Interruzione supporto esteso Windows10, Office 2016-2019, Exchange Server, Project e Visio.

Dal 14 ottobre 2025 Microsoft ha terminato il supporto esteso per Windows 10 e le versioni 2016 e 2019 di Microsoft Office, Exchange Server, Project e Visio.

Nonostante il software continui a funzionare, non riceverà più aggiornamenti di sicurezza e assistenza tecnica. La migrazione a soluzioni più recenti, come Windows 11 o Microsoft 365, è raccomandata per mantenere la sicurezza dei dati.

Cosa significa la fine del supporto:

  • Niente più aggiornamenti di sicurezza: Windows 10 e le versioni non più supportate di Office 2016/2019 non riceveranno più patch per correggere nuove vulnerabilità.
  • Assistenza tecnica non disponibile: Il supporto tecnico di Microsoft per questi prodotti non è più fornito.
  • Funzionalità continua: Il software continuerà a funzionare, ma l’esposizione a rischi di sicurezza aumenta progressivamente.

Cosa fare per rimanere protetti:

  • Dotatevi di un buon antivirus
  • Aggiornare Windows: Se il PC è idoneo, è possibile aggiornare a Windows 11 tramite le impostazioni di sistema.
  • Migrare a Microsoft 365: Per Office, è consigliabile passare a Microsoft 365 per continuare a ricevere aggiornamenti di sicurezza e nuove funzionalità.
  • Acquistare aggiornamenti di sicurezza estesi (ESU): Microsoft offre aggiornamenti a pagamento per un periodo limitato anche per i privati che non possono aggiornare subito il sistema operativo.

Per ogni dubbio o aiuto, potete affidarvi a noi e alla nostra assistenza tecnica. Potete anche richiederci l’acquisto di un pc creato appositamente per le vostre esigenze.


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Credito in ripresa, ma non per tutti: le banche tornano a finanziare le imprese, le piccole restano indietro

Se per 28 mesi consecutivi[1] abbiamo assistito a una caduta verticale degli impieghi bancari alle imprese, dall’inizio dell’estate c’è stata la tanto attesa inversione di tendenza. Negli ultimi quattro mesi (giugno-settembre[2]), i prestiti sono tornati ad aumentare e, rispetto all’inizio di quest’anno, lo stock erogato alle attività economiche è cresciuto di quasi 5,5 miliardi di euro, raggiungendo in termini complessivi la quota di 647 miliardi; ben 5,5 miliardi in più del dato riferito al 31 dicembre 2024. La segnalazione giunge dall’Ufficio studi della CGIA.

Tuttavia, non tutte le imprese hanno beneficiato di questa ritrovata disponibilità delle banche a prestare liquidità al sistema economico. Nei primi sette mesi del 2025, infatti, alle attività con più di 20 addetti la variazione è stata positiva e pari all’1,5 per cento (+8,2 miliardi di euro), mentre alle aziende con meno di 20 addetti l’incremento è stato negativo e pari al 2,8 per cento (-2,7 miliardi). Se ai più la cosa può sembrare insignificante, ricordiamo che in realtà non lo è per niente. Nel nostro Paese, infatti, le aziende con meno di 20 addetti costituiscono il 98 per cento del totale e vi trova lavoro, al netto dei dipendenti della Pubblica Amministrazione, quasi il 55 per cento degli italiani.

Purtroppo da qualche anno molte banche hanno deciso di  “sacrificare” i prestiti più complicati: ovvero quelli da erogare alle piccolissime imprese che, rispetto alle realtà di dimensione maggiore, presentano costi di istruttoria relativamente più elevati e una gestione amministrativa molto più complessa.

Non solo. I processi di aggregazione che hanno interessato il settore bancario negli ultimi vent’anni hanno generato molte preoccupazioni riguardo alla possibilità che gli istituti di maggiori dimensioni e con minore radicamento territoriale possano mostrare un interesse ridotto verso le piccole imprese. Tale scenario è attribuibile al fatto che le fusioni hanno provocato un’eccessiva concentrazione del rischio creditizio, determinando conseguentemente una contrazione dell’erogazione del credito.

Nonostante queste criticità, nessuno può affermare che le banche non rivestono più un ruolo fondamentale nel panorama economico del nostro Paese. Anzi. Continuano a svolgere una funzione essenziale nel supportare il nostro tessuto produttivo, che ha bisogno di liquidità per crescere e prosperare. Il loro contributo è fondamentale, soprattutto per il futuro di tanti artigiani e altrettanti piccoli imprenditori, i quali solo con un adeguato accesso al credito possono continuare a far vivere le proprie attività, creare nuovi posti di lavoro e valorizzare ulteriormente i prodotti del nostro Made in Italy. Noti nel mondo per la loro eccellenza, qualità, design e tradizione.

E se dallo scorso mese di giugno gli istituti di credito hanno ricominciato a dare liquidità al sistema delle imprese, tornando così a rischiare assieme a loro, vuol dire che si sono create le condizioni di stabilità e di fiducia che negli ultimi anni erano venute meno. Evidenziamo, ad esempio, che le sofferenze bancarie sono in forte calo e la riduzione del tasso di interesse praticato dalla Banca Centrale Europea ha creato un quadro generale più “favorevole” per i debitori.

Per metà delle province italiane è ancora credit crunch

Tra il 31 dicembre del 2024 e la fine dello scorso mese di luglio, quasi la metà delle province italiane non ha ancora visto aumentare i prestiti bancari alle imprese. Le situazioni più difficili permangono a Imperia e Prato che hanno registrato una diminuzione in valore percentuale dell’ammontare del credito alle imprese entrambe del 5,6 per cento. Seguono Vercelli con il -5,7 per cento (pari a -81,6 milioni di euro) e Avellino con il -5,8 per cento (-109 milioni). Tra le realtà più virtuose, invece, segnaliamo Aosta che guida questa particolare graduatoria nazionale con un aumento del 18,3 per cento (+284,6 milioni di euro). Subito dopo scorgiamo Trieste con il +12,8 per cento (+383,5 milioni) e Oristano con il +9,2 per cento (+65,7 milioni). Tra le grandi aree economico/produttive del Paese spicca il +4,1 per cento di Roma (+2,3 miliardi) che occupa l’8° posto, il +3,4 per cento di Bergamo (+530 milioni) che si colloca al 16° posto, il +2,6 per cento di Firenze (+329,2 milioni) che si piazza al 22° posto e il +2,2 per cento di Milano (+2,3 miliardi) che si posiziona al 28° posto.

Tra le regioni preoccupa il trend negativo del Veneto

Sempre tra il 31 dicembre del 2024 e il 31 luglio scorso, a livello regionale spicca la contrazione degli impieghi registrata in Veneto. Una caduta verticale che dura ininterrottamente dal 2011. In questi ultimi 7 mesi monitorati dalla CGIA, le banche hanno decurtato alle imprese 868 milioni di euro (-1,4 per cento) di prestiti. Purtroppo, la “scomparsa” di Antonveneta (2013), di Veneto Banca, della Banca Popolare di Vicenza e del Banco Popolare (queste ultime tre tutte nel 2017) continuano a produrre effetti negativi ancora adesso. Male anche l’Umbria (-1,4 per cento pari a -125 milioni di euro) e, in particolare, il Molise (-2,1 per cento pari a -28 milioni).

[1] Da febbraio 2023 fino a maggio 2025.

[2] Ultimo mese per cui i dati dell’Associazione Bancaria Italiana sono disponibili.


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Nuova Assemblea OCF: l’Avvocatura si rinnova per guidare il futuro digitale della giustizia

Nel corso del XXXVI Congresso Nazionale Forense, dal titolo “L’Avvocato nel futuro. Pensare da legale, agire in digitale”, sono stati proclamati i nuovi componenti dell’Assemblea dell’Organismo Congressuale Forense (OCF), che resterà in carica per il triennio 2025-2028.

L’elezione dei 55 rappresentanti dell’Avvocatura italiana, provenienti da tutti i distretti di Corte d’Appello, conferma la centralità dell’OCF come sede di confronto unitario della categoria e di elaborazione politica sui temi della giustizia e della professione.

Il Presidente del CNF Francesco Greco ha ringraziato l’Assemblea uscente per il lavoro svolto, ed ha rivolto i migliori auguri ai nuovi componenti.

