Piattaforma ODR, la soluzione alle controversie legate agli e-commerce

Piattaforma ODR, la soluzione alle controversie legate agli e-commerce

Si parla spesso di ADR, le Alternative Dispute Resolution, ma esistono anche le ODR, le Online Dispute Resolution.

Le ODR sono oggetto del Regolamento n. 524/2013 del 21 maggio 2013 del Parlamento Europeo. Sono procedure alternative che risolvono controversie tra imprese e consumatori in relazione all’acquisto di beni e servizi online.

Il Regolamento va a integrare la Direttiva UE 2013/11 sulle ADR.

LA PIATTAFORMA ODR EUROPEA

Le ODR si basano su una piattaforma online europea istituita e gestita direttamente dalla Commissione. È attiva dal 15 febbraio 2016.

Si tratta di un sito web multilingue attraverso il quale i consumatori possono presentare il proprio reclamo.
La procedura funziona in 3 step:
– il consumatore compila il modulo di reclamo online, descrivendo l’oggetto dello stesso;
– il reclamo viene presentato alla controparte che propone un organismo ADR per la risoluzione del problema;
– se il consumatore accetta la proposta sull’organismo ADR, la piattaforma trasferisce il reclamo a quest’ultimo. La gestione del caso sarà completamente online e si dovrà concludere entro 90 giorni.

L’articolo 14 del Regolamento (UE) n. 524/2013 indica che le imprese e i professionisti che si occupano di vendita di beni e servizi online debbano pubblicare sui propri siti web il link alla piattaforma ODR.

DATI SULLE ODR

L’ultimo rapporto della Commissione UE sulla piattaforma ODR risale al 2019 e raccoglie i dati del periodo febbraio 2017- febbraio 2018.

All’epoca la piattaforma ha registrato circa 5 milioni di visite, con una media di circa 2.700 reclami al mese, soprattutto verso:
compagnie aeree (13%),
– venditori di abbigliamento e calzature (11%),
– venditori di beni e servizi informatici (8%).

I principali oggetti delle controversie sono stati:
– la mancata consegna della merce acquistata (25%),
– la non conformità della merce rispetto all’ordine (15%),
– la difettosità della merce(12%).

Considerando la crescita degli e-commerce, soprattutto seguito delle limitazioni imposte dalla pandemia, è presumibile che la piattaforma ODR diventi uno strumento sempre più utilizzato.

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Il Parlamento Europeo ha deciso di adottare la procedura d’urgenza per giungere al più presto all’esame delle proposte della Commissione sul Certificato verde digitale, ovvero il passaporto vaccinale.

La volontà è quella di arrivare alla sua adozione entro l’estate per riprendere i viaggi e il turismo nonostante il perdurare della pandemia.

IL PASSAPORTO VACCINALE E IL PERICOLO DI DISCRIMINAZIONI

Nel passaporto vaccinale andranno inserite tutte le informazioni sullo stato di salute del proprietario:
– l’eventuale vaccinazione COVID-19 e con quale vaccino,
– l’eventuale risultato negativo di un recente test COVID-19,
– le eventuali precedenti infezioni da COVID-19.

In base a queste informazioni, al proprietario sarà concesso di spostarsi o meno.

Questo però potrebbe portare a discriminazioni: chi non potrà riceve il vaccino, per esempio i più giovani o certe categorie di malati, si vedrà privato per sempre della propria libertà di movimento?
L’idea del passaporto vaccinale deve dunque essere raffinata con interventi che riescano a bilanciare la sicurezza pubblica con le libertà individuali.

A tal proposito, pochi giorni fa il Il commissario europeo all’Industria Thierry Breton ha mostrato il prototipo del certificato in un’intervista a RTL, LCI e Le Figaro. Breton ha spiegato che arriverà entro un paio di mesi, sarà sia in formato cartaceo che digitale ma, soprattutto, sarà inizialmente facoltativo.

IL TURISMO DURANTE E DOPO IL COVID

Al di là di questi aspetti, il passaporto vaccinale sembra essere un elemento necessario per ridare vita al settore dei viaggi e del turismo, completamente bloccato dalla pandemia ma che incide per circa il 10% del PIL del Vecchio Continente.

