Candidature dalla Ue alle Regioni: il corto circuito della sinistra

La partita delle candidature della sinistra alle prossime elezioni regionali si è chiusa, ma lascia dietro di sé più interrogativi che certezze. Sul piano amministrativo i profili in campo non mancano: tre candidati vantano solide esperienze di governo locale e altri due percorsi professionali di rilievo. Ma sul piano democratico l’operazione appare fragile, con segnali che destano preoccupazione.

Il primo riguarda la scarsità di classe dirigente interna. Due partiti che insieme contano oltre nove milioni di elettori hanno dovuto pescare da Strasburgo ben tre candidati, tutti eurodeputati eletti appena un anno fa. Una scelta che mette in luce la ristrettezza del bacino politico disponibile e alimenta l’idea di partiti sempre più oligarchici, incapaci di far emergere leadership diffuse.

Il secondo segnale critico è il meccanismo del “trasferimento” dall’Europa alle Regioni. Non una scelta maturata nei territori, ma un comando deciso dai segretari nazionali, che trattano candidature e carriere come pedine su una scacchiera. Un modello verticistico che svuota il ruolo dei militanti e accentua la distanza tra Paese reale e Paese legale, radicando lo scetticismo diffuso verso la politica.

Infine, il terzo elemento problematico riguarda la prospettiva europea. Davvero la politica di tre regioni italiane può valere più della presenza nell’assemblea parlamentare continentale? In un momento in cui l’Unione europea dovrebbe rafforzare la propria voce, il segnale dato dai due partiti della coalizione appare contraddittorio: si sottraggono risorse qualificate al dibattito comunitario per inseguire la vittoria in competizioni locali.

Le considerazioni sulle candidature si intrecciano così con una riflessione più ampia sul bilancio dei 55 anni di regionalismo in Italia. Nati come enti legislativi secondo la visione costituzionale, le Regioni si sono progressivamente trasformate in grandi corpi amministrativi, con la sanità a drenare tre quarti della spesa e una presidenzializzazione che ha personalizzato la competizione politica. Le promesse di autonomia si sono spesso ridotte a slogan o a differenziazioni minime, mentre si è perso il legame con la missione originaria: bilanciare i poteri dello Stato e dare forza legislativa ai territori.

Alla luce di queste dinamiche, la vicenda delle candidature non è solo un episodio elettorale. È lo specchio di una crisi strutturale della rappresentanza politica e della democrazia interna ai partiti, che si riflette anche nell’assetto regionale del Paese. Forse è il momento di una verifica complessiva, per misurare punti di forza e debolezza delle Regioni e ridefinirne il ruolo, prima che il divario tra istituzioni e cittadini diventi irrimediabile.


LEGGI ANCHE

Carceri, AIGA: “Garantire cure, formazione e recupero sociale detenuti”

Visita del presidente Carlo Foglieni a don Agresti nella Masseria San Vittore, simbolo di riscatto per reclusi

OpenAI scommette 300 miliardi sul cloud: Oracle diventa regina dell’AI

L’accordo storico firmato da Sam Altman ridisegna gli equilibri della Silicon Valley. Ma il peso finanziario dell’operazione solleva interrogativi sulla sostenibilità del modello

Governo Meloni accelera sulla riforma della giustizia, focus sulla separazione delle carriere dei magistrati

Conclusa da poco la riunione presso il Ministero della Giustizia ha incontrato i presidenti delle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia di Camera e Senato

Caso Almasri: Bartolozzi indagata, difesa affidata a Bongiorno

Tre giorni convulsi, dal 19 al 21 gennaio 2025, hanno segnato uno dei dossier più delicati per il governo italiano: l’arresto a Torino del generale libico Osama Najem Almasri, capo della milizia Rada, accusato dalla Corte penale internazionale di crimini contro l’umanità, e il suo immediato rimpatrio su un volo di Stato.

