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Cartelle esattoriali: più tempo per pagarle

Il decreto fiscale 2022 concede più tempo e più rate per le cartelle esattoriali

Chi, a causa della pandemia ha problemi a pagare i propri debiti con l’Erario, grazie al nuovo decreto fiscale può beneficiare di più tempo. Infatti: si riammettono nei termini i contribuenti decaduti dalla rottamazione ter e dal saldo e stralcio (art.1). Si estende il termine di pagamento (art.2) e si aumenta il numero delle rate per la rateizzazione (art.3).

Decreto fiscale: riammessi i decaduti dalla rottamazione ter e dal saldo e stralcio

Il decreto fiscale 2022, art.1, stabilisce le nuove modalità di trattamento delle rate da corrispondere nel corso del 2020 e di quelle da corrispondere entro e non oltre il 28 febbraio, 31 marzo, 31 maggio e 31 luglio 2021. Per queste rate, ai fini delle agevolazioni della rottamazione ter e del saldo e stralcio, il pagamento integrale è considerato tempestivo se effettuato entro il 30 novembre 2021. Inoltre, chi le paga con un ritardo non superiore a cinque giorni, non deve aggiungervi alcun interesse.

 

 

All’art.2, il decreto fiscale concede 150 giorni in più per il pagamento delle cartelle notificate dall’agente della riscossione dal 1° settembre al 31 dicembre 2021.

Infine, l’art. 3, che prevede due novità importanti:

  1. I debitori che, all’entrata in vigore del decreto sono decaduti dai piani di rateizzazione (art. 19 DPR n.602/1973 per chi è in temporanea condizione di obiettiva difficoltà) ne sono ora riammessi. Per questi soggetti, il termine di pagamento delle rate sospese slitta al 31 ottobre 2021: le rate diventano 18 (erano 10).
  2. Per questi stessi carichi:
  • Rimangono validi atti e provvedimenti adottati e adempimenti svolti dall’agente di riscossione tra il 1° ottobre 2021 e la data in vigore del decreto fiscale:
  • Sono attivi gli effetti prodotti ed i rapporti giuridici sorti sulla base dei medesimi;
  • In merito ai versamenti delle rate sospese di tali piani, rimangono acquisiti gli interessi di mora, le sanzioni e le somme aggiuntive corrisposte.

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Referendum green pass: “difesa delle libertà”

Il presidente emerito della Cassazione spiega il referendum che mira ad abrogare il green pass

Il 15 ottobre scorso la certificazione verde è diventata obbligatoria in ogni ambito lavorativo, non senza creare polemiche. Ora, alcuni illustri giuristi -tra i quali il presidente emerito della Cassazione- lanciano il referendum per la sua abolizione. Alla base dell’iniziativa, la necessità di porre un freno all’ “emergenza giuridica prima ancora che sanitaria”.

 Referendum no green pass: il perché ce lo spiega Sceusa

Il referendum è una delle tre forme legali di risposta al green pass, che invece legittimo non è. Le altre due sono le manifestazioni pacifiche e le cause giudiziarie. Infatti, oltre alla violazione dell’art. 3 della Costituzione, il Green pass starebbe trasformando i diritti umani (lavoro, circolazione, studio) da riconosciuti in concessi.

 

 

Inoltre, i minori (dai 12 anni in su) vengono equiparati agli adulti nell’obbligo di esibire il green pass per esercitare attività fisiche essenziali. Ecco, in questo caso Sceusa ritiene che si tratti un grave abuso. Non solo: creando disaccordo sulla scelta di vaccinare o meno i figli piccoli, spacca le coppie di genitori.

Importanti sono anche le contraddizioni logiche a fondamento dello stesso green pass. Tali da impedire di avere una base razionale su cui sviluppare coerenti distinzioni normative. Ad esempio, per votare alle recenti amministrative non si è imposta l’obbligatorietà del green pass, essendo il diritto di voto tutelato dalla Costituzione. Invece, la stessa certificazione verde è posta come necessaria per i mezzi di trasporto a lunga percorrenza (mentre per quelli locali -come la metropolitana- no).

