Usucapione della servitù di passaggio: non basta presenza percorso utilizzabile

La Corte di Cassazione ha chiarito, in una recente sentenza (Corte di Cassazione, II civile, sentenza 17 ottobre 2024, n. 26956), i requisiti necessari per l’acquisto per usucapione della servitù di passaggio, sottolineando che non è sufficiente la semplice presenza di una strada o di un percorso utilizzabile. Perché la servitù possa essere acquisita per usucapione, è infatti necessario che vi siano opere visibili e permanenti che rivelino inequivocabilmente l’esistenza di un peso gravante sul fondo servente a favore del fondo dominante.

Questi elementi devono dimostrare chiaramente la specifica destinazione delle opere all’esercizio della servitù. In altre parole, la presenza della strada o del percorso deve essere accompagnata da opere che rendano manifesto che si tratta di un diritto di passaggio, e non di un uso temporaneo o precario del terreno.

Il caso concreto

Nel caso in esame, il signor C.G.F., proprietario di terreni e fabbricati nel Comune di Montabone (AT), ha richiesto l’accertamento di una servitù di passaggio pedonale e carraio sui fondi confinanti di proprietà di C.F., C.M. e C.Ma.

C.G.F. ha sostenuto che, da anni, usufruisce di tali passaggi per accedere alle sue proprietà, chiedendo quindi che tale diritto venga riconosciuto come servitù per usucapione. Tuttavia, il giudice ha ribadito che, perché la richiesta venga accolta, è necessario dimostrare l’esistenza di opere permanenti e visibili che confermino in modo inequivocabile l’uso continuativo e non temporaneo del passaggio, come richiesto dalla giurisprudenza in materia.


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Morace (OCF): “Con DDL sicurezza governo promuove misure autoritarie”

Roma 22 ottobre 2024 – L’Organismo Congressuale Forense (OCF) esprime grande preoccupazione per l’indirizzo intrapreso dal Governo in tema di azione penale e risposta giudiziaria, ritenendolo lesivo degli interessi dei cittadini e contrario ai valori fondamentali di una società giusta e democratica.

L’ultimo disegno di legge, il cosiddetto “Pacchetto Sicurezza”, già approvato dalla Camera dei Deputati, rappresenta solo l’ennesimo tassello di una serie di riforme che mirano a creare uno Stato oppressivo. I diritti dei cittadini sono costantemente compressi e messi a rischio dall’ipotesi di incriminazioni e condanne, perfino per l’espressione di opinioni dissenzienti.

Carlo Morace, responsabile del Gruppo Penale dell’OCF, afferma: “Con questo ddl Sicurezza, il Governo sta promuovendo un diritto penale autoritario, che colpisce le fasce più deboli della società: senzatetto, immigrati, detenuti e persino chi manifesta dissenso. Queste modifiche non affrontano i veri problemi, come il sovraffollamento carcerario o i suicidi tra i detenuti, ma rafforzano un sistema repressivo fondato sul carcere come strumento di controllo sociale.”

“Nonostante alcune recenti riforme processuali siano state in linea con le richieste dell’avvocatura, il diritto penale è stato progressivamente modificato in senso repressivo e autoritario. Piuttosto che perseguire un modello di diritto penale “minimo”, ispirato a criteri di proporzionalità e ragionevolezza, il Governo ha optato per un “diritto penale massimo”, basato sull’errata convinzione che l’aumento delle pene e una maggiore criminalizzazione possano risolvere i problemi sociali. E’ un diritto penale che rischia di sminuire qualunque modifica, anche la separazione delle carriere di giudici e pubblici ministeri, che vedrebbe ridotta la sua efficacia a fronte di un sistema penale sempre più vincolante per il giudice”.