Secondo la relazione del deputato Federico Gianassi (Pd), vicepresidente della giunta per le autorizzazioni a procedere, in quelle ore il governo riunì ministri, sottosegretari, vertici delle forze di polizia e servizi di sicurezza per valutare rischi, implicazioni e strategie. Il tutto in un contesto esplosivo: da un lato le pressioni della Corte penale internazionale, che contestava ad Almasri 34 omicidi e 22 violenze sessuali documentate; dall’altro i timori di ritorsioni contro cittadini e interessi italiani in Libia, compresi gli impianti dell’Eni a Mellitah.

Il caso ha aperto una frattura anche sul piano politico e giudiziario. La Procura di Roma ha infatti indagato il sottosegretario Alfredo Mantovano, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il Guardasigilli Carlo Nordio. Ma a catalizzare l’attenzione è oggi la posizione di Giusi Bartolozzi, capo di gabinetto di Nordio, finita sotto inchiesta per presunte false dichiarazioni rese al Tribunale dei ministri.

L’ex magistrata, già presidente del Tribunale di Gela, ha reagito senza clamori: ha continuato il lavoro a via Arenula, dichiarandosi «tranquilla» e preparandosi alla difesa con l’avvocata Giulia Bongiorno, la stessa legale che assiste l’intera compagine di governo coinvolta nel procedimento.

La maggioranza parlamentare appare intenzionata a blindare la dirigente, convinta che non sussista un «reato autonomo» e pronta a sollevare, se necessario, un conflitto di attribuzioni davanti alla Corte costituzionale. Ma in giunta per le autorizzazioni non mancano le voci critiche: Gianassi ha parlato di «ennesima forzatura», mentre Riccardo Magi (+Europa) ha avvertito contro «salvacondotti» mascherati da tecnicismi.

Il nodo politico-giuridico resta aperto: il rimpatrio di Almasri, presentato come una necessità di sicurezza nazionale, rischia di trasformarsi in un caso di scontro istituzionale e in un banco di prova per la tenuta dell’esecutivo, tra rapporti internazionali, equilibri interni e responsabilità personali dei protagonisti.


LEGGI ANCHE

riconoscimento facciale giubileo garante privacy

Riconoscimento facciale Giubileo 2025: indagine del Garante della privacy

Il Garante per la Privacy ha qualche dubbio sulla decisione presa dal Comune di Roma in vista del Giubileo del 2025. Infatti, il Comune vorrebbe…

Maddalena (Anm): App disastrosa, da Arenula assoluta indifferenza ai problemi della giustizia

La nota della vicepresidente dell'Associazione Nazionale Magistrati Alessandra Maddalena sulle problematiche dell'utilizzo di APP. La risposta del Ministero: "Mancanza organizzativa dell’utente"

Carceri minorili: presenze in aumento, nuovi istituti in arrivo

Secondo un recente dossier di Antigone, il numero di detenuti negli istituti penali per minorenni (Ipm) è aumentato del 50% tra il 2022 e il…

Professionisti nel mirino: il Fisco può pignorare direttamente le parcelle

Un nuovo meccanismo di riscossione sta già producendo effetti concreti in alcune regioni italiane. Si tratta di un protocollo operativo che vede lavorare insieme Agenzia delle Entrate e Agenzia della Riscossione, con un obiettivo preciso: intercettare i crediti vantati dai professionisti, ordinando direttamente ai loro clienti di pagare le parcelle all’Erario.

Il sistema si basa sul cosiddetto pignoramento presso terzi, già noto nel settore privato, ma che ora viene applicato con più incisività anche nei rapporti tra professionisti e Pubblica amministrazione. In pratica, se un avvocato, un ingegnere o un commercialista vanta un compenso nei confronti di un ente pubblico, quest’ultimo può essere obbligato a versare l’importo non al professionista ma direttamente all’Agenzia della Riscossione, a copertura dei debiti fiscali accumulati.

A differenza di quanto accade con gli stipendi dei lavoratori dipendenti – che godono di limiti precisi al pignoramento (generalmente un quinto della retribuzione) – per le parcelle professionali non sono previste soglie di salvaguardia: l’importo può essere trattenuto integralmente. Una misura che, secondo gli esperti, rischia di avere effetti dirompenti sul mercato dei servizi professionali.