Ovviamente, la mancanza di turismo sta intaccando anche tutte le attività economiche connesse, dai trasporti alla ristorazione, dal divertimento agli alloggi. Il danno economico e occupazionale è rilevante.

Gli eurodeputati spingono dunque perché tutti i paesi adottino misure condivise per tornare a far viaggiare i cittadini in sicurezza. Tra queste, oltre al passaporto vaccinale, anche i test prima delle partenze ed eventuali quarantene da considerare però come ultima spiaggia.
A ciò dovrebbe aggiungersi l’istituzione di un sigillo di certificazione igienica UE per assicurare ai viaggiatori che le aziende del settore turistico rispettino le misure di prevenzione e controllo sanitario.
Infine, va considerata la riduzione dell’IVA sui servizi connessi al turismo, come incentivo economico.

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Riforma del processo civile: pronta la commissione

La Ministra Cartabia ha incaricato una Commissione di elaborare una proposta di riforma del processo civile, da presentare entro il 23 aprile.

La riforma nasce dall’esigenza di adeguarsi alle richieste dell’Unione Europea, nell’ottica del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e dell’assegnazione delle risorse connesse al Recovery Fund.

I COMPONENTI DELLA COMMISSIONE

La riforma del processo civile sarà studiata da dieci esperti:

Francesco Paolo Luiso, Professore Ordinario di diritto processuale civile presso l’Università degli Studi di Pisa,
Filippo Danovi, vice capo dell’Ufficio Legislativo del Ministero della Giustizia,
Paolo Biavati e Antonio Carratta, processualcivilisti,
Paola Lucarelli, professoressa di diritto commerciale,
Alberto Giusti e Carmelo Sgroi, magistrati di Cassazione,
Sebastiana Ciardo, consigliere presso la Corte d’appello di Palermo,
Guido Romano, giudice del Tribunale delle imprese di Roma,
Monica Velletti, presidente di Sezione del Tribunale di Terni.

A questi andranno ad affiancarsi i membri di un comitato scientifico per lo svolgimento dei diversi compiti. Il comitato è composto da:

Severa Azzarello, avvocato presso il Foro di Roma,
Roberta Bardelle e Maria Cristina Contini, magistrati dell’Ufficio Legislativo del Ministero della Giustizia,
Giuliana Palumbo, dirigente del DOG.

OBIETTIVI DELLA PROPOSTA DI RIFORMA DEL PROCESSO CIVILE

Considerando le richieste dell’Europa e le modifiche normative avvenute nell’area del processo e della giustizia civile dal 2009 a oggi, è necessario fare il punto della situazione, individuare le criticità ed eventuali misure correttive.

L’obiettivo concreto è triplice:
ridurre i tempi dei processi,
– rafforzare il principio della ragionevole durata,
– migliorare l’efficenza dell’apparato amministrativo.

Nel decreto ministeriale del 12 marzo 2021 con cui il Min. Cartabia ha incaricato i lavori, si legge che nell’elaborare la proposta

“sarà necessario individuare in particolare tre direttrici di interventi tra loro complementari, che attengono alla dimensione di organizzazione e innovazione tecnologica, a quella di valorizzazione e impulso degli strumenti alternativi di risoluzione dei conflitti e alla dimensione endoprocessuale, nella verifica delle più rilevanti criticità della disciplina del processo civile ordinario e di ulteriori modelli processuali speciali”.

La proposta di riforma del processo civile dovrà poi nascere in considerazione del disegno di legge di riforma del processo civile all’esame della Commissione giustizia del Senato (A.S. 1662).

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Magistrati e social media, le linee guida del Consiglio di Presidenza della Giustizia Amministrativa

Esiste un vademecum, la “Delibera sull’uso dei mezzi di comunicazione elettronica e dei social media da parte dei magistrati amministrativi“, che spiega a questi ultimi quali siano i comportamenti da seguire quando si espongano al pubblico attraverso piattaforme come Facebook.

Le linee guida sono state elaborate dal Consiglio di Presidenza della Giustizia Amministrativa a partire da una riflessione: l’uso dei social da parte dei giudici amministrativi deve tenere conto di di un «bilanciamento tra le prerogative del singolo magistrato, sia nella propria funzione, sia come cittadino, ed i doveri connessi alla propria appartenenza istituzionale ed al proprio status».