Green pass e magistratura: che cosa fare?

Secondo Sceusa, la magistratura dovrebbe smettere di stare a guardare e cominciare a fare il suo lavoro. Lo stesso discorso vale anche per la stampa: smetta di dare solo le versioni gradite al potere politico e di nascondere le altre. Di qui la necessità del referendum: 500.000 firme necessarie in difesa della libertà. Altrimenti il potere politico- mediatico potrà dire: “[…] i manifestanti messi tutti insieme, […] sono di meno. Li possiamo [anche] massacrare (tra gli applausi di chi si commuove per l’olocausto”.

 

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Cassa Forense: bando “Marco Ubertini” 2021

La domanda di partecipazione va inviata esclusivamente via pec entro le 24 del 2 maggio 2022

Sul suo sito, Cassa Forense comunica la pubblicazione del bando n. 8/2021: Premio “Marco Ubertini”. Il premio, erogato in un’unica soluzione, è di tre mila euro per il primo classificato, duemila per il secondo e mille per il terzo. Si rivolge agli iscritti che hanno conseguito abilitazione agli esami per l’iscrizione all’Albo nell’anno 2020 (D.M. del 14/9/2020, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale – 4^ serie speciale – concorsi ed esami – n. 72 del 15/9/2020 e s.m.i.) con la più alta votazione.

Cassa Forense, Bando “Marco Ubertini” 2021, requisiti, domanda e documenti

Innanzitutto, per l’ammissione alla partecipazione e ammissione in graduatoria per il bando “Marco Ubertini” è necessario non aver superato il 35° anno di età alla data di pubblicazione. Inoltre, bisogna aver conseguito l’abilitazione nella sessione di esami per l’iscrizione all’albo degli avvocati indetta nell’anno 2020. Infine, è essenziale non beneficiare o non aver beneficiato di altre borse di studio, assegni, premi o sussidi per il conseguimento dell’abilitazione nella sessione di esami per l’iscrizione all’Albo degli avvocati del 2020.

 

 

A questo punto, la domanda di partecipazione dev’essere inviata esclusivamente via PEC, entro le 24 del 2 maggio 2022. In allegato va aggiunto il certificato della Commissione esaminatrice/ Corte d’Appello attestante il superamento dell’esame e la votazione (per entrambe le prove orali). In più, vanno inviati anche: certificato attestante l’iscrizione all’Albo degli Avvocati ed autocertificazione e fotocopia del documento d’identità.

Con la domanda, si autorizza Cassa Forense a pubblicare sul sito la graduatoria completa. Dunque, pur senza nominativo appaiono codice meccanografico/ numero di protocollo, votazione conseguita e data di nascita del richiedente. Infine, con la stessa presentazione della domanda, si autorizza Cassa Forense ad effettuare controlli idonei, anche a campione, sulla veridicità delle dichiarazioni sostitutive ed autocertificazioni.

Cassa Forense, Bando premio “Marco Ubertini” 2021, importo e graduatoria

Per i vincitori, il premio è erogato in un’unica soluzione: tre mila euro per il primo classificato, duemila per il secondo e mille per il terzo. Nello specifico, si tratta di un’erogazione secondo graduatoria costituita, per ciascun Distretto, in base alla votazione più alta ottenuta.

Ora, in caso di parità, ha la precedenza il richiedente con minore età anagrafica. Nell’eventualità di un’ulteriore parità, ci si basa sulla priorità cronologica di presentazione della domanda.

E se non vengono assegnati premi in tutti i distretti? In questo caso, si assegnano i premi residui sulla base di una graduatoria nazionale unica.

