L’Ordine degli Avvocati lancia una piattaforma per valutare i magistrati, scatta la protesta della Confsal-UNSA

MILANO — Sale la tensione negli uffici giudiziari milanesi dopo la decisione dell’Ordine degli Avvocati di Milano di attivare una piattaforma digitale per raccogliere segnalazioni — positive e negative — sull’operato dei magistrati e del personale amministrativo della giustizia. Una novità resa possibile dalla recente riforma dell’ordinamento giudiziario, ma che ha subito sollevato critiche da parte della Confsal-UNSA, sindacato da sempre in prima linea nella difesa dei diritti del personale del Pubblico Impiego.

In una nota ufficiale inviata al Consiglio dell’Ordine e per conoscenza al personale della Giustizia, la Confsal-UNSA ha espresso “sconcerto” per l’iniziativa, ritenendola potenzialmente lesiva del clima lavorativo e della serenità degli uffici, già provati da gravi carenze di organico e da carichi di lavoro insostenibili.

“Pur riconoscendo le finalità di miglioramento dell’efficienza del sistema giudiziario” — si legge nella comunicazione — “riteniamo che una piattaforma di questo tipo possa generare un clima di tensione e sfiducia, andando a colpire in particolare il personale amministrativo che opera con dedizione e professionalità”.

Alla luce di queste preoccupazioni, il sindacato ha chiesto l’immediata sospensione della piattaforma dell’Ordine degli Avvocati, annunciando contestualmente la decisione di attivarne una propria. La nuova piattaforma sarà riservata agli iscritti Confsal-UNSA del Ministero della Giustizia e consentirà di segnalare, in totale sicurezza e riservatezza, eventuali comportamenti scorretti o vessatori riscontrati nell’ambiente di lavoro.

Le segnalazioni, garantisce il sindacato, saranno gestite direttamente dalla Segreteria Generale della Confsal-UNSA nel pieno rispetto della normativa sulla privacy (GDPR) e vagliate da un team di esperti legali e sindacali. In caso di comportamenti lesivi della dignità professionale, il sindacato si attiverà con tutti gli strumenti a disposizione, inclusi eventuali interventi sindacali e azioni legali.


LEGGI ANCHE

vaccinazione degli avvocati servicematica

La vaccinazione degli avvocati è una priorità sociale

Giacomo Ebner, giudice al Tribunale civile di Roma e consigliere del Cdc dell’ANM, ritiene la vaccinazione degli avvocati una «priorità sociale». I motivi sono 3:…

Iva non versata: nessun reato se il cliente non paga le fatture

Non è più considerato reato il mancato versamento dell'Iva se il manager non ha incassato le fatture a causa dell'inadempienza del cliente.

Corte costituzionale, Nordio al giuramento dei nuovi giudici

Questa mattina Maria Alessandra Sandulli, Roberto Cassinelli, Massimo Luciani e Francesco Saverio Marini, scelti dal Parlamento in seduta comune il 13 febbraio, salgono al Colle…

Giustizia, cambia (di nuovo) la squadra di Nordio: nuovo capo al Dap e riassetto ai vertici del ministero

Dopo un lungo periodo di incertezze e scontri sotterranei, il Ministero della Giustizia avvia ufficialmente una nuova fase di riassetto interno. Il punto più delicato riguarda la nomina del nuovo vertice del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap), rimasta bloccata per mesi a causa di divergenze tra il Guardasigilli Carlo Nordio e il Quirinale. La scelta iniziale, circolata prematuramente e senza un passaggio formale al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, aveva generato una frizione istituzionale che aveva rallentato le operazioni.

Superato l’impasse, sarà Stefano Carmine De Michele — attuale direttore generale delle risorse materiali e tecnologie presso il Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria — a guidare il Dap. Una nomina che segna l’inizio di un più ampio intervento di riorganizzazione voluto dal ministro Nordio, resosi necessario dopo una serie di dimissioni e malumori interni.

Nuove nomine e dipartimenti ridisegnati

Nel nuovo assetto, Lina Di Domenico, inizialmente indicata per il Dap, assumerà invece la guida del Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria (Dog), sostituendo il magistrato Gaetano Campo, destinato a rientrare nei ranghi della magistratura ordinaria.

