segnali che potevano essere riconosciuti come fattori di rischio nonostante la dinamica relazione è lontana dal contesto domestico o da quello della relazione di coppia.

Tuttavia, per entrambe abbiamo da una parte una donna che crede di poter gestire la circostanza e dall’altra un uomo che non accetta il rifiuto perché, non possiamo negarlo, per alcuni, essere uomo significa purtroppo ancora oggi dominare, scegliere e abbandonare. Essere, invece, abbandonati attiene ad una dimensione di vita legata alla sfera della passività, socialmente attribuita all’immagine femminile.

Partiamo da questa consapevolezza per non nascondere che vi è la necessità di una “formazione umana” non solo che abbia come obiettivo la parità di genere ma anche la costruzione di una cultura collettiva che abbia gli strumenti per riconoscere i fattori di rischio ed il senso di responsabilità civico di segnalarli senza remore.

Desideriamo esprimere il nostro apprezzamento per il significativo titolo scelto dal Presidente Avv. Valter Militi in occasione della presentazione del V Bilancio Sociale della Cassa Nazionale Forense: “La parità di genere è essere diversi ma con lo stesso peso”. Una formula che coglie perfettamente l’essenza del nostro impegno: riconoscere le differenze valorizzandole all’interno di una cornice di pari dignità, diritti e opportunità. È proprio questa visione che deve guidarci nel costruire quella cultura collettiva capace di prevenire e contrastare ogni forma di violenza di genere.


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Inaugurazione anno giudiziario, alla cerimonia del CNF anche Nordio

Roma, 3 aprile 2025 – Lunedì 7 aprile alle 10.15 si terrà l’inaugurazione dell’Anno Giudiziario 2025 del Consiglio Nazionale Forense presso l’Auditorium Antonianum di Roma (viale Manzoni, 1).
La cerimonia si aprirà con la relazione inaugurale del presidente del Consiglio Nazionale Forense, Francesco Greco.
Seguiranno gli interventi del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Alfredo Mantovano, in rappresentanza personale del Presidente del Consiglio, del Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, del Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Fabio Pinelli e della Prima Presidente della Suprema Corte di Cassazione, Margherita Cassano.
Prenderanno poi la parola il Presidente della Corte dei conti, Guido Carlino, e la Presidente del Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria, Carolina Lussana.
Al termine della cerimonia, alle ore 12.15, presso la Basilica di Sant’Antonio in Laterano (via Merulana, 124), sarà celebrata una Santa Messa in suffragio del Presidente Emerito del CNF, Guido Alpa, nel trigesimo dalla sua scomparsa. La funzione sarà officiata dal Magnifico Rettore della Pontificia Università Antonianum, Reverendo Padre Agustín Hernández Vidales.

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Processo penale telematico al palo: tribunali in rivolta contro l’obbligo digitale

ROMA – Il processo penale telematico (PPT) fatica a decollare. Nonostante il Ministero della Giustizia abbia confermato l’obbligo esclusivo del digitale per il deposito delle notizie di reato e degli atti nei giudizi per direttissima, molti tribunali stanno frenando la transizione. I presidenti di diverse corti hanno infatti adottato provvedimenti per mantenere il doppio binario analogico-digitale, segnalando le persistenti criticità tecniche che rischiano di bloccare l’attività giudiziaria.

La decisione segue il precedente di 87 tribunali che, a inizio anno, avevano già scelto di preservare il sistema misto per evitare il collasso del sistema. Tra le principali difficoltà segnalate, la lentezza della piattaforma ministeriale e l’impossibilità di generare automaticamente la firma digitale del cancelliere su alcuni atti fondamentali, come il decreto di giudizio immediato.

A Milano, il presidente del tribunale Fabio Roia ha disposto la sospensione dell’applicativo ministeriale fino al 30 giugno, permettendo il deposito anche in formato cartaceo. Situazione simile a Palermo, dove il presidente Piergiorgio Morosini ha rilevato problemi tecnici che ostacolano la digitalizzazione, minacciando persino gli obiettivi del PNRR.

L’avvocatura, intanto, insorge. L’Organismo Congressuale Forense (OCF) denuncia ritardi nell’iscrizione delle notizie di reato, difficoltà nel deposito degli atti e richieste arbitrarie di certificati, compromettendo il diritto di difesa. Anche le Camere Penali protestano: la gestione del fascicolo telematico sarebbe sbilanciata a favore della magistratura, con gli avvocati relegati al ruolo di meri depositanti senza reale accesso ai documenti.