 

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Post su fb contro l’azienda? Scatta il licenziamento

Pubblicare un post contro la propria azienda legittima il licenziamento per giusta causa

Scrivere un post dal contenuto offensivo rivolto ai vertici ed ai superiori dell’azienda in cui si lavora giustifica il licenziamento del dipendente. Questo, in estrema sintesi, è quanto affermato dalla Cassazione nella recente sentenza n. 27939/2021. Alla base della conclusione, l’idea che un post offensivo rappresenti un grave atto di insubordinazione, tale da non richiedere nemmeno l’accertamento del danno.

Licenziato il dipendente per post offensivo pubblicato sui social

Succede che un’azienda disponga il licenziamento di un dipendente, il quale lo impugna davanti al Tribunale, che però da regione alla datrice. Succede allora che il dipendente, con tempestività, si opponga alla decisione; tuttavia, la Corte di Appello conferma la decisione del primo grado. Alla base del contenzioso il contenuto sprezzante e offensivo di un post su fb e di tre e-mail, tutti ad opera del dipendente.

 

 

Nello specifico tale contenuto è indice di grave insubordinazione da parte del dipendente, tale da giustificare il licenziamento per giusta causa. In effetti, con la sua condotta il lavoratore avrebbe definitivamente compromesso il rapporto fiduciario necessario per poter proseguire il rapporto di lavoro.

Ora, il dipendente, nel suo ricorso in Cassazione, solleva i seguenti motivi:

  • La Corte non ha esaminato alcuni elementi decisivi che hanno giustificato suddetta elaborazione dei messaggi incriminati;
  • L’acquisizione del post è avvenuta illegittimamente dalla sua pagina, che essendo personale è anche riservata. In questo senso, la pubblicazione risulta incompatibile con qualsivoglia reato di denigrazione o diffamazione;
  • La Corte commette un errore nel qualificare la sua condotta come “grave insubordinazione ai superiori”;
  • La Corte non ha nemmeno accertato il grave nocumento morale o materiale” arrecato all’azienda dalla sua insubordinazione, pur avendolo ritenuto insito nella sua condotta.

Offendere i superiori è insubordinazione anche se non si accerta il danno arrecato

A questo punto, si arriva in Cassazione, la quale rigetta il ricorso. Alla base della decisione degli Ermellini queste motivazioni:

  • La sentenza è argomentata in modo congruo, la conclusione è rafforzata dalla doppia conforme;
  • Il secondo motivo è infondato: la pagina social personale del lavoratore “è [idonea] a determinare la circolazione del messaggio [anche] tra un gruppo indeterminato di persone”;
  • Anche il terzo motivo è infondato: il concetto di insubordinazione si riferisce a qualsiasi comportamento che pregiudichi sia l’esecuzione che il corretto svolgimento delle disposizioni suddette nel quadro dell’organizzazione.

In effetti, già nella decisione n. 9635/2016, la Cassazione precisava che “la critica rivolta ai superiori con modalità esorbitanti dall’obbligo di correttezza formale dei toni e dei contenuti, oltre a contravvenire […] [all’] art.2 della Costituzione, può essere di per sé suscettibile di arrecare pregiudizio nell’organizzazione aziendale […]”.

  • Infondato anche il quarto motivo: l’accertamento del grave danno morale o materiale non è necessario in quanto già tipizzato nella condotta.

 

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Cassa forense rende operativo il coworking

Roma, Napoli, Milano: il coworking di cassa forense è attivo fino a settembre 2022

Offrire una postazione di lavoro attrezzata all’interno di uno spazio condiviso anche per poche ore al giorno, o occasionalmente. E’ questa la volontà di Cassa Forense: implementare l’iniziativa di Coworking alla luce del successo della sua prima iniziativa pilota. Per far ciò, già da questo ottobre si riparte da Roma, poi si prosegue con Napoli e infine con Milano.