Il protocollo si fonda sull’incrocio dei dati contenuti nella fatturazione elettronica con le posizioni debitorie registrate a ruolo. In questo modo l’Agenzia riesce a individuare rapidamente chi deve ancora incassare somme dalla propria attività e, se risultano debiti fiscali, ad attivare immediatamente la procedura di pignoramento.

Criticità non mancano. Da un lato, il rischio di scoraggiare enti e aziende a rivolgersi a professionisti che hanno posizioni debitorie aperte, per non essere coinvolti in procedimenti di pignoramento; dall’altro, l’assenza di tutele minime analoghe a quelle previste per i lavoratori dipendenti può mettere in difficoltà soprattutto i professionisti più giovani o economicamente fragili.

Sul piano giuridico, si aprono interrogativi anche rispetto al rispetto del GDPR e al principio di uguaglianza sancito dalla Costituzione: l’incrocio massivo dei dati della fatturazione elettronica e la disparità di trattamento tra dipendenti e liberi professionisti pongono infatti questioni delicate in termini di privacy e diritti fondamentali.


LEGGI ANCHE

carla-secchieri

Secchieri: sì al digitale, con formazione

Avv. Carla Secchieri del Cnf dice sì alla digitalizzazione, ma solo con adeguata formazione La media company Adnkronos intervista Carla Secchieri –consigliera del Consiglio nazionale…

poste italiane praticanti avvocati

Caso Siri: illegittimo il diniego del Senato alle intercettazioni

La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 117 del 2 luglio 2024, ha accolto il ricorso presentato dal Tribunale di Roma in merito al caso…

È ufficiale: Spid verrà sostituito dalla Carta d’Identità Elettronica

Si vocifera, ormai da un po’, che Spid verrà abbandonato e sostituito dalla Cie, la Carta d’Identità Elettronica. Ebbene, è arrivato il momento della conferma.…

Cyber-rischi per i minori: l’asilo multato per aver caricato foto dei piccoli sul web

La tutela della dignità e della riservatezza dei minori non può essere sacrificata a logiche promozionali. È questo il principio ribadito dal Garante per la protezione dei dati personali, che ha colpito con una sanzione di 10mila euro un asilo nido responsabile di aver diffuso online le immagini dei propri piccoli ospiti, di età compresa tra i 3 e i 36 mesi.

Il provvedimento è arrivato dopo la segnalazione di un genitore che, per iscrivere la figlia, si era visto costretto a firmare un consenso all’utilizzo delle fotografie. Lo stesso genitore aveva denunciato la presenza di un impianto di videosorveglianza attivo anche durante le attività didattiche, con inevitabile ripresa di bambini, educatori e persino visitatori.

Durante l’istruttoria, l’Autorità ha accertato che sul sito web dell’asilo e persino sulla scheda di Google Maps comparivano numerose immagini dei piccoli in momenti estremamente delicati: dal sonno al cambio del pannolino, dal pranzo in mensa ai massaggi infantili. Fotografie che, oltre a ledere la sfera privata, esponevano i minori al rischio di utilizzi distorti da parte di terzi.

Il Garante ha sottolineato che il consenso dei genitori non poteva giustificare tali trattamenti, in quanto condizionato dalla necessità di iscrivere i figli alla struttura e dunque non libero né realmente consapevole. Inoltre, la pubblicazione di immagini intime per fini promozionali si scontra con il superiore interesse dei bambini a restare protetti da esposizioni pubbliche ingiustificate.

Pesanti rilievi sono stati mossi anche al sistema di videosorveglianza, ritenuto non conforme né alle norme sul lavoro né alla disciplina privacy. L’asilo è stato quindi obbligato a cancellare immediatamente tutte le immagini raccolte e diffuse illecitamente.


