Al via le norme tecniche per i portafogli europei di identità digitale transfrontalieri

Ieri la Commissione europea ha adottato norme per le funzionalità di base e la certificazione dei portafogli europei di identità digitale (eID) nell’ambito del quadro europeo relativo a un’identità digitale. Si tratta di un passo importante verso la costruzione dei propri portafogli da parte degli Stati membri e il loro rilascio entro la fine del 2026.

Quattro regolamenti di esecuzione stabiliscono norme, specifiche e procedure uniformi per le funzionalità tecniche dei portafogli, ad esempio i formati di dati necessari per l’uso transfrontaliero di documenti digitali e le misure per garantire l’affidabilità e la sicurezza dei portafogli. La definizione di norme e specifiche uniformi consentirà a ciascuno Stato membro di sviluppare portafogli in modo interoperabile e accettato in tutta l’UE, proteggendo allo stesso tempo i dati personali e la vita privata. I dati verranno conservati localmente nel portafoglio. Gli utenti avranno il controllo sulle informazioni da condividere e la progettazione dei portafogli non prevede nessun tipo di tracciamento o profilazione. Previsto anche un pannello di controllo della privacy (privacy dashboard), che garantirà la piena trasparenza su come e con chi sono condivise le informazioni provenienti dal portafoglio.

Il quinto regolamento di esecuzione stabilisce specifiche e procedure per creare un quadro solido per la certificazione dei portafogli eID, garantendo che siano sicuri e tutelino la vita privata e i dati personali degli utenti.

I portafogli europei di identità digitale offriranno agli utenti privati e alle imprese un modo universale, affidabile e sicuro per identificarsi quando accedono a servizi pubblici e privati a livello transfrontaliero. Tra gli esempi di modalità di utilizzo dei portafogli digitali figurano l’apertura di un conto bancario, la prova della propria età, il rinnovo delle prescrizioni mediche, il noleggio di un’automobile o la visualizzazione dei biglietti aerei.

I regolamenti di esecuzione saranno pubblicati nella Gazzetta ufficiale a tempo debito ed entreranno in vigore 20 giorni dopo.


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Giustizia, Confintesa FP dice no al CCNI: “Una proposta peggiorativa che dequalifica il personale”

Durante l’incontro di ieri pomeriggio tra i sindacati e la delegazione di parte pubblica per discutere l’ipotesi di Contratto Collettivo Nazionale Integrativo (CCNI) del personale non dirigenziale del Ministero della Giustizia, Confintesa Funzione Pubblica (FP) ha ribadito la propria netta contrarietà alla proposta avanzata.

“No a un contratto che dequalifica il personale”

Il segretario generale di Confintesa FP, Claudia Ratti, ha espresso con fermezza la posizione del sindacato, dichiarando: “Negli ultimi mesi abbiamo visto una proposta che non solo non è mai migliorata, ma è stata addirittura peggiorata, fino a dequalificare il personale. Dopo 14 anni di blocco del Contratto Integrativo, siamo di fronte a un’emergenza che richiede risposte eccezionali: risorse e volontà politica, i grandi assenti di questo processo.”

Ratti ha criticato aspramente l’urgenza addotta dalla parte pubblica per giustificare la firma, definendola “una scusa creata dagli stessi che hanno causato il ritardo delle trattative”. “È inaccettabile che il personale debba pagare il prezzo di riforme a costo zero e piani assunzionali che ignorano i veri bisogni organizzativi,” ha aggiunto.

Le priorità di Confintesa FP

Nel corso della riunione, Confintesa FP ha indicato chiaramente le proprie richieste:

  • Un nuovo PIAO (Piano Integrato di Attività e Organizzazione) che valorizzi il personale di ruolo, corregga gli inquadramenti errati e stabilizzi i precari, inclusi gli oltre 400 operatori a termine e part-time la cui scadenza è prevista per marzo 2025.
  • La definizione di famiglie professionali che rispettino i posti in pianta organica, garantendo ai precari non solo una stabilizzazione formale, ma anche una reale integrazione nel sistema organizzativo.

