Ransomware, hacktivism e furti di dati: il 2025 è l’anno nero della cybersicurezza

Un’azienda operativa oggi può trovarsi bloccata domani. In certi casi, bastano pochi secondi. Un messaggio sullo schermo, i file cifrati, le attività ferme e una richiesta di riscatto: «paga e riavrai i tuoi dati». È lo schema ormai classico del ransomware, la minaccia informatica che nel 2025 ha registrato un aumento vertiginoso in tutto il mondo.

I dati raccontano un fenomeno che non accenna a rallentare. Nel solo primo semestre del 2025 si sono verificati oltre 2.700 attacchi di rilievo globale, con una crescita del 36% rispetto all’anno precedente. In Italia, dove gli incidenti noti sono stati 280, l’aumento è del 13%: un valore che colloca il nostro Paese tra i più colpiti d’Europa, con oltre un decimo degli attacchi mondiali concentrati sul territorio nazionale.

Attacchi più gravi e più mirati

Non si tratta solo di quantità. Gli attacchi stanno diventando più complessi, più mirati e con effetti più duraturi. A livello globale, nel 2025 l’82% degli incidenti ha avuto un impatto “critico” o “elevato”.
In Italia il danno medio resta più contenuto, ma il numero di eventi cresce, e con esso il rischio di paralisi di interi sistemi aziendali e pubblici.

Le forme di minaccia si moltiplicano: oltre ai ransomware, emergono campagne di phishing evoluto, falsi CAPTCHA che nascondono malware e vishing, le telefonate fraudolente che imitano enti o colleghi per carpire informazioni.

Cybercrime e hacktivism: due facce della stessa minaccia

Gli attacchi a scopo di lucro – il cosiddetto cybercrime – restano la categoria più frequente. Ma il 2025 ha visto esplodere anche l’hacktivism, cioè le incursioni a sfondo politico o ideologico.
Nel nostro Paese oltre la metà degli attacchi ha avuto una motivazione “dimostrativa”, con azioni rivolte a istituzioni, enti pubblici e infrastrutture strategiche, spesso per generare attenzione mediatica o diffondere messaggi geopolitici.

I settori più colpiti

Nel panorama internazionale, i bersagli preferiti restano il settore pubblico e militare, seguito da sanità, manifattura, trasporti e servizi professionali.
In Italia, il 38% degli incidenti ha interessato enti governativi e forze dell’ordine, il 17% il comparto trasporti e logistica, e il 13% la manifattura, con un trend in forte crescita rispetto al 2024.

Il punto debole: le PMI

Le piccole e medie imprese continuano a essere l’anello più fragile. In molti casi non dispongono di sistemi di monitoraggio 24 ore su 24 e non hanno competenze interne in materia di sicurezza informatica.
Gli attacchi, spesso lanciati nei fine settimana o durante i ponti, riescono così a colpire con massima efficacia. Per questo gli esperti suggeriscono di esternalizzare i servizi di cybersecurity, affidandosi a operatori specializzati in grado di garantire protezione continua.

La consapevolezza come prima difesa

Dietro i numeri si nasconde una certezza: la sicurezza informatica non è più una scelta, ma una condizione di sopravvivenza aziendale.
Ogni impresa, grande o piccola, è ormai un potenziale bersaglio. Investire in formazione, aggiornamento e protezione non significa solo difendere i propri dati, ma proteggere il lavoro, le persone e la reputazione.


LEGGI ANCHE

tributaristi specializzazione

Riforma previdenziale forense, le proposte di AIGA per un nuovo patto generazionale

L’Associazione Italiana Giovani Avvocati, con una propria delegazione guidata dal Presidente Carlo Foglieni, ha incontrato ieri 15 aprile 2024  il Presidente di Cassa Forense Valter…

AI e geopolitica: il nuovo campo di battaglia tra chi regola e chi lascia fare

Dagli Stati Uniti al Giappone, dall’Unione Europea alla Cina, le strategie divergenti sull’Intelligenza Artificiale ridisegnano gli equilibri globali. In gioco ci sono innovazione, diritti e…

Associazione Donne Giuriste, sezione di Catania, rinnova il direttivo. L’avvocata Lucia Tuccitto confermata presidente

La Sezione di Catania dell’A.D.G.I.–Associazione Donne Giuriste Italia ha rinnovato il proprio direttivo riconfermando alla presidenza, per il suo secondo mandato, l’avvocata Lucia Tuccitto, insieme…

Innovazione UE: 1,4 miliardi di euro per il deep tech nel 2026

La Commissione europea ha adottato il programma di lavoro 2026 del Consiglio europeo per l’innovazione (CEI), destinando 1,4 miliardi di euro a sostegno delle tecnologie più avanzate e delle startup deep tech pronte a trasformare la competitività del continente.

