diritti digitali e PA Servicematica

Come il ritardo tecnologico delle PA lede i diritti digitali dei cittadini

Nell’articolo “Diritti digitali, troppe PA li ignorano (in barba ai cittadini): una proposta cambiare le cose” pubblicato su Agenda Digitale, Mara Mucci, vicepresidente commissione di inchiesta sul digitale nella PA, esordisce dicendo:

“L’assenza di supporto e pianificazione nella trasformazione dei processi in chiave digitale porta al mancato rispetto dei diritti di cittadini e imprese, col crollo del Paese negli indici internazionali che misurano la digitalizzazione di economia e società.”

La pandemia ha digitalizzato la vita privata dei cittadini, il lavoro e le procedure delle aziende, ma la PA fatica ad adeguarsi, soprattutto a livello locale. Le normative a favore della digitalizzazione non mancano. Manca la loro attuazione. Le cause sono diverse: mancanza di competenze, formazione, strumenti, risorse.

MANCATA DIGITALIZZAZIONE E DIRITTI DIGITALI

Quando si pensa ai diritti di un cittadino, certamente l’accesso telematico ai servizi della PA non è la prima immagine che viene in mente.

Eppure, proprio la pandemia ci ha mostrato l’importanza di avere una dimensione digitale per “sopravvivere”. Considerando che alcune abitudini acquisite in questo periodo di limitazioni rimarranno anche a crisi superata, la digitalizzazione non può più essere considerata un’opzione, ma una necessità.

Ma come può la mancata digitalizzazione della PA ledere i diritti dei cittadini?

Sempre Mara Mucci porta un esempio:

“Il recente decreto semplificazioni (art. 24 del DL. 76/2020) ha indicato il 28 febbraio 2021 come giorno limite entro il quale doveva essere garantito al cittadino l’accesso ai servizi pubblici in rete attraverso l’uso di SPID o CIE, e doveva essere inibito il rilascio di credenziali di identificazione differenti da esse.
Ad oggi mancano all’appello parecchie PA e la legge non prevede sanzioni particolari per l’inadempienza.
Non sono stati individuati nemmeno obiettivi minimi riguardanti i servizi online che le amministrazioni devono fornire.”

Lo scenario paradossale che si sta venendo a creare è quello in cui i cittadini sono in possesso delle credenziali SPID per accedere ai servizi delle PA ma questi servizi online non esistono, impedendo loro di esercitare i loro diritti — comunicare con gli enti, portare avanti pratiche o richieste, ottenere prestazioni.

COSA SI PUÒ FARE?

Non servono grandi manovre per garantire una maggiore tutela dei diritti digitali dei cittadini. Partendo da ciò che già abbiamo, si può fare molto. Per esempio:

potenziare il ruolo del responsabile della transizione digitale, figura che guida la trasformazione digitale della PA, coordinando lo sviluppo di servizi pubblici digitali;
rafforzare e il ruolo del difensore civico, al quale i cittadini possono rivolgersi quando i loro diritti (anche quelli digitali) vengono lesi;
mettere in competizione le amministrazioni per responsabilizzare maggiormente la dirigenza e favorire performance migliori,
aumentare le competenze digitali dei cittadini e la consapevolezza dei loro diritti.

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