«Il Congresso di Torino – ha dichiarato il coordinatore uscente Mario Scialla – ha rappresentato un passaggio fondamentale per la vita democratica dell’Avvocatura. L’Organismo Congressuale Forense nasce proprio dal Congresso e ne esprime la continuità: luogo di pluralismo, ma anche di responsabilità comune nel difendere i diritti e rafforzare il ruolo sociale dell’avvocato. L’auspicio è che la nuova Assemblea possa proseguire questo cammino con la stessa coralità che ha contraddistinto il mandato uscente».

La nuova Assemblea sarà chiamata a eleggere, nelle prossime settimane, l’Ufficio di Coordinamento, che guiderà l’Organismo nella prossima fase di attività, in un contesto in cui l’Avvocatura è chiamata a confrontarsi con le sfide dell’innovazione digitale, dell’accesso alla giustizia e della sostenibilità del sistema forense.

La composizione rispecchia la rappresentanza territoriale e associativa dell’intera Avvocatura, con un equilibrio tra componenti riconfermati e nuovi ingressi, tra cui numerose giovani professioniste e professionisti che testimoniano il rinnovamento in atto nella categoria.

……..

Di seguito la lista dei componenti

Componenti dell’Assemblea OCF 2025–2028

(proclamati a Torino il 18 ottobre 2025)

ANCONA – Andrea Necchi
BARI – Nicola Dammacco, Stefano Pio Foglia
BOLOGNA – Luca Massari, Paolo Rossi, Giovanni Tarquini
BRESCIA – Silvia Viardi
CAGLIARI – Vito Cofano, Gianluigi Perra
CALTANISSETTA – Giuseppe Milano
CAMPOBASSO – Roberta Moscardino
CATANIA – Carmelo Bentrovato, Antonino Guido Distefano
CATANZARO – Francesco Calvelli, Mario Pace
FIRENZE – Alessandra Joseph, Paolo Oliva
GENOVA – Andrea Corrado
L’AQUILA – Federico Squartecchia
LECCE – Vincenzo Caprioli, Fedele Moretti
MESSINA – Andrea Pirri
MILANO – Elisabetta Brusa, Valentina Masi, Alessandro Mazzone, Vincenzo Spezziga, Benedetto Tusa, Francesca Maria Zanasi
NAPOLI – Giovanni Barile, Loredana Capocelli, Lidia Caso, Antonio Famiglietti, Ottavio Pannone, Nicoletta Ranieri
PALERMO – Giuseppe Muffoletto, Giuseppe Siino
PERUGIA – Ermes Farinazzo
POTENZA – Mariangela Spinella
REGGIO CALABRIA – Carlo Morace
ROMA – Stefano Armati, Alessandro Bianchini, Carla Canale, Massimiliano Cesali, Pietro Di Tosto, Mary Dominici, Elisabetta Rampelli
SALERNO – William Nocera
TORINO – Danilo Cerrato, Emiliana Olivieri, Paolo Ponzio
TRENTO – Andrea Gnecchi
TRIESTE – Igor Visentin
VENEZIA – Paolo Bogoni, Laura Massaro, Erminio Mazzucco


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Torino chiude, l’Avvocatura riparte: dal Congresso Forense le sfide per una giustizia davvero umana e digitale

Torino, 18 ottobre – Si concludono i lavori del XXXVI Congresso Nazionale Forense di Torino che hanno visto partecipare circa 2500 tra delegati e congressisti in una tre giorni di confronto sull’IA e i suoi impatti sulla professione forense, sulla riforma professionale e della Giustizia, con ospiti istituzionali – nazionali e locali –, politici e dell’Accademia.

Appuntamento al prossimo Congresso Nazionale Forense, nel 2028 a Milano.

La mattinata si è aperta con il rinnovo dei componenti dell’Organismo Congressuale Forense – OCF: sono stati eletti i 55 nuovi componenti (qui la lista completa: https://www.organismocongressualeforense.news/comunicati-stampa/proclamati-i-componenti-della-nuova-assemblea-dellorganismo-congressuale-forense-per-il-triennio-2025-2028/). Quindi il turno delle mozioni da parte dell’Assemblea (di seguito la scheda).

A fine votazioni il presidente del CNF Francesco Greco è salito sul palco per chiudere i lavori. “Desidero ringraziare i delegati, tutti i componenti della commissione mozioni, grazie alla presidente Grabbi, all’Ordine di Torino, a tutti gli avvocati piemontesi e a tutti voi che siete stati qui. Sono stati tre giorni di analisi e proposte, il prossimo appuntamento è al Congresso Nazionale Forense del 2028 a Milano”, ha detto passando poi la parola alla presidente del COA di Torino Simona Grabbi che ha aggiunto: “Mi unisco ai ringraziamenti, spero vi siate sentiti nel posto giusto. Per noi è stata un’occasione stupenda, porterò sempre con me il ricordo della consegna della toga di Fulvio Croce, anche per questo spero che questo Congresso sarà indimenticabile per ognuno di voi”.

La scheda sulla mozioni (nei prossimi giorni sul sito del congresso i testi delle mozioni approvate).

Sui temi congressuali, la platea è intervenuta su AI, governance, etica e formazione per dotare l’Avvocatura degli strumenti per governare l’innovazione, anziché subirla, e per stabilire un principio irrinunciabile: la parità di accesso tecnologico per tutti gli avvocati, adottando misure di sostegno per colmare il divario digitale tra i professionisti. Sull’utilizzo dell’IA, pur con ambiti applicativi diversi (fiscale, PA, processo), si converge su un obiettivo comune: garantire trasparenza, controllo umano e tutela del diritto di difesa nell’uso dell’intelligenza artificiale da parte delle istituzioni pubbliche. Si esige: l’obbligo per il giudice di motivare e dichiarare l’uso dell’IA, pena la nullità del provvedimento; il diritto della difesa di conoscere e contestare gli algoritmi e l’istituzione di un Registro Pubblico degli Algoritmi e di un’Authority indipendente; la richiesta di ispezioni ministeriali per far emergere prassi non trasparenti; la garanzia della massima verificabilità (auditability) dei sistemi, assicurando la partecipazione dell’Avvocatura alla loro regolamentazione. Si tratta di un presidio fondamentale per una giustizia che resti umana e verificabile. 

Sulla Cartabia passa una mozione generale che ne chiede l’abrogazione per il processo civile, in subordine si prevedono delle mozioni che richiedono dei correttivi sugli aspetti più controversi. Due le proposte: da un lato, la limitazione dell’abuso della trattazione scritta per ripristinare i principi di oralità e immediatezza; dall’altro, la revisione radicale dell’impianto delle memorie 171-ter c.p.c., chiedendo il superamento del contestato meccanismo “a ritroso” e delle verifiche preliminari senza contraddittorio, includendo anche correttivi sulle memorie nel rito semplificato e prevedendo la scadenza del termine decadenziale per il convenuto con riferimento alla prima udienza “effettiva”. Una modifica strutturale del rito di cognizione.

Si chiedono modifiche alla Cartabia anche nel penalel’abrogazione di fasi processuali superflue come l’udienza pre-dibattimentale, il ripristino dei precedenti termini per la costituzione di parte civile, la revisione delle norme sull’assenza dell’imputato e sul mandato a impugnare del difensore d’ufficio, l’ampliamento dei termini per l’impugnazione e la possibilità di accedere a riti alternativi in caso di riqualificazione del fatto.

Sul principio di oralità e contraddittorio nel processo penale l’indicazione è quella di difendere i principi cardine dell’oralità e dell’immediatezza, messi a rischio da riforme orientate alla “cartolarizzazione” del processo penale. Per ripristinare l’oralità come regola nei giudizi di Appello e Cassazione e per subordinare la partecipazione in videoconferenza al consenso di difensore e imputato, garantendo che la tecnologia resti uno strumento al servizio dei diritti e non un surrogato del giusto processo.

Sul piano delle garanzie difensive e del segreto professionalele proposte mirano a tutelare in modo rafforzato il segreto professionale e le comunicazioni tra avvocato e assistito nell’era digitale; a garantire il diritto al primo contatto immediato tra difensore d’ufficio e indagato; a estendere le garanzie difensive anche nei procedimenti della Procura Europea.