Il nuovo piano introduce strumenti più rapidi, flessibili e in linea con le esigenze degli innovatori, con particolare attenzione alla commercializzazione delle ricerche ad alto rischio e ad alto rendimento in settori strategici per l’autonomia tecnologica europea.

Tra le principali novità:

  • Nuove sfide avanzate per l’innovazione, con l’obiettivo di accelerare l’arrivo sul mercato di soluzioni rivoluzionarie nate nei laboratori europei;
  • Avvio del percorso per il Fondo “Scaleup Europe”, iniziativa cofinanziata dal Fondo CEI e gestita da privati per garantire capitali nelle fasi più avanzate di sviluppo delle imprese deep tech, sostenendone la scalata e la crescita nel mercato unico;
  • Semplificazione dell’Acceleratore CEI:
    • Riduzione delle proposte complete da 50 a 20 pagine
    • Valutazioni ogni due mesi (invece di due finestre annuali)
    • Analisi più precisa della maturità tecnologica (TRL) per investimenti più efficaci

Con il programma 2026, l’Europa punta a trasformare l’eccellenza scientifica in prodotti, servizi e imprese capaci di competere su scala globale, rafforzando ecosistemi innovativi e favorendo la nascita di nuovi campioni tecnologici europei.


LEGGI ANCHE

Avvocato domiciliatario: chi paga il compenso?

Avvocato domiciliatario: chi paga il compenso?

Immaginiamo un cliente che debba instaurare un giudizio presso un foro diverso da quello in cui opera il suo avvocato di fiducia. Il cliente potrebbe…

Manovra, le novità più rilevanti: aumento delle tariffe autostradali, 61 milioni per il privato in sanità e novità su scommesse e mutui

Incremento dell'1,8% per le autostrade, 61 milioni di euro per l'acquisizione di prestazioni sanitarie dal privato e nuove misure contro le dipendenze patologiche

INI-PEC

Gli indirizzi PEC tratti dal registro INI-PEC sono validi ai fini delle notifiche?

Con l’ordinanza 24160 depositata il 27 settembre 2019, la Corte di Cassazione ha ripreso quanto era già stato espresso con la sentenza 3709/2019 in tema…

Equo compenso: la Cassazione estende la tutela verso banche, assicurazioni e PA

Il principio dell’equo compenso per gli avvocati si consolida e trova applicazione sempre più ampia. Con la sentenza n. 29039 del 3 novembre 2025, la Corte di cassazione civile – Sezione II ha affermato che la disciplina dell’equo compenso, inizialmente introdotta con l’art. 13-bis della L. 247/2012 (in vigore dal 6 dicembre 2017 e poi assorbita nella Legge 49/2023), è norma imperativa e si applica anche quando la convenzione tra avvocato e cliente “forte” – banca o compagnia assicurativa – sia stata sottoscritta in data antecedente.

La Cassazione chiarisce infatti che ciò che genera il diritto al compenso è il conferimento del singolo mandato difensivo e non la stipula della convenzione quadro: se l’incarico viene attribuito dopo il 2017, le clausole che prevedono compensi inadeguati devono essere disapplicate, anche se la convenzione originaria era pienamente lecita al momento della firma.

La pronuncia riguarda un contenzioso da 3,2 milioni di euro promosso da un gruppo di avvocati nei confronti di un istituto bancario, ma fissa un principio di portata generale per tutta l’avvocatura.


Estensione alla Pubblica Amministrazione (ma senza retroattività)

La Cassazione conferma che l’equo compenso è applicabile anche ai rapporti con la Pubblica Amministrazione, in coerenza con l’evoluzione normativa e i richiami all’art. 97 del Codice del processo amministrativo sul buon andamento dell’azione pubblica.

Tuttavia, la Corte delimita l’efficacia temporale:
-la PA è vincolata per incarichi conferiti dopo il 6 dicembre 2017
-nessun effetto retroattivo su mandati precedenti

In sostanza: la tutela opera solo per i contratti di patrocinio stipulati successivamente all’entrata in vigore delle regole sull’equo compenso.


