consiglio lazio

Roma, città giudiziaria: siglato il protocollo per l’ampliamento di Piazzale Clodio

Un passo avanti per la giustizia capitolina, ma il COA chiede interventi immediati

Nella Sala Tevere della Regione Lazio è stato firmato il protocollo d’intesa per l’ampliamento della città giudiziaria di Piazzale Clodio. L’accordo, siglato dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio, dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, dal Presidente della Regione Lazio Francesco Rocca e dal Sindaco di Roma Roberto Gualtieri, rappresenta un passo importante per il miglioramento dell’amministrazione della giustizia nella Capitale.

Il progetto prevede la costruzione di nuovi uffici giudiziari, la riqualificazione dell’area circostante e la creazione di spazi verdi. I lavori dovrebbero essere completati entro il 2029.

Soddisfazione del COA Roma, ma attenzione alle criticità immediate

L’avvocatura capitolina, rappresentata dal Presidente del COA Roma Paolo Nesta, ha accolto con favore l’iniziativa, sottolineando però l’importanza di affrontare anche le criticità immediate del sistema giudiziario romano. In particolare, il Presidente Nesta ha richiamato l’attenzione sulla situazione del Giudice di Pace e sulla necessità di un incremento del personale amministrativo e giudicante.

Dialogo costruttivo con il Ministero

Nonostante le criticità, il COA Roma apprezza il dialogo costruttivo instaurato con il Ministero della Giustizia. L’Ordine degli Avvocati continuerà a vigilare e a impegnarsi per garantire che, parallelamente ai progetti di ampliamento, vengano affrontate e risolte tutte le problematiche attuali del sistema giudiziario capitolino, nell’interesse di una giustizia più efficiente e accessibile per tutti i cittadini.

Obiettivi ambiziosi per una giustizia più moderna

L’ampliamento di Piazzale Clodio e le riforme auspicate dal COA Roma rappresentano un’occasione importante per modernizzare il sistema giudiziario della Capitale e renderlo più efficiente e rispondente alle esigenze dei cittadini. L’impegno di tutte le istituzioni coinvolte e la collaborazione con l’avvocatura saranno fondamentali per il raggiungimento di questi ambiziosi obiettivi.


LEGGI ANCHE

Assegni familiari e ANF novità dal 1° marzo

Aggiornamenti dal 1° marzo per la presentazione delle domande per assegni familiari Il 28 febbraio INPS pubblica la Circolare n. 34 che ha per oggetto l’assegno per il nucleo familiare e Assegni…

Separazione delle carriere, primo provvedimento in ordine del giorno alla Camera l’8 gennaio

Tra riforme e frenate, il governo si prepara a un anno cruciale: separazione delle carriere in primo piano, autonomia differenziata rallentata.

“Udienze fissate al 2028: questa non è giustizia”. Gli avvocati scendono in piazza contro la carenza di giudici di pace

L'altro ieri, in piazza, si è tenuta una manifestazione organizzata dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Torino per denunciare il grave stato di emergenza che…

Rete divisoria carceri

Nordio annuncia un nuovo piano per il monitoraggio del Fentanyl nelle carceri

Il Ministro della Giustizia ha annunciato l’avvio di un programma di monitoraggio rigoroso per la diffusione del fentanyl all’interno delle carceri italiane. La dichiarazione è avvenuta durante la conferenza stampa di presentazione della Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze nel nostro paese, tenutasi a Palazzo Chigi.

Il fentanyl, noto per essere un analgesico oppioide sintetico, è prescritto generalmente a pazienti oncologici per la gestione del dolore severo. Tuttavia, il suo uso illecito come stupefacente è estremamente pericoloso, essendo fino a 100 volte più potente della morfina e 50 volte più potente dell’eroina. Anche una piccolissima dose può risultare letale, rendendo urgente un intervento deciso.