Sul processo penale telematico si denunciano le gravi disfunzioni che ledono il diritto di difesa. Si chiedono interventi urgenti per l’abrogazione dell’“atto abilitante”, un accesso pieno, gratuito, immediato e completo al fascicolo telematico, potenziando il Portale Depositi Penali per garantire la consultazione di tutti i fascicoli nei quali è difensore, un sistema di deposito affidabile e il superamento delle criticità di accesso fisico alle cancellerie. Si richiedono correttivi specifici per il portale, come una casella per “atti generici” e l’allineamento con il TIAP, la revisione dei diritti di copia e la digitalizzazione del sistema penitenziario, incluso il fascicolo del detenuto.

Quindi, una più generale unificazione e semplificazione del processo telematico per rispondere a un’esigenza non più rinviabile: superare la frammentazione e l’inefficienza dei processi telematici e per la creazione di una piattaforma e un portale nazionale unico con standard omogenei; l’aumento della capacità di deposito nel processo tributario; il definitivo superamento del “federalismo giudiziario” che genera prassi difformi e incertezza.

Sull’avvocato nel processo e nelle attività non giudiziali, la richiesta è di una riforma strutturale della giustizia di prossimità (GdP). Si converge su un obiettivo urgente: riformare la Giustizia di Pace per evitarne il collasso. Due le indicazioni: da un lato l’abrogazione dell’insostenibile ampliamento delle competenze e il ripristino della precedente competenza per valore, nonché il ritorno all’atto di citazione; dall’altro, potenziare le risorse e rafforzare la centralità del ruolo dell’avvocato, con richieste immediate di aumento degli organici anche tramite l’impiego di personale ministeriale, l’adeguamento delle infrastrutture, il passaggio alla gestione ministeriale degli uffici più in difficoltà, il finanziamento tramite contributo unificato, l’adeguamento dei compensi professionali e la limitazione dell’abuso delle note scritte per ripristinare l’oralità.

Si punta alla riforma organica del patrocinio a spese dello stato per l’estensione del campo di applicazione alle ADR, inclusa specificamente la negoziazione assistita in materia di famiglia, alle procedure di sovraindebitamento e all’attività stragiudiziale; di offrire tutela rafforzata alle vittime di violenza e istituire elenchi specializzati per l’immigrazione; semplificare le procedure di liquidazione, garantendo pagamenti tempestivi e certi, compensi armonizzati, liquidazione diretta da parte del cancelliere ed eliminando la competenza provvisoria dei COA.

Altro nodo la Riforma del processo di famiglia e la tutela del minore puntando sulla qualificazione e il ruolo del Curatore Speciale del Minore, definendone poteri, elenchi, formazione e disciplinando in modo organico requisiti e parametri per i compensi; tutelando le garanzie nell’ascolto del minore, con la presenza di esperti e difensori e correttivi procedurali, come l’udienza filtro, la riforma dei termini a ritroso, la conferma del Tribunale Unico, la gestione dei provvedimenti urgenti, l’accesso al fascicolo telematico del T.M., la gestione della nomina del CSM in corso di causa, la definizione del ruolo dei servizi sociali e l’istituzione di una piattaforma di monitoraggio sugli ausiliari.

Arbitrato e arbitrato famiglia: per dare impulso a un rafforzamento strutturale dell’istituto, con l’attribuzione agli arbitri di nuovi poteri come l’emissione di decreti ingiuntivi, la rimozione di incompatibilità che limitano l’accesso dei professionisti alla funzione arbitrale, e l’introduzione dell’arbitrato in nuovi ambiti, come la crisi familiare e le controversie davanti al Giudice di Pace.

Quindi un pacchetto di incentivi fiscali organici per l’arbitrato, la mediazione, e le ADR in generale, estendendo le agevolazioni anche agli avvocati che assistono le parti e per ottenere la revisione dei costi, in particolare abrogando gli aumenti recenti per la mediazione.

Non solo, anche rafforzare l’istituto della mediazione, con semplificazioni procedurali (calcolo indennità, sospensione feriale), potenziamento della professionalità e indipendenza dei mediatori, riconoscimento di poteri certificativi e garanzie di accessibilità per i soggetti vulnerabili.

Altro tassello importante sul piano della semplificazione: potenziamento della negoziazione assistita in materia di lavoro (eliminazione convenzione preventiva, riduzione termini minimi), estensione dell’accesso al PSS per le procedure familiari, riconoscimento di effetti giuridici più forti agli accordi (trascrizione per casa familiare, effetti traslativi per immobili) e flessibilità procedurale (possibilità di nominare un unico avvocato, estensione dei termini).

Inoltre interventi per la tutela della dignità della professione e l’equilibrio tra vita e lavorotutele penali per il difensore, con il reato di oltraggio all’avvocato; l’introduzione e l’estensione dell’istituto del legittimo impedimento a tutti i processi, inclusi quello civile, amministrativo e tributario; il ripristino della sospensione feriale al periodo tradizionale e la sua estensione alle festività natalizie e al deposito delle sentenze penali; la promozione delle pari opportunità, con asili nido negli uffici giudiziari e la parità di genere nei collegi giudicanti.

Per la riduzione degli oneri fiscali e la tutela del compenso, si chiede la revisione del Contributo Unificato, l’eliminazione di altri oneri come i costi del PagoPA, l’anticipo per la registrazione in Cassazione e la deducibilità delle spese legali. Si vuole inoltre tutelare il compenso con il riconoscimento obbligatorio delle spese stragiudiziali in ambito RCA, la liquidazione delle spese alla parte offesa, l’estensione dell’efficacia di titolo esecutivo al parere di congruità del COA e la possibilità di inserire il costo di registrazione nel precetto, rimuovendo ogni sanzione economica all’esercizio della difesa.

Impegno forte sempre sulle semplificazioni ma procedurali per l’operatività quotidiana dell’avvocato nel processo civile, rimuovendo oneri e sanzioni, per l’eliminazione di oneri di notifica a carico del difensore ora superabili grazie alla tecnologia ed al rinnovato quadro normativo sulle notificazioni telematiche e l’introduzione della possibilità di utilizzare elementi di legal design nella redazione degli atti. Si aggiungono: l’impugnazione autonoma dei capi di condanna alle spese legali, l’abrogazione della condanna alla Cassa delle Ammende ex art. 96.4 c.p.c..

Sull’efficienza delle esecuzioni civili, prevedere più poteri all’avvocato e tra le altre questioni si chiede l’attribuzione della facoltà di notificare in proprio gli atti di pignoramento, gli atti all’estero, di accedere direttamente alle banche dati ex art. 492-bis c.p., ed estendere le tutele sul “minimo vitale” ai lavoratori autonomi. Ma anche includere correttivi procedurali per evitare iscrizioni a ruolo “al buio”, rimuovere il pignoramento presso terzi e l’obbligo di deposito dell’avviso di avvenuta iscrizione a ruolo entro la data di udienza indicata nell’atto di pignoramento spostandolo alla data effettiva di udienza, semplificare le iscrizioni a ruolo e le notifiche, rivedere i termini per la ricerca dei beni e definire più equamente i compensi degli ausiliari.

In un settore innovativo come quello della giustizia riparativa si chiede di prevedere un onorario specifico per l’attività del difensore e l’ammissione al PSS per la vittima e di rivedere le incompatibilità per i mediatori penali, favorendo l’accesso dei giovani avvocati a questo nuovo ambito professionale.

Per quanto riguarda l’amministrazione di sostegno si intende prevedere interventi coordinati su formazione obbligatoria, definizione di un compenso equo, anche tramite estensione del PSS e parametri uniformi e garanzie procedurali, come il pieno accesso al fascicolo telematico.

Altra priorità l’ampliamento delle competenze e trasparenza degli incarichi. Si propone di espandere il ruolo dell’avvocato in nuovi ambiti e riformare le giurisdizioni specializzate, come le sezioni in materia d’impresa, la difesa tecnica obbligatoria in procedimenti di crisi d’impresa, amministrativi e di volontaria giurisdizione, la gestione dei testamenti digitali e la promozione di un codice del lavoro. Allo stesso tempo, si vuole garantire trasparenza e pari opportunità, con la rotazione obbligatoria per gli incarichi giudiziari, la pubblicazione dei dati dei magistrati e la rimozione delle barriere all’accesso per i giovani avvocati agli incarichi pubblici.

Si punta quindi all’ampliamento delle competenze e nuovi ambiti di consulenza in settori specifici e innovativi: dal mondo digitale con la consulenza in materia di proprietà industrialee-sport ed eredità digitale, al settore aziendale con le competenze nei processi di certificazione, nella normazione tecnica e nelle procedure di crisi e insolvenza. Inoltre in ambiti di alta rilevanza sociale come lo statuto delle fragilità, la prevenzione della violenza di genere, la tutela dei diritti umani, fino a includere l’espansione in materia di arbitrati, l’adeguamento dei compensi per custodi e delegati e la revisione di incompatibilità come quella con l’intermediazione immobiliare.