In attesa di un equilibrio stabile

L’abrogazione dell’art. 13-bis da parte della legge 49/2023 non svuota di effetti la precedente disciplina: la Cassazione ricorda che la nuova legge introduce un quadro organico, valido per il futuro, ma non incide sui rapporti sorti prima della sua entrata in vigore.

Il risultato è un sistema in cui:

  • gli avvocati vedono rafforzata la propria tutela contrattuale;

  • banche, assicurazioni e PA devono adeguarsi a compensi proporzionati e trasparenti;

  • le clausole squilibrate smarriscono efficacia al momento dell’incarico.

 


LEGGI ANCHE

Riforma delle pensioni per gli avvocati: calcolo contributivo “pro rata” dal 2025

Approvata la riforma di Cassa Forense: le novità entreranno in vigore dal 1° gennaio

Programma HELP: avvocati per i diritti umani

CNF avvia “corsi Help” per la formazione di legali e magistrati in diritto umano In questi giorni, il Consiglio Nazionale Forense supporta il Programma HELP del Consiglio d’Europa (coE). Questo ha come…

Beccaria, Nordio invia più personale all’Ipm

Su richiesta del Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, arriveranno presto all’Istituto penale minorile “Cesare Beccaria” di Milano nuovi rinforzi di personale: ai 13 agenti di…

Cybersicurezza in azienda: amministratori in prima linea tra obblighi e responsabilità

La sicurezza informatica non è più soltanto un tema tecnico, ma un elemento centrale della governance aziendale. A ribadirlo è la circolare Assonime n. 23 del 4 novembre 2025, dedicata all’applicazione del d.lgs. 138/2024, con cui l’Italia ha recepito la direttiva europea NIS2 per il rafforzamento della resilienza digitale del Paese.

La normativa coinvolge una vasta platea di soggetti — imprese private e numerose pubbliche amministrazioni — imponendo misure obbligatorie per prevenire e gestire gli attacchi informatici. L’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN) ha già definito i requisiti operativi: iscrizione alla piattaforma ACN, identificazione dei responsabili interni della cybersicurezza, valutazione e gestione dei rischi, programmi di formazione, monitoraggio costante delle misure adottate e segnalazione tempestiva degli incidenti.

Focus sugli amministratori
La parte più innovativa del decreto riguarda direttamente l’organo amministrativo: la cybersicurezza diventa responsabilità di governance.
Pianificazione delle difese, controllo dell’operatività dei presidi, investimenti adeguati e formazione del personale rientrano formalmente tra i doveri degli amministratori.

In caso di mancato adeguamento agli standard, la responsabilità non sarà solo organizzativa:
revoca degli amministratori da parte del tribunale in caso di gravi irregolarità gestorie
sanzioni interdittive individuali in caso di mancata attuazione delle diffide ACN
responsabilità personale e solidale per i danni a patrimonio sociale, soci e creditori

In presenza di un amministratore unico, tutti i compiti e i rischi ricadono su quella figura. Nelle società con consiglio di amministrazione senza deleghe, l’intero board è responsabile; se invece le deleghe sono attribuite solo ad alcuni componenti, questi rispondono direttamente, pur restando in capo al CdA il potere-dovere di controllo.

Investire nel digitale non è più un’opzione
L’analisi di Assonime sottolinea che un semplice piano di misure non basta: l’efficacia delle soluzioni adottate è criterio determinante di valutazione.
La discrezionalità degli amministratori è ridotta: è richiesto un livello elevato di protezione, adeguato al contesto di minacce in costante evoluzione.

Il messaggio è netto: tagliare sui budget cyber significa esporsi a rischi aziendali e personali.

Infine, la circolare richiama la necessità di coordinare le misure NIS2 con quelle previste dal Regolamento UE 2016/679 (GDPR): privacy e cybersicurezza camminano congiuntamente, e i fondi per l’una non possono essere disgiunti da quelli per l’altra.