“Abbiamo disposto una mirata attività di monitoraggio sulla diffusione all’interno degli istituti penitenziari”, ha dichiarato il Ministro. L’iniziativa non si limita al semplice uso del farmaco, ma estende il controllo alle prassi di somministrazione all’interno delle strutture carcerarie. A tal fine, i provveditorati regionali sono stati incaricati di raccogliere e trasmettere una serie di informazioni dettagliate. Queste includono i quantitativi di fentanyl presenti nelle infermerie, le forme in cui viene somministrato, il numero di pazienti a cui è prescritto, le tipologie di trattamenti sanitari in atto e le dosi quotidiane somministrate.

Un aspetto critico del monitoraggio riguarda la gestione dei cerotti di fentanyl. Sarà verificato se questi vengono riconsegnati dai pazienti dopo l’uso o se rimangono in loro possesso, al fine di prevenire eventuali scambi tra detenuti che potrebbero aggravare il problema della diffusione della droga.

La preoccupazione del Ministro non si limita al contesto carcerario. Il fentanyl è una minaccia rilevante anche durante le indagini preliminari per reati collegati agli stupefacenti. Per questo motivo, è stato avviato un dialogo con il Procuratore Generale della Cassazione e con il Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo. L’obiettivo è elaborare un documento con misure specifiche per contrastare il fenomeno, da inviare alle procure territoriali. Tale documento mira a garantire un approccio uniforme nelle perizie e consulenze che rilevano la presenza del fentanyl, assicurando così una maggiore efficacia nelle indagini preliminari.


LEGGI ANCHE

Nuove regole per il processo telematico: da oggi il via

Le nuove specifiche tecniche per i procedimenti civili e penali mirano a rendere le procedure più efficienti e veloci, semplificando notevolmente il lavoro di avvocati…

Nodio durante incontro

Lotta alla criminalità organizzata transnazionale, Nordio a Vienna nel ricordo di Falcone e Borsellino

L’iniziativa apre la campagna di un mese per commemorare la ‘Giornata internazionale per la prevenzione e la lotta contro tutte le forme di criminalità organizzata…

Commercialisti e conservazione documentale: nessun obbligo dopo la riconsegna

Il CNDCEC chiarisce che, una volta restituiti i documenti al cliente, il professionista non è tenuto a conservarne copia

ilva taranto

Ilva, la Corte Ue dà ragione all’ambiente e alla salute

La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha emesso una sentenza che potrebbe avere conseguenze importanti per il futuro dell’Ilva di Taranto. La Corte ha stabilito che l’Italia deve garantire la tutela dell’ambiente e della salute umana, anche a scapito degli interessi economici.

Nella sua sentenza, la Corte ha stabilito che l’Italia non può prorogare all’infinito le autorizzazioni all’esercizio dell’Ilva se l’impianto rappresenta un pericolo grave e rilevante per l’ambiente e la salute. La Corte ha anche stabilito che l’Italia deve considerare tutte le sostanze inquinanti emesse dall’Ilva, anche quelle non incluse nell’autorizzazione originale.

Questa sentenza è un duro colpo per il governo italiano, che ha cercato di salvare l’Ilva per ragioni economiche e occupazionali. Tuttavia, la Corte ha chiaramente affermato che la salute e l’ambiente sono più importanti di qualsiasi altro interesse.

La sentenza della Corte Ue potrebbe portare alla chiusura dell’Ilva, a meno che l’Italia non sia in grado di dimostrare che l’impianto può essere gestito in modo sicuro. Il futuro dell’Ilva è quindi incerto, ma una cosa è certa: la Corte Ue ha inviato un messaggio chiaro all’Italia e al resto dell’Europa: la tutela dell’ambiente e della salute umana non è negoziabile.

Le implicazioni della sentenza

La sentenza della Corte Ue ha diverse implicazioni importanti:

  • L’Ilva potrebbe essere chiusa: Se l’Italia non è in grado di dimostrare che l’Ilva può essere gestito in modo sicuro, la Corte potrebbe ordinare la sua chiusura.
  • L’Italia dovrà investire in tecnologie più pulite: L’Italia dovrà investire in tecnologie più pulite per ridurre le emissioni dell’Ilva.
  • Il governo italiano dovrà fare di più per proteggere la salute dei cittadini di Taranto: Il governo italiano dovrà fare di più per proteggere la salute dei cittadini di Taranto, che sono stati esposti a inquinamento atmosferico per decenni.