Tra le mozioni singole quelle relative a: rinvio pregiudiziale Corte EDU; perentorietà dei termini per i magistrati con annessa responsabilità disciplinare per i suddetti;  regolamentazione del Fondo Unico di Giustizia; Patrocinio Cassazione tributario;  deducibilità forfettaria per IAuffici giudiziari insularirafforzare le garanzie procedurali dell’ascolto del minore; introdurre il contrassegno digitale così da eliminare un onere burocratico diffuso come le attestazioni di conformità; quindi definizione di protocolli, best practice e formazione per la gestione della prova digitale in sé, un tema che impatta ogni tipo di processo.


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Avvocatura unita al Congresso Forense di Torino: “Dall’intelligenza artificiale all’oralità del processo, il diritto resta umano”

Torino, 17 ottobre – I lavori della seconda giornata del XXXVI Congresso Nazionale Forense di Torino, fino a domani al Lingotto, sono proseguito con l’intervento delle Associazioni forensi in un dialogo moderato da Errico Novi, vice direttore de Il Dubbio.

Isabella Stoppani, presidente ANAI, sull’IA. “È un peccato che l’attuale riforma della giustizia non abbia compreso l’inserimento dell’avvocato in Costituzione, tema che credo sia sempre più urgente anche in relazione all’IA: la tutela dei diritti, dei cittadini davanti a una rivoluzione estremamente complessa passa anche dal riconoscimento dell’obbligarietà della difesa inserito in Costituzione. Sull’IA ricordo il pericolo sulla tutela dei dati e sull’obbligo da parte degli avvocati di rispettare il dovere di segretezza, questi strumenti vanno usati con particolare attenzione e cautela. Siamo la culla della civiltà giuridica e l’uso dell’IA, la tendenza a preoccuparsi solo del precedente, il compito della Cassazione di nomofiliachia non può modificare completamente la nostra civiltà giuridica, quindi il tentativo di usare sempre più la tecnologia può trasformare la capacità dell’avvocato di contribuire alla tutela dei diritti”.

Elisa Demma, presidente del Movimento Forense, ha sottolineato gli sforzi per portare a termine la legge professionale. “La legge professionale non è più una richiesta dell’Avvocatura italiana alle Istituzioni, è attuazione. È una realtà che abbiamo compiuto con sforzo, uniti pur nelle diversità. Sarebbe stata un’utopia pensare di uscire tutti vincitori, la legge professionale è frutto di concertazione e programmazione, la spina dorsale dell’Avvocatura. Ma non è la soluzione a tutte le sue problematiche. Le oltre 240 mozioni che saranno votate rappresentano il vero successo di questo Congresso, rispecchiano tutte le problematiche dell’Avvocatura italiana e saranno sottoposte al voto affinché il futuro Organismo Congressuale Forense, a cui aspetta un compito ancora più gravoso, possa nuovamente compiere il suo mandato”.

Giampaolo Di Marco, segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense, sull’IA: “Siamo la professione che con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale riesce a distinguere dal punto di vista epistemologico il calcolatore lessicale dalla verità del contenuto. Ecco, ci dovremmo collocare esattamente nel mezzo, cioè prima di quella verità del contenuto, perché il più delle volte ciò che sta accadendo è che noi attribuiamo la decisione, deleghiamo una determinata funzione a un calcolatore lessicale su base probabilistica, ma in realtà ci accorgiamo che poi ne avalliamo il contenuto. La nostra scienza si deve collocare qui in mezzo, cioè fare in modo che quella verità del contenuto sia quella più rispondente alla nostra funzione giurisdizionale ed anche extra giurisdizionale e credo che la legge professionale ne debba prendere atto. Le mozioni che abbiamo presentato come ANF si muovono su questo crinale e anche quelle delle altre associazioni, ovvero creare nuovi momenti di riflessione critica e intellettuale dell’Avvocatura”.

Carlo Foglieni, presidente AIGA, rivendica le battaglie dell’Associazione come quelle previdenziali: “L’AIGA ha dato il proprio contributo al nuovo regolamento della previdenza forense, la riduzione dei minimi alla metà e il riconoscimento di un anno di anzianità sono nostre battaglie”. Sull’attualità: “Sulla cancellazione della Cartabia attenzione perché nel momento in cui si va a cambiare nuovamente un sistema si rischia poi di dover riprendere tutto da capo, ma sicuramente qualche correttivo va fatto, a partire dal giudice pace. Sulla separazione delle carriere, finalmente stiamo andando nella direzione giusta. Come AIGA abbiamo presentato un manifesto in 10 punti per i motivi del sì e qui raccolgo l’invito del presidente Maschio, se trattiamo il tema della separazione del carriere come un tema politico, probabilmente non riusciremo a portare il nostro contributo”.

Quindi è venuto il turno delle Associazioni specialistiche e del loro Coordinamento nazionale che riunisce AGI, AIAF, AMI, CAMERA DEGLI AVVOCATI INTERNAZIONALISTI, CAMMINO, UIA, ONDIF, SIAA, UNCM, UNAM, UNCC, UNCAT, UNAA, UFTDU, UAE, UCPI.

Francesco Petrelli, presidente dell’Unione Camere Penali Italiane. “Siamo qui perché crediamo sia in questo momento necessario unire tutta l’Avvocatura: nel momento in cui è messa in campo una riforma costituzionale della giustizia così importante qual è quella della separazione delle carriere, viene meno ogni distinzione professionale tra civilisti, amministrativisti e penalisti, viene meno anche quella distinzione dei riti che inevitabilmente rende diverso nell’agire quotidiano il nostro intervento a tutela dei diritti dei nostri assistiti. Quando al centro di una riforma costituzionale vi è quella figura del giudice che deve essere terzo davanti alle parti, un giudice indipendente davanti alla politica e autorevole dinnanzi all’opinione pubblica, credo che allora siamo qui, oltre che come avvocati, anche come cittadini chiamati a esprimere la nostra volontà con lo strumento più bello che la democrazia ci offre, il referendum confermativo. Dobbiamo riconoscere una legge giusta a prescindere da chi la propone”.

Tatiana Biagioni, presidente AGI – Avvocati Giuslavoristi Italiani. “Non sono qui in qualità di presidente di un’associazione, ma per parlare di un nuova realtà politica forense, il Coordinamento nazionale delle Associazioni Specialistiche. Abbiamo fatto questo passo importante, riunito tutte le associazioni specialistiche per aprire un dialogo ancora più forte con CNF, Consigli dell’Ordine, Parlamento perché vogliamo essere una voce unitaria chiara e propositiva al servizio dell’Avvocatura. Siamo convinti che sia fondamentale per noi diffondere cultura, promuovere formazioni continue multidisciplinari e la specializzazione. L’autorevolezza dell’Avvocatura passa da competenza, preparazione e aggiornamento. Rappresentiamo 60.000 professionisti che si mettono in gioco e sono convinti che sia importante essere avvocati a 360° e anche specialisti perché il mondo è cambiato. È cambiata la legislazione italiana, poi c’è quella unionale e internazionale, questo comporta la necessità di una formazione ancora più forte, diversa e sicuramente specialistica. E oggi finalmente con tanta fatica si potrà avere il titolo di avvocato specialista o per comprovata esperienza o attraverso le scuole di formazione: il nostro punto di riferimento rimane l’articolo 14 del codice deontologico e cioè il dovere di competenza, solo così si può contribuire al prestigio dell’Avvocatura”.

Claudio Cecchella, presidente nazionale dell’Osservatorio nazionale sul diritto di famiglia (ONDiF), ancora sulle specializzazioni. “Il Coordinamento è una grossa novità nell’ambito della politica forense. Le riforme dovute ai decreti ministeriali ci hanno consentito oggi di creare le scuole di specializzazione biennali, in cui c’è la partecipazione non solo dei professori universitari, ma anche degli avvocati e dei magistrati come docenti. Due anni di frequentazione per conseguire il titolo, un esame intermedio e un esame finale, la necessità di partecipare o in presenza o in collegamento. Ma l’aspetto che forse mi piace di più è la nuova didattica emersa all’interno delle nostre scuole che ha modificato fortemente la metodologia di insegnamento del diritto tradizionale istituzionale dell’università con i laboratori interattivi sulla casistica, con le simulazioni, con l’interdisciplinarità e poi con la nascita di collaborazioni tra le nostre scuole. C’è un ultimo aspetto che vorrei sottolineare, questa coesione delle associazioni all’interno del Coordinamento da un lato dà un segno dell’unità dell’Avvocatura, dall’altro dimostra che le associazioni lavorano anche per la legislazione futura”.