LEGGI ANCHE

mani con monete

Ferragosto di fuoco per gli studi professionali: valanga di notifiche dall’Agenzia delle Entrate

La denuncia arriva dall'Unione Nazionale delle Camere degli Avvocati Tributaristi (Uncat), che ha segnalato una "pioggia di notifiche" che sta creando non poco stress tra…

Digitale, il mercato cresce ma mancano le competenze: Italia a rischio frenata

Nel 2024 il settore digitale ha superato i 39 miliardi di euro trainato da Intelligenza Artificiale e cybersecurity, ma resta forte il mismatch tra domanda…

Sicurezza e telecomunicazioni: Europa e Italia tra Musk e il futuro digitale

L'Unione europea chiarisce la compatibilità tra i satelliti Starlink di SpaceX e il progetto Iris². Salvini definisce l’accordo con Musk "un’opportunità", mentre le opposizioni chiedono…

Portale Deposito Atti Penali in tilt: l’UCPI segnala il malfunzionamento e richiama alle norme sulla trasparenza

Il digitale nella giustizia penale mostra ancora fragilità importanti. Da giorni, numerosi avvocati in tutta Italia riscontrano l’impossibilità di completare i depositi sul Portale Deposito Atti Penali (PDP): al termine della procedura, invece della conferma, appare una schermata di errore con la dicitura «ATTENZIONE – Caricamento Atto – Aggiungi File» sovrastata da una “X”. Un messaggio poco chiaro, soprattutto perché si presenta anche quando l’atto principale è stato già firmato digitalmente e nessun altro allegato è richiesto.

L’Unione delle Camere Penali Italiane (UCPI), tramite il proprio Osservatorio sull’Informatizzazione del Processo Penale, ha denunciato ufficialmente il problema al Ministero della Giustizia, sottolineando come la mancanza di tempestiva comunicazione sui malfunzionamenti non sia una semplice disfunzione tecnica, ma anche una violazione normativa.

Art. 175-bis c.p.p.
La norma prevede che, in caso di malfunzionamento dei sistemi informatici del dominio giustizia:

  • il dirigente competente deve comunicare immediatamente l’inizio e la fine del disservizio
  • la comunicazione deve avvenire con modalità idonee a garantirne la conoscibilità agli utenti

Ad oggi (ieri per chi legge, NdR), evidenzia UCPI, non risulta alcun avviso né sul portale PDP né sul sito del Ministero.

Una mancanza che crea incertezza e rischi operativi per chi deposita atti legati a diritti fondamentali della persona:

  • senza conferma, un deposito può non essere valido
  • le scadenze processuali non si fermano da sole
  • le responsabilità ricadono sull’avvocato, non sul sistema

Segnalazioni e timori si moltiplicano mentre ci si avvicina alla cosiddetta “rivoluzione digitale” del processo penale, che dovrebbe – nelle intenzioni – migliorare tutela, efficienza e garanzie.

UCPI rassicura però che la segnalazione è stata presa in carico dalla DGSIA del Ministero, la quale ha assicurato un intervento tempestivo.


LEGGI ANCHE

Avvocati, cambia l’accesso alla professione: pratica in studio e nuovo esame di Stato

La riforma dell’ordinamento forense, approvata dal Consiglio dei ministri, ridisegna tirocinio ed esame: più formazione pratica e due prove scritte con orale finale. Obiettivo: preparare…

Dimissioni capo DAP. Delmastro smentisce: nessuna tensione con Giovanni Russo

L’ex capo del Dap lascia per un nuovo incarico alla Farnesina

Pratica Forense presso l’avvocatura INPS

Aperti bandi di ammissione: la domanda dovrà essere presentata entro l’11 maggio 2022. È stata aperta la nuova procedura per l’ammissione alla pratica forense presso…

L’avvocatura si mobilita per il Sì: nasce la task force pro-riforma

Una larga parte dell’Avvocatura italiana si prepara a scendere in campo per sostenere il al referendum confermativo sulla riforma costituzionale della giustizia. Concluso l’iter parlamentare che introduce la separazione delle carriere tra magistratura requirente e giudicante, ora la battaglia si sposta nella società civile, dove si aprirà una fase di confronto serrato.

Ad aprire il fronte è Francesco Greco, presidente del Consiglio Nazionale Forense, che definisce la riforma «un passo necessario per una giustizia più equa e credibile». Con il voto del Senato, spiega, «si inaugura una stagione nuova, nella quale superare le dinamiche correntizie che troppo spesso hanno appannato l’autorevolezza della magistratura». Il Cnf, garantisce Greco, offrirà ai cittadini una partecipazione informata e rigorosa, «al di fuori di logiche partitiche», mettendo al centro il contributo tecnico-giuridico dell’Avvocatura.