Il nuovo progetto di coworking di Cassa Forense

Lo scorso anno Cassa Forense metteva a disposizione, in via gratuita per i propri iscritti, spazi di lavoro in coworking e sale riunioni. L’iniziativa aveva luogo a Roma, nei pressi dei Tribunali, in via Attilio Regolo, in via Boezio e all’Eur in Piazza Marconi. Il periodo in cui gli iscritti potevano usufruire di questa possibilità era quello compreso tra il 14 settembre 2020 ed il 13 settembre 2021.

 

 

Ora, l’idea di Cassa Forense è di rinnovare il medesimo progetto di coworking dell’anno passato. Infatti, si vuol consentire l’utilizzo gratuito di sale riunioni e/o spazi lavoro a tutti gli avvocati e praticanti iscritti all’Istituto. Perciò, il progetto prevede una prima fase, in cui gli spazi saranno aperti a Roma, ed una seconda fase in cui l’offerta si estenderà anche a Milano e Napoli.

Roma viene ripetuta sia in considerazione del numero degli iscritti, oltre 24.000, che della presenza nella Capitale di Magistrature Superiori. Il riferimento è alla Corte di Cassazione, Consiglio di Stato, Tribunale Superiore Acque Pubbliche e Corte Costituzionale. In effetti, il primo obiettivo è di garantire spazi in città che vedono sul loro territorio un forte passaggio di avvocati provenienti anche da altri Fori, i quali possono effettivamente trarre gran beneficio dalla presenza di questi nuovi spazi.

 

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Esame avvocati 2022: tutte le regole

Per l’esame di abilitazione alla professione forense confermati doppio orale e Green Pass

Vale anche per il 2022 la regola secondo la quale l’esame di abilitazione alla professione di avvocato si svolge solo oralmente. Infatti, come stabilito dal Decreto Riaperture promosso dal Governo, vengono replicate le medesime modalità applicate nel 2021. Dunque, rispetto alla modalità tradizionale, precedente all’emergenza Covid, vi è anche l’obbligo di esibire il Green Pass per sostenere l’orale in presenza.

Esame di abilitazione alla professione di avvocato: green pass obbligatorio

Il punto centrale è il comunicato stampa diffuso dal Consiglio dei Ministri in merito all’approvazione del Decreto Capienze in vigore dallo scorso 11 ottobre. In effetti, esso informa sull’estensione, anche per quest’anno, delle regole vigenti nel 2021 in merito all’esame di stato per l’esercizio della professione forense. In più, in esso si trova la specifica della necessaria obbligatorietà dell’esibizione della propria certificazione verde da parte dei candidati.

 

 

Nello specifico: “Si estendono al 2022 per l’esame di Stato di avvocato le stesse regole in vigore per il 2021 e si prevede che l’accesso ai locali sia consentito solo ai soggetti muniti di Green Pass”. Perciò, anche per il 2022, l’esame si articola in due prove orali, previa esibizione del Green Pass. Dunque, possono sostenere l’esame solo i candidati che hanno ricevuto somministrazione del vaccino anti-Covid o che hanno fatto tampone con esito negativo nelle 48 ore precedenti.

Esame di avvocato: come si svolge l’orale e tempo a disposizione

L’esame orale per l’esercizio della professione forense si svolge in due sessioni distinte. La prima ha una durata di sessanta minuti e si basa sull’esame di un caso specifico e sulla successiva discussione della soluzione proposta dal candidato. La seconda, invece, consiste nella risoluzione di brevi questioni inerenti a cinque materie preventivamente scelte. Qui, il tempo a disposizione sarebbe compreso tra i 45 ed i 60 minuti.

 

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Avvocati under 35: bando prestiti Cassa Forense

Bando iscritti under 35, domande fino al 30 ottobre

Fino al prossimo 30 ottobre c’è tempo per accedere al bando di Cassa forense per servizio di prestiti agli iscritti under 35. Nello specifico, si tratta di una possibilità di finanziamenti con tassi di interesse pari a zero per i beneficiari. La condizione indispensabile per l’ottenimento di tale prestito di Cassa è quella di avere un reddito professionale inferiore a 10.000,00 euro.

