Torino, 17 ottobre – I lavori della seconda giornata del XXXVI Congresso Nazionale Forense di Torino, fino a domani al Lingotto, sono proseguito con l’intervento delle Associazioni forensi in un dialogo moderato da Errico Novi, vice direttore de Il Dubbio.
Isabella Stoppani, presidente ANAI, sull’IA. “È un peccato che l’attuale riforma della giustizia non abbia compreso l’inserimento dell’avvocato in Costituzione, tema che credo sia sempre più urgente anche in relazione all’IA: la tutela dei diritti, dei cittadini davanti a una rivoluzione estremamente complessa passa anche dal riconoscimento dell’obbligarietà della difesa inserito in Costituzione. Sull’IA ricordo il pericolo sulla tutela dei dati e sull’obbligo da parte degli avvocati di rispettare il dovere di segretezza, questi strumenti vanno usati con particolare attenzione e cautela. Siamo la culla della civiltà giuridica e l’uso dell’IA, la tendenza a preoccuparsi solo del precedente, il compito della Cassazione di nomofiliachia non può modificare completamente la nostra civiltà giuridica, quindi il tentativo di usare sempre più la tecnologia può trasformare la capacità dell’avvocato di contribuire alla tutela dei diritti”.
Elisa Demma, presidente del Movimento Forense, ha sottolineato gli sforzi per portare a termine la legge professionale. “La legge professionale non è più una richiesta dell’Avvocatura italiana alle Istituzioni, è attuazione. È una realtà che abbiamo compiuto con sforzo, uniti pur nelle diversità. Sarebbe stata un’utopia pensare di uscire tutti vincitori, la legge professionale è frutto di concertazione e programmazione, la spina dorsale dell’Avvocatura. Ma non è la soluzione a tutte le sue problematiche. Le oltre 240 mozioni che saranno votate rappresentano il vero successo di questo Congresso, rispecchiano tutte le problematiche dell’Avvocatura italiana e saranno sottoposte al voto affinché il futuro Organismo Congressuale Forense, a cui aspetta un compito ancora più gravoso, possa nuovamente compiere il suo mandato”.
Giampaolo Di Marco, segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense, sull’IA: “Siamo la professione che con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale riesce a distinguere dal punto di vista epistemologico il calcolatore lessicale dalla verità del contenuto. Ecco, ci dovremmo collocare esattamente nel mezzo, cioè prima di quella verità del contenuto, perché il più delle volte ciò che sta accadendo è che noi attribuiamo la decisione, deleghiamo una determinata funzione a un calcolatore lessicale su base probabilistica, ma in realtà ci accorgiamo che poi ne avalliamo il contenuto. La nostra scienza si deve collocare qui in mezzo, cioè fare in modo che quella verità del contenuto sia quella più rispondente alla nostra funzione giurisdizionale ed anche extra giurisdizionale e credo che la legge professionale ne debba prendere atto. Le mozioni che abbiamo presentato come ANF si muovono su questo crinale e anche quelle delle altre associazioni, ovvero creare nuovi momenti di riflessione critica e intellettuale dell’Avvocatura”.
Carlo Foglieni, presidente AIGA, rivendica le battaglie dell’Associazione come quelle previdenziali: “L’AIGA ha dato il proprio contributo al nuovo regolamento della previdenza forense, la riduzione dei minimi alla metà e il riconoscimento di un anno di anzianità sono nostre battaglie”. Sull’attualità: “Sulla cancellazione della Cartabia attenzione perché nel momento in cui si va a cambiare nuovamente un sistema si rischia poi di dover riprendere tutto da capo, ma sicuramente qualche correttivo va fatto, a partire dal giudice pace. Sulla separazione delle carriere, finalmente stiamo andando nella direzione giusta. Come AIGA abbiamo presentato un manifesto in 10 punti per i motivi del sì e qui raccolgo l’invito del presidente Maschio, se trattiamo il tema della separazione del carriere come un tema politico, probabilmente non riusciremo a portare il nostro contributo”.
Quindi è venuto il turno delle Associazioni specialistiche e del loro Coordinamento nazionale che riunisce AGI, AIAF, AMI, CAMERA DEGLI AVVOCATI INTERNAZIONALISTI, CAMMINO, UIA, ONDIF, SIAA, UNCM, UNAM, UNCC, UNCAT, UNAA, UFTDU, UAE, UCPI.
Francesco Petrelli, presidente dell’Unione Camere Penali Italiane. “Siamo qui perché crediamo sia in questo momento necessario unire tutta l’Avvocatura: nel momento in cui è messa in campo una riforma costituzionale della giustizia così importante qual è quella della separazione delle carriere, viene meno ogni distinzione professionale tra civilisti, amministrativisti e penalisti, viene meno anche quella distinzione dei riti che inevitabilmente rende diverso nell’agire quotidiano il nostro intervento a tutela dei diritti dei nostri assistiti. Quando al centro di una riforma costituzionale vi è quella figura del giudice che deve essere terzo davanti alle parti, un giudice indipendente davanti alla politica e autorevole dinnanzi all’opinione pubblica, credo che allora siamo qui, oltre che come avvocati, anche come cittadini chiamati a esprimere la nostra volontà con lo strumento più bello che la democrazia ci offre, il referendum confermativo. Dobbiamo riconoscere una legge giusta a prescindere da chi la propone”.