Entusiasmo anche dalle Camere penali, da anni in prima linea in questa battaglia. Il presidente Francesco Petrelli parla senza esitazioni di una conquista storica: «La piena attuazione del modello accusatorio del 1988 non può prescindere dalla separazione delle carriere. Ora saranno i cittadini a decidere se vogliono un giudice davvero terzo, indipendente dalla politica e libero da logiche associativo-corrente». I penalisti si impegneranno in una campagna referendaria «chiara e corretta», per evitare derive ideologiche e polarizzazioni sterili.

Alla mobilitazione si aggiunge l’Associazione italiana giovani avvocati, che vede nella riforma un’opportunità di maggiore efficienza del sistema. Secondo il presidente Carlo Foglieni, l’intervento costituzionale «garantisce l’autonomia dei magistrati e consolida la specializzazione degli uffici giudicanti e requirenti», con benefici organizzativi e un possibile impatto significativo sulla durata dei processi.

A chiudere il fronte del Sì c’è l’Organismo congressuale forense. Il coordinatore Fedele Moretti si dice certo che gli elettori sapranno cogliere «un’occasione storica per una giustizia migliore e più vicina ai diritti dei cittadini».

La campagna è quindi ai nastri di partenza. E mentre il referendum si avvicina, l’Avvocatura si prepara ad affrontare una sfida decisiva: spiegare agli italiani perché questa riforma, attesa per decenni, dovrebbe finalmente diventare realtà.


LEGGI ANCHE

nuove norme mail dipendenti

Email dei dipendenti: nuove norme per la conservazione dei dati

I datori di lavoro privati e pubblici che utilizzano programmi per gestire la posta elettronica dei dipendenti, anche in cloud, ora hanno a disposizione delle…

Processo tributario: la Corte si pronuncia sulla nuova disciplina delle prove in appello

La Corte Costituzionale dichiara parzialmente illegittima la riforma del 2023: limitazioni irragionevoli al deposito di documenti in appello

Giustizia digitale in panne: la rivoluzione promessa finisce tra faldoni e PEC

Carenze progettuali, ritardi, rallentamenti: la digitalizzazione del processo penale si è trasformata in un incubo per procure e tribunali. L’inchiesta di Milena Gabanelli fotografa una…

Riforma della Giustizia: dopo l’ok del Senato parte l’iter per il referendum confermativo

Dopo il via libera del Senato alla riforma costituzionale della giustizia, il percorso non è ancora concluso: sarà infatti il popolo italiano a pronunciarsi in ultima istanza. La Costituzione prevede che le modifiche alla Carta, quando non raggiungono in Parlamento la maggioranza qualificata dei due terzi, debbano passare da un referendum confermativo.

La fase successiva scatterà con la pubblicazione della legge in Gazzetta Ufficiale, attesa nei prossimi giorni. Da quel momento decorreranno tre mesi entro i quali potrà essere formalmente avanzata la richiesta di referendum.

A regolare questa procedura è l’articolo 138 della Costituzione, che stabilisce regole stringenti:

  • La richiesta può essere presentata da un quinto dei membri di una Camera (80 deputati o 40 senatori)
  • Oppure da 500 mila elettori
  • O ancora da 5 Consigli regionali

Nel caso della riforma della giustizia, sia le forze di maggioranza che quelle di opposizione hanno dichiarato di voler ricorrere al voto popolare: si profila quindi un’ampia convergenza sulla consultazione.

Una volta depositata la richiesta formale, il referendum dovrà tenersi entro quattro mesi e mezzo. Ma l’Esecutivo intende accelerare i tempi: Parlamento e Governo si stanno già organizzando per raccogliere rapidamente le firme necessarie dei parlamentari, così da fissare la data già tra fine marzo e aprile 2026, secondo le previsioni del Ministro della Giustizia Carlo Nordio.

Da notare un aspetto fondamentale: non è previsto alcun quorum. A differenza dei referendum abrogativi, sarà sufficiente qualsiasi livello di affluenza: la riforma passerà o verrà respinta in base alla maggioranza dei voti validi espressi.

Questo elemento potrebbe rendere il confronto particolarmente acceso: il dibattito politico rischia di polarizzarsi, mentre ciascun fronte tenterà di mobilitare il proprio elettorato in vista di una scelta destinata a incidere profondamente sugli equilibri del sistema giudiziario.


