Riforma dell’equo compenso, ecco le novità

Riforma dell’equo compenso, ecco le novità

È in fase di valutazione la riforma dell’equo compenso per i professionisti iscritti agli ordini (medici esclusi).

La proposta di riforma nasce dalla valutazione del progressivo peggioramento dei redditi dei professionisti nonostante la legge 172/2017 che ha introdotto l’equo compenso per gli avvocati (riferimento art. 13-bis della legge 247/2012).
Con la successiva legge di conversione, le disposizioni sono state estese a tutti i professionisti iscritti ad ordini e collegi.

IL MANCATO RISPETTO DELL’EQUO COMPENSO

Nonostante la spinta normativa, non si è visto alcun effetto concreto. Anzi, ancora oggi si assiste alla pubblicazione da parte della Pubblica Amministrazione di bandi che non prevedono alcun compenso.

È dunque necessario giungere a stabilire una retribuzione minima che sia sempre garantita, non solo per rispettare il lavoro di un’intera classe di professionisti ma anche a tutela di una figura, quella forense, che ha il fondamentale ruolo di salvaguardare la giustizia di un intero paese.

LA PROPOSTA DI RIFORMA

La proposta prevede che l’equo compenso venga stabilito in base non solo alla quantità di lavoro previsto dalla prestazione, ma anche dalla qualità.
Dovrebbero essere considerati, per esempio, il contenuto, le caratteristiche e anche l’eventuale continuità nel tempo della prestazione (in caso di attività che debbano essere ripetute).

Equo è dunque il compenso che, considerati questi elementi, risulta conforme ai parametri definiti dai decreti ministeriali adottati ai sensi dell’articolo 9 del D.L. 1/2012.

Viene inoltre arricchito l’elenco delle clausole vessatorie, cioè quelle clausole che rendono i contratti (soprattutto con la PA) particolarmente svantaggiosi per il professionista.

Tra le nuove aggiunte vi è la clausola che impone al professionista di rinunciare a un rimborso delle spese connesse alla prestazione professionale pattuita.

L’OSSERVATORIO NAZIONALE SULL’EQUO COMPENSO

A maggiore garanzia del rispetto dell’equo compenso, la proposta di riforma chiede l’istituzione di un Osservatorio nazionale sull’equo compenso presso il Ministero della Giustizia. L’Osservatorio sarà composto da un rappresentante per ciascuno dei Consigli nazionali degli ordini professionali e sarà presieduto dal Ministro della giustizia o da un delegato.

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