CONTENUTO DELLA DELIBERA

Il vademecum sull’uso dei social da parte dei magistrati si articola in 10 punti:

1 Descrizione dell’ambito di applicazione
Le regole riguardano l’uso dei social network, non email o altre forme di corrispondenza privata in forma elettronica.

2 Diritto di utilizzare i social media nel rispetto della professione
Nell’uso dei social, i magistrati devono tenere come riferimento il rispetto dei codici etici e delle norme disciplinari; consapevolezza e senso di responsabilità sono le parole d’ordine.

3 Uso di pseudonimI
I magistrati che vogliano iscriversi a un social network possono evitare di usare il proprio nome reale, a patto che questo espediente non sia un modo per adottare condotte illecite.

4 Uso dei social
L’uso dei social deve avvenire nel rispetto della dignità, dell’integrità, dell’imparzialità e dell’indipendenza propria, della magistratura amministrativa e delle istituzioni che rappresentano.

5 Continenza espressiva
I magistrati devono esprimersi con un linguaggio adeguato e prudente, soprattutto considerando il rischio di perdita e diffusione dei contenuti pubblicati.

6  Divieto di comunicare con alcuni soggetti
Non è permesso ai magistrati comunicare tramite social con le parti e i loro rappresentanti; inoltre, vige il divieto di condividere con il pubblico informazioni sui casi trattati.

7 Divieto di pubblicità
I social non possono essere usati come mezzo pubblicitario di eventuali attività economiche extraistituzionali.

8 Amicizie e connessioni
I magistrati devo valutare chi accettare nella propria rete di contatti social nel rispetto dei principi di diligenza e precauzione.

9 Formazione
La formazione in materia social è un diritto e un dovere dei magistrati. Il Consiglio di Presidenza della Giustizia Amministrativa e l’Ufficio studi della Giustizia amministrativa dovranno prevedere iniziative di aggiornamento e formazione in materia.

10 Conoscenza delle impostazioni di privacy e sicurezza
L’uso dei social non può prescindere da una conoscenza adeguata delle impostazioni di sicurezza e privacy delle piattaforme; solo così i magistrati potranno essere consapevoli dei rischi e delle opportunità di questi mezzi di comunicazione, soprattutto quando si tratta di condividere dati personali particolari, come la geolocalizzazione.

Qui il testo completo della “Delibera sull’uso dei mezzi di comunicazione elettronica e dei social media da parte dei magistrati amministrativi“.

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Costo delle intercettazioni, il decreto interministeriale per la razionalizzazione

 

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Costo delle intercettazioni, il decreto interministeriale per la razionalizzazione

Le intercettazioni rappresentano il primo strumento di indagine in Italia, ma attualmente costano circa 200 milioni di euro all’anno. Certamente meglio dei 300 milioni spesi nel 2010, ma sempre una cifra decisamente alta.

Uno dei motivi dell’enorme spesa risiede nel fatto che ogni Procura ha un proprio listino prezzi di riferimento.

Per questo motivo, il Ministero della Giustizia, in collaborazione con il Ministero dell’Economia e della Finanza, ha presentato uno schema di decreto interministeriale per una razionalizzazione dei costi.

IL DECRETO INTERMINISTERIALE

La bozza del decreto per la gestione dei costi delle intercettazioni è stata presentata al Senato lo scorso 2 marzo 2021.
L’obiettivo è pareggiare le tariffe applicate dalle società esterne che effettuano le intercettazioni su mandato delle Procure della Repubblica.

L’idea di un listino prezzi unico non è però una novità. Già presente nella Riforma Orlando (Legge 103 del 2017), fu adottata solo per le intercettazioni via telefono e internet tramite le infrastrutture dei diversi operatori telefonici. Per trojan e microspie non si giunse a nessuna conclusione.

Ma quanto costa davvero un’intercettazione? Questi alcuni dei prezzi presenti nella bozza del decreto:

– intercettazioni telefoniche classiche, da 90 centesimi a 2,42 euro al giorno per bersaglio;
– tramite trojan su smartphone, da 30 euro a 120 euro;
– intercettazioni ambientali audio, fino a 34,75 euro al giorno.