Un atto di responsabilità

Ratti ha sottolineato che Confintesa FP ha sempre firmato contratti solo quando li ha ritenuti validi per i lavoratori, senza cedere a pressioni politiche o programmatiche. “Non possiamo accettare un CCNI che lascia fuori i lavoratori e non dà risposte concrete dopo anni di sacrifici. Rifiutare di firmare questa proposta è un atto di responsabilità verso ogni lavoratore e tutti i nostri iscritti,” ha dichiarato.

Il sindacato si dice pronto a firmare quando verrà presentato un progetto organico e completo: “Serve un cambio di passo e un’attenzione reale per chi, da decenni, garantisce il funzionamento del sistema giustizia senza ricevere nulla in cambio.”


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Pari opportunità, Aiga: “Bene emendamento Abruzzo a sostegno delle neo-mamme professioniste. Sia replicato in tutte le regioni”

ROMA. L’Associazione Italiana Giovani Avvocati (AIGA) esprime apprezzamento per il significativo risultato ottenuto dal Coordinamento AIGA Abruzzo con l’approvazione, da parte del Consiglio Regionale abruzzese, dell’emendamento al progetto di legge n. 30 che prevede un contributo specifico a sostegno delle neo-mamme iscritte ad albi professionali che esercitano la libera professione

“Si tratta di un passo fondamentale per garantire pari opportunità”, afferma il presidente nazionale di AIGA, Carlo Foglieni: “Questo importante risultato dimostra l’efficacia di un lavoro sinergico tra le sezioni regionali di AIGA e le istituzioni. È un esempio da seguire in tutte le altre regioni, perché tocca un tema chiave per la professione. La tutela del diritto alla maternità e all’infanzia è centrale per costruire un futuro equo e sostenibile per i professionisti italiani”.

Un traguardo al quale si è arrivati grazie all’impegno del coordinatore regionale di AIGA Abruzzo, Sara Frattura: “Ringrazio l’assessorato regionale alle Politiche Sociali per l’attenzione al tema e la proficua collaborazione”, sottolinea Frattura. “Abbiamo lavorato intensamente al fine di proporre un emendamento pioniere sul tema, che mirasse a ridurre gli ostacoli che spesso impediscono alle professioniste di conciliare maternità e attività professionale, combattendo fenomeni come l’abbandono della professione a seguito della nascita di un figlio”.

“Interventi lungimiranti come questo rappresentano un modello virtuoso che ci auguriamo venga replicato su scala nazionale”, ha aggiunto il Presidente Foglieni. “AIGA Nazionale ribadisce il proprio impegno a sostenere iniziative che favoriscano la parità di genere e rafforzino le tutele per i giovani professionisti, continuando a lavorare affinché misure simili possano essere adottate in tutte le regioni italiane”.


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Offesa alla memoria dei defunti e diritto alla riservatezza: un caso dal Tribunale di Imperia

Con la sentenza n. 682 del 4 novembre 2024, il Tribunale di Imperia ha rigettato le richieste di una donna che, in qualità di discendente di terzo grado di un sopravvissuto al Titanic, aveva intentato causa per tutelare la memoria del bisnonno e la riservatezza familiare, ritenendosi offesa da una biografia romanzata a lui dedicata.

La vicenda

L’attrice contestava la pubblicazione di un libro che, narrando la vita del suo bisnonno, avrebbe travisato fatti storici e biografici, rappresentandolo in maniera negativa e attribuendogli una relazione adulterina con una passeggera del Titanic. La donna denunciava anche l’abuso di fotografie del bisnonno e della nonna, pubblicate senza autorizzazione, oltre alla divulgazione dell’indirizzo di residenza.