Il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, è stato sollecitato a intervenire, ma il futuro del PPT resta incerto. Il rischio è che il progetto, anziché rappresentare un passo avanti verso la digitalizzazione della giustizia, si trasformi in un’ennesima riforma monca, incapace di rispondere alle reali esigenze degli operatori del diritto.


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Discriminazioni, Nordio: “Dobbiamo tenere alta la guardia”

“Dobbiamo tenere alta la guardia sotto il profilo sociale e giuridico”, sui crimini d’odio, avverte il guardasigilli Carlo Nordio; “non possiamo permetterci vuoti normativi, di trovarci di fronte a situazioni indegne, senza che però vi sia una protezione penale”.

Così il Ministro, sentito dalla commissione straordinaria antidiscriminazione, presieduta da Liliana Segre. “Un onore – sottolinea Nordio – trovarsi vicino a un’icona così storica della libertà e della sofferenza; da sola meriterebbe il fatto di essere stato nominato ministro”.

L’arsenale normativo contro le diverse forme di questo fenomeno è per ora sufficiente, ma bisogna sempre stare all’erta con la tecnologia, che “sicuramente non è la causa, e forse nemmeno l’effetto, ma sicuramente è uno strumento” dei crimini d’odio, dice il Guardasigilli.

“Oggi – prosegue -, i sistemi di delegittimazione e di offesa sono aumentati in modo esponenziale sia nell’intensità sia nella quantità proprio dalla possibilità tecnologica”. E i rischi insiti nell’intelligenza artificiale, di per sé neutra, ma dice ancora Nordio, da attenzionare per la “manipolazione più che captazione dei dati”.

Dal 2019 al 2024, sottolinea Nordio, sono state 56 le persone condannate in via definitiva in base all’articolo 604-bis del codice penale (Propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa); 43 per altri titoli di reato aggravati dalla discriminazione. E ancora, 473 sono stati i procedimenti iscritti in primo grado nel triennio 2021-2023; quelli con l’aggravante salgono a 1043.

“L’audizione del ministro è stata molto interessante”, commenta la presidente della Commissione Liliana Segre dopo l’audizione del Guardasigilli, aggiungendo di ritenersi “molto” soddisfatta.


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Rapporto avvocatura 2025, Aiga: “Trend preoccupante ma i giovani possono guidare cambiamento”

 “In un mondo dell’avvocatura nel quale emergono un calo numero degli iscritti (soprattutto avvocate), generalizzato invecchiamento della professione (età media 49 anni), diffusa insoddisfazione della propria situazione professionale (un avvocato su tre ha pensato di abbandonare la professione), difficoltà economiche e professionali e una netta diminuzione di iscritti a giurisprudenza e praticanti, tocca ai giovani avvocati guidare il cambiamento. A differenza dei colleghi più anziani, ancorati a modelli tradizionali, i giovani manifestano infatti una maggiore apertura verso nuove forme di aggregazioni professionali, con fatturato tendenzialmente più aperto ad una dimensione sovralocale e nell’ambito dell’attività stragiudiziale (consulenza ed assistenza). È questa la strada da percorrere”. Lo afferma Carlo Foglieni, presidente AIGA, commentando il rapporto sull’avvocatura del 2025 presentato da Cassa Forense.

“AIGA è pronta a farsi portavoce di questo cambiamento con una serie di proposte che porta avanti da anni e che auspichiamo possano essere concretizzate nella nuova Legge professionale”, spiega Foglieni. “Penso alla rete tra professionisti, al superamento dell’attuale sistema delle incompatibilità, alla competenza esclusiva degli avvocati per l’attività stragiudiziale, alla riforma dell’accesso con reintroduzione del patrocinio abilitativo e riforma dell’esame di Stato, alla regolamentazione del rapporto di collaborazione in regime di monocommittenza, al compenso minimo per i praticanti e al bando di Cassa Forense per l’assegnazione di contributi per percorso formativo praticanti. Proposte che arrivano da esigenze reali e che potrebbero accompagnare l’avvocatura verso il futuro”. 


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Avvocati tributaristi, domani a Venezia l’VIII Congresso nazionale Uncat

Si apre domani a Venezia alle 9.30, presso la Scuola Grande di San Rocco, e prosegue nella giornata di sabato l’VIII Congresso nazionale dell’Unione Nazionale delle Camere degli Avvocati Tributaristi (Uncat), dal titolo “La riforma fiscale al tempo della Intelligenza artificiale”, ospite la Camera Tributaria del Veneto.