LA RIFORMA DEI COSTI DELLE INTERCETTAZIONI

La riforma dei costi delle intercettazioni si basa su 3 passaggi:
1) definire quali tipologie di intercettazioni le Procure possono acquistare;
2) stabilire prezzi che non superino la media di quanto hanno pagato finora le 5 Procure che spendono di più in intercettazioni (Milano, Roma, Napoli, Palermo, Reggio Calabria);
3) fissare gli standard per la conservazione e la gestione dei dati sensibili da parte dei fornitori dei servizi.

Alcuni di fornitori che hanno visionato la bozza non ne sono però particolarmente soddisfatti. In particolare trovano che:
– la lista delle categorie di intercettazioni e dei servizi annessi sia incompleta o non perfettamente definita;
– i costi medi risultino “ottenuti assemblando prestazioni diverse ed eterogenee” portando a prezzi eccessivi per alcune prestazioni o riduttivi per altre;
– la custodia dei dati manchi ancora di chiarezza.

Ciò che preoccupa è l’effetto economico delle nuove tariffe. Se, da un lato, queste potrebbero portare alle Procure un risparmio di circa 10 milioni di euro all’anno, dall’altro, secondo Gian Paolo Fedrigo dell’Associazione Lawful Interception, per i fornitori potrebbero tradursi addirittura in un calo del 50% del fatturato.

[Fonti e approfondimenti: Wired – Il ministero della Giustizia deve decidere quanto pagare per le intercettazioni; Agenda Digitale – Intercettazioni, in arrivo decreto ministeriale sui costi, ma resta il nodo della conservazione]

 

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Ammissione al gratuito patrocino, da quando decorre?

 

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Ammissione al gratuito patrocino, da quando decorre?

Gli effetti dell’ammissione al gratuito patrocinio decorrono dal momento della domanda di ammissione o successivamente?

IL CASO

Un avvocato si rivolge al tribunale per ottenere la liquidazione del compenso dopo aver difeso un soggetto ammesso al gratuito patrocinio. Il Giudice monocratico decide di liquidare però solo la somma per l’attività di studio della pratica.

L’avvocato si oppone nel tentativo di ottenere la liquidazione anche delle somme per le attività di introduzione e istruzione della causa, ma la sua richiesta viene respinta. Il motivo è che il provvedimento di ammissione al gratuito patrocinio non era ancora stato adottato alla data dell’udienza.

A questo punto, l’avvocato ricorre in Cassazione portando un unico motivo: la violazione degli articoli 82 e 109 del Decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002, e la violazione dell’articolo 15 del Decreto Legislativo n. 150 del 2011, ai sensi dell’articolo 360 c.p.c.

Secondo l’avvocato, gli effetti dell’ammissione al gratuito patrocinio decorrono a partire dalla domanda, pertanto tutte le attività svolte da quel momento in poi devono essere retribuite.
Inoltre, il tribunale deve sempre verificare la data di presentazione della domanda, poiché l’articolo 15 del Decreto Legislativo n. 150 del 2011 non prevede una facoltà ma un obbligo del giudice di raccogliere tutte le informazioni e gli atti rilevanti ai fini della pronuncia.

La Cassazione accoglie il ricorso.

DECORRENZA DEL GRATUITO PATROCINIO

Ai sensi dell’articolo 109 D.P.R. 115/2002 gli effetti dell’ammissione al gratuito patrocinio decorrono dalla data in cui viene presentata la domanda.

Nell’ordinanza della Cassazione viene difatti spiegato che: 

“far risalire gli effetti della delibera di ammissione alla data della sua adozione finirebbe per pregiudicare illogicamente i diritti dell’istante per un fatto che non potrebbe essergli addebitato, facendo dipendere il diritto al beneficio del gratuito patrocinio dalla maggiore o minore durata dell’esame della richiesta da parte dell’Ordine professionale, in una fase su cui la parte (o il suo difensore) non ha alcuna possibilità di influire”

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Stato d’emergenza e giustizia, la lettera al Min. Cartabia

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Il Primo Presidente della Corte di Cassazione, il Procuratore Generale della Corte di Cassazione e il Presidente del CNF hanno inviato una lettera congiunta al Min. Cartabia con la quale chiedono le intenzioni a proposito del perdurare dello stato di emergenza.