“Negli ultimi due anni, abbiamo assistito all’introduzione di nuovi reati di pericolo, puniti con pene eccessive, che hanno portato alla criminalizzazione di raduni e assembramenti, anche quando questi sono pacifici. Allo stesso tempo, si è verificato un costante aumento delle pene già esistenti, spesso adottato come risposta emotiva a fatti di cronaca, accompagnato dall’aggiunta di circostanze aggravanti che rappresentano una manifestazione di un crescente populismo penale. Un altro aspetto preoccupante è stata l’estensione della detenzione carceraria anche ai minorenni. Inoltre, sono state introdotte nuove misure di prevenzione che hanno dato vita a una sorta di “terzo binario”, caratterizzato da pene detentive, sorveglianza speciale e interventi patrimoniali, con conseguenze significative sulla libertà economica e imprenditoriale”.

“L’OCF considera sbagliata l’introduzione di nuovi reati e l’inasprimento delle pene, specialmente nei confronti delle categorie più vulnerabili. Questo orientamento squilibra il rapporto tra Stato e cittadini, mettendo a rischio i principi costituzionali che garantiscono i diritti fondamentali. L’OCF esorta il Governo a riconsiderare il ddl Sicurezza e ad avviare un confronto costruttivo con l’avvocatura, per promuovere riforme autenticamente liberali, in difesa delle libertà dei cittadini”.


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ANM: rispetto giurisdizione è necessità democratica

ROMA, 22 ottobre – “L’Associazione nazionale magistrati chiede con forza che la giurisdizione sia rispettata come esercizio di una funzione del tutto autonoma ed indipendente. Non può attendersi dalla Magistratura che assuma decisioni ispirate dalla necessità di collaborazione con il Governo di turno. Se agisse facendosi carico delle attese della Politica, la Magistratura tradirebbe il mandato costituzionale”. Così la Giunta esecutiva centrale dell’Associazione nazionale magistrati in una nota.

“È sorprendente – prosegue la nota – che questa elementare evidenza democratica debba essere riaffermata per rispondere alle aspre e strumentali polemiche che si sono scatenate all’indomani delle ordinanze con cui la Sezione specializzata del Tribunale di Roma non ha convalidato il trattenimento di alcuni richiedenti asilo allocati nel centro sito in territorio albanese. I provvedimenti giudiziari possono certo essere criticati. I magistrati italiani non sono chiusi alla critica anche severa ma rispettosa del loro ruolo. Esprimono però fondata preoccupazione quando il dileggio prende luogo della critica e il dissenso dei più alti esponenti del Governo viene affidato ad accuse di pregiudizialità ideologica, di abnormità o di esondazione nella sfera riservata alla Politica, tutte manifestazioni di dichiarata insofferenza nei confronti di una funzione che risponde soltanto alla legge e in alcune materie, come l’immigrazione, prioritariamente al diritto sovranazionale ed europeo in particolare”.

“L’auspicio – conclude l’Anm – è che si prenda tutti consapevolezza che primo interesse della collettività intera è la salvaguardia della credibilità delle sue Istituzioni. Le ricorrenti accuse di politicizzazione in danno di quei magistrati che assumono decisioni sgradite alla Politica offendono, prima ancora che i magistrati e la Magistratura, il Paese e il suo assetto democratico”.


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Maltempo in Emilia-Romagna: Il sostegno del Coa di Bologna agli avvocati in difficoltà

Dopo le violente piogge che hanno colpito duramente l’Emilia-Romagna sabato scorso, la regione si prepara a una tregua meteorologica, con previsioni che indicano precipitazioni non significative nei prossimi giorni. Tuttavia, la situazione rimane critica, soprattutto nella zona di Bologna, una delle aree più colpite dall’ondata di maltempo.

L’Ordine degli Avvocati di Bologna ha prontamente offerto il proprio sostegno ai professionisti che stanno affrontando gravi difficoltà a causa degli eventi atmosferici eccezionali. In una nota ufficiale, il Consiglio dell’Ordine ha dichiarato la propria “massima attenzione riguardo alle problematiche che molti colleghi stanno vivendo”, sottolineando l’impatto che queste condizioni hanno avuto sull’accesso agli uffici giudiziari della regione.