LEGGI ANCHE

La Consulta conferma: l’assegno familiare spetta anche in caso di convivenza di fatto

La Corte costituzionale respinge la questione di legittimità: nessuna violazione degli articoli 3 e 38 della Carta. Resta intatto il diritto al beneficio, salvo il…

Abuso custodia cautelare, Caiazza: “Basta con il pericolo di reiterazione del reato usato in modo strumentale”

"In Italia – ha affermato Caiazza – questo principio viene sfruttato in modo eccessivo, come dimostra il caso dell’ex Presidente di Regione Giovanni Toti."

Concorso magistrato tributario: rinvio della prova preselettiva

La nuova data per la pubblicazione del diario della prova e dei quesiti è fissata al 29 novembre 2024, quando ulteriori dettagli saranno resi disponibili…

Accesso ai dati delle piattaforme digitali: nuove regole UE aprono la strada alla ricerca indipendente

Da oggi, il mondo della ricerca scientifica potrà contare su un nuovo strumento per comprendere in profondità l’impatto sociale e culturale delle grandi piattaforme digitali.
L’Unione Europea ha infatti reso operativo l’atto delegato sull’accesso ai dati, previsto dal Regolamento sui Servizi Digitali (Digital Services Act – DSA), che introduce un meccanismo innovativo di trasparenza e condivisione dei dati detenuti dai grandi operatori online.

Le nuove norme permettono ai ricercatori qualificati di richiedere l’accesso a informazioni e dataset fino ad oggi riservati, provenienti da piattaforme e motori di ricerca di dimensioni molto grandi. Questi dati sono fondamentali per analizzare e valutare i rischi sistemici generati dai sistemi di raccomandazione algoritmica, dalla circolazione di contenuti illegali, dalle truffe online e dagli effetti psicologici delle interazioni digitali, soprattutto sui minori.

L’obiettivo dichiarato è duplice: da un lato favorire studi indipendenti che aiutino a comprendere meglio il funzionamento e le conseguenze delle piattaforme, dall’altro rafforzare la sicurezza degli utenti, garantendo un ambiente digitale più trasparente e responsabile.

Tuttavia, l’accesso ai dati sarà soggetto a rigidi protocolli di valutazione e sicurezza. Le richieste dovranno essere sottoposte ai coordinatori dei servizi digitali, ossia le autorità nazionali incaricate dell’attuazione del DSA. Solo i ricercatori che soddisfano tutti i criteri previsti dalla normativa e i cui progetti risultino pertinenti rispetto ai temi dei rischi sistemici, della salute mentale o della diffusione di contenuti illegali potranno ottenere il via libera.

Una volta approvata la richiesta, le piattaforme avranno l’obbligo legale di fornire i dati richiesti, nel rispetto delle tutele previste per la riservatezza aziendale e la protezione dei dati personali.

La Commissione Europea ha sottolineato che questa misura rappresenta un passo fondamentale per rafforzare la responsabilità delle grandi piattaforme digitali e per consentire alla comunità scientifica di monitorare in modo indipendente il loro impatto sulla società. I coordinatori dei servizi digitali stanno già lavorando in rete per armonizzare le procedure di valutazione in tutti gli Stati membri, assicurando tempi certi e criteri uniformi di approvazione.

Con l’entrata in vigore dell’atto delegato, l’Unione Europea conferma la volontà di governare la trasformazione digitale con strumenti concreti di trasparenza, responsabilità e tutela dell’utente, aprendo una nuova stagione per la ricerca accademica nell’era dei dati.


LEGGI ANCHE

dossieraggio

Ufficio per il processo, boom di domande al concorso per 3946 addetti

Roma, 30 aprile 2024 – Sono 72.901 le domande di partecipazione al concorso, indetto dalla Commissione RIPAM per il Ministero della Giustizia, per l’assunzione di…

processo google

Negli Stati Uniti comincia il processo contro Google

Negli Stati Uniti comincia il processo contro Google; la big tech, infatti, è stata accusata dal governo USA di abuso di posizione dominante per quanto…

Intelligenza artificiale, Nordio: “Fondamentale governarne bene l’uso”

Lo ha detto il Ministro della Giustizia nel suo intervento di saluto all'evento collaterale del G7 a presidenza italiana

Soci di capitale nelle società tra avvocati: rimessa alla Consulta la norma contestata

L’Unione Nazionale delle Camere Civili esprime profonda soddisfazione per l’ordinanza con cui il Consiglio Nazionale Forense, in sede giurisdizionale, ha rimesso alla Corte Costituzionale la questione di legittimità dell’art. 4-bis della Legge Professionale Forense (L. 247/2012), introdotto dalla L. 124/2017, che consente la presenza di soci di capitale nelle società tra avvocati.

