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Referendum green pass: “difesa delle libertà”

Il presidente emerito della Cassazione spiega il referendum che mira ad abrogare il green pass

Il 15 ottobre scorso la certificazione verde è diventata obbligatoria in ogni ambito lavorativo, non senza creare polemiche. Ora, alcuni illustri giuristi -tra i quali il presidente emerito della Cassazione- lanciano il referendum per la sua abolizione. Alla base dell’iniziativa, la necessità di porre un freno all’ “emergenza giuridica prima ancora che sanitaria”.

 Referendum no green pass: il perché ce lo spiega Sceusa

Il referendum è una delle tre forme legali di risposta al green pass, che invece legittimo non è. Le altre due sono le manifestazioni pacifiche e le cause giudiziarie. Infatti, oltre alla violazione dell’art. 3 della Costituzione, il Green pass starebbe trasformando i diritti umani (lavoro, circolazione, studio) da riconosciuti in concessi.

 

 

Inoltre, i minori (dai 12 anni in su) vengono equiparati agli adulti nell’obbligo di esibire il green pass per esercitare attività fisiche essenziali. Ecco, in questo caso Sceusa ritiene che si tratti un grave abuso. Non solo: creando disaccordo sulla scelta di vaccinare o meno i figli piccoli, spacca le coppie di genitori.

Importanti sono anche le contraddizioni logiche a fondamento dello stesso green pass. Tali da impedire di avere una base razionale su cui sviluppare coerenti distinzioni normative. Ad esempio, per votare alle recenti amministrative non si è imposta l’obbligatorietà del green pass, essendo il diritto di voto tutelato dalla Costituzione. Invece, la stessa certificazione verde è posta come necessaria per i mezzi di trasporto a lunga percorrenza (mentre per quelli locali -come la metropolitana- no).

Green pass e magistratura: che cosa fare?

Secondo Sceusa, la magistratura dovrebbe smettere di stare a guardare e cominciare a fare il suo lavoro. Lo stesso discorso vale anche per la stampa: smetta di dare solo le versioni gradite al potere politico e di nascondere le altre. Di qui la necessità del referendum: 500.000 firme necessarie in difesa della libertà. Altrimenti il potere politico- mediatico potrà dire: “[…] i manifestanti messi tutti insieme, […] sono di meno. Li possiamo [anche] massacrare (tra gli applausi di chi si commuove per l’olocausto”.

 

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