LEGGI ANCHE

Patto di non concorrenza: nullo se limita troppo e paga troppo poco

La Corte di Cassazione ribadisce che per essere valido, un patto di non concorrenza deve rispettare limiti chiari e garantire un compenso proporzionato. In caso…

Tasse: a non pagarle sono le grandi imprese

Secondo i dati dell’Agenzia delle entrate-Riscossione, negli ultimi 25 anni quasi 3,5 milioni di società di capitali non hanno pagato 822,7 miliardi di euro di…

uomo con bilancia in mano

Rimborsi per spese legali agli assolti: pochi ne fanno richiesta, il Ministero pubblicherà i dati

Il Ministero della Giustizia preoccupato per le scarse domande: dal 2024 i dati saranno disponibili online

Il Nordest si scopre multiculturale: a Mestre i commercianti imparano il bengalese

A Mestre per vendere un gelato, una pizza o un paio di scarpe, può capitare di dover conoscere qualche parola di bengalese. È il segno di una trasformazione silenziosa che sta cambiando il volto di alcuni quartieri della città. La comunità originaria del Bangladesh, ormai tra le più numerose del Veneto, ha raggiunto numeri tali da spingere sempre più commercianti italiani a cimentarsi con una lingua lontana, ma diventata necessaria per dialogare con clienti e vicini di casa.

Il fenomeno
In certe zone, come quelle attorno alla stazione o al quartiere Marghera, i bangladesi sono la presenza prevalente. Non si tratta solo di botteghe etniche: dal gelataio al negozio di abbigliamento, sono diversi gli esercenti italiani che raccontano di aver imparato espressioni di base per accogliere e servire meglio la clientela. Persino le scuole si sono mosse: all’istituto Giulio Cesare è stato attivato, fuori orario scolastico, un corso di lingua bengalese con il supporto del consolato.

La comunità
Secondo le stime, a Mestre vivono oggi oltre 10mila persone di origine bangladese, con una crescita vertiginosa rispetto al 2016. Molti lavorano nella cantieristica, nella ristorazione e nei servizi, contribuendo a ridisegnare il tessuto urbano ed economico.

Le reazioni
Non tutti però accolgono questo cambiamento con entusiasmo. Sui social abbondano i commenti critici: c’è chi parla di “integrazione al contrario” e sostiene che dovrebbero essere gli stranieri a imparare l’italiano, non viceversa. Alcuni esponenti politici locali, come la senatrice leghista Anna Maria Cisint, sottolineano i rischi di una presenza giudicata “sproporzionata” in alcune aree. Altri, come il senatore veneziano Raffaele Speranzon, invitano invece a non cedere a facili allarmismi, pur ammettendo che servono regole chiare per garantire una convivenza equilibrata.

Un mutamento culturale
Al di là delle polemiche, il fenomeno racconta una mutazione urbana: intere strade e piazze si sono trasformate in microcosmi che richiamano atmosfere di Dacca, con insegne, negozi e mercati che rispecchiano le tradizioni d’origine. Per alcuni un segno di vitalità multiculturale, per altri il simbolo di una perdita d’identità.


LEGGI ANCHE

Giustizia digitale, caos nei depositi telematici al Giudice di Pace: errore fatale per i file XML

Per aggirare il problema, Servicematica consiglia di allegare momentaneamente i documenti in formato PDF anziché XML.

Incendio al carcere di Lecce: in fumo i prodotti di “Made in carcere”

Un rogo ha scosso nei giorni scorsi la casa circondariale di Lecce. Le fiamme si sono sviluppate all’interno di un locale adibito a deposito per…

La riforma del reato di abuso d’ufficio

La riforma del reato di abuso d’ufficio

La riforma del reato di abuso d’ufficio prende piede con l’approvazione, “salvo intese”, del Decreto Semplificazioni. Verrebbe così modificato l’art. 323 del codice penale con…

Caso Almasri, indagata la capo di gabinetto di Nordio

Lo scontro tra politica e magistratura attorno alla riforma della giustizia si arricchisce di un nuovo capitolo. Giusi Bartolozzi, capo di gabinetto del ministero della Giustizia, è indagata dalla procura di Roma per il reato di false informazioni al pubblico ministero nell’ambito dell’inchiesta sul generale libico Osama Njeem Almasri, arrestato a gennaio e rimpatriato con una procedura che ha già coinvolto i ministri Nordio, Piantedosi e il sottosegretario Mantovano.