Un precedente importante per l’Europa

La sentenza della CGUE rappresenta anche un precedente importante per l’Europa. È la prima volta che la Corte si pronuncia su un caso di questo tipo e la sua decisione potrebbe avere ripercussioni su altri stabilimenti industriali inquinanti in Europa.


LEGGI ANCHE

Bonus a tempo: da settembre carta spesa, elettrodomestici, psicologo e auto elettriche

In arrivo nuove misure di sostegno per famiglie e cittadini con redditi medio-bassi. Dalla card prepagata di 500 euro agli incentivi per rottamare vecchi veicoli:…

PATCH DAY febbraio 2023 – Riforma Cartabia – Interruzione dei servizi informatici del settore civile

Per attività di manutenzione straordinaria, anche al fine di rendere disponibili le nuove funzionalità previste dal D.Lgs. 149 del 2022, attuativo della Riforma Cartabia, si…

pignoramenti più veloci

La Corte UE dice no ai compensi minimi forensi

In ambito comunitario, i compensi minimi stabiliti dagli ordini professionali raffigurano una violazione delle norme in materia di libera concorrenza, valide in tutto l’ambito comunitario.…

intelligenza artificiale italia

IA, Nordio accoglie richiesta Cassazione e Cnf e istituisce Osservatorio

Con un decreto ministeriale del 10 luglio, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha istituito l’Osservatorio Permanente per l’Uso dell’Intelligenza Artificiale, accogliendo la richiesta congiunta che era stata avanzata dalla Corte di Cassazione e dal Consiglio Nazionale Forense.

Nella lettera inviata al ministro della Giustizia, la Prima Presidente Margherita Cassano e il Presidente del CNF Francesco Greco avevano sottolineato “l’opportunità di istituire un luogo di riflessione e approfondimento che veda il permanente coinvolgimento di tutti gli attori fondamentali della giurisdizione e del processo, in cui affrontare tutti i temi che toccano il rapporto tra IA e giurisdizione, a partire dalla qualità e sicurezza delle banche dati giuridiche, agli strumenti di supporto dell’attività giurisdizionale e delle professioni”.

La condizione posta dalla Suprema Corte e dagli Avvocati è che “l’innovazione tecnologica debba supportare la funzione di giustizia per innalzarne la qualità e l’efficienza” e venga utilizzata in “modo compatibile con i princìpi cardine dello Stato di diritto, del giusto processo, del diritto inalienabile di difesa e dell’eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge”.

Sono stati nominati componenti dell’Osservatorio i vertici della Corte di Cassazione – la Prima Presidente Margherita Cassano, il Segretario generale Stefano Mogini, il Procuratore generale Luigi Salvato, il Segretario generale della Procura generale Marco Dall’Olio e il direttore del Ced Enzo Vincenti – il Procuratore nazionale Antimafia Giovanni Melillo, il direttore e il vicedirettore dell’Agenzia per la Cybersicurezza nazionale, Bruno Frattasi Nunzia Ciardi, il direttore generale del Dg Connect della Commissione Ue, Roberto Viola, il Presidente del Consiglio Nazionale Forense, Francesco Greco e il presidente del Consiglio nazionale del Notariato, Giulio Biino. L’Osservatorio sarà presieduto dal ministro Carlo Nordio, il cui dicastero ha il compito di disciplinare l’impiego dei sistemi di intelligenza artificiale da parte degli uffici giudiziari come previsto dal ddl governativo sull’IA.

“La costituzione dell’Osservatorio permanente per l’uso dell’intelligenza artificiale – commenta il Presidente del Consiglio Nazionale Forense, Francesco Greco – rappresenta un passo fondamentale per garantire che l’innovazione tecnologica sia al servizio della giustizia e del cittadino. Si tratta di uno strumento che offre straordinarie opportunità per migliorare l’efficienza e la qualità del sistema giuridico, ma deve essere impiegata con prudenza e in conformità con i princìpi del nostro Stato di diritto”.