La decisione del CNF riconosce la fondatezza delle argomentazioni sollevate dall’UNCC, incentrate sulla tutela dell’indipendenza e dell’autonomia dell’avvocato, principi cardine della funzione difensiva garantita dalla Costituzione. In particolare, la normativa contestata è stata ritenuta potenzialmente in contrasto con gli articoli 3, 24, 41 e 111 della Costituzione, nella misura in cui potrebbe introdurre condizionamenti economici estranei alla natura della professione forense.

«È un passaggio storico per l’Avvocatura italiana» — dichiara il Presidente dell’UNCC, Avv. Alberto Del Noce — «che conferma il ruolo di vigilanza e di impulso svolto dall’Unione per la tutela dei valori della nostra professione. L’indipendenza dell’avvocato è un presidio di democrazia e non può mai essere subordinata a logiche di mercato o interessi esterni alla difesa dei diritti dei cittadini».

Con questa ordinanza, il Consiglio Nazionale Forense affida ora alla Consulta il compito di pronunciarsi su una questione cruciale per il futuro della professione. L’UNCC continuerà a seguire con attenzione l’iter dinanzi alla Corte Costituzionale, nella ferma convinzione che la funzione dell’avvocato debba rimanere libera, autonoma e pienamente garante dei diritti fondamentali.


LEGGI ANCHE

Rifiuta turisti israeliani: polemica su un hotel del Bellunese

Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha espresso sdegno: “Se confermato, è un fatto di estrema gravità. Il Veneto deve garantire porte aperte a…

PATCH DAY gennaio 2023 – Interruzione dei servizi informatici del settore civile

Per attività di manutenzione straordinaria si procederà all’interruzione dei sistemi civili al servizio di tutti gli Uffici giudiziari dei distretti di Corte di Appello dell’intero…

monete in un barattolo

Esdebitazione valida anche con il pagamento del 4% dei debiti: la Cassazione conferma

La percentuale di soddisfazione non può ritenersi irrisoria: così la Corte di Cassazione si pronuncia sull’inesigibilità dei debiti residui.

Nordio: “Nessun tribunale sarà penalizzato. In arrivo oltre 1.600 nuove unità di personale”

“Posso assicurare che non ci sarà né un amministrativo né un magistrato sottratto agli altri tribunali, ma anche questo nuovo tribunale si aprirà con aggiunte di personale”,
ha dichiarato il Ministro della Giustizia Carlo Nordio a margine dell’Assemblea dell’Unione Triveneta dei Consigli dell’Ordine degli Avvocati, in corso oggi a Treviso.
“Abbiamo cinque concorsi in piedi, 400 posti in ognuno, quindi circa, tenendo anche conto delle defezioni o altro, avremo oltre 1600 nuove unità”, ha aggiunto.
Il Ministro è intervenuto nel corso dell’Assemblea annuale che riunisce gli Ordini forensi di Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige. Tra i temi affrontati, oltre alla futura istituzione del Tribunale della Pedemontana a Bassano del Grappa, anche l’impatto dell’Intelligenza Artificiale sul sistema giuridico e sulla professione forense.

LEGGI ANCHE

Google al contrattacco: la sfida AI è appena cominciata

Il colosso di Mountain View rilancia la sua intelligenza artificiale: Gemini, Project Astra e nuove tecnologie per non cedere terreno a ChatGPT e alle big…

Il governo accelera sulla riforma forense: verso una legge delega e il riconoscimento costituzionale dell’avvocato

Il Ministro Nordio risponde all’interrogazione del deputato Dori: “La figura dell’avvocato è presidio della giurisdizione, necessario inserirla in Costituzione. Pronto il disegno di legge, iter…

Sospensione delle multe ai non vaccinati

La commissione Giustizia del Senato ha approvato un emendamento al DL sui “raduni pericolosi”. L’emendamento prevede la sospensione delle multe di 100 euro, fino al…

Iso 27017
Iso 27018
Iso 9001
Iso 27001
Iso 27003
Acn
RDP DPO
CSA STAR Registry
PPPAS
Microsoft
Apple
vmvare
Linux
veeam
0
    Prodotti nel carrello
    Il tuo carrello è vuoto