Cambiamenti anche al vertice del Dipartimento affari di giustizia (Dag), dove Antonia Giammaria, finora direttrice generale dello stesso dipartimento, prenderà il posto di Luigi Birritteri, in uscita dopo una serie di tensioni interne. Secondo indiscrezioni, alla base della rotazione dei dirigenti ci sarebbe il clima di difficoltà comunicativa tra alcune figure apicali e il gabinetto del ministro, emerso in casi delicati come quello legato alla vicenda Almasri, che aveva evidenziato criticità nella trasmissione di informazioni cruciali.

Dietro il riassetto, spoil system e gestione accentrata

Il cambio di poltrone, destinato a essere ufficializzato in Consiglio dei ministri nei prossimi giorni, si inserisce in un contesto politico più ampio. La gestione Nordio appare infatti orientata a esercitare un controllo più diretto su dossier e decisioni operative attraverso un’applicazione mirata dello spoil system e la centralizzazione di alcune funzioni strategiche.

Una linea che ha già prodotto l’uscita di figure storiche dell’amministrazione, come Maria Rosaria Covelli, ex capo dell’Ispettorato, e Alberto Rizzo, dimessosi dalla carica di capo di gabinetto nella scorsa primavera. La sua successora, Giusi Bartolozzi, avrebbe faticato a ricostruire un rapporto operativo solido con alcuni dirigenti, contribuendo ad alimentare il turnover.


LEGGI ANCHE

diritto all'oblio

L’esercizio del diritto all’oblio: requisiti, limitazioni e procedura di cancellazione delle informazioni

Il diritto alla cancellazione dei dati personali appartenenti alle persone fisiche, meglio noto come diritto all’oblio, è stato positivizzato con l’introduzione dell’art. 17 del Regolamento…

Cnf e Garante detenuti: insieme per una nuova cultura dei diritti

Il 30 novembre 2017 è stato sottoscritto un Protocollo d’intesa tra il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale ed il…

Aliquota minima globale tassa multinazionali

Aliquota minima globale, un passo avanti per contrastare le Big Tech?

I Ministri delle Finanze dei sette paesi più industrializzati hanno dichiarato l’intenzione di fissare un’aliquota minima globale da applicare alla tassazione delle multinazionali. La misura…

Dispositivi medici sempre più digitali: ecco la proposta Ue per le istruzioni d’uso elettroniche

Nel settore dei dispositivi medici, la digitalizzazione dei documenti accompagna da tempo le innovazioni tecnologiche. Tuttavia, una parte della normativa rimane legata a logiche ormai superate. È il caso delle istruzioni per l’uso, che ancora oggi devono essere fornite in formato cartaceo, salvo specifiche eccezioni. Una rigidità che la Commissione europea intende superare attraverso una proposta di modifica al Regolamento (UE) 2021/2226, presentata di recente.

Le regole attuali: tra vincoli e aperture parziali

Il quadro normativo oggi prevede che le istruzioni per l’uso in formato elettronico, le cosiddette eIFU, possano sostituire quelle cartacee solo per determinate categorie di dispositivi e destinazioni d’uso. Sono ammessi i dispositivi impiantabili, quelli fissi installati e i software medici, esclusivamente se destinati a professionisti del settore.

Le eIFU devono essere facilmente accessibili online e garantire, senza costi aggiuntivi, la possibilità per l’utilizzatore di ricevere una copia cartacea su richiesta. Il regolamento stabilisce inoltre vincoli sui tempi di conservazione delle istruzioni e sull’obbligo di rendere disponibili le versioni precedenti.

La proposta di Bruxelles: verso una digitalizzazione più ampia

Con la nuova proposta, la Commissione punta ad allargare le maglie della normativa, permettendo l’adozione delle eIFU per tutti i dispositivi medici destinati a professionisti, senza più limitazioni di categoria. Tra le novità più rilevanti:

  • Obbligo di URL persistente: ogni dispositivo dovrà essere associato a un link permanente, registrato all’interno della banca dati europea EUDAMED come parte del proprio identificatore univoco. In questo modo, gli operatori sanitari potranno accedere in modo immediato alle istruzioni più aggiornate.

  • Gestione dei dispositivi legacy: per i dispositivi ancora in commercio sotto il regime transitorio del Regolamento (UE) 2017/745, continueranno a valere le disposizioni del precedente regolamento (UE) n. 207/2012 fino alla conclusione del periodo di transizione.