STATO D’EMERGENZA E GIUSTIZIA

Il termine dello stato di emergenza è attualmente fissato al 30 aprile. Una data molto vicina. Così tanto da creare incertezza tra gli operatori della giustizia.

Viene chiesto dunque al Min. Cartabia di valutare l’eventuale proroga del termine, con tutto ciò che ne consegue, e di comunicare la decisione in tempi brevi e in modo chiaro.

Solo questo darà infatti la possibilità agli Uffici della Corte e della Procura Generale, nonché all’Avvocatura, di affrontare le inevitabili difficoltà organizzative.

IL TESTO DELLA LETTERA AL MIN. CARTABIA

“In data 16 marzi 2021 il Primo Presidente della Corte di Cassazione Pietro Curzio, il Procuratore Generale della Corte di Cassazione Giovanni Salvi e la Presidente del CNF Maria Masi, in ragione dell’aggravarsi della pandemia, con una lettera a firma congiunta, hanno sottoposto alla Ministra della Giustizia prof.ssa Marta Cartabia l’opportunità di valutare in tempi rapidi se il termine dello stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario, attualmente fissato al 20 aprile 2021, debba essere prorogato, e con esso l’attuale regime processuale operante per il giudizio di legittimità (artt. 23 e 24 del decreto-legge 28 ottobre 2020, n.137, convertito dalla legge n.176 del 18 dicembre 2020).

La richiesta è stata sottoposta alla Ministra della Giustizia per rappresentare l’oggettiva difficoltà organizzativa in cui si verrebbero a trovare gli Uffici della Corte e della Procura Generale nel perdurare di uno stato di incertezza sul punto, nonché le esigenze dell’Avvocatura di poter operare scelte difensive consapevoli.

Poiché sono stabilite modalità processuali diverse per la trattazione dei ricorsi di legittimità, a seconda che persista o meno lo stato di emergenza sanitaria, è auspicabile che sull’eventuale proroga vi sia una scelta chiara, in tempi brevi.

Tale esigenza è connessa ai tempi richiesti dagli Uffici della Corte di Cassazione per gli adempimenti di cancelleria, per le comunicazioni alle parti e per la gestione delle udienze e delle adunanze, e dalla Procura Generale per effettuare le proprie valutazioni e assumere le opportune conclusioni.”

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Eccessiva durata dei processi

Eccessiva durata dei processi: l’Europa condanna l’Italia

Uno dei mali principali della Giustizia italiana è l’eccessiva durata dei processi, che spesso si concludono con la prescrizione.

Ancora nel 2019 Gian Domenico Caiazza, presidente dell’Ucpi dichiarava:

«i processi che si concludono per prescrizione sono il 10% del totale. In questo 10%, quelli in cui la prescrizione matura prima della sentenza di primo grado sono il 70%».

E proprio a causa dell’eccessiva durata di un procedimento, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha condannato l’Italia.

IL CASO PETRELLA

Il 28 luglio 2001 Vincenzo Petrella, avvocato ed ex presidente della squadra di calcio Casertana, querela il quotidiano Il Corriere di Caserta dopo la pubblicazione di articoli in cui veniva accusato corruzione e frode.

Petrella si costituisce parte civile e chiede un risarcimento di circa cinque milioni di euro, ma non riesce a far valere i propri diritti poiché la causa rimane ferma per più di  5 anni presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Salerno, cadendo così in prescrizione.

Nel 2007 il giudice per le indagini preliminari di Salerno interrompe definitivamente il procedimento, togliendo a Petrella anche la possibilità di agire civilmente, in base alle disposizioni dell’articolo 79 c.p.c. secondo cui «la costituzione di parte civile può avvenire per l’udienza preliminare», fase in cui è però avvenuta la prescrizione.

ECCESSIVA DURATA DEI PROCESSI. LA CONDANNA DI STRASBURGO

Il caso arriva innanzi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che riconosce eccessiva la durata delle indagini preliminari, in totale violazione del requisito della ragionevole durata dei procedimenti.

La Corte evidenzia anche come Petrella non abbia neppure potuto ricorrere alla “Legge Pinto” per richiedere un’equo risarcimento per l’irragionevole durata del procedimento. Petrella dunque non ha avuto accesso ad alcuno strumento di diritto per contestare le tempistiche.