Per fronteggiare le difficoltà logistiche, i Consigli degli Ordini degli Avvocati dell’Emilia-Romagna hanno attivato un servizio di assistenza dedicato. Questo servizio mira a facilitare la sostituzione nelle udienze e negli adempimenti processuali urgenti per i professionisti impossibilitati a raggiungere le sedi giudiziarie a causa delle interruzioni di viabilità.

Paolo Rossi, vice presidente del Coa di Bologna, ha dichiarato: “Siamo consapevoli delle difficoltà che la situazione attuale comporta per l’attività professionale dei nostri iscritti. Confidiamo che questa iniziativa possa offrire un supporto concreto a chi è in difficoltà”. Per richiedere assistenza, gli avvocati possono inviare una comunicazione all’indirizzo info@ordineavvocatibologna.net, specificando il tipo di adempimento e la sede giudiziaria interessata. In questo modo, la richiesta verrà inoltrata al Consiglio dell’Ordine competente e verrà individuato un collega disponibile per la sostituzione.

L’Ordine, inoltre, attraverso il consigliere segretario Giovanni Delucca, ha espresso solidarietà a tutti i cittadini colpiti dall’emergenza, con un pensiero particolare per gli avvocati e le loro famiglie che stanno affrontando momenti di grande difficoltà.


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Giustizia, Casciaro (ANM): separazione carriere è sentiero pericolo tracciato da governo

“Abbiamo sottolineato con forza come il disegno di legge governativo di riforma della giustizia si ponga in conflitto con i principi dello stato di diritto dell’Unione europea. Un Csm frammentato, depauperato nelle sue essenziali competenze, come la disciplina, indebolito da un meccanismo di selezione dei componenti mediante sorteggio non sarà più in grado di tutelare l’autonomia e l’indipendenza della magistratura dalla politica né saprà avere uno sguardo d’insieme sulla giurisdizione per salvaguardare complessivamente l’efficienza del servizio giustizia”. Lo afferma da Città del Capo il segretario generale dell’Associazione nazionale magistrati Salvatore Casciaro, a margine della discussione sulle riforme in esame nel nostro Paese avvenuto durante il dibattito.
“Un pm allontanato dalla giurisdizione non riuscirà più ad assolvere al proprio ruolo senza interferenze improprie o ingerenze politiche indebite.  È un sentiero pericoloso quello tracciato dal governo, se si vuole imboccarlo si indichino quali sono i rischi reali per i cittadini”, conclude Casciaro.


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Nordio: “Composizione negoziata istituto nuovo che può aiutare le aziende in difficoltà”

La composizione negoziata è un istituto che il Governo, con il supporto attivo delle Camere di Commercio, sta sostenendo perché fornisce un aiuto concreto ed immediato alle aziende in difficoltà, agevolando la negoziazione tra l’impresa, i suoi creditori e gli altri soggetti interessati alla ristrutturazione dei debiti attraverso una soluzione che si raggiunge al di fuori delle aule giudiziarie”. Lo ha detto il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, intervenendo al convegno “Composizione negoziata per la crisi d’impresa. Procedure telematiche e stato dell’arte”, organizzato dalla Camera di Commercio di Palermo ed Enna.

Il Ministero della Giustizia insieme al Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha contribuito a finanziare e a vigilare su quello che è uno strumento importante attraverso il quale le imprese possono accedere alla composizione negoziata, ovvero la piattaforma telematica nazionale, realizzata e gestita con successo dal sistema delle Camere di Commercio, attraverso Unioncamere”, ha aggiunto Nordio.

“La piattaforma digitale rappresenta un modello virtuoso di sinergia fra istituzioni che ha un doppio vantaggio: da una parte consente agli imprenditori in difficoltà di rivolgersi alle Camere di commercio di appartenenza, che rappresentano il luogo più familiare dove poter costruire un percorso positivo di riconciliazione stragiudiziale. Dall’altro, consente costi evidentemente minori rispetto alle procedure tradizionali”, ha proseguito Nordio.