La decisione del Tribunale

Il giudice ha respinto la domanda, chiarendo che:

  1. Tutela dell’onore e della reputazione:
    La lesione di tali diritti è possibile solo per persone viventi. Tuttavia, l’offesa alla memoria di un defunto può legittimare i prossimi congiunti a proporre azioni risarcitorie qualora questa leda il loro onore o decoro personale, come già stabilito dalla giurisprudenza.
  2. Genere letterario e verità storica:
    Il Tribunale ha rilevato che l’opera contestata era un romanzo storico e, in quanto tale, non vincolata alla verità storica. L’attribuzione di fatti non veri al defunto, finalizzata a scopi letterari, non configura di per sé un’offesa giuridicamente rilevante.
  3. Diritto alla riservatezza e immagini fotografiche:
    La pubblicazione di immagini senza consenso costituisce una violazione della legge sul diritto d’autore (L. n. 633/1941), ma la lesione del diritto alla riservatezza non comporta automaticamente un risarcimento: il danno deve essere specificamente provato, cosa non avvenuta nel caso in esame.
  4. Finalità lucrativa:
    Il Tribunale ha escluso l’applicabilità delle esimenti previste per scopi didattici o culturali, dato il carattere commerciale dell’opera.

La sentenza sottolinea l’importanza di distinguere tra opera letteraria e cronaca, stabilendo che l’autonomia creativa del romanzo storico può includere elementi di fantasia senza violare diritti individuali, salvo prova contraria. La decisione ribadisce inoltre che la tutela della memoria dei defunti spetta ai prossimi congiunti, ma richiede un danno concreto, non presunto.

Un caso che offre spunti significativi sui confini tra diritto d’autore, libertà artistica e tutela della dignità personale.


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“Tale proposta – ricorda Foglieni – era stata avanzata dalla nostra associazione con le osservazioni al “Correttivo Cartabia” elaborate dal dipartimento giustizia civile della Giunta Nazionale, coordinato dall’avvocato Alessandro Martinuzzi, e inviate alla Commissione giustizia della Camera e del Senato in occasione dell’audizione dello scorso 16 aprile”.

Adesso, spiega il numero uno dei giovani avvocati, l’auspicio è che “venga accolta anche la richiesta di evitare, come previsto dalla legge di bilancio 2025, l’introduzione nell’attuale impianto codicistico dell’art. 307 bis cpc, il quale contempla una nuova ipotesi di estinzione del processo in caso di omesso o parziale pagamento del contributo unificato”.


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Le multe, oltre a disincentivare la velocità, servivano a finanziare interventi per la sicurezza stradale, come illuminazione e miglioramenti della segnaletica. Ora molti comuni, come Casier, hanno spento i rilevatori per evitare i costi dei ricorsi, mentre Treviso, con maggiori risorse, li tiene attivi accantonando fondi per eventuali cause legali.


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Del Noce denuncia un impatto diretto sui cittadini, che già oggi affrontano tempi insostenibili per la fissazione delle udienze: “L’abnorme carico di lavoro rende impossibile rispondere alle richieste di giustizia. La situazione peggiorerà nel 2025 con l’ampliamento delle competenze dei giudici di pace”.

Secondo il Presidente, senza interventi strutturali il sistema rischia il collasso, trasformando il diritto alla giustizia in un privilegio per pochi. “Questa bocciatura non è solo una questione tecnica, ma un segnale di disattenzione verso la giustizia di prossimità, il primo livello di tutela dei diritti dei cittadini”.

Del Noce invoca un cambio di rotta immediato per evitare un peggioramento della crisi: “Il diritto alla giustizia deve essere garantito a tutti, non può essere lasciato morire per questioni di bilancio”.


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Nordio ha citato Winston Churchill, ricordando i suoi discorsi durante la Seconda guerra mondiale: “Non daremo tregua ai nemici, toglieremo loro il fiato”. Ha aggiunto che, come allora contro il nazismo, espressioni dure sono giustificate anche oggi contro i mafiosi: “Non sono entità astratte, ma persone consegnate allo Stato, eppure nemici della società”.


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Il ministero della Giustizia, informato dall’autorità giudiziaria e dalla presidente facente funzione Lucia Schiaretti, ha autorizzato lavori urgenti. Ma i problemi non finiscono: un allarme amianto nei condizionatori impedisce di accendere il riscaldamento. “Le criticità emerse richiedono interventi per la messa a norma”, dichiarano Tescaroli e Schiaretti, annunciando un’inchiesta per accertare eventuali responsabilità penali.


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