Per i membri del governo, la decisione se andare a processo dipenderà dalla Camera, chiamata a pronunciarsi sulla richiesta di autorizzazione a procedere avanzata dal tribunale dei ministri. Per Bartolozzi, invece, l’accusa procede senza passare dal vaglio parlamentare: circostanza che ha aperto un acceso dibattito.

La difesa di Nordio
Il Guardasigilli ha espresso «piena e incondizionata solidarietà» alla sua collaboratrice, sottolineando come Bartolozzi lo avesse «sempre informato tempestivamente ed esaurientemente» sulle fasi della vicenda Almasri. Per Nordio, la dirigente avrebbe agito per suo conto, e dunque non sarebbe possibile procedere senza autorizzazione della Camera.

Il nodo giuridico
Secondo diversi costituzionalisti, tra cui Stefano Ceccanti, la posizione del tribunale dei ministri appare contraddittoria: nella motivazione viene descritto il ruolo integrato del capo di gabinetto, ma non si richiede l’autorizzazione parlamentare per lei. Una lacuna che potrebbe aprire la strada a un conflitto di attribuzione davanti alla Corte costituzionale.

Scenari politici
Il processo, se avviato, potrebbe arrivare al momento clou verso la fine della legislatura, in concomitanza con la campagna elettorale. Una prospettiva che secondo alcuni esponenti dell’opposizione, come Angelo Bonelli, potrebbe trasformare il caso Almasri in un vero e proprio “Watergate italiano”.

Resta però da capire se la linea dei magistrati resisterà alle eccezioni di incostituzionalità e al filtro delle Camere. La giunta per le autorizzazioni è chiamata a esprimersi entro fine mese: sarà lì che si deciderà se il fascicolo su Bartolozzi resterà aperto o se dovrà passare sotto la tutela del Parlamento.


LEGGI ANCHE

Stretta sulle importazioni di basso valore: la Commissione UE rafforza i controlli sul commercio elettronico

Bruxelles punta a contrastare i rischi legati ai prodotti non sicuri e contraffatti provenienti da paesi terzi, tutelando consumatori e imprese europee. Tra le iniziative,…

Processo Civile Telematico, nuove specifiche tecniche: l’impatto e i vantaggi per gli avvocati

Con l'introduzione di queste nuove specifiche tecniche, le procedure di deposito telematico si evolvono ulteriormente, con vantaggi significativi per gli avvocati

finto legale varese

Finto avvocato: l’Ordine chiede i danni e si costituisce parte civile

A Varese, dopo aver identificato un caso di esercizio abusivo da parte di un falso legale, l’Ordine degli avvocati locale ha deciso di costituirsi in…

Videosorveglianza pubblica sempre valida per le multe ambientali

La lotta all’abbandono dei rifiuti entra in una nuova fase. Con l’entrata in vigore del decreto legislativo 116/2025, dal 9 agosto sono state introdotte sanzioni più severe e nuove regole che rafforzano il coordinamento tra Codice della strada e Testo unico dell’ambiente. Il provvedimento mira a disincentivare i comportamenti illeciti soprattutto quando avvengono con veicoli a motore, prevedendo non solo ammende più alte ma anche la sospensione della patente.

Telecamere e accertamenti
Gli impianti pubblici di videosorveglianza, installati dentro e fuori dai centri abitati, potranno essere utilizzati sempre per documentare violazioni legate all’abbandono di rifiuti. Le telecamere private, invece, saranno ammesse soltanto se l’illecito ha rilievo penale. La circolare ministeriale del 2020 e le successive chiarificazioni hanno confermato che apparecchi come il Targa System non possono sostituire l’attività degli agenti: restano strumenti di supporto e non di rilevazione autonoma.

Le nuove sanzioni
Per i rifiuti non pericolosi, l’ammenda è passata da un minimo di 1.500 a un massimo di 18mila euro (in precedenza oscillava tra 1.000 e 10mila). Se a commettere l’illecito è un’impresa o un ente, scatta anche l’arresto fino a due anni. Nei casi in cui l’abbandono avvenga con un veicolo a motore, il conducente rischia la sospensione della patente da uno a quattro mesi.

