«Copyright violato»: gli artisti denunciano l’intelligenza artificiale

Artisti e programmatori si uniscono contro le nuovissime intelligenze artificiali, quelle “generative”, come Dall-E2, ChatGpt e Copilot. Queste due categorie, infatti, hanno deciso di avviare delle cause legali negli Stati Uniti, precisamente a San Francisco, contro le aziende che offrono questi sistemi che stanno acquistando sempre più popolarità.

I sistemi, infatti, sarebbero stati addestrati violando il diritto d’autore di programmatori e artisti, generando opere d’arte che imitano benissimo lo stile di qualche artista oppure la scrittura dei codici di programmazione.

La causa contro Midjourney, DeviantArt e Stability AI

La prima causa riguarda Midjourney, DeviantArt e Stability AI. La causa è stata depositata il mese scorso nel Tribunale distrettuale americano di San Francisco. I querelanti accusano le aziende di violazione del copyright di tantissimi artisti, decine di migliaia.

Uno degli artisti più famosi tra i querelanti è Grzegorz Rutkowski, un’artista fantasy, che ha studiato per anni i grandi maestri del chiaroscuro e della luce, come Rembrandt, Caravaggio e Vermeer, creando opere destinate al mercato dei videogame.

L’artista, tuttavia, si è ritrovato con innumerevoli imitazioni del suo personale stile in giro per il web. Qualsiasi persona, infatti, potrebbe richiedere a uno dei sistemi di disegnare “un drago nello stile di Grzegorz Rutkowski”.

Artisti contro la loro ombra

Gli artisti cominciano a lamentare che si trovano in una situazione paradossale, ovvero quella delle competizione sul mercato contro l’ombra di sé stessi. Tutto questo per colpa delle capacità delle intelligenze artificiali.

Le aziende che hanno ideato tali modelli, per prima cosa hanno dovuto addestrarli raccogliendo le opere online di migliaia di altri artisti – questa operazione prende il nome di scraping. Questo meccanismo si trova alla base di tutte le intelligenze artificiali generative.

Innanzitutto, un’azienda trova oppure crea un insieme di dati abbastanza grande. Dunque, utilizza diversi algoritmi per riuscire ad addestrare il software alla produzione di immagini, testi o specifici codici, sulla base di tali dati.

Le aziende che sono state accusate sostengono di non aver fatto assolutamente nulla di male. Si limitano, semplicemente, a fare come fa qualsiasi essere umano, che apprende in base alle opere esistenti per riuscire a produrne di proprie.

Nella causa in questione le aziende sono state accusate di scraping, che avverrebbe impropriamente, senza autorizzazione, minacciando la remunerazione degli artisti. Per intenderci, il principio è quello della condivisione di musica pirata.

La causa contro Microsoft

Un’altra causa, invece, è rivolta contro Microsoft, per il suo sistema GitHub Copilot, che aiuta i programmatori a completare codici di programmazione.

Le persone che hanno deciso di querelare sostengono che Copilot non fornisca attribuzione agli autori originali, di cui ha utilizzato i codici durante la fase di addestramento. Dunque, Copilot violerebbe alcune licenze open-source, ma anche il Digital Millennium Copyright Act.

Tuttavia, le aziende sotto accusa ribattono, e chiedono al Tribunale di respingere la causa. I programmatori che condividono i loro codici su GitHub e da altre parti non sarebbero riusciti a dimostrare, infatti, come Copilot li abbia effettivamente danneggiati.

Il difficile compito dei giudici

Ai giudici spetta un compito molto difficile. Infatti, dovranno posare le primissime pietre di una giurisprudenza che potrebbe impattare enormemente sullo sviluppo di tecnologie, ma anche sull’utilizzo di queste da parte di utenti e aziende.

Questi, a loro volta, rischierebbero infatti di essere accusati di violazione del copyright, nel caso in cui si avvalgano di prodotti dell’AI generativa, in un videogame, in un software o negli spot pubblicitari.

Google investe nell’IA

Nel frattempo, Google ha deciso di investire 300 milioni di dollari nella startup Anthropic, specializzata in soluzioni di intelligenza artificiale.

Nell’accordo, Google dovrà partecipare alla startup con il 10%. Questa mossa riflette la sempre maggior influenza che hanno le aziende che lavorano sulle intelligenze artificiali, che necessitano di accedere a grandi piattaforme di cloud computing per la gestione dei grandissimi modelli di calcolo che fanno funzionare questa tipologia di piattaforme.

L’investimento di Google segue quello di Microsoft, che partecipa alle risorse di OpenAI, che ha creato ChatGpt. Tuttavia, il ruolo di Google, per il momento, è limitato a quello di fornitore di tecnologia dell’azienda.

Anthropic è nata nel 2021, dopo che un gruppo di ricercatori ha deciso di lasciare OpenAI. Questi hanno creato una chatbot, che hanno chiamato Claude, capace di competere con ChatGpt. Attualmente, Claude deve ancora essere rilasciato pubblicamente.

La startup, prima dell’investimento di Google, aveva già raccolto 700 milioni di dollari. Uno dei più grandi investitori è Alameda Research, che, dopo aver riversato nella startup 500 milioni di dollari, ha dichiarato bancarotta.

Le IA funzionano come i piccioni

Un gruppo di ricercatori avrebbe scoperto che i piccioni utilizzano un processo di apprendimento simile alle IA avanzate. Parliamo dell’apprendimento per associazione, che è considerato un basilare metodo di ragionamento.

Alcuni psicologi dell’Università dell’Iowa avrebbero messo alla prova dei piccioni con alcuni test complessi di categorizzazione, che non potevano essere risolti con l’aiuto di ragionamenti o della logica. Grazie all’apprendimento per tentativi e per errori, i piccioni hanno ottenuto risultati notevoli.

I ricercatori hanno paragonato questo approccio a quello delle intelligenze artificiali, che funzionano allo stesso modo, in quanto programmate per l’identificazione di oggetti e schemi riconoscibili dagli umani.

Le IA ci stupiscono sempre più, dato che sembrano pensare come gli esseri umani. Per Ed Wasserman, l’autore dello studio, potremmo aver sottovalutato il potere dell’apprendimento per associazione, tanto negli animali quanto negli umani.

Per confermare l’ipotesi, il team di Wasserman avrebbe progettato un test “diabolicamente difficile”. I piccioni sono stati sottoposti ad alcuni stimoli visivi, ognuno diverso dal precedente. Tutte le volte che gli stimoli venivano associati alla categoria corretta, ai piccioni veniva dato un premio.

Nessuna logica avrebbe aiutato a dare la risposta esatta. Ma dopo alcuni tentativi, i piccioni avevano conquistato una percentuale di successo pari al 68%. «I piccioni sono come le migliori IA. Utilizzano un algoritmo biologico, donato dalla natura, mentre le IA ne usano uno artificiale, donato dagli umani», afferma Wasserman.

«Le persone sono impressionate dalle IA in grado di usare algoritmi di apprendimento come quelli dei piccioni, ma quando si parla di esseri umani o animali, tendiamo a non dargli credito poiché ritenuti rigidi e poco sofisticati».

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