I benefici attesi: meno carta, più sicurezza

L’introduzione di istruzioni elettroniche per un numero sempre maggiore di dispositivi medici porterà vantaggi tangibili: riduzione dei costi di stampa e distribuzione, aggiornamenti più rapidi e una maggiore sicurezza per i pazienti grazie alla disponibilità costante di informazioni aggiornate.

Inoltre, l’integrazione con EUDAMED e l’utilizzo di URL persistenti renderanno più semplice il monitoraggio dei dispositivi e la gestione delle modifiche, migliorando la trasparenza e la tracciabilità lungo tutta la filiera.


LEGGI ANCHE

Al via l’Industry-Academia Network per colmare il deficit di competenze in cibersicurezza

Pubblicato oggi un invito a manifestare interesse per aderire al nuovo Industry-Academia Network nell'ambito dell'accademia delle competenze informatiche.

donne giovani avvocati

Toscana, aiuto dalla Regione per smaltire gli arretrati in Procura

La Regione Toscana ha firmato un protocollo d’intesa con la Procura Generale per inviare personale in supporto agli uffici giudiziari. L’obiettivo è quello di smaltire…

AIGA: “Giù le mani dalla legge sull’equo compenso, irricevibile la richiesta dell’ANAC”

Suscita forte preoccupazione, nella giovane avvocatura italiana, la nota trasmessa dall’ANAC alla Cabina di regia ed ai Ministri dell’Economia e delle infrastrutture – che segue,…

SMS tra von der Leyen e Pfizer: il Tribunale Ue annulla il diniego della Commissione

Nuovo capitolo nella vicenda legata ai messaggi di testo scambiati tra Ursula von der Leyen e l’amministratore delegato di Pfizer durante i mesi più delicati della pandemia. Con una sentenza di primo grado nella causa T-36/23, il Tribunale dell’Unione europea ha annullato la decisione della Commissione europea che aveva negato a una giornalista del New York Times l’accesso a tali comunicazioni.

La richiesta di accesso, avanzata dalla cronista Matina Stevi, era stata presentata sulla base del regolamento europeo sulla trasparenza dei documenti. La Commissione, però, aveva risposto dichiarando di non essere in possesso dei messaggi richiesti. Una posizione che il Tribunale ha ritenuto insostenibile, giudicando le spiegazioni di Bruxelles insufficienti e contraddittorie.

Secondo i giudici, infatti, la Commissione non ha fornito dettagli sulle ricerche effettivamente svolte per individuare i documenti, né chiarito se i messaggi fossero stati cancellati, eventualmente per quali motivi o se i dispositivi utilizzati dalla presidente von der Leyen fossero stati sostituiti nel frattempo. Il Tribunale ha inoltre sottolineato come il regolamento europeo miri a garantire il massimo accesso del pubblico ai documenti istituzionali, soprattutto in situazioni di particolare rilevanza come l’acquisto dei vaccini durante la pandemia.

La sentenza precisa che la decisione non implica automaticamente la pubblicazione degli SMS, ma offre al New York Times la possibilità di presentare una nuova istanza di accesso. In tale circostanza, la Commissione potrà ancora opporsi, ma sarà obbligata a motivare con maggiore precisione e coerenza le ragioni di un eventuale diniego, attenendosi ai criteri indicati dal Tribunale.

Intanto da Bruxelles filtra che la Commissione europea potrebbe decidere di impugnare la sentenza davanti alla Corte di giustizia entro il termine di due mesi.


LEGGI ANCHE

Passaporto alle Poste e carta d’identità all’Agenzia delle Entrate

Il prossimo dicembre sarà possibile fare il passaporto negli uffici postali, mentre a febbraio anche all’Agenzia delle Entrate. Queste sono le prossime tappe del Progetto…

trattamento dati giudiziari servicematica

Trattamento dei dati giudiziari. Il Garante approva il decreto ministeriale

Il Garante Privacy ha espresso parere positivo a proposito del decreto del Ministero della Giustizia sul trattamento dei dati giudiziari. I dati giudiziari relativi a…

edward snowden

Edward Snowden: dieci anni fa cambiò il nostro modo di vedere internet

Dieci anni fa, il 6 giugno 2013, il The Guardian pubblicò il primo articolo di una lunga serie, che riguardava la sorveglianza di massa da…