LEGGI ANCHE

lettera aperta 108 magistrati test psicoattitudinali

Lettera aperta dei magistrati contro i test psicoattitudinali

Una lettera aperta da parte di 108 toghe, rivolta ai componenti del Consiglio superiore della magistratura, laici e togati, «affinché, nell’esercizio delle loro prerogative ordinamentali,…

referendum-no-green-pass

Referendum green pass: “difesa delle libertà”

Il presidente emerito della Cassazione spiega il referendum che mira ad abrogare il green pass Il 15 ottobre scorso la certificazione verde è diventata obbligatoria…

Alcoltest valido anche su incoscienti

Alcoltest: è valido anche su incoscienti

Conducente responsabile anche senza avviso difensivo se l’incoscienza deriva da condotta illecita La Quarta sezione Penale della Corte di Cassazione, sentenza n. 28466/2021, si esprime…

ddl cybersicurezza

Intelligenza Artificiale: al via il cantiere europeo con l’AI Act

È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea il Regolamento (UE) 2024/1689, noto anche come AI Act. Si tratta del primo provvedimento legislativo a livello globale che disciplina in modo organico lo sviluppo, l’immissione sul mercato e l’utilizzo dei sistemi di intelligenza artificiale.

L’obiettivo dell’AI Act è quello di promuovere un’intelligenza artificiale sicura, affidabile e rispettosa dei valori e dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. Per questo motivo, il Regolamento introduce un quadro normativo armonizzato che si applica a tutti gli Stati membri.

Come funziona l’AI Act?

L’AI Act si basa su un approccio graduale e proporzionato. Questo significa che le sue disposizioni si applicano in modo differenziato a seconda del livello di rischio dei sistemi di intelligenza artificiale. I sistemi ad alto rischio, come quelli utilizzati in settori come la sanità, i trasporti e la finanza, saranno soggetti a requisiti più rigorosi rispetto ai sistemi a basso rischio.

Il Regolamento introduce inoltre una serie di obblighi per i provider e i deployer di sistemi di intelligenza artificiale. I provider, ad esempio, dovranno garantire che i loro sistemi siano conformi ai requisiti di sicurezza e affidabilità previsti dal Regolamento. I deployer, invece, dovranno adottare misure per garantire un uso responsabile dei sistemi di intelligenza artificiale.

Quando entrerà in vigore l’AI Act?

L’AI Act entrerà in vigore venti giorni dopo la sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea. Tuttavia, le sue disposizioni si applicheranno in modo graduale, secondo un cronoprogramma preciso:

  • Sei mesi dopo l’entrata in vigore: entreranno in vigore le disposizioni relative ai sistemi di intelligenza artificiale vietati, come quelli che utilizzano la manipolazione cognitiva del comportamento o il social scoring.
  • Dodici mesi dopo l’entrata in vigore: entreranno in vigore le disposizioni relative ai modelli di intelligenza artificiale per finalità generali (GPAI).
  • Ventiquattro mesi dopo l’entrata in vigore: entreranno in vigore tutte le restanti disposizioni del Regolamento.

Cosa devono fare le aziende per conformarsi all’AI Act?

Le aziende che utilizzano o sviluppano sistemi di intelligenza artificiale devono iniziare a prepararsi fin da ora per conformarsi all’AI Act. Questo significa:

  • Valutare il livello di rischio dei propri sistemi di intelligenza artificiale.
  • Adottare le misure necessarie per garantire la conformità dei propri sistemi ai requisiti di sicurezza e affidabilità previsti dal Regolamento.
  • Formare il proprio personale sull’uso responsabile dei sistemi di intelligenza artificiale.

LEGGI ANCHE

passaporto vaccinale

Passaporto vaccinale, il Parlamento Europeo accelera

Il Parlamento Europeo ha deciso di adottare la procedura d’urgenza per giungere al più presto all’esame delle proposte della Commissione sul Certificato verde digitale, ovvero…

meditazione

Avvocati e stress: approcciarsi alla meditazione

In media, un dipendente di un’azienda lavora 8 ore al giorno. Un avvocato, invece, può arrivare a 12 ore! Senza contare anche il tempo che…

Dl Omnibus: le novità dal concordato fiscale alla lotta alla pirateria TV

Un provvedimento che racchiude una serie di importanti misure su diversi fronti: dal concordato fiscale alla lotta alla pirateria, fino ai bonus per Natale e…

barattolo con soldi

Donazioni indirette: ok la scrittura privata se c’è l’intento di liberalità

La Cassazione chiarisce che le donazioni indirette, ossia quelle effettuate con atti diversi dalla donazione diretta (art. 769 c.c.), non devono necessariamente essere redatte con atto pubblico, ma possono essere valide anche se effettuate con scrittura privata, a patto che emerga chiaramente l’intento di liberalità.