Restano escluse le ipotesi di rifiuti di piccolissime dimensioni o derivanti dal fumo, punite solo con sanzioni amministrative: da 80 a 320 euro se l’abbandono avviene a piedi, da 216 a 866 euro se invece avviene da veicolo in movimento o in sosta.

Gestione illecita e casi gravi
Il decreto ha trasformato in delitto — e non più in semplice contravvenzione — la gestione non autorizzata di rifiuti, siano essi pericolosi o non pericolosi. La pena si aggrava se l’attività è svolta con un veicolo a motore: oltre alla sospensione della patente da tre a nove mesi, la condanna comporta la confisca del mezzo salvo che appartenga a terzi estranei.

Sono previste anche sospensioni dall’Albo dei gestori ambientali (fino a un anno per i rifiuti pericolosi) e multe fino a 30mila euro, con possibilità di sospendere dall’incarico amministratori o responsabili.

Chi applica le sanzioni
Il sindaco resta l’autorità competente per le multe relative all’abbandono di rifiuti ai sensi dell’articolo 255 del Tua, mentre le violazioni del Codice della strada vengono contestate dagli agenti accertatori. Nei casi penali la competenza passa ai tribunali.


LEGGI ANCHE

Istruttoria Antitrust equo compenso, UNCC: “No a logiche di mercato per la professione forense”

L'autorità garante della concorrenza e del mercato ha aperto un'istruttoria sul Consiglio nazionale forense (Cnf) per aver dato ai propri iscritti indicazioni precise sugli emolumenti…

nuove funzioni whatsapp

WhatsApp annuncia il filtro chiamate: maggior privacy e controllo

Meta ha annunciato, attraverso un post di Mark Zuckerberg, nuove funzioni WhatsApp che offrono «una privacy e un controllo ancora maggiori», perché «ora puoi silenziare…

Giustizia, il Ministero spinge per la stabilizzazione: 3mila assunzioni in arrivo

Nel decreto PA previste 2.600 nuove figure per gli uffici del processo. Il Ministero della Giustizia punta a rafforzare l’organico e garantire continuità, ma restano…

Autovelox e Targa System, nuovi sequestri in Calabria: il nodo delle multe “da remoto”

Torna sotto i riflettori il tema della legittimità dei dispositivi elettronici usati per rilevare infrazioni stradali. L’ultima vicenda arriva dalla costa ionica catanzarese, dove la Procura ha disposto il sequestro di alcuni apparecchi Targa System, sistemi di lettura automatica delle targhe in grado di segnalare mancanza di revisione o assicurazione.

Il problema, ancora una volta, sta nella normativa. Il Codice della strada prevede che, in assenza di omologazione o approvazione ministeriale, questi strumenti non possano essere utilizzati per contestare automaticamente infrazioni a distanza: possono fungere solo da supporto tecnico agli agenti presenti sul posto. Senza tale requisito, la contestazione differita è nulla.

I precedenti
Non è la prima volta che la giustizia interviene. Già nel 2008 la Polizia stradale di Crotone aveva sequestrato autovelox fissi installati in modo difforme lungo la statale 106 Jonica. Qualche anno più tardi, nell’Alto Jonio cosentino, due Comuni affidarono talmente tanto la gestione delle multe a un’azienda privata da arrivare a notificare infrazioni avvenute in territori di competenza altrui. Nel 2023, la Procura di Cosenza aveva fermato l’uso di rilevatori di velocità privi dei necessari requisiti.

Il nodo normativo
La stessa circolare del Ministero delle Infrastrutture del 3 luglio 2020 ha ribadito che apparecchi come il Targa System non possono sostituire l’accertamento diretto degli agenti, a meno che non vi siano motivi oggettivi che impediscono l’alt immediato. Anche il Viminale, in una nota del 2019, aveva chiarito che questi sistemi vanno considerati solo strumenti ausiliari.

Le ipotesi di reato
Secondo le prime indiscrezioni, nel Catanzarese i verbali sarebbero stati emessi come se le infrazioni fossero state accertate da remoto, rinunciando a fermare i trasgressori e talvolta senza le dovute verifiche nelle banche dati. Le ipotesi di reato su cui lavorano gli inquirenti sono falso in atto pubblico e omissione di atti d’ufficio. Parallelamente, sarebbero in corso approfondimenti anche sui bilanci comunali.