Anton Giulio Lana, presidente dell’Unione Forense per la Tutela dei Diritti Umani, sull’importanza della specializzazione anche in riferimento alla rivoluzione dell’IA. “L’intelligenza artificiale generativa costituisce certamente un problema molto delicato che va affrontato anche attraverso la specializzazione nei diversi settori ed è quello che stiamo facendo con le nostre scuole, pure in funzione dell’impatto che può avere sui diritti umani, un tema che interessa tutti noi, e rispetto alla tematica del rispetto della privacy, forse l’aspetto più delicato”.

Infine Alberto Del Noce, presidente dell’Unione Nazionale delle Camere Civili (UNCC), sull’oralità del processo. “Il processo deve ritornare in presenza non per una nostalgia del passato ma perché interessa a tutti gli attori: ai giudici, agli avvocati, alle parti che riescono ad avere la percezione che il loro dilemma, il loro diritto venga ascoltato e non sia una semplice questione amministrativa. E rispetto all’oralità del processo, è la sola cosa che ci difende dal rischio degli usi impropri dell’IA. Per ultimo, sulla riforma Cartabia: è difficile venga abolita completamente. Si potranno fare dei tagli chirurgici, il primo è proprio l’inversione dell’articolo 127, solo cartolare quando lo chiedono i due avvocati. Ma non illudiamoci che sia a breve termine, il documento del ministro Giorgetti dipinge una situazione preoccupante nel senso che il disposition time sta aumentando, allora non possiamo pensare con l’esigenza del PNRR che questo facile disegno di legge passi in aula velocemente, dobbiamo continuare a battagliare per dire torniamo nel processo. Ho sentito dire ‘avvocato in Costituzione’, noi dobbiamo urlare ‘avvocato in aula’”.

Quindi la consegna della toga e del tocco di Fulvio Croce al Consiglio dell’Ordine di Torino e alla Fondazione Fulvio Croce. “Un momento ricco di significato”, ha anticipato Francesco Greco, presidente del CNF, prima di passare la parola a Simona Grabbi, presidente del COA di Torino, che ha ribadito: “Sta per tornare a casa un simbolo fondamentale dell’Avvocatura nazionale, sta per tornare in Fondazione, in Consiglio, quell’oggetto che rappresenta quel sacrificio di cui si è fatto cenno ieri”. Sono saliti sul palco il Presidente del COA di Venezia, Tommaso Bortoluzzi, e il collega del foro veneziano l’avv. Tommaso Moro, a cui toga e tocco erano stati regalati per ragioni di amicizia, che in un toccante momento hanno riconsegnato l’“eredità di Croce” al COA di Torino e alla Fondazione.

La giornata prosegue con gli interventi programmati delle Delegate e dei Delegati, dei Presidenti dei Consigli dell’Ordine degli Avvocati, dei Presidenti delle Unioni regionali forensi, dei Presidenti dei Consigli Distrettuali di Disciplina, dei Presidenti dei Comitati Pari Opportunità e dei Congressisti.

Domani al voto le mozioni congressuali.


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Nordio al Congresso Forense: “La riforma Cartabia va superata, le ragioni dell’Avvocatura sono sacrosante”

Torino, 17 ottobre – Nella mattina della seconda giornata di lavori del XXXVI Congresso Nazionale Forense di Torino, fino a domani al Lingotto, il presidente del CNF Francesco Greco ha dialogato con il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, in videocollegamento da Roma.

Sul principio di oralità nel processo pensale, sull’udienza in presenza nel civile e sull’abbreviazione dei termini, il Ministro si è detto favorevole in modo incondizionato. “So che avete speso parole dure nei confronti della collega Cartabia, verso la quale provo amicizia e stima per essere intervenuta in momenti difficili come quelli della pandemia e dell’attuazione del piano del PNRR. Ma come spesso accade in Italia il provvisorio tende a diventare definitivo, e questo è un male. Le vostre ragioni sono sacrosante sia nel processo civile sia in quello penale. Esaurita la fase del referendum, contiamo di metterci le mani entro i due anni che ci aspettano da qui alla fine della legislatura. Per quanto riguarda l’abbreviazione dei termini, è una riforma fallita”.

Sull’aggiornamento del testo dei parametri forensi, Nordio ha ribadito di essere d’accordo e di contare di farlo entro la fine dell’anno. Quindi sull’apertura dell’ufficio legislativo alla presenza degli avvocati, il Ministro riconosce il problema retributivo e propone agli avvocati di contribuire a cercare soluzioni. “L’impegno c’è, siamo tutti interessati ad avere una presenza degli avvocati nell’ufficio legislativo sempre più forte. Non dimentichiamo che la giurisdizione è un tavolo a tre gambe, e l’Avvocatura è una di queste”.

Infine sul differimento dell’entrata in vigore della norma che prevede l’affidamento ai giudici di pace delle controversie fino a un importo superiore rispetto a quanto oggi previsto, ai timori espressi da Greco sugli organici ridotti e sull’insufficienza di strutture logistiche e tecnologiche, Nordio è consapevole che “c’è una scopertura del 70 per cento e vi è una concorrenza di competenza con il CSM, al quale abbiamo richiesto un incontro urgente, forse il prossimo 21 ottobre. È certo che l’organico debba essere implementato. È questione di budget e di target, o ritorniamo a competenze più limitate o, aumentiamo le competenze, aumenteremo gli organici e le retribuzioni”.

Al termine del dialogo, il giornalista de Il Dubbio Errico Novi ha intervistato Ciro Maschio, presidente della Commissione Giustizia della Camera. La prima domanda sulla separazione delle carriere dei magistrati. “Non si deve commettere l’errore di politicizzare il referendum sulla riforma della giustizia, ma stare collegati alle esigenze di tutela dei diritti dei cittadini. Il modello attuale non garantisce la completa realizzazione dell’art. 111 della Costituzione, lo scopo della separazione delle carriere è completare il percorso della realizzazione del giusto processo, i cittadini hanno il diritto di avere un giudizio davanti a un giudice terzo. Il vero nucleo rivoluzionario della riforma è l’Alta Corte Disciplinare e il sorteggio secco nella composizione del CSM, per liberare la magistratura dalle correnti”.

Sulla trattazione della riforma ordinamentale forense, Maschio ha detto: “Plauso al CNF per il lavoro straordinario e di qualità. A giorni verrà assegnato alla Commissione Giustizia il disegno di legge, daremo la massima priorità per arrivare a una rapida approvazione e a una condivisione totale per avere poi il tempo di intervenire sugli schemi di decreto legislativo che dovranno attuare nei dettagli questa riforma. Un plauso a voi per il lavoro svolto, a noi il compito di portarlo a termine”.

E sugli impegni da qui alla fine della legislatura. “Sarà un fine legislatura fittissimo, con un’agenda intensa. Mi concentro su un paio di temi. Sull’avvocato in Costituzione, dal Ministro a tutti noi c’è l’intenzione di proseguire con questo obiettivo. C’è una proposta di legge a mia firma già depositata sul tema. Poi il tema dell’oralità nel procedimento. La riforma Cartabia va cancellata, sono stato contrario sin dall’inizio. Siamo un Paese e un Governo serio, abbiamo il dovere di mantenere gli impegni presi dall’Italia con l’Europa per il raggiungimento entro il 2026 degli obiettivi del PNRR, ma poi bisognerà riportare il processo civile e penale alla normalità. Restituire al diritto di difesa la dignità che gli è stata tolta”.

I lavori proseguono con gli interventi delle Associazioni forensi.

GUARDA IL VIDEO DELL’INTEREVENTO DEL MINISTRO SULLA WEBTV DI SERVICEMATICA


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Meloni al Congresso Forense: “Senza avvocati non c’è giustizia, e senza giustizia non c’è democrazia”

Torino, 17 ottobre – Si sono aperti i lavori della seconda giornata del XXXVI Congresso Nazionale Forense a Torino, fino a domani al Lingotto. Il presidente del CNF Francesco Greco ha annunciato il videomessaggio della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, di cui riportiamo trascritto e link al video.