Il Congresso cade nel venticinquennale della costituzione della Associazione, l’unica ad essere riconosciuta come specialistica in diritto tributario in base all’ordinamento forense.
I temi congressuali sono di strettissima attualità e urgenza: la riforma fiscale  e i decreti delegati approvati o in corso di approvazione; la riforma della giustizia tributaria, con la revisione della geografia giudiziaria;  la digitalizzazione nel settore tributario, con riferimento ai diversi ambiti della normativa sostanziale, dell’accertamento, del processo e delle sanzioni; il ruolo e impatto della intelligenza artificiale sulla materia tributaria, sia in termini di evoluzione normativa che di applicazione pratica ad es. nella creazione e gestione delle banche-dati, nell’orientamento di verifiche ed accertamenti, nella fase processuale e giurisprudenziale.

IL PROGRAMMA

Venerdì 4 aprile
. Il Congresso si svolge in due giornate: la prima (venerdì 4) è dedicata alle relazioni del presidente di Uncat, Gianni Di Matteo, e del presidente della Cat Veneto, Michele Tiengo.
Seguiranno le relazioni delle singole Camere tributarie locali, che affronteranno con approccio tecnico-scientifico, i temi più caldi in ambito fiscale e tributario (vedi infra*)

Sabato 5 aprile
. La giornata di sabato 5 aprile avrà, nel convegno, l’occasione per la interlocuzione con le massime cariche istituzionali.

Hanno già confermato la loro presenza:

On. Prof. Avv. Maurizio Leo – Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze (3 aprile h. 15.00)
Avv. Carolina Lussana – Presidente Consiglio di Presidenza Giustizia Tributaria
Dott. Fiorenzo Sirianni – Direttore Generale Dipartimento Giustizia Tributaria MEF
Avv. Vincenzo Carbone – Direttore Agenzia delle Entrate e Agenzia Entrate-Riscossione

oltre ai rappresentati istituzionali dell’avvocatura e magistratura:

Avv. Federica Santinon (CNF)
Avv. Accursio Gallo – Segretario Organismo Congressuale Forense
Avv. Alvise Bragadin – Delegato Cassa Previdenza Forense
Avv. Tommaso Bortoluzzi – Presidente Ordine degli Avvocati Venezia
Prof. Antonio Viotto – Università Ca’ Foscari di Venezia, Presidente ACDT Veneto
Dott. Massimo Scuffi – Associazione Magistrati Tributari

Seguiranno le relazioni scientifiche di:
Prof. Avv. Loris Tosi – Università Ca’ Foscari di Venezia – Moderatore
Tema: L’EVOLUZIONE DIGITALE DEL SISTEMA TRIBUTARIO
Prof. Avv. Caterina Verrigni – Università di Chieti – Pescara
Tema: ACCERTAMENTO TRIBUTARIO E INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Prof. Avv. Guglielmo Fransoni – Università di Foggia
Tema: PROCESSO TRIBUTARIO E INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Prof. Avv. Andrea Giovanardi – Università di Trento
Tema: SISTEMA SANZIONATORIO E INTELLIGENZA ARTIFICIALE

*Relazioni Cat Locali
Agrigento – L’intelligenza artificiale riflette sull’intelligenza artificiale applicata al sistema tributario
Avellino – L’obbligo di attestazione di conformità dei documenti depositati telematicamente. Criticità della novella introdotta nell’art. 25 bis dlgs 546/92 e auspicio di riforma.
Bari – Il rapporto tra automazione e sanzioni tributarie: problematiche e limiti all’utilizzo dell’intelligenza artificiale nel procedimento sanzionatorio
Benevento – Riforma delle sanzioni tributarie, principio di proporzionalità. Deroga alla retroattività della lex mitior
Bergamo – L’intelligenza artificiale e il concordato preventivo biennale. Uno sguardo al futuro: la fiscalità di massa e la tutela dei diritti individuali
Bologna – Giustizia Predittiva Tributaria e Tutela del contribuente
Cagliari – Contraddittorio fiscale: rivoluzione o illusione? Le criticità dell’art. 6-bis dello Statuto del Contribuente
Catania – La transazione fiscale e il processo tributario
Enna – La riforma della “geografia giudiziaria tributaria di Enna”
Firenze – La residenza delle persone fisiche, questione successoria
Friuli Venezia Giulia – Rivisitazione del potere di accertamento tra autotutela sostitutiva e (ne) bis in idem procedimentale
Lecce – Riflessioni sulla nuova disciplina della autotutela tributaria tra obbligo e facoltà dell’Amministrazione finanziaria
Liguria – L’intelligenza artificiale nell’accertamento – Il tortuoso sentiero fra le sirene dell’AI ACT, le cautele del DDL 1046 e le trincee alsaziane
Marche – Riforma Fiscale, Crisi di impresa e Intelligenza Artificiale: Nuove opportunità e sfide
Matera – Preclusioni documentali in appello
Milano – L’efficacia del giudicato penale nel processo tributario e lo “sdoppiamento” della realtà dal fatto
Napoli – Un uso “intelligente” dell’intelligenza artificiale può “prevenire” il contenzioso tributario e essere di ausilio per un giusto processo?
Palermo – Fiscalità internazionale e intelligenza artificiale: scenari e implicazioni nella riforma del sistema tributario
Roma – Riforma della riscossione e magazzino dei crediti: necessità di una nuova rottamazione (quinquies)
Romagna – Riscossione- Il progetto di efficientamento attraverso gli atti impoesattivi
Reggio Calabria – L’eterogenesi dei fini nell’autotutela tributaria
Taranto – Attività impositiva e Intelligenza Artificiale
Veneto – L’intelligenza artificiale alla prova dei valori costituzionali
Intervento dei coordinatori delle Sezioni Giovani delle Camere Tributarie: Milano-Napoli-Palermo-Roma-Veneto