Un’inchiesta che riapre un dibattito mai sopito: fino a che punto i Comuni possono affidarsi a tecnologie non ancora omologate, e quali garanzie hanno i cittadini sulla legittimità delle sanzioni?


LEGGI ANCHE

L’intelligenza artificiale generativa al centro di una nuova guerra tecnologica

Uno scenario che cambia di giorno in giorno in cui, a essere discusse, non sono solo le tecnologie ma gli equilibri mondiali

Stato del decennio digitale 2025: necessari nuovi interventi a favore di trasformazione digitale e sovranità tecnologica

La Commissione europea ha analizzato i progressi compiuti dall'UE nei quattro settori prioritari per la trasformazione digitale dell'UE entro il 2030, evidenziando i risultati conseguiti e le…

Bonifici, dal 9 ottobre scattano le nuove regole

Verifica obbligatoria del beneficiario e diffusione dei trasferimenti istantanei: più sicurezza e velocità nei pagamenti digitali

Europa dell’AI, primi segnali di riscatto: Mistral raccoglie miliardi, Nebius vola con Microsoft

Una giornata intensa ha riportato i riflettori sull’ecosistema europeo dell’intelligenza artificiale, tradizionalmente schiacciato dal duopolio Stati Uniti–Cina. Due le protagoniste: la francese Mistral AI, che ha chiuso un maxi-round di finanziamento da 1,7 miliardi di euro, e l’olandese Nebius, che a Wall Street ha messo a segno un balzo del 60% dopo aver annunciato una partnership miliardaria con Microsoft.

Il caso Mistral: la “quasi-OpenAI” europea
La giovane società parigina, considerata la più credibile alternativa europea a OpenAI, ha raggiunto una valutazione di 11,7 miliardi di euro. A guidare il round è stata Asml, colosso olandese della litografia per semiconduttori, che ha investito 1,3 miliardi conquistando l’11% del capitale. Una mossa definita dagli analisti come una “partnership senza precedenti”, non solo per la portata economica, ma anche per il valore simbolico: il più grande gruppo europeo dei chip che scommette sulla punta di diamante dell’AI continentale.

Mistral ha da poco presentato un modello di reasoning, pensato per eccellere in matematica e programmazione. Ma i paragoni con OpenAI restano impietosi: l’azienda americana vale circa 500 miliardi di dollari, una dimensione ancora lontana anni luce.

Nebius e l’accordo col gigante di Redmond
Ad Amsterdam, invece, è stata Nebius a catalizzare l’attenzione. Nata nel 2023 da uno spin-off di Yandex, la società fornisce infrastrutture di calcolo basate su GPU, essenziali per l’addestramento dei modelli di AI. L’intesa con Microsoft, del valore di 19,4 miliardi di dollari fino al 2031, garantirà ricavi per almeno 17,4 miliardi, con la possibilità di estensioni future. La notizia ha fatto schizzare il titolo in Borsa, con un rialzo fino al 60%, contagiando anche concorrenti come CoreWeave.

La corsa globale alla potenza di calcolo
L’operazione conferma che il vero terreno di scontro nell’intelligenza artificiale non è soltanto lo sviluppo di algoritmi, ma l’accesso a risorse computazionali immense. Nvidia, leader mondiale delle GPU e azionista di Nebius, ha recentemente rivisto al rialzo le proprie stime, prevedendo una crescita oltre il 50% e stimando investimenti infrastrutturali per l’AI compresi tra 3.000 e 4.000 miliardi di dollari entro fine decennio.

Ombre e timori
Non mancano, tuttavia, i segnali di cautela. Alcuni analisti, e lo stesso Sam Altman, hanno avvertito del rischio bolla, mentre le valutazioni di molte aziende AI continuano a crescere vertiginosamente sui mercati.