Lo ha stabilito la Prima Sezione Civile con l’ordinanza n. 18098 del 2 luglio 2024.

Nel caso di specie, la Cassazione ha confermato la validità di un accollo di mutuo, effettuato con scrittura privata, a favore di un terzo, e qualificato dal giudice di merito come donazione indiretta.

La Corte ha precisato che:

  • La donazione indiretta si configura quando un negozio, pur non avendo la forma della donazione, è sorretto da un intento di liberalità e ha l’effetto di arricchire gratuitamente il beneficiario. L’intento di liberalità deve essere desunto da un rigoroso esame di tutte le circostanze del caso concreto.
  • Per la validità delle donazioni indirette non è richiesta la forma dell’atto pubblico, ma è sufficiente la forma prevista per il negozio tipico utilizzato per realizzare lo scopo di liberalità.
  • Nel caso specifico, l’accollo di mutuo, pur essendo un negozio a titolo oneroso, è stato effettuato a favore del terzo senza alcuna controprestazione da parte di quest’ultimo. Ciò ha indotto il giudice di merito a ritenere che l’operazione configurasse una donazione indiretta e, come tale, valida anche se effettuata con scrittura privata.

La sentenza è importante perché chiarisce i requisiti di forma delle donazioni indirette e offre un utile orientamento per la prassi.

In particolare, la Cassazione ha sottolineato che:

  • L’intento di liberalità è l’elemento fondamentale che distingue la donazione indiretta da altri negozi giuridici.
  • La forma della donazione indiretta è libera, potendo essere utilizzata qualsiasi forma prevista per il negozio tipico utilizzato per realizzare lo scopo di liberalità.
  • L’onere della prova dell’intento di liberalità grava su chi eccepisce la donazione indiretta.

La sentenza è stata pubblicata il 2 luglio 2024.


LEGGI ANCHE

Abusi edilizi, la Cassazione: “Nessun condono oltre i termini previsti”

La Suprema Corte ribadisce: il condono retroattivo è vietato e non basta la vetustà dell’immobile a sospendere le demolizioni

stalking giudiziario Servicematica

Stalking giudiziario, un peso per tutti

Ricorrere alla giustizia come mezzo vessatorio e vendicativo non è poi un evento così raro, tant’è chi subisce tali azioni può tranquillamente essere definito vittima…

Non riforma ma applicazione di norme esistenti. Censimento degli immobili e delle case fantasma in arrivo

Il governo si prepara ad adeguare gli estimi catastali per gli immobili che hanno beneficiato del Superbonus 110%, ma non si tratta di una revisione…

figure di persone

Accordi “a latere” e assegno di mantenimento: la Cassazione fa chiarezza

La Suprema Corte stabilisce che gli accordi privati tra coniugi divorziati, anche se non formalizzati in sede giudiziale, devono essere considerati ai fini della revisione dell’assegno di mantenimento.

In una recente sentenza, la n. 18843 del 10 luglio 2024, la Prima Sezione Civile della Corte di Cassazione ha affrontato un caso in cui un uomo divorziato dopo 24 anni di matrimonio si era visto ridurre l’assegno di mantenimento da 3.500 euro mensili a 3mila euro, a causa della nuova stabile convivenza dell’ex moglie. L’uomo aveva però stipulato un accordo privato con l’ex coniuge, contestualmente al divorzio, in cui si impegnava a versare un’ulteriore somma di 2.500 euro mensili a integrazione dell’assegno.