Giustizia e Intelligenza Artificiale, Greco: «Un’opportunità che non deve sostituire il giudice»

Il futuro della professione legale e il delicato equilibrio tra tecnologia e tutela dei diritti sono stati al centro del confronto ospitato nei giorni scorsi a Cernobbio, in occasione del forum promosso da The European House – Ambrosetti. Tra i protagonisti dell’incontro dedicato all’impatto dell’intelligenza artificiale sulle professioni, anche il presidente del Consiglio Nazionale Forense, Francesco Greco, che ha offerto una riflessione concreta e non priva di moniti sulle ricadute dell’AI nel settore della giustizia.

Greco ha definito l’intelligenza artificiale «una grande tentazione», capace di attrarre per la sua efficienza e rapidità, ma allo stesso tempo potenzialmente pericolosa se utilizzata senza i necessari presidi etici e giuridici. «Pensiamo alla Cassazione — ha osservato — con i suoi 450 magistrati che pronunciano ognuno circa 350 sentenze all’anno. È naturale che, sotto simile pressione, la tentazione di affidare alla macchina la redazione di una decisione sia forte. Ma il nostro compito è vigilare perché il giudizio rimanga umano, insostituibile nella valutazione dei casi concreti».

Il dibattito, moderato da Ferruccio de Bortoli, ha toccato anche i limiti odierni dell’intelligenza artificiale nel diritto penale e civile. Greco ha spiegato come gli algoritmi, oggi, si basino essenzialmente su precedenti e dati già esistenti, senza la capacità di cogliere le peculiarità delle situazioni personali o di valutare il peso specifico di una sentenza della Cassazione rispetto a decisioni di primo grado, anche se numericamente prevalenti.

Un esempio emblematico riguarda il diritto del lavoro: «Se in una grande azienda venissero licenziate 2.000 persone e i giudici di primo grado emettessero decisioni identiche, cosa accadrebbe se la Cassazione rovesciasse anche una sola di quelle sentenze? L’intelligenza artificiale sarebbe capace di riconoscere la superiorità di quella singola pronuncia nella gerarchia delle fonti? O continuerebbe a privilegiare la statistica?», ha provocatoriamente domandato il presidente del Cnf.

Non è la prima volta che l’avvocatura italiana si trova a intervenire sui rischi di una giustizia “algoritmica”. Greco ha ricordato come, un anno e mezzo fa, fu proprio il Consiglio Nazionale Forense, insieme ai vertici della Cassazione e alla Procura generale, a chiedere di bloccare un progetto ministeriale che prevedeva l’impiego di AI per l’elaborazione di testi normativi.


LEGGI ANCHE

mani uomo carcere

Dalle sbarre alla disperazione: le storie dimenticate dei nostri penitenziari

La condizione delle carceri italiane è una bomba a orologeria. Tra sovraffollamento, violenze crescenti e insicurezza igienico-sanitaria, la situazione è diventata insostenibile. Ne parla Fabrizio…

Sistema nazionale del casellario giudiziale: incendio a piazza Nicosia

Riportiamo il comunicato stampa del Ministero della Giustizia: A causa di un incendio – scoppiato in piazza Nicosia a Roma, all’esterno di locali del Ministero,…

truffe furti identità online

Gli italiani sempre più a rischio di truffe e furti d’identità online

Ogni giorno circa 37 milioni di italiani navigano online per una media di due ore e mezza. Online si lavora, si organizzano le vacanze e…

Riforma della Professione Forense: il Governo apre alla legge delega proposta dall’avvocatura

Potrebbe arrivare attraverso una legge delega la riforma della professione forense, su impulso di un disegno di legge promosso direttamente dall’avvocatura italiana. È quanto emerso ieri al Senato, durante il question time in cui il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha chiarito l’orientamento del governo, accogliendo con favore la proposta presentata dal Consiglio Nazionale Forense (CNF).

Un segnale politico di peso, che suggella il lavoro condiviso delle rappresentanze istituzionali e associative dell’avvocatura e che potrebbe presto tradursi in un provvedimento approvato dal Consiglio dei ministri. Nordio ha definito il testo «una giusta spinta per la modernizzazione di questa nobile professione», sottolineando l’importanza di affrontare questioni cruciali come la regolamentazione della monocommittenza, la riorganizzazione delle incompatibilità, il tirocinio, l’esame di Stato e le collaborazioni continuative.