“Buongiorno a tutti, grazie al Presidente Greco per l’invito. Mi spiace davvero non essere riuscita a partecipare in presenza ai lavori del XXVI Congresso nazionale forense, ma ci tenevo a farvi arrivare il mio saluto e il mio contributo. L’Avvocatura ricopre un ruolo fondamentale nel nostro ordinamento perché assolve un principio alla base della nostra civiltà giuridica, il diritto di difesa come baluardo contro ogni forma di arbitrio.

Nessuno può perdere o essere privato del diritto di essere difeso in giudizio perché il venir meno di questo diritto equivale al venire meno della dignità stessa della persona. Perché ciò che distingue radicalmente un ordinamento civile da un regime è proprio il rispetto integrale della dignità di ogni persona, chiunque essa sia, qualunque delitto abbia commesso, qualunque pena gli sia stata inflitta al termine di un giudizio. Voi quindi siete coloro che tutelano, prima ancora della posizione processuale dei vostri assistiti, le basi stesse del diritto e i pilastri del nostro vivere comune.

Senza avvocati non solo non esisterebbe la giustizia, ma non ci sarebbe neanche il presupposto per realizzare quel giusto processo che la nostra Costituzione sancisce e che la riforma costituzionale sulla separazione delle carriere punta a rendere concreto. Perché non può esserci giusto processo se non in contraddittorio davanti a un giudice che non solo deve essere terzo ma deve anche apparire come tale. È esattamente ciò che intendiamo fare con la riforma della giustizia all’esame del Parlamento, che prevede la separazione fra chi accusa e chi giudica, che punta a garantire una vera parità processuale tra accusa e difesa.

La professione forense è depositaria di una funzione di rango costituzionale, fondata su quei principi di indipendenza e terzietà che assicurano l’effettività della tutela giurisdizionale e la tenuta democratica dell’ordinamento. Gli avvocati, come tutto il mondo delle libere professioni, custodiscono una specificità e un valore economico, culturale e sociale che questo Governo ha sempre riconosciuto e difeso. È la ragione per la quale abbiamo scritto e approvato anche con il prezioso contributo del Consiglio Nazionale Forense una riforma dell’ordinamento professionale forense che fosse in grado di rendere il quadro normativo al passo coi tempi, con l’evoluzione della nostra società, con le profonde trasformazioni che l’Avvocatura sta vivendo, a partire dalla sfida epocale dell’intelligenza artificiale che non tocca solo voi ovviamente, ma tutte le professioni intellettuali.

Anche per questo abbiamo voluto restituire centralità all’Avvocatura per sottrarla a quella marginalizzazione che ne svilisce il ruolo e sminuisce il valore pubblico della funzione difensiva. Lo abbiamo fatto perché senza avvocati liberi e indipendenti non c’è giustizia e senza giustizia non può esserci democrazia. Questo è il cammino che vogliamo continuare a percorrere per rendere sempre più forte quel dialogo tra istituzioni e professioni che è fondamentale per la crescita, lo sviluppo, la prosperità della nazione.

Grazie a tutti e auguro a tutti buon congresso”.

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L’intelligenza artificiale, la riforma forense e il “neo-umanesimo giudiziario”: il Congresso nazionale Forense entra nel vivo

Torino, venerdì 17 ottobre 2025 – Si è conclusa ieri un’intensa giornata di lavori al XXXVI Congresso nazionale Forense, in corso al Lingotto di Torino fino a sabato 18 ottobre. L’attenzione si è concentrata su due assi tematici centrali per il futuro della giustizia e dell’Avvocatura: l’intelligenza artificiale e la riforma dell’ordinamento forense.

Il pomeriggio si è aperto con un dibattito, moderato da Elvira Terranova dell’Adnkronos, che ha riunito esperti di diritto e scienza: Julie Couturier, presidente del Conseil National des Barreaux; Marco Mezzalama, professore emerito di Ingegneria Informatica al Politecnico di Torino; Paolo Ferragina, docente di Algoritmi alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa; e Stefano Mancuso, ordinario di Arboricoltura generale all’Università di Firenze.

A seguire, l’intervista della Ministra per le Riforme Istituzionali Maria Elisabetta Alberti Casellati a cura di Giuseppe Bottero, vicedirettore de La Stampa. La Ministra ha ribadito la centralità della semplificazione normativa come “leva di sviluppo e competitività”, ricordando di aver già proposto l’abrogazione di oltre 30.000 norme “desuete e pre-repubblicane”. Casellati ha poi annunciato che entro fine anno sarà approvato il ddl che introduce la valutazione d’impatto generazionale delle leggi, definendolo “un cambio di paradigma culturale”. Sul premierato, la Ministra ha parlato di “madre di tutte le riforme”, capace di garantire stabilità, credibilità e fiducia dei mercati.

Il confronto si è spostato quindi sul terreno politico con il dibattito moderato da Andrea Pancani (TG La7).
L’on. Maria Carolina Varchi (FdI) ha anticipato che la riforma forense sarà presto assegnata alla seconda Commissione parlamentare, sottolineando la volontà di approvarla in tempi rapidi.
L’on. Enrico Costa (FI) ha ribadito il ruolo del Parlamento nel garantire “il giusto equilibrio tra le parti nel processo”.
La sen. Ada Lopreiato (M5S) ha evidenziato le criticità della legge delega, “che limita l’attività parlamentare”.
L’on. Debora Serracchiani (PD) ha riconosciuto che il testo “scioglie alcuni nodi ma non tutti”, lamentando la mancanza di spazio per un miglioramento in sede parlamentare.
L’on. Maria Elena Boschi (Italia Viva) ha posto l’accento sull’impatto dell’IA: “Il 72% dei colleghi non la ritiene ancora affidabile, ma migliorerà. Tuttavia, nemmeno la tecnologia più evoluta potrà sostituire la creatività e l’empatia dell’avvocato”.
Infine, l’avv. Francesco Urraro (Lega) ha sottolineato che “l’Avvocatura deve essere proiettata in una dimensione di lunga gittata, anche extragiudiziale, come custode dei diritti nella società che cambia”.

La giornata si è chiusa con l’intervista del direttore de Il Dubbio, Davide Varì, al vice Ministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, che ha invitato a “non temere l’intelligenza artificiale, ma a mantenere la centralità dell’uomo nella giustizia”.
“L’IA non cambia idea, ripete pensieri. Ma la giustizia ha bisogno di umanità, di quel guizzo che porta a rivedere un giudizio. Sono più preoccupato dell’uso dell’IA da parte dei magistrati che degli avvocati”, ha affermato Sisto.

Il Vice Ministro ha quindi rilanciato il tema dell’oralità del processo come fondamento del “neo-umanesimo giudiziario”: “Il rapporto diretto tra avvocato e giudice fa la giustizia migliore. Dobbiamo restituire dignità alla presenza dell’avvocato in udienza”.

Sul fronte della riforma e dell’efficienza, Sisto ha annunciato che “entro il 2026 saranno coperti tutti gli organici della magistratura”, ma ha ammonito che “la velocità non deve sacrificare la qualità”.
Infine, sulla separazione delle carriere, ha ricordato che “è un principio logico e costituzionale: chi giudica deve essere imparziale, libero da appartenenze e correnti”.

Il Congresso prosegue oggi, venerdì 17 ottobre, con l’atteso collegamento da Roma del Ministro della Giustizia Carlo Nordio, previsto dalle 10 alle 10.30, per tracciare le linee di sintesi sui temi emersi e gli scenari futuri della giustizia italiana.


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“Non un ritorno al passato, ma un passo avanti”: l’Avvocatura secondo Scialla

Torino, 16 ottobre 2025 – Nel corso della giornata inaugurale del XXXVI Congresso Nazionale Forense, in corso al Lingotto di Torino, il coordinatore dell’Organismo Congressuale ForenseMario Scialla, ha rivolto il suo saluto all’Avvocatura italiana, tracciando un bilancio del mandato dell’attuale Assemblea, giunta a conclusione.

“La legge professionale forense ora al vaglio del Parlamento è stata preparata al meglio dal lavoro di OCF – ha dichiarato Scialla – predisponendo un terreno sul quale abbiamo cercato, con lavoro corale e costante, di mettere al meglio ciò che spettava a noi seminare. C’era chi preconizzava un ritorno al passato: non bisognava invece limitarsi a un passaggio neutro. Abbiamo scelto di progredire, di tagliare su misura il profilo di un avvocato proiettato nel futuro.”