“La composizione negoziata è, quindi, uno strumento in crescita che intendiamo sostenere attraverso il costante miglioramento dell’efficienza del sistema giudiziario, ed in particolare della giustizia civile, che rappresenta una priorità per l’azione del Ministero della Giustizia, nell’ottica di garantire risposte concrete ad una più generale esigenza di efficienza avvertita dai cittadini, dalla società civile e dal contesto economico e imprenditoriale del nostro Paese”, ha concluso il Guardasigilli.


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A Nordio un Premio dal Movimento italiano per la gentilezza

Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, è stato insignito di un attestato di benemerenza dal Movimento italiano per la Gentilezza, nell’ambito dell’11ª assemblea del World Kindness Movement a Palermo, a Palazzo dei Normanni.

La motivazione è la seguente: “All’Illustre Signor Ministro On. Carlo Nordio, il cui agire è intriso da grandissima dedizione e spirito di servizio, da una visione illuminata della “giustizia” riscontrabile nella sua prassi operativa protesa a rispettare la dignità dei cittadini e degli operatori di giustizia. Permeato da quella proprietà d’animo che è virtù integrante dell’etica ovvero la gentilezza, definita da Schopenhauer come preoccupazione genuina e profonda per gli altri. Essa riflette dunque una comprensione della preziosità della vita e della sua imperfezione, cifra di una personalità testimone di autentici sentimenti di rispetto verso tutti”.

 Il Guardasigilli ha ringraziato gli organizzatori sottolineando che “la kindness, ossia la gentilezza, dovrebbe connotare ciascuno di noi: vedere nell’altro un proprio fratello, essere coscienti dei nostri limiti, fissati dall’imperfezione del nostro intelletto. Da questa consapevolezza deve derivare la modestia, e da essa, appunto, la gentilezza. Una delle doti maggiori che una persona può avere – ha concluso Nordio – è l’umiltà che corrisponde alla conoscenza dei propri limiti. La cultura insegna la limitatezza delle nostre facoltà e a non essere mai prevaricatori rispetto al prossimo perché per quanto si possa essere ricco, potente ed erudito, la vera saggezza consiste nella consapevolezza dei nostri limiti”.


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Giustizia digitale, in Sardegna è realtà: un sistema informativo per dare risposte e supporto immediato ai minori assistiti

Presentato nei giorni scorsi il nuovo sistema informativo per la gestione dei minori in comunità. Il protocollo d’intesa, che sancisce l’avvio del progetto, è stato recentemente approvato dalla giunta su proposta dell’assessora degli Affari generali, del personale e della riforma della regione, Mariaelena Motzo, in accordo con l’assessore dell’Igiene e sanità e dell’assistenza sociale, Armando Bartolazzi, e fa capo alla Direzione Generale dell’Innovazione e Sicurezza IT.

Il programma è un’innovazione che mira a migliorare i percorsi dedicati ai minori inseriti in strutture comunitarie, monitorare la disponibilità delle comunità autorizzate ad accoglierli e supportare il lavoro degli enti affidatari, come i servizi sociali comunali, le aziende sanitarie e i centri di giustizia minorile.

La sperimentazione del sistema informativo è già stata avviata nel 2021 dalla Procura della Repubblica del Tribunale per i Minorenni di Cagliari, coinvolgendo le comunità presenti sul territorio.

Grazie al protocollo d’intesa, oltre alla Regione e al Tribunale per i Minorenni di Cagliari, saranno coinvolti anche la Procura della Repubblica del Tribunale per i Minorenni di Sassari, le amministrazioni comunali e le aziende sanitarie, garantendo così una diffusione capillare del sistema su tutto il territorio regionale.