L’intervento di Nordio è arrivato in risposta a un’interrogazione del senatore Gianni Berrino, capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Giustizia, che ha chiesto chiarimenti sulle finalità e i contenuti della riforma e sulla possibile introduzione della figura dell’avvocato nella Carta costituzionale. Il guardasigilli ha ribadito il proprio impegno per tutelare i diritti della difesa, ricordando anche la recente firma della Convenzione europea per la protezione degli avvocati.

Soddisfazione è stata espressa dal presidente del CNF, Francesco Greco, che ha definito «positiva» l’apertura del governo e ha ripercorso il percorso unitario che ha condotto alla proposta: un lavoro collegiale nato su mandato del congresso nazionale forense e condiviso da Ordini, Unioni regionali, associazioni e organismi dell’avvocatura.

La convergenza registrata tra il ministero della Giustizia e il partito di maggioranza relativa rafforza le possibilità di una rapida approvazione. Lo stesso Berrino, avvocato di formazione, ha sottolineato l’urgenza di questa riforma, che — ha detto — «non è soltanto una questione per gli avvocati, ma per tutti i cittadini, perché riguarda il funzionamento della giustizia».

Nei giorni scorsi, lo stesso Ministro, nel corso del dibattito di Siracusa organizzato dal Consiglio nazionale forense e dalle istituzioni forensi siciliane, ebbe modo di spiegare che la riforma dell’ordinamento forense, pure da più parti attesa e sollecitata, resta subordinata al riconoscimento costituzionale della funzione difensiva quale pilastro della giurisdizione.


LEGGI ANCHE

molestie disturbo persona posta elettronica

Molestie o disturbo alla persona: il reato avviene anche con la posta elettronica

Il reato previsto dall’articolo 660 del Codice Penale scatta a causa dell’invasività all’interno della sfera privata del destinatario ai fini di disturbo o di molestia.…

Nuova finestra temporale per la compensazione crediti gratuito patrocinio con contributi previdenziali

È stato pubblicato in GU n. 225 il Decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze, che modifica, in accordo con il Ministro della Giustizia, la…

Decreto ingiuntivo: messaggi WhatsApp sono prova

Decreto ingiuntivo: messaggi WhatsApp sono prova

Il Giudice di Latina ritiene i messaggi WhatsApp prova documentale per credito ingiuntivo La stampa di messaggi Whatsapp attestanti l’esistenza di un credito è prova…

Regolamento sui servizi digitali: la Commissione UE accusa TikTok di scarsa trasparenza sulla pubblicità

Oggi la Commissione Europea ha comunicato a TikTok il proprio parere preliminare secondo cui la piattaforma non rispetterebbe il regolamento sui servizi digitali (Digital Services Act, DSA) in relazione all’obbligo di pubblicare un registro trasparente delle pubblicità. Questo strumento è considerato essenziale per consentire a ricercatori, giornalisti e società civile di individuare annunci ingannevoli, campagne di disinformazione e operazioni di influenza occulta, soprattutto in contesti sensibili come le elezioni.

Secondo l’indagine condotta dalla Commissione, il registro delle pubblicità di TikTok risulterebbe incompleto: mancano informazioni fondamentali sui contenuti promossi, sul pubblico destinatario e sui soggetti finanziatori delle inserzioni. Inoltre, lo strumento offerto dalla piattaforma non consente agli utenti di effettuare ricerche dettagliate a partire da questi dati, riducendone di fatto l’efficacia e ostacolando la verifica pubblica.

“La trasparenza nella pubblicità online — sapere chi paga e come viene selezionato il pubblico destinatario — è essenziale per salvaguardare l’interesse pubblico,” ha dichiarato Henna Virkkunen, vicepresidente esecutiva per la Sovranità tecnologica, la sicurezza e la democrazia della Commissione Europea. “Che si tratti di difendere l’integrità delle elezioni, proteggere la salute pubblica o tutelare i consumatori, i cittadini hanno il diritto di sapere chi c’è dietro ai messaggi che vedono.”