Finanziamenti a tasso zero per avvocati under 35, domande entro il 30 ottobre

Sei un giovane avvocato under 35 iscritto a Cassa Forense? Ebbene, hai tempo fino al prossimo 30 ottobre per accedere al bando di Cassa per il servizio di prestito agevolato. In realtà, l’opportunità è di poter beneficiare di un prestito privato del 100% degli interessi passivi e degli aspetti legati alla garanzia per l’accesso a tale credito.

 

 

Tuttavia, l’accesso al finanziamento si rivolge ai giovani professionisti aventi reddito professionale inferiore ad euro 10.000,00. Inoltre, per beneficiare di tale prestito, i giovani avvocati devono essere iscritti alla Cassa da almeno due anni e non devono aver già beneficiato dell’agevolazione negli anni 2017, 2018, 2019, 2020. Infatti, lo scopo è di dare la possibilità a chi non ha compiuto il 35° anno di età alla data di presentazione della domanda di accedere al mercato del credito nei primi anni di esercizio della sua attività professionale.

In merito alla quota, il prestito messo a disposizione può variare da un minimo di 5.000 euro, ad un massimo di 15.000euro. La durata può essere di 12, 24, 36, 48 o 60 mesi, con estinzione anticipata possibile in qualsiasi momento senza il pagamento di alcuna penale aggiuntiva. Infine, la richiesta di prestito può essere inviata solo con apposita procedura on line dall’apposita area personale del sito internet della Cassa.

 

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La Certificazione Verde super illustrata dal CNF per avvocati e studi, obbligatoria dal 15 Ottobre

Come da decreto-legge 21/09/2021 n.226 della Gazzetta Ufficiale, dal 15 ottobre è obbligatorio il green pass per lavoro. Ogni dipendente, stagista o volontario, pubblico o privato, deve essere in possesso del certificato verde per accedere al luogo di lavoro. Identica situazione anche nel mondo dell’Avvocatura: da qui, la necessità del Consiglio Nazionale Forense di elaborare e diffondere la “Scheda di lettura” del D.L. 127/ 2021.

Articolo completo su Secondolegge.it

 


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Lo smartphone ti ascolta? Al via l’indagine del garante

Basta pronunciare alcune parole per vedersene comparire la pubblicità sul cellulare

I microfoni sempre accesi del tuo smartphone possono carpire informazioni importanti circa i tuoi gusti. In particolare, tali informazioni potrebbero poi essere rivendute a società per specifiche proposte commerciali. Per questo motivo, anche alla luce di quanto emerso da un famoso servizio televisivo, il Garante della privacy avvia ora la sua indagine.

I microfoni accesi dello smartphone acquisiscono informazioni: il garante indaga assieme al nucleo frodi

Succede che un servizio televisivo e diversi utenti segnalino come basti pronunciare alcune parole in merito ai loro gusti, viaggi, progetti per vedersi comparire sul cellulare le relative pubblicità. Succede quindi che il Garante della privacy, venuto a conoscenza di tale realtà, avvii la propria indagine. L’interrogativo intorno al quale ruota l’intera faccenda è: davvero gli smartphone ci ascoltano? E, se sì, come?

 

 

Le “spie” sarebbero alcune app intenzionalmente scaricate sui nostri cellulari, sicuramente per altri fini. Tuttavia, alcune di esse, nelle autorizzazioni di accesso al momento del download, richiedono anche l’utilizzo del microfono. Una volta accettate tali condizioni, senza pensarci troppo e senza specifiche informazioni sull’uso che verrà fatto dei propri dati, il gioco è fatto.

Ed è proprio su questo uso illecito dei dati che il Garante della privacy avvia la propria indagine. L’istruttoria, in collaborazione con il Nucleo speciale privacy e frodi tecnologiche della Guardia di Finanza, prevede l’esame di una serie di app tra le più scaricate. Seguirà l’accertamento sull’informativa resa agli utenti: dev’essere chiara e trasparente ed il consenso acquisito correttamente.