L’uomo aveva quindi chiesto una ulteriore riduzione dell’assegno di mantenimento, tenendo conto anche dell’accordo privato. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano però respinto la sua richiesta, affermando di non potersi pronunciare su un accordo non formalizzato in sede giudiziale.

La Cassazione ha invece accolto il ricorso dell’uomo, stabilendo che gli accordi “a latere”, seppur estranei al giudizio di divorzio, devono comunque essere considerati ai fini della revisione dell’assegno di mantenimento, se “strettamente connessi” a questo e se non hanno ad oggetto diritti indisponibili o contrari a norme inderogabili.

Nel caso specifico, la Cassazione ha ritenuto che l’accordo tra le parti, che prevedeva il versamento di un’ulteriore somma di 2.500 euro mensili a integrazione dell’assegno di mantenimento, fosse strettamente connesso al giudizio di divorzio e dovesse quindi essere preso in considerazione ai fini della sua revisione.

La Cassazione ha quindi rinviato la causa alla Corte d’Appello per una nuova valutazione dell’assegno di mantenimento, che dovrà tenere conto anche dell’accordo “a latere”.


LEGGI ANCHE

Ritardo nell’applicazione dei nuovi schemi XSD per i depositi telematici presso la Corte Suprema di Cassazione

Le software house dovranno attendere ulteriori comunicazioni per l'aggiornamento degli schemi XSD

Nordio chiede aiuto all’Albania: 150 detenuti albanesi verranno trasferiti nelle loro carceri

Il guardasigilli Carlo Nordio e il sottosegretario Andrea Ostellari hanno avuto la stessa idea del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Entrambi, infatti, si rivolgono all’Albania…

Un possibile futuro della Giustizia passa per i poli giudiziari

Un possibile futuro della Giustizia passa per i poli giudiziari

Riportiamo alcuni contenuti dell’interessante articolo “Giustizia decentrata in 26 poli responsabili di governance e budget” apparso su Il Sole 24 Ore il 22 aprile scorso.…

mouse scrivania

Cartella esattoriale: notifica via PEC valida anche con PDF, lo dice la Cassazione

La Suprema Corte chiarisce che la copia informatica della cartella di pagamento, originariamente cartacea, non deve necessariamente essere firmata digitalmente per la sua valida notifica via PEC.

Roma, 12 luglio 2024 – Non è necessaria la firma digitale per la notifica via PEC della copia informatica della cartella di pagamento, anche se il file allegato ha estensione .pdf anziché .p7m. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 18387 del 5 luglio 2024.

La vicenda. La società Delta S.r.l. aveva impugnato sette cartelle esattoriali relative a tributi non versati e due comunicazioni di iscrizione ipotecaria. La società lamentava la nullità delle notifiche per mancanza di attestazione di conformità della copia informatica all’originale e di firma digitale.

Le decisioni dei giudici di merito. La Commissione Tributaria Provinciale (CTP) di Napoli aveva accolto il ricorso della società, mentre la Commissione Tributaria Regionale (CTR) della Campania aveva accolto parzialmente i ricorsi dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione, ritenendo nulla la notifica delle cartelle via PEC con file .pdf anziché .p7m.

La pronuncia della Cassazione. La Suprema Corte ha cassato la sentenza della CTR, rilevando che non esiste alcuna norma che impone la firma digitale per la notifica via PEC della copia informatica della cartella di pagamento. Secondo la Cassazione, è sufficiente che il file PDF sia una copia conforme dell’originale cartaceo.


LEGGI ANCHE

Giovani: in 10 anni crollati di 750mila unità, quasi tutti al sud

Una curiosità: nel 1943, il numero delle nascite in Italia era più che doppio rispetto a quello attuale. Ma la crisi demografica interessa una buona…

finto legale varese

Finto avvocato: l’Ordine chiede i danni e si costituisce parte civile

A Varese, dopo aver identificato un caso di esercizio abusivo da parte di un falso legale, l’Ordine degli avvocati locale ha deciso di costituirsi in…

Riforma Cartabia, reati a querela: sì della Cassazione all’interlocuzione delle Procure

La Cassazione ritorna sugli effetti causati dalla Riforma Cartabia per quanto riguarda i procedimenti per i reati con procedibilità a querela. Con la sentenza 22641…

assunzione peronale

Dog, assunzione 11 funzionari mediante scorrimento

Il Direttore Generale del Personale e della Formazione ha disposto l’assunzione di 11 Funzionari giudiziari (ex A3-F1), da inquadrare nei ruoli dell’Amministrazione Giudiziaria, mediante scorrimento della graduatoria del concorso per 300 unità di personale nel profilo professionale A3-F1, indetto dal Ministero dell’economia e delle finanze.