LEGGI ANCHE

Meta-cancella-diversi-account-rete-No-Vax

Meta cancella diversi account rete No-Vax

Facebook rimuove i profili di un gruppo anti vaccinazione chiamato Movimento V_V La società Meta (Facebook) rimuove una rete di account che appartengono al movimento anti-vaccinazione chiamato V_V. Tale…

Giustizia, 29 milioni di euro per il reinserimento sociale di minori e giovani adulti in comunità

È l’iniziativa AMA MI, nell’ambito del Progetto “Una Giustizia più inclusiva”, nata da una intensa attività di coordinamento tra il Dipartimento per la Giustizia Minorile…

Manovra, contributo unificato. D’Orso: “Assurda norma contro avvocati e clienti”

La deputata capogruppo M5s in commissione Giustizia alla Camera: "Dopo essere rimasti silenti e coperti per settimane, governo e maggioranza si sono presentati all'ultimo minuto…

Imprese del Sud pronte alla sfida digitale: cresce la voglia di investire in tecnologie 4.0

Il Mezzogiorno sorprende e accelera sulla strada della digitalizzazione. Secondo una ricerca condotta da Unioncamere e dal Centro Studi Tagliacarne su un campione di 4.500 imprese tra 5 e 499 addetti, il 35% delle aziende meridionali ha in programma investimenti in tecnologie 4.0 entro i prossimi tre anni. Una quota superiore alla media nazionale (32,8%), che testimonia la capacità di resilienza e rilancio del tessuto produttivo del Sud.

Chi investe di più
A guidare la trasformazione sono le imprese manifatturiere (40,6%) e le realtà di grandi dimensioni (67,6%), spinte soprattutto dalla necessità di aumentare l’efficienza interna e ridurre i costi: un obiettivo dichiarato dal 56% delle aziende intervistate, con punte oltre il 63% tra quelle con più di 50 dipendenti. Seguono, tra le motivazioni, il miglioramento della qualità produttiva (21,9%) e la spinta degli incentivi pubblici (12,3%), particolarmente rilevanti per le piccole imprese.

Gli ostacoli al cambiamento
Non mancano però le difficoltà. Oltre un quarto delle aziende (27,7%) segnala la carenza di competenze digitali adeguate, mentre il 25,9% denuncia la scarsità di risorse finanziarie interne. Ancora elevati anche i costi delle tecnologie, indicati come freno dal 18,4% del campione.

Le tecnologie più richieste
Sul fronte degli strumenti, la simulazione tra macchine connesse guida la classifica delle tecnologie più adottate (29,4%), seguita da robotica (24,8%) e cyber security (22,8%). Secondo quasi la metà degli imprenditori (48%), queste innovazioni modificheranno radicalmente l’assetto tecnologico dei processi produttivi, mentre l’impatto appare più limitato su marketing e rapporti con clienti e fornitori.

Una questione di prospettiva
Resta più complesso il percorso per le imprese femminili: solo il 30% dichiara di voler investire in soluzioni 4.0 entro il 2027, a conferma di un divario che il sistema produttivo italiano dovrà colmare.


LEGGI ANCHE

Caso Almasri, Pnrr e carceri: la magistratura sfida il governo Nordio

L’Associazione Nazionale Magistrati respinge al mittente le accuse di “vendetta politica” e accusa il ministro di dichiarazioni offensive. Sul tavolo anche il rischio flop per…

Conflitto tra avvocato e pubblico ministero: la delibera delle Camere penali

Nei giorni scorsi ci siamo occupati di un caso accaduto durante un’udienza presso il Tribunale di Verona, quando l’avvocato Ugo Ledonne, in difesa del suo…

Avvocati autenticatori: la circolare del Cnf

Avvocati autenticatori: la circolare del Cnf

“E’ IMPORTANTE CHE LA CIRCOLARE DIFFUSA DAL CNF VENGA INOLTRATA A TUTTI GLI ISCRITTI” Anche gli avvocati possono autenticare le firme per i referendum: è…

Iso 27017
Iso 27018
Iso 9001
Iso 27001
Iso 27003
Acn
RDP DPO
CSA STAR Registry
PPPAS
Microsoft
Apple
vmvare
Linux
veeam
0
    Prodotti nel carrello
    Il tuo carrello è vuoto