«A un attore non può essere richiesto di intentare una nuova azione in un tribunale civile, per gli stessi scopi della responsabilità civile, laddove il procedimento penale idoneo ad affrontare la domanda fosse scaduto per colpa delle autorità penali»

La Corte dunque ritiene siano stati violati l’articolo 6 (diritto ad un processo equo e all’accesso a un tribunale) e l’articolo 13 (diritto ad un ricorso effettivo) della CEDU, la Convenzione Europea per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle libertà fondamentali.

Pertanto, condanna l’Italia a risarcire Petrella della somma di 5.200€ per danni morali e 2.000€ per spese legali.

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programma di riforme Giustizia 2

Il programma di riforme del Min. Cartabia – giustizia penale e magistratura

Il programma di riforme presentato dal nuovo Guardasigilli si concentra anche sulla giustizia penale, sul ruolo della detenzione e sulla magistratura.

Vediamone alcuno dettagli.

IL PROCESSO PENALE

Il Min. Cartabia sottolinea l’importanza di affrontare il problema della durata eccessiva dei processi penali.

A tal proposito, i gruppi parlamentari hanno deciso di accantonare gli emendamenti sulla prescrizione in modo da non ostacolare le riforme necessarie.

I punti principali su cui si lavorare sono:

  • – la spinta al processo penale telematico (deposito telematico degli atti e notificazioni telematiche);
  • – la riforma delle indagini e dell’udienza preliminare;
  • – l’ampliamento dei riti alternativi;
  • – novità a livello organizzativo per rendere più fluido il dibattimento di primo grado, tutelando il diritto di difesa;
  • – il rafforzamento della presunzione di innocenza e del diritto di presenziare al processo attraverso una maggiore conformità alla Direttiva UE 2016/343;
  • – la revisione del Giudizio di appello, ripensando i criteri di accesso sempre nel rispetto dell’interesse all’impugnazione.

La Cartabia punta anche a una “deflazione sostanziale” attraverso:

  • interventi sui meccanismi di procedibilità;
  • un maggiore rilievo delle condotte riparatorie;
  • l’ampliamento di messa alla prova e non punibilità in caso di particolare tenuità del fatto.

IL RUOLO DELLA DETENZIONE

Il Ministro ha sottolineato l’importanza di superare “l’idea del carcere come unica effettiva risposta al reato”.
Le alternative sono:

  • – puntare su pene pecuniarie ove possibile;
  • – valorizzare misure sospensive e di probation;
  • – sostituire le detenzioni brevi con altre forme di pene;
  • – puntare su una giustizia ripartiva che permetta “alla vittima e all’autore del reato di partecipare attivamente […] alla risoluzione delle questioni risultanti dal reato con l’aiuto di un terzo imparziale”.

Al di là di ciò, nel programma di riforme della Giustizia non dovrebbero mancare azioni volte a migliorare la qualità delle pene detentive. In particolare, sarebbe opportuno rafforzare l’obiettivo rieducativo, data l’efficacia nel prevenire le recidive.

LOTTA ALLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA E ALLA CORRUZIONE

All’Italia è richiesto di adeguarsi alle richieste della Commissione Europea a proposito di:

  • – lotta alla criminalità organizzata e alle mafie, attraverso il posizionamento sul territorio di un “contingente di procuratori europei delegati” che assicurino la tutela penale degli interessi finanziari dell’Unione Europea;
  • – lotta alla corruzione, operando sui ritardi negli accertamenti giudiziali, sulla semplificazione e la trasparenza delle procedure nei contratti pubblici, su una migliore gestione dei conflitti di interesse e del potere delle lobby.

RIFORMA DEL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA E MAGISTRATURA ONORARIA

Nel programma di riforme della Giustizia del Min. Cartabia trovano spazio:
– la riconfigurazione del CSM, con la consapevole distinzione tra “pluralità” e “correnti”;
– una maggiore definizione della figura del giudice onorario, in attesa però di una prossima pronuncia della Corte Costituzionale che potrebbe portare nuovi elementi sul tavolo di discussione.