Infine, va ricordato che questa nuova attività del Garante si affianca a quella, già avviata, di semplificazione delle informative. Ora, il fine è di arrivare ad utilizzare simboli e immagini per guidare utenti e consumatori alla realizzazione di scelte libere e -soprattutto- consapevoli.

 

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Riforma fiscale 2021: tutte le novità

Il Consiglio dei Ministri approva la bozza della delega per la riforma fiscale

La bozza della delega per la riforma fiscale redatta quest’estate dalle Commissioni di Camera e Senato è ora approvata. Il testo in questione, composto da 10 articoli, si pone l’obiettivo di ridurre le micro tasse e semplificare il sistema di tassazione. Quindi, la volontà è di contrastare evasione ed elusione fiscale pur mantenendone la progressività.

Riforma fiscale: meno tasse sulla classe media, interventi sul catasto, Iva, Irpef e Ires

“la legge è una legge delega e quindi è una legge generale che poi andrà riempita da contenuti con un ulteriore momento di confronto.” Con queste parole il premier Mario Draghi introduce gli interventi che l’Esecutivo intende mettere in atto con la nuova riforma fiscale. In effetti, il Governo ha a disposizione 18 mesi di tempo per i decreti che daranno attuazione alle disposizioni della delega.

 

 

Nello specifico, l’articolo 7 della bozza prevede la “Modernizzazione degli strumenti di mappatura degli immobili e revisione del catasto dei fabbricati”. Quindi, si vogliono classare gli immobili non censiti e quelli abusivi, attribuendo a ciascuno il suo valore e la sua rendita attualizzati. La tempistica indicata pone l’obiettivo al 1° gennaio 2026: giorno in cui i nuovi dati andranno ad integrare quelli attualmente presenti.

Invece, nell’ottica di semplificare e contrastare l’evasione, l’Iva viene rivoluzionata: meno aliquote e sì alla distribuzione delle basi imponibili tra le stesse. Inoltre, particolare attenzione alla tassazione indiretta su produzione e consumi dei prodotti energetici: si vogliono diminuire emissioni che alterano il clima e favorire le energie rinnovabili. Infine, l’Agenzia delle Entrate, attualmente divisa in due enti: per contenere i costi e semplificare le procedure, tornerà ad essere unica.

Irpef riforma fiscale 2021: meno tasse per le classi medie

Anche in merito all’Irpef, la nuova riforma fiscale prevede alcune novità. Stiamo parlando del taglio di uno o due punti percentuali sull’aliquota al 38% per ridurre il peso fiscale sulle classi medie. La volontà è di riordinare deduzioni e detrazioni e ridurre la variazione delle aliquote marginali.

Così, nasce la “sovraimposta”, proprio in sostituzione alle addizionali comunali e regionali sull’Irpef. Tuttavia, dal punto di vista pratico, non si vedono all’orizzonte grandi rivoluzioni: il gettito erogato dovrà essere il medesimo.

Infine, nel caso specifico di regioni con disavanzo sanitario sottoposte ad un piano di rientro: ok ad aliquote superiori. Anche qui, però, il gettito dovrà corrispondere alle addizionali maggiorate nella misura obbligatoria.

Superamento Irap e revisione Ires

Nella Legge di Bilancio 2021, si va verso un graduale superamento dell’Irap. Infatti, la volontà è di mantenerlo nel mero rispetto del limite necessario al finanziamento del sistema sanitario.

Invece, per quanto riguarda l’Ires, si prevede una revisione, che si vuole estesa anche alla tassazione del reddito d’impresa. Questo significa meno oneri amministrativi e “tendenziale neutralità tra i diversi sistemi di tassazione delle imprese per limitare distorsioni di natura fiscale nella scelta delle forme organizzative e giuridiche dell’attività imprenditoriale.”

 

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