Le conclusioni preliminari si basano su un’indagine approfondita che ha coinvolto l’analisi di documenti interni di TikTok, la valutazione pratica degli strumenti pubblicitari della piattaforma e colloqui con esperti del settore. Con l’invio di queste conclusioni, la Commissione informa TikTok della possibile violazione del DSA, pur specificando che si tratta di un passaggio intermedio che non pregiudica l’esito finale dell’indagine.


LEGGI ANCHE

busta con simbolo email

Cassazione: la notifica via PEC è valida anche se non da un indirizzo istituzionale

Il caso specifico riguardava una notifica dell'Agenzia delle Entrate Riscossione alla società M. & C. s.r.l. per il recupero di IVA e IRES

Il proprietario del documento informatico

Per documento informatico si intende la rappresentazione informatica di atti, fatti, o dati giuridicamente rilevanti come definito dal Codice dell’Amministrazione Digitale. La definizione di documento…

bando cassa forense corsi formazione professionale

Cassa Forense: bando per la frequenza di corsi di alta formazione professionale

Cassa Forense, nelle iniziative dedicate al sostegno della professione, ha deciso di stanziare 1.500.000,00 euro per un bando per frequentare corsi di alta formazione professionale,…

Intelligenza Artificiale nella Pubblica Amministrazione: nuove regole per proteggere i dati dei cittadini

Nel 2025 l’Intelligenza Artificiale è ormai una presenza fissa nella quotidianità dei cittadini e nei processi decisionali delle pubbliche amministrazioni italiane. Una diffusione che offre vantaggi concreti in ambiti come sanità, mobilità, energia e servizi pubblici, ma che porta con sé interrogativi cruciali su etica, sicurezza e soprattutto privacy. Per questo motivo, l’Agenzia per l’Italia Digitale (AGID) ha pubblicato a febbraio nuove linee guida destinate a regolamentare l’adozione di sistemi di AI nella gestione della cosa pubblica.

Il documento chiarisce che le amministrazioni che ricorrono all’Intelligenza Artificiale devono rispettare in pieno la normativa europea e nazionale in materia di protezione dei dati personali, a partire dal Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR). Non solo: anche i gestori di servizi pubblici e le società a controllo pubblico sono tenuti ad adeguarsi.

Le PA titolari dei dati, anche se l’IA è fornita da terzi

Uno dei punti chiave delle linee guida riguarda la responsabilità. Quando una pubblica amministrazione utilizza un sistema di IA per il trattamento di dati personali, assume il ruolo di titolare del trattamento, anche se il servizio è fornito da un soggetto esterno. Questo significa che resta in capo all’ente pubblico la responsabilità di garantire il rispetto dei diritti dei cittadini e la sicurezza dei dati trattati.

Tre principi cardine per un’IA più trasparente e controllabile

Il Garante per la protezione dei dati personali, già nel suo “Decalogo per i servizi sanitari basati su IA”, aveva indicato tre principi essenziali che ora l’AGID recepisce e amplia:

  1. Conoscibilità: i cittadini devono essere informati in modo chiaro sull’esistenza di processi decisionali automatizzati e sulla logica che li governa.

  2. Intervento umano: ogni decisione automatica deve poter essere rivista o modificata da un operatore umano, evitando che l’algoritmo abbia l’ultima parola.

  3. Non discriminazione algoritmica: le amministrazioni devono garantire che i sistemi di IA siano affidabili, equi e periodicamente verificati per prevenire errori e bias.

Prescrizioni operative e valutazioni d’impatto obbligatorie

Oltre ai principi, l’AGID indica una serie di obblighi pratici per chi implementa sistemi di IA nella PA. Tra questi: assicurare la trasparenza dei trattamenti, raccogliere dati solo per finalità esplicite e legittime, limitare la conservazione dei dati al tempo strettamente necessario e garantire la sicurezza attraverso misure tecniche e organizzative adeguate.

Non meno importante è l’obbligo di effettuare una valutazione d’impatto sulla protezione dei dati personali prima di avviare qualsiasi trattamento mediante AI. Se i rischi individuati risultano elevati e non mitigabili, sarà necessario consultare preventivamente il Garante.

Infine, per i dati particolarmente sensibili — come quelli sanitari o giudiziari — valgono ulteriori restrizioni, con richiami precisi alla normativa europea e all’AI Act in fase di applicazione.