Tatiana Biagioni, presidente AGI – Avvocati Giuslavoristi Italiani. “Non sono qui in qualità di presidente di un’associazione, ma per parlare di un nuova realtà politica forense, il Coordinamento nazionale delle Associazioni Specialistiche. Abbiamo fatto questo passo importante, riunito tutte le associazioni specialistiche per aprire un dialogo ancora più forte con CNF, Consigli dell’Ordine, Parlamento perché vogliamo essere una voce unitaria chiara e propositiva al servizio dell’Avvocatura. Siamo convinti che sia fondamentale per noi diffondere cultura, promuovere formazioni continue multidisciplinari e la specializzazione. L’autorevolezza dell’Avvocatura passa da competenza, preparazione e aggiornamento. Rappresentiamo 60.000 professionisti che si mettono in gioco e sono convinti che sia importante essere avvocati a 360° e anche specialisti perché il mondo è cambiato. È cambiata la legislazione italiana, poi c’è quella unionale e internazionale, questo comporta la necessità di una formazione ancora più forte, diversa e sicuramente specialistica. E oggi finalmente con tanta fatica si potrà avere il titolo di avvocato specialista o per comprovata esperienza o attraverso le scuole di formazione: il nostro punto di riferimento rimane l’articolo 14 del codice deontologico e cioè il dovere di competenza, solo così si può contribuire al prestigio dell’Avvocatura”.
Claudio Cecchella, presidente nazionale dell’Osservatorio nazionale sul diritto di famiglia (ONDiF), ancora sulle specializzazioni. “Il Coordinamento è una grossa novità nell’ambito della politica forense. Le riforme dovute ai decreti ministeriali ci hanno consentito oggi di creare le scuole di specializzazione biennali, in cui c’è la partecipazione non solo dei professori universitari, ma anche degli avvocati e dei magistrati come docenti. Due anni di frequentazione per conseguire il titolo, un esame intermedio e un esame finale, la necessità di partecipare o in presenza o in collegamento. Ma l’aspetto che forse mi piace di più è la nuova didattica emersa all’interno delle nostre scuole che ha modificato fortemente la metodologia di insegnamento del diritto tradizionale istituzionale dell’università con i laboratori interattivi sulla casistica, con le simulazioni, con l’interdisciplinarità e poi con la nascita di collaborazioni tra le nostre scuole. C’è un ultimo aspetto che vorrei sottolineare, questa coesione delle associazioni all’interno del Coordinamento da un lato dà un segno dell’unità dell’Avvocatura, dall’altro dimostra che le associazioni lavorano anche per la legislazione futura”.
Anton Giulio Lana, presidente dell’Unione Forense per la Tutela dei Diritti Umani, sull’importanza della specializzazione anche in riferimento alla rivoluzione dell’IA. “L’intelligenza artificiale generativa costituisce certamente un problema molto delicato che va affrontato anche attraverso la specializzazione nei diversi settori ed è quello che stiamo facendo con le nostre scuole, pure in funzione dell’impatto che può avere sui diritti umani, un tema che interessa tutti noi, e rispetto alla tematica del rispetto della privacy, forse l’aspetto più delicato”.
Infine Alberto Del Noce, presidente dell’Unione Nazionale delle Camere Civili (UNCC), sull’oralità del processo. “Il processo deve ritornare in presenza non per una nostalgia del passato ma perché interessa a tutti gli attori: ai giudici, agli avvocati, alle parti che riescono ad avere la percezione che il loro dilemma, il loro diritto venga ascoltato e non sia una semplice questione amministrativa. E rispetto all’oralità del processo, è la sola cosa che ci difende dal rischio degli usi impropri dell’IA. Per ultimo, sulla riforma Cartabia: è difficile venga abolita completamente. Si potranno fare dei tagli chirurgici, il primo è proprio l’inversione dell’articolo 127, solo cartolare quando lo chiedono i due avvocati. Ma non illudiamoci che sia a breve termine, il documento del ministro Giorgetti dipinge una situazione preoccupante nel senso che il disposition time sta aumentando, allora non possiamo pensare con l’esigenza del PNRR che questo facile disegno di legge passi in aula velocemente, dobbiamo continuare a battagliare per dire torniamo nel processo. Ho sentito dire ‘avvocato in Costituzione’, noi dobbiamo urlare ‘avvocato in aula’”.
Quindi la consegna della toga e del tocco di Fulvio Croce al Consiglio dell’Ordine di Torino e alla Fondazione Fulvio Croce. “Un momento ricco di significato”, ha anticipato Francesco Greco, presidente del CNF, prima di passare la parola a Simona Grabbi, presidente del COA di Torino, che ha ribadito: “Sta per tornare a casa un simbolo fondamentale dell’Avvocatura nazionale, sta per tornare in Fondazione, in Consiglio, quell’oggetto che rappresenta quel sacrificio di cui si è fatto cenno ieri”. Sono saliti sul palco il Presidente del COA di Venezia, Tommaso Bortoluzzi, e il collega del foro veneziano l’avv. Tommaso Moro, a cui toga e tocco erano stati regalati per ragioni di amicizia, che in un toccante momento hanno riconsegnato l’“eredità di Croce” al COA di Torino e alla Fondazione.
La giornata prosegue con gli interventi programmati delle Delegate e dei Delegati, dei Presidenti dei Consigli dell’Ordine degli Avvocati, dei Presidenti delle Unioni regionali forensi, dei Presidenti dei Consigli Distrettuali di Disciplina, dei Presidenti dei Comitati Pari Opportunità e dei Congressisti.
Domani al voto le mozioni congressuali.
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