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ROMA – Dal 2024, gli avvocati con almeno 20-30 anni di iscrizione all’albo possono accedere, per un periodo limitato, a incarichi direttivi e semidirettivi nelle procure e nei tribunali, contribuendo così alla gestione dell’arretrato giudiziario. È quanto previsto da un emendamento alla legge di conversione del Decreto Giustizia, promosso dall’Osservatorio dei Laici con il supporto dell’Ordine degli Avvocati di Milano.

La misura riguarda magistrati a tempo determinato, selezionati tramite concorso, che entrerebbero immediatamente in servizio senza un periodo di tirocinio. Questi nuovi giudici affiancheranno i magistrati ordinari con pari prerogative in termini di stipendio e rappresentanza nel Consiglio Superiore della Magistratura (Csm).

Un altro aspetto innovativo riguarda il loro ruolo nei Consigli Giudiziari e nel Consiglio Direttivo della Corte di Cassazione, dove già oggi gli avvocati partecipano alla valutazione della professionalità dei giudici. Da quest’anno, potranno esprimere pareri anche per il conferimento di incarichi direttivi e semidirettivi.

L’idea di ampliare il reclutamento ai professionisti del foro nasce dall’esigenza di una giustizia più efficiente e celere, senza stravolgere l’attuale impianto costituzionale. L’ingresso degli avvocati nella magistratura temporanea, infatti, garantirebbe un contributo esterno alle dinamiche interne della magistratura, spesso criticate per logiche corporative e correntizie.

La proposta, tuttavia, solleva interrogativi su costi e sostenibilità economica per lo Stato, oltre che sulla coesistenza tra magistrati ordinari e nuovi giudici selezionati tra gli avvocati. Il dibattito è aperto e il provvedimento promette di essere uno dei temi più caldi nella riforma della giustizia.


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Per i sostenitori della riforma, come Nazario Pagano (Forza Italia), si tratta di una modernizzazione necessaria per superare “la paura della firma” e sbloccare la macchina amministrativa. Le opposizioni, invece, denunciano un colpo mortale ai controlli sugli sprechi: “Via libera all’uso disinvolto delle risorse pubbliche”, attacca Carla Giuliano (M5S).

Il provvedimento limita il potere delle Procure regionali della Corte dei conti e riduce drasticamente i risarcimenti: gli amministratori pubblici, anche in caso di accertata infedeltà, restituiranno solo il 30% del danno. Inoltre, viene ridimensionato il “controllo concomitante”, introdotto nel 2022 per monitorare l’efficacia della spesa pubblica.

I magistrati contabili, tramite l’Associazione nazionale Amcc, parlano di una riforma “sconcertante e irresponsabile”. La presidente Paola Briguori avverte: “Si rischia di scardinare il sistema di responsabilità e controlli”. Anche l’Associazione nazionale magistrati esprime preoccupazione: “Chi governa deve rispettare i pesi e contrappesi della democrazia”.

Lunedì il testo arriverà in Aula per il voto finale, ma il dibattito è destinato a infiammarsi.


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Nel corso degli anni SM - Servicematica ha ottenuto le certificazioni ISO 9001:2015 e ISO 27001:2013.
Inoltre è anche Responsabile della protezione dei dati (RDP - DPO) secondo l'art. 37 del Regolamento (UE) 2016/679. SM - Servicematica offre la conservazione digitale con certificazione AGID (Agenzia per l'Italia Digitale).

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