Una sfida di equilibrio tra innovazione e diritti

L’adozione di queste linee guida nasce dalla consapevolezza che l’Intelligenza Artificiale è destinata a incidere sempre più in profondità nella vita amministrativa e sociale. Ma se da un lato rappresenta un’opportunità per rendere i servizi pubblici più efficienti e accessibili, dall’altro è essenziale evitare che questa trasformazione metta a rischio i diritti fondamentali dei cittadini, a partire dalla tutela della privacy.


LEGGI ANCHE

È valida la comunicazione della cancelleria all’avvocato via fax e non via pec

È valida la comunicazione della cancelleria all’avvocato via fax e non via pec

La Cassazione si è espressa sulla validità di un’ordinanza comunicata dalla cancelleria all’avvocato di una delle parti via fax e non via pec poiché la…

Bufera carceri, Delmastro risponde: “Io ascolto le divise”, e cita Pasolini

Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro delle Vedove risponde alle critiche dopo le sue recenti dichiarazioni, in seguito a una visita al carcere di Taranto…

pct giudice di pace service 1

Dal 30 giugno obbligo di Deposito Telematico presso il Giudice di Pace

La Riforma Cartabia ha inserito nelle Disposizioni per l’attuazione del Codice di procedura civile il Titolo V-ter rubricato le «Disposizioni relative alla giustizia digitale», composto…

Action Figure generate con l’AI: il gioco che rischia di costarti la privacy

È la moda del momento: carichi una tua foto, scegli qualche accessorio, e in pochi secondi l’Intelligenza Artificiale ti restituisce la tua action figure digitale, una miniatura iper-realistica pronta a essere condivisa sui social. Il fenomeno è esploso nelle scorse settimane, complice l’arrivo di nuovi generatori di immagini sempre più potenti. Ma dietro questa innocente tendenza si nascondono insidie che riguardano la privacy e la gestione dei dati personali.

A far scattare l’allarme sono stati alcuni esperti di cybersecurity e diritto digitale, che hanno sollevato dubbi sui reali utilizzi delle informazioni caricate dagli utenti. Per creare queste immagini, infatti, non basta una semplice foto: ogni immagine digitale contiene un pacchetto di metadati — dalle coordinate GPS ai dati del dispositivo utilizzato — e tutte queste informazioni possono essere raccolte e utilizzate per addestrare i modelli di AI.

Non solo il volto: cosa raccoglie davvero l’AI

Il vero problema, spiegano gli specialisti, è che i sistemi di Intelligenza Artificiale non si limitano a elaborare il volto caricato. Analizzano anche gli sfondi, gli oggetti, eventuali scritte e persino altre persone presenti nella scena. Tutto diventa materiale utile per migliorare i modelli generativi. “È un gesto che sembra innocuo, ma contribuisce ad arricchire banche dati di valore enorme”, avverte Jake Moore, esperto di cybersecurity.

Un rischio particolarmente delicato riguarda i dati biometrici. Sebbene in Europa il GDPR imponga restrizioni rigide su questo tipo di informazioni, non tutte le immagini elaborate rientrano nella definizione tecnica di dato biometrico. Se la caricatura creata non è usata per identificare direttamente una persona, può sfuggire alle maglie della normativa, rendendo più difficile il controllo e la revoca del consenso.

Cautela e consapevolezza: i consigli degli esperti

Secondo gli avvocati specializzati in privacy digitale, la trasparenza sul trattamento prolungato di queste immagini rimane carente. Alcune piattaforme offrono strumenti per limitare l’uso dei dati per l’addestramento dell’AI o per cancellare i contenuti, ma la responsabilità finale resta comunque in mano agli utenti.

Le buone pratiche suggerite? Evitare di caricare foto ad alta definizione, disattivare l’opzione di addestramento dell’AI nelle impostazioni, e non condividere immagini di terzi senza il loro consenso. “Privacy e creatività possono convivere”, ricorda l’avvocata Annalisa Checchi. “Bisogna solo essere più attenti e informati prima di cliccare su ‘carica immagine’.”


LEGGI ANCHE

Giustizia e libertà di stampa: Meloni difende la riforma sulla diffamazione

La premier chiarisce: "Niente carcere, solo multa. Il caso si risolve con la smentita".