Nel suo intervento, Scialla ha ricordato alcuni risultati significativi conseguiti durante il mandato: “Abbiamo portato avanti e portato a casa la riforma sull’equo compenso, scegliendo con coscienza di non appoggiare  emendamenti che avrebbero potuto rallentare se non addirittura  rappresentare un passo del gambero. Siamo sempre stati vigili, come nel caso dei bandi di alcuni istituti che abbiamo impugnato, e abbiamo inciso molto nel dibattito sulla separazione delle carriere, promuovendo un approccio equilibrato e realistico.”

Un altro risultato concreto è stato il rinvio dell’ampliamento delle competenze dei giudici di pace, ottenuto dopo un costante monitoraggio dell’attività legislativa. “Sapevamo che non era facile – ha spiegato Scialla – perché i giudici di pace non rientrano nelle statistiche del PNRR, ma abbiamo lavorato senza sosta, monitorando il lavoro e la situazione dei tribunali da nord a sud,  e alla fine il rinvio è arrivato. Ce lo aveva anticipato lo stesso Viceministro in un incontro pubblico organizzato da OCF.”

Guardando al futuro, Scialla ha sottolineato la necessità di una fase nuova per l’Avvocatura: “Quando si chiuderà la stagione del PNRR, potremo finalmente rimettere mano alla legge Cartabia. Il Ministero dispone già di un documento con oltre cento proposte di modifica, pronto per essere utilizzato: fra queste, il no agli avvocati ‘in remoto’ . Infine: l’inserimento dell’Avvocato in Costituzione, con un intervento sull’articolo 111. È una battaglia storica, e auspicandone la realizzazione, sarà il completamento di un percorso che abbiamo tracciato.”

Infine, un appello all’unità e alla responsabilità in vista del referendum sulla giustizia: “Ora arriva il momento più delicato, quello di parlare ai cittadini. Bisognerà comunicare in modo chiaro: non è un referendum sull’indipendenza o meno della magistratura. L’Avvocatura dovrà farsi comprendere, con consapevolezza e determinazione.”

Concludendo, Scialla ha ribadito il senso profondo del lavoro svolto in questi anni: “Serve un’Avvocatura che sappia che il mondo è cambiato, che non si ripieghi su se stessa ma guardi fuori, che conquisti nuovi territori professionali e culturali. È in questa direzione che presenteremo il nuovo Rapporto su imprese e avvocati, per costruire un ponte sempre più solido tra giustizia, economia e società.”


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Al via il XXXVI Congresso Nazionale Forense: l’Avvocatura chiama la politica, “Aboliamo la riforma Cartabia”

Torino, 16 ottobre – La sessione inaugurale del XXXVI Congresso nazionale Forense a Torino (questa mattina al Teatro Regio e da questo pomeriggio, fino al 18, presso il Lingotto), ha visto i saluti degli ospiti Istituzionali nazionali e locali e le relazioni di Francesco Greco, presidente del CNF, Maria Annunziata, presidente della Cassa forense, e Mario Scialla, coordinatore dell’OCF.

Dopo il ricordo dei carabinieri uccisi a castel D’Azzano e la lettura del messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sono iniziati gli interventi degli ospiti.

La Sen. Avv. Anna Rossomando, Vicepresidente del Senato della Repubblica ha sottolineato, tra le altre questioni: “Il mondo forense vive una fase difficile, i dati del Censis parlano di un saldo negativo di oltre 2000 iscritti alla Cassa forense nel 2024, con una prevalenza di uscita di giovani e donne. Molti abbandonano non per mancanza di vocazione, ma per l’impossibilità di sostenere i costi di un’attività autonoma e a questo si aggiunge un gender gap strutturale, la maternità e la cura familiare restano un ostacolo reale con differenze retributive che non possono più essere tollerate. Quindi il welfare, la solidarietà e le aggregazioni professionali sono i nuovi terreni e le nuove sfide. Occorre un sistema che protegga davvero maternità, malattia e periodi di discontinuità, serve una solidarietà intergenerazionale che non sia solo un principio ma pratica concreta ed è urgente una concreta riforma fiscale che incentivi le aggregazioni professionali”.

L’On. Avv. Andrea Delmastro delle Vedove, Sottosegretario di Stato per la Giustizia in rappresentanza del Governo, sulla riforma della giustizia: “Se la figura dell’avvocato è essenziale e indefettibile nella crescita dei diritti, nell’affermazione dei diritti a prescindere dall’Intelligenza Artificiale, allora la riforma costituzionale della giustizia, seppure non abbia quello come primo obiettivo, indirettamente sancisce la pari dignità dei soggetti della giurisdizione, avvocati, pubblici ministeri e giudice, lo sancisce per la prima volta in Italia. Non abbiamo fatto nient’altro che leggere l’articolo 111 della Costituzione che dice qual è un processo giusto: è quello che si svolge nel contraddittorio, nella parità processuale fra le parti di fronte a un giudice terzo ed imparziale. L’articolo 111 della costituzione mai è stato più disapplicato come in questi anni quando parla di parità processuale e la riforma della giustizia garantirà quella parità processuale. Ed è sempre più urgente, indifferibile, inderogabile l’ipotesi dell’avvocato in costituzione, perché se ci entra il pubblico ministero ci entra l’avvocato ed entrandoci l’avvocato c’entrano quei diritti che si sono affermati e che hanno reso l’Italia, l’Europa e l’Occidente esattamente quello che sono per il tramite dell’affermazione di quei diritti”.

Fabio Pinelli, Vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, ha aggiunto: “Avvocatura e Magistratura sono insieme ferme nell’assoluta necessità che i principi di autonomia e indipendenza del magistrato siano sempre riconosciuti e restino come inderogabili. Del resto anche il progetto di riforma non punta la visione di autonomia e indipendenza da ogni altro potere nella previsione dell’art. 104 della Costituzione. Questo presidio deve essere cavalcato perché è interesse innanzitutto dei cittadini che il magistrato resti autonomo e indipendente da ogni altro potere. La Magistratura è fatta di donne e uomini impegnati al servizio del Paese che meritano il riconoscimento sociale e morale per il loro spirito di servizio e per la loro competenza. È importante, in questa stagione di riforme che legittimamente la parte politica pone all’attenzione dei cittadini, che ci sia una forma di rispetto pur all’interno di posizioni diverse che deve essere mantenuta e deve riguardare tutti gli attori coinvolti: ogni posizione, quando si parla di architettura costituzionale, deve trovare il giusto spazio e la giusta valutazione”.

Pasquale D’Ascola, Presidente della Cassazione, ha ricordato: “Il Diritto, o meglio ogni obbligo che deriva da una consuetudine, è in realtà frutto di ragionamento, di un maneggio di strumenti intellettuali che spinge un giudice o un avvocato a capire i motivi di una certa giurisprudenza, a volte anche senza approfondirli. Allora, anche se l’interprete si adagia al rispetto del precedente, in realtà in ogni sua applicazione c’è una ricreazione incessante attraverso un ragionamento che diventa legislativo. Oggi il Congresso discute di due fenomeni che mettono alla prova questo schema mentale novecentesco: l’IA e le prospettive della consulenza, strumenti della contemporaneità per far vivere il diritto. Perché il diritto è progresso o non è. L’IA è una chance: si perde se è una scorciatoia verso soluzioni a poco prezzo, accomodamenti dozzinali e massivi sul presupposto che il Diritto sia serialità e non paziente ricostruzione del fatto e discernimento delle differenze tra caso e caso; si vince se a uno strumento per sua natura tendente al dominio sappiamo imporre il diritto, cioè principi e norme che ne contengano l’utilizzo, che prevengano e precludano l’uso negativo con un apparato conoscitivo e ove occorra sanzionatorio che sia riconosciuto dalla popolazione come positivo non meramente difensivo”.