Prosegui leggendo l’articolo sulle riforme Cartabia in materia di giustizia civile, tributaria e ADR.

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Il programma di riforme del Min. Cartabia – giustizia civile, tributaria e ADR

Nel discorso rivolto alla Commissione Giustizia pochi giorni fa, il nuovo Ministro della Giustizia, Marta Cartabia, ha illustrato il programma di riforme sulle quali è importante lavorare per rimettere a nuovo l’intero sistema.

Ve ne offriamo di seguito una panoramica sintetica.

TEMPI DELLA GIUSTIZIA

La riduzione dei tempi della giustizia è la priorità per riottenere la fiducia dei cittadini e riattivare gli investimenti nel paese.

La Guardasigilli assicura che tempi più brevi non si ottengono necessariamente attraverso modifiche dei riti processuali. Più importante sarebbe invece la riorganizzazione della “macchina giudiziaria e amministrativa”, attraverso:

  • – l’Ufficio per il Processo composto da addetti alla classificazione dei casi, alle ricerche sui precedenti e sulla dottrina, alla stesura di bozze e a tutti quei compiti in supporto al magistrato durante la parte “conoscitiva” della causa;
  • – inserimento nelle cancellerie di personale con competenze tecniche diverse da quelle giuridiche, soprattutto legate alla digitalizzazione;
  • formazione in materie organizzative e gestionali dei magistrati destinati a funzioni direttive.

GIUSTIZIA CIVILE

ADR E MEDIAZIONE

Il programma di riforme di Cartabia passa per il rafforzamento delle ADR, le soluzioni alternative alle controversie. Secondo il Ministro, queste soluzioni non sono “alternative” al sistema giustizia, ma  complementari” e permetterebbero di alleggerire la mole di arretrati.

In particolare, la mediazione richiede un intervento normativo per:

  • – estendere l’ambito di applicazione;
  • – inserire incentivi processuali economici e fiscali per chi ne fa uso;
  • – introdurre una mediazione endoprocessuale, attraverso premi per quei giudici che ne fanno uso.

LA “GIUSTIZIA PREVENTIVA E CONSENSUALE”

La “giustizia preventiva e consensuale”sarà utile per gestire la probabile crescita dei contenziosi all’indomani dello sblocco dei licenziamenti e degli sfratti. Questo tipo di giustizia sarebbe utile per:

  • – rinegoziare i contratti per eccessiva onerosità sopravvenuta;
  • – il pagamento di somme di denaro;
  • – le crisi societarie;
  • – le relazione tra banche e clienti;
  • – le contestazioni di cittadini e imprese verso la pubblica amministrazione.

LA RIFORMA DEL PROCESSO CIVILE

Il processo civile necessita di essere velocizzato.

Una delle ipotesi è la possibilità di introdurre un nuovo rito semplificato, anche se il Min. Cartabia riconosce il rischio di rallentare ulteriormente la giustizia.

In ogni caso, è indispensabile favorire una maggiore sinteticità degli atti, pensare a dei filtri alle impugnazioni e sostenere la la funzione nomofilattica della Corte di Cassazione.

GIUSTIZIA TRIBUTARIA

La giustizia tributaria soffre anch’essa dei due grandi mali della giustizia italiana: l’enorme arretrato e l’eccessiva durata dei processi, soprattutto in Cassazione.

Insieme al Ministero dell’economia si sta già lavorando a una riforma della giustizia tributaria che rafforzi la professionalità e l’indipendenza dei giudici per far sì che la Cassazione possa esercitare senza ostacoli la propria funzione nomofilattica.

Prosegui leggendo l’articolo sulle riforme Cartabia in materia di giustizia penale e magistratura.

 

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Scadenze proroghe Giustizia e COVID: le tabelle riassuntive

 

Servicematica

Nel corso degli anni SM - Servicematica ha ottenuto le certificazioni ISO 9001:2015 e ISO 27001:2013.
Inoltre è anche Responsabile della protezione dei dati (RDP - DPO) secondo l'art. 37 del Regolamento (UE) 2016/679. SM - Servicematica offre la conservazione digitale con certificazione AGID (Agenzia per l'Italia Digitale).

Iso 27017
Iso 27018
Iso 9001
Iso 27001
Iso 27003
Agid
RDP DPO
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