Carceri, Russo (DAP): “Allarmante la questione sanitaria”

Giovanni Russo, a capo del DAP, lancia l'allarme sulle difficoltà di garantire assistenza sanitaria adeguata in carcere e propone l'uso di tecnologie innovative per migliorare…

Avvocato, sai qual è il miglior testimonial per il tuo Studio Legale?

Da sempre, i brand, per attrarre nuovi clienti, utilizzano persone come testimonial, attingendo dal mondo dello sport e dello spettacolo. Tuttavia, è da diversi anni…

Abuso d’ufficio, la Consulta dice no all’incostituzionalità: ma il problema resta

Giovedì scorso la Corte costituzionale ha dichiarato infondate le questioni di legittimità sulla legge Nordio, che ha cancellato il reato di abuso d’ufficio. Una decisione attesa e destinata a far discutere, in attesa che vengano depositate le motivazioni. Ma cosa significa davvero questa pronuncia? E quali sono le conseguenze per il nostro ordinamento?

La Consulta non ha il compito di approvare o respingere scelte politiche: si limita a verificare se una norma viola o meno la Costituzione. E nel caso dell’abuso d’ufficio, ha stabilito che la sua abolizione non infrange i principi costituzionali. Questo, però, non significa che la legge sia esente da criticità.

Basta scorrere l’elenco dei casi finiti all’attenzione della Corte per capire quanto la materia sia delicata: concorsi universitari pilotati, incarichi pubblici affidati ad amici, abusi di potere da parte di amministratori e dirigenti. Situazioni in cui, senza il reato di abuso d’ufficio, diventa più difficile sanzionare favoritismi, familismi e conflitti di interesse. Ed è proprio questo il punto sollevato da tredici tribunali e dalla Cassazione, che hanno sollevato dubbi di costituzionalità.

Ma perché allora la Consulta non ha bocciato la legge? La spiegazione sta nella riserva di legge in materia penale: la Costituzione affida al Parlamento il compito di stabilire quali comportamenti siano punibili. La Corte può intervenire solo in casi eccezionali, come quando esiste un obbligo internazionale a prevedere un determinato reato. Un dubbio, in questo caso, era sorto rispetto alla Convenzione ONU contro la corruzione, ma la Corte ha escluso che vi sia un obbligo vincolante a mantenere l’abuso d’ufficio nell’ordinamento italiano.

Il verdetto conferma dunque un principio fondamentale: una legge può essere dichiarata incostituzionale solo se contrasta con obblighi internazionali assunti dallo Stato. E sull’abuso d’ufficio, oggi, tale obbligo non c’è. Questo non significa però che i problemi siano risolti. Anzi: rimane il vuoto normativo per comportamenti di rilevante disvalore, che però non rientrano più nelle fattispecie penali.

Il tema resta aperto, anche perché altre norme della legge Nordio potrebbero presto finire sotto la lente della Consulta. A cominciare dal reato di traffico di influenze illecite, su cui incombe la Convenzione del Consiglio d’Europa contro la corruzione, che invece impone agli Stati di prevederlo. In quel caso, l’esito potrebbe essere diverso.

Nel frattempo, il Parlamento è chiamato a riflettere. Perché, come ha ricordato la Corte, le regole del gioco sono queste: il controllo di costituzionalità non sostituisce il compito della politica, che deve farsi carico di garantire trasparenza, imparzialità e buon andamento nella gestione della cosa pubblica.


LEGGI ANCHE

Le microimprese pagano l’energia il 165% in più delle grandi aziende

A differenza degli altri Paesi dell’Area dell’Euro, il prezzo dell’energia elettrica in capo alle nostre microimprese è il più alto di tutti. La povertà energetica…

Evasori: solo uno su 8 è una partita IVA. Flop della lotteria degli scontrini

Lazio, Campania e Lombardia sono le regioni con il più alto numero di tasse non riscosse per abitante

attacchi phishing qr code

Sempre più attacchi con codice QR: come possiamo difenderci?

Nel 2023, secondo l’ultimo report di Cisco Talos, sono aumentati significativamente gli attacchi phishing attraverso scansione dei codici QR. Tradizionalmente, gli attacchi di phishing consistono…

Iso 27017
Iso 27018
Iso 9001
Iso 27001
Iso 27003
Acn
RDP DPO
CSA STAR Registry
PPPAS
Microsoft
Apple
vmvare
Linux
veeam
0
    Prodotti nel carrello
    Il tuo carrello è vuoto