Lucia Musti, Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello, ha sottolineato: “Avvocatura e magistratura sono i due lati della stessa medaglia del fare giustizia in un periodo particolarmente drammatico per le guerre che ci affliggono nonché per la complessa prospettiva di modifiche che ci attende. Tutti i recenti disegni di legge costituzionale che si propongono l’introduzione dell’avvocato in Costituzione mirano a sancire il principio secondo cui la professione forense viene esercitata in condizioni di libertà e indipendenza. In ogni caso la vostra legge professionale tutela l’indipendenza dell’Avvocatura, di ogni singolo avvocato e invero si legge che l’ordinamento forense garantisce l’indipendenza e l’autonomia degli avvocati, indispensabili condizioni dell’effettività della difesa e della tutela dei diritti. E nel concetto di indipendenza che vi riguarda e ci riguarda vi è anche il sano principio che richiama la remunerazione e un sistema previdenziale adeguati garantiti dalla legge che pongano il soggetto a riparo da ogni indebita influenza. Pensare che il compenso degli avvocati possa risentire delle regole del mercato significa esporre gli avvocati a influenze indebite, il che mi pare evidente sia inaccettabile”.

Stefano Lo Russo, Sindaco di Torino, sull’attualità del dibattito del Congresso: “Non c’è tema più attuale di quello scelto dal Congresso. Perché riguarda la professione forense ma anche tutti gli ambiti della vita. La paura della tecnologia arriva quando non c’è conoscenza, non esiste una tecnologia buona o cattiva, ma cattivi usi della tecnologia. L’IA è entrata in tutte le dimensioni di vita e ciò pone una serie di questioni di natura etica e valoriale rispetto all’impostazione del diritto e dei diritti in un momento in cui di giustizia si parla molto nel dibattito politico, talvolta rischiando di perdere il cuore del sistema: garantire diritti universali. Nell’era dell’IA noi tutti ci dobbiamo fare garanti di una dimensione valoriale di garanzia dei diritti universali, e il mio auspicio è che da questi giorni possa partire una riflessione su come noi che abbiamo ruoli possiamo dare un contributo a non perdere di vista la dimensione valoriale”.

Enrico Bussalino, Assessore Regionale all’Autonomia, Sicurezza e Polizia locale, Immigrazione, Logistica e Infrastrutture strategiche, Enti locali, sull’impiego dell’IA nella professione: “L’intelligenza artificiale è uno strumento di straordinaria potenzialità, può contribuire ad accelerare e migliorare molte fasi del lavoro dell’avvocato, soprattutto nella gestione e nell’analisi di grandi quantità di dati e nell’affinamento della ricerca Giurisprudenziale. Tuttavia, sarebbe un errore inimmaginabile pensare che l’intelligenza artificiale possa sostituire il lavoro dell’avvocato, il quale non si limita all’interesse del cliente, ma svolge una funzione pubblica unendo l’interesse del proprio assistito all’interesse pubblico di una sentenza giusta. L’ingresso dei nuovi sistemi non potrà mai scalfire il fatto che il diritto oggi più che mai deve riaffermarsi come presidio di equilibrio tra progresso e garanzia tra innovazione e dignità della persona”.

Terminati gli interventi degli ospiti, sono iniziate le relazioni delle Istituzioni forensi e dell’OCF. Greco, presidente CNF, ha lanciato la richiesta alla politica di abolire la riforma Cartabia. “Penso che da questo Congresso possa partire, da parte dell’Avvocatura italiana, la richiesta alla politica, a tutta la politica, maggioranza ed opposizione, oggi qui pienamente rappresentata, di abolire – trascorso il termine finale per il raggiungimento degli obiettivi del PNRR di giugno 2026 – tutte quelle norme della riforma Cartabia, la peggiore che il nostro sistema giudiziario, civile e penale abbia subìto, che ha snaturato il rito civile, trasformandolo in un processo senza il processo, prevedendo un contraddittorio senza contraddittori, un dibattimento senza alcuno che dibatte, con un sistema che consente un abuso della trattazione scritta. Nel processo penale sono state introdotte norme che possono essere definite solo spaventose, come quella che prevede che per interporre appello al difensore deve essere rinnovata la procura, dimenticando o forse nella consapevolezza che i meno abbienti, ai quali in udienza viene nominato il difensore d’ufficio, mai si recheranno a conferire il mandato di fiducia al difensore per proporre appello. Nei confronti di costoro ci sarà solo un grado di giudizio. Aboliamo la Cartabia, questo deve essere il nostro impegno”. Ma è anche intervenuto sull’ IA e gli avvocati con proposte concrete: “Il CNF ha appena pubblicato sul sito del CNF e del MEPA, il portale del commercio elettronico della pubblica amministrazione, una consultazione per l’acquisizione di un servizio di intelligenza artificiale dedicato all’Avvocatura, che prevede un ‘servizio di ricerca giurisprudenziale e normativa; un servizio di redazione documenti legali; un servizio di analisi documentale con funzionalità complete di elaborazione contenuti multimediali; garanzie sulla protezione dei dati con il divieto assoluto di training sui dati degli utenti; localizzazione del trattamento dati; segregazione dei dati; conformità normativa’”.

Quindi Annunzia, presidente della Cassa forense. “CNF, Cassa, OCF, Associazioni, Avvocate e Avvocati, la filiera che deve andare nella direzione del benessere professionale e reddituale dell’Avvocatura. Invito le Colleghe e i Colleghi a fare squadra con Cassa Forense”.

Nel suo intervento, Mario Scialla ha ricordato: “Abbiamo portato avanti e portato a casa la riforma sull’equo compenso, scegliendo con coscienza di non appoggiare emendamenti che avrebbero potuto rallentare se non addirittura rappresentare un passo del gambero. Siamo sempre stati vigili, come nel caso dei bandi di alcuni istituti che abbiamo impugnato, e abbiamo inciso molto nel dibattito sulla separazione delle carriere, promuovendo un approccio equilibrato e realistico”. Un altro risultato concreto è stato il rinvio dell’ampliamento delle competenze dei giudici di pace, ottenuto dopo un costante monitoraggio dell’attività legislativa. “Sapevamo che non era facile – ha spiegato Scialla – perché i giudici di pace non rientrano nelle statistiche del PNRR, ma abbiamo lavorato senza sosta, monitorando il lavoro e la situazione dei tribunali da nord a sud, e alla fine il rinvio è arrivato. Ce lo aveva anticipato lo stesso Viceministro in un incontro pubblico organizzato da OCF”. Guardando al futuro, Scialla ha sottolineato la necessità di una fase nuova per l’Avvocatura: “Quando si chiuderà la stagione del PNRR, potremo finalmente rimettere mano alla legge Cartabia. Il Ministero dispone già di un documento con oltre cento proposte di modifica, pronto per essere utilizzato: fra queste, il no agli avvocati ‘in remoto’, infine: l’inserimento dell’Avvocato in Costituzione, con un intervento sull’articolo 111. È una battaglia storica, e auspicandone la realizzazione, sarà il completamento di un percorso che abbiamo tracciato”.

Simona Grabbi, Presidente COA Torino, ha ribadito: “L’uso dell’IA nella nostra professione è già realtà. Il progresso tecnologico non conosce confini e quella parte dell’Avvocatura che non intende usarla fa una resistenza inutile perché conduce ad accettazioni ritardate, gregarie e quindi nocive. Noi avvocati non possiamo permetterci di essere neofobici: possiamo comprendere, regolare e darci un senso del limite. Adoperaci affinché questa fondamentale evoluzione tecnologica porta un miglioramento dell’accesso della giustizia e della difesa dei cittadini e non a un suo indebolimento. Il nostro compito è costruire l’algoretica, l’etica degli algoritmi, principi condivisi per guidare l’uso dell’IA. Abbiamo già un robusto quadro di riferimento, ci sono i principi eurounitari e nazionali e i principi cardinali sono chiari: rispetto dei diritti fondamentali, non discriminazione, qualità e sicurezza delle fonti, trasparenza e spiegabilità, supervisione umana costante e rispetto della normativa europea nel trattamento dei dati. Ma non basta, occorre definire i principi fondamentali dell’algoretica forense perché l’IA non è neutra, non dimentica e talvolta sbaglia”.

Il Congresso prosegue al Lingotto con una tavola rotonda sull’“AI ed esercizio della professione forense”. Poi le interviste al Sen. Avv. Francesco Paolo Sisto, Vice Ministro della Giustizia; alla Sen. Avv. Maria Elisabetta Alberti Casellati, Ministro per le Riforme Istituzionali. Infine il dialogo con i politici On. Maria Elena Boschi di Italia Viva, On. Enrico Costa di Forza Italia, Sen. Ada Lopreiato del Movimento 5 Stelle, del On. Debora Serracchiani del Partito Democratico, del Cons. Francesco Urraro della Lega Salvini Premier, On. Maria Carolina Varchi di Fratelli d’Italia.

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