Questo sistema rappresenta una risposta concreta a una sfida delicata, creando un unico punto di accesso per gestire e monitorare tutte le informazioni legate al “progetto del minore”. Una volta censito dai soggetti affidatari attraverso i servizi sociali, le ASL e il CRGM (Centro Regionale di Giustizia Minorile), viene predisposto il progetto di affido e, ove necessario, il minore viene inserito in comunità. Qui, attraverso lo stesso sistema informativo, il minore viene accolto, viene compilato il Diario del minore, e tutte le informazioni vengono trasmesse alla procura, che può monitorare ogni fase e condurre le verifiche ispettive. Al portale possono accedere anche altre figure coinvolte: il garante nazionale dell’infanzia, che visualizza i dati aggregati; il tutore, che può consultare la scheda della comunità in cui è ospitato il minore; e il tribunale, che ha accesso a tutte le informazioni disponibili nel sistema.

L’assessora Motzo, nell’evidenziare l’impegno e la sensibilità della giunta, ha sottolineato che è “fondamentale che tutti gli attori, istituzionali e non, coinvolti in percorsi di tutela giudiziaria dei minori, possano condividere le informazioni in tempo reale. E’ altresì importante un approccio sinergico e condiviso tra tutte le parti coinvolte, per offrire una risposta efficace, efficiente e personalizzata a un settore tanto delicato quanto rilevante per la nostra società”.

“Questo progetto – ha commentato l’assessore dell’igiene e sanità e dell’assistenza sociale, Armando Bartolazzi, mette in rete tutti i soggetti interessati alla presa in carico del minore attraverso un accesso unico digitale al fascicolo e alla gestione informatizzata di tutte le informazioni utili alla Procura per i minorenni. Il sistema informativo – ha precisato Bartolazzi – è una raccolta completa di informazioni in cui entrano in maniera sistematica i dati conferiti a partire dai Servizi Sociali di riferimento, dalle Asl, dal Centro Regionale di Giustizia Minorile. Dal censimento del minore alla predisposizione del progetto di affido, fino all’inserimento in Comunità. Tutto il percorso è tracciato e riscontrabile in maniera efficiente e veloce, con evidenti ricadute anche a beneficio dei giovani oggetto di provvedimento, per i quali – ha concluso l’assessore della sanità – l’obiettivo è il pieno reinserimento nella società”.


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Per rispondere a questa emergenza, il governo ha annunciato l’apertura o il riadattamento di quattro nuovi Ipm a Rovigo, L’Aquila, Lecce e Santa Maria Capua Vetere. Questi istituti si aggiungono ai lavori in corso su strutture esistenti, che hanno temporaneamente ridotto gli spazi disponibili, soprattutto nel nord Italia.

La riorganizzazione prevede anche la chiusura di alcuni centri di prima accoglienza e diurni, concentrandosi su un sistema più efficiente per gestire l’incremento dei giovani detenuti.


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La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha confermato una decisione importante sui danni ambientali legati a tre siti di interesse nazionale (SIN) situati a Brescia, Torviscosa (Udine) e Colleferro (Roma). Nella sentenza del 29 luglio 2024 (è possibile consultarla a questo link), la Corte ha ribadito il principio secondo cui chi è responsabile dell’inquinamento deve rispondere dei costi di bonifica, anche se le attività illecite sono avvenute prima di una scissione societaria.

Il caso, che riguarda contaminazioni storiche con sostanze tossiche come i PCB e il cromo esavalente, ha visto coinvolti vari passaggi societari complessi. La sentenza della Corte UE conferma che la responsabilità ricade sia sulle società scorporate che su quelle beneficiarie della scissione, con rilevanti implicazioni sui futuri procedimenti ambientali.

La decisione fa seguito a una precedente sentenza della Corte d’appello di Milano, che nel 2021 aveva stabilito un risarcimento di oltre 450 milioni di euro a carico di una multinazionale per i danni ambientali causati nei tre SIN. Ora la parola finale spetta alla Corte di Cassazione.


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