La presa di servizio è fissata, presso gli uffici di assegnazione, per il 18 luglio 2024.

Tutti i dettagli nella scheda di sintesi al link: https://www.giustizia.it/giustizia/it/mg_1_6_1.page?contentId=SCE1411858


LEGGI ANCHE

autocertificazione valida solo se cartacea

COVID-19, l’autocertificazione è valida solo se cartacea

Il Ministero dell’Interno ha chiarito che l’autocertificazione è valida solo se cartacea. La dichiarazione è arrivata come conseguenza alla comparsa di app di autocertificazione su…

Segnalazioni aziendali e diritto di critica: la Cassazione tutela il lavoratore

Una recente ordinanza della Suprema Corte conferma che le segnalazioni di illeciti e criticità aziendali, anche se polemiche, non possono essere punite con il licenziamento.…

Riconoscere l’accesso a Internet in costituzione

Riconoscere l’accesso a Internet in costituzione?

Come sarebbe stato, questo lockdown, se non avessimo avuto Internet? Saremmo riusciti a portare avanti il nostro lavoro, a tenerci aggiornati sulla situazione, a mantenere…

Compensi avvocati: tagli fino al 70% per cause ripetitive e perse

La Corte di Cassazione, con ordinanza n. 19025 depositata l’11 luglio 2024, ha confermato la possibilità per il giudice di ridurre fino al 70% i compensi degli avvocati per le cause ripetitive e con esito negativo, anche al di sotto dei minimi previsti dal Decreto Ministeriale n. 55/2014.

La Suprema Corte ha precisato che tale discrezionalità del giudice sussisteva anche nel caso in questione, non essendo ancora applicabile lo sbarramento introdotto dal DM n. 37/2018 che vieta di scendere al di sotto dei valori minimi.

Nel caso specifico, i giudici di merito hanno ritenuto opportuno ridurre del 70% il compenso minimo previsto per le seguenti ragioni:

  • Le cause erano tutte simili e potevano essere proposte in modo unificato.
  • L’esito di tutte le cause è stato negativo.
  • Le cause non presentavano particolari difficoltà giuridiche o fattuali.
  • La società cliente si trovava in una situazione di difficoltà economica.

La Corte di Cassazione ha ritenuto che la motivazione fornita dai giudici di merito sia stata adeguata e che la riduzione del 70% non sia stata eccessiva.

In linea con la giurisprudenza consolidata, la Suprema Corte ha sottolineato che il giudice ha ampia discrezionalità nel determinare i compensi degli avvocati, a patto che la sua decisione sia adeguatamente motivata. Tale discrezionalità è ancor più ampia quando si tratta di cause ripetitive e con esito negativo, come nel caso in questione.


LEGGI ANCHE

La Forense Card: un supporto per il pagamento dei contributi previdenziali

Uno strumento gratuito, sicuro e versatile per gli iscritti alla Cassa Forense

Stop assegno di mantenimento al figlio, conseguenze all’ex?

Se il figlio non riceve più assegno, c’è diritto all’aumento automatico? Ad un certo punto il figlio di una coppia divorziata ha capacità di autonomia economica e…

Facebook e giustizia

COVID: e se Facebook fosse un alleato della Giustizia?

Quando si parla del rapporto tra Giustizia e Facebook, cosa vi viene in mente? Probabilmente, le grandi cause per la violazione della privacy e il…

Iso 27017
Iso 27018
Iso 9001
Iso 27001
Iso 27003
Acn
RDP DPO
CSA STAR Registry
PPPAS
Microsoft
Apple
vmvare
Linux
veeam
0
    Prodotti nel carrello
    Il tuo carrello è vuoto