Manovra, le novità più rilevanti: aumento delle tariffe autostradali, 61 milioni per il privato in sanità e novità su scommesse e mutui

La manovra economica proposta dalla maggioranza si arricchisce di nuove misure che generano già discussioni e proteste dalle opposizioni. Tra le principali modifiche figura l’incremento delle tariffe autostradali, il rifinanziamento delle prestazioni sanitarie da acquisire dai privati, e una serie di novità su scommesse, mutui e politiche sanitarie. Ecco le principali novità in dettaglio.

Incremento delle tariffe autostradali: +1,8% nel 2025

Le tariffe autostradali subiranno un aumento dell’1,8% nel 2025, come previsto da un emendamento presentato alla manovra dai relatori. L’incremento corrisponde all’indice di inflazione programmato per il 2025 nel Piano strutturale di bilancio 2025-2029. Tale modifica riguarda le concessioni che non hanno aggiornato i propri piani economico-finanziari, suscitando già le prime critiche da parte delle forze di opposizione.

61 milioni per il privato in sanità: prestazioni per ridurre i pronto soccorso

Un altro emendamento destina 61 milioni di euro annui a partire dal 2026 per l’acquisizione di prestazioni sanitarie dal settore privato. Il governo intende investire in servizi di medicina generale, riabilitazione e lungodegenza, con l’obiettivo di alleggerire il carico sui pronto soccorso. La norma mira a integrare il servizio sanitario nazionale, una misura che potrebbe incontrare resistenze tra i professionisti del settore pubblico.

Nuove misure sulle scommesse online

Il sottosegretario al Mef, Federico Freni, ha confermato l’introduzione di un prelievo sulle scommesse online, destinato a finanziare le infrastrutture sportive. Sebbene non sia ancora chiaro se il prelievo sarà finalizzato a un determinato scopo, la misura ha suscitato un ampio dibattito, specialmente in un contesto di crescente attenzione alle problematiche legate al gioco d’azzardo e alle dipendenze patologiche.

Mutui: garanzia solo per under 36 e genitori single

Per quanto riguarda il settore dei mutui, una novità importante riguarda l’accesso alla garanzia del Fondo mutui per l’acquisto della prima casa. La misura sarà ora riservata esclusivamente a giovani sotto i 36 anni e a genitori single con figli minori. Questo cambiamento riduce la portata della norma che in precedenza prevedeva priorità anche per giovani coppie e nuclei familiari in difficoltà, limitando il beneficio solo a una ristretta fascia della popolazione.

Altre novità: fondo contro le dipendenze e equiparazione stipendi dei ministri

La legge di Bilancio introduce anche un fondo per contrastare le dipendenze patologiche e una stretta sulle scommesse online. Un’altra modifica di rilievo riguarda l’ipotesi di equiparare l’indennità dei ministri e sottosegretari non parlamentari a quella dei colleghi eletti, con una differenza di alcune centinaia di euro tra le due categorie.


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Nuovo codice della strada: da oggi super stretta sull’alcol

Da oggi, 14 dicembre, cambiano le regole per gli automobilisti italiani. Le nuove norme del Codice della Strada prevedono un inasprimento delle sanzioni per chi guida in stato di ebbrezza, sotto effetto di sostanze stupefacenti o distratto dallo smartphone, introducendo anche nuove misure tecnologiche per garantire la sicurezza sulle strade.

Multa fino a 6.000 euro per la guida in stato di ebbrezza

Per chi guida con un tasso alcolemico compreso tra 0,5 e 0,8 grammi per litro, le sanzioni vanno da 573 a 2.170 euro, con la sospensione della patente da 3 a 6 mesi. Se il tasso è tra 0,8 e 1,5 g/L, scattano l’arresto fino a 6 mesi, un’ammenda tra 800 e 3.200 euro e la sospensione della patente da 6 mesi a un anno. Superato il limite di 1,5 g/L, si rischia l’arresto da 6 mesi a un anno, una multa fino a 6.000 euro e il ritiro della patente per un periodo compreso tra 1 e 2 anni.

Per i recidivi, è prevista l’installazione dell’alcolock, un dispositivo che impedisce l’avvio del motore se viene rilevato un tasso alcolemico superiore a zero. Dal 6 luglio 2024, tutti i veicoli di nuova immatricolazione dovranno essere predisposti per questo sistema, ma la normativa sarà pienamente attuata solo con l’entrata in vigore di un decreto previsto entro il giugno 2025.

Quanti bicchieri di vino è possibile bere senza superare il limite legale?

Determinare con esattezza quanti bicchieri di vino si possano bere senza superare il limite legale di alcol nel sangue è complesso. Infatti, la risposta dipende da vari fattori personali, come il peso corporeo, il sesso, la velocità del metabolismo e, non meno importante, la presenza di cibo nello stomaco.

In generale, un uomo di circa 80 kg può rimanere sotto il limite legale, pari a 0,5 grammi per litro di sangue, consumando circa mezzo litro di vino (equivalente a 3-4 bicchieri da 125 ml), a condizione che abbia mangiato. Una donna di 60 kg, invece, potrebbe raggiungere il limite legale con appena 2-3 bicchieri della stessa quantità. Tuttavia, è importante notare che bere a stomaco vuoto accelera l’assorbimento dell’alcol, facendo aumentare rapidamente il tasso alcolemico, e rendendo più facile superare i limiti consentiti.

Le stime sopra riportate sono indicative, ma la metabolizzazione dell’alcol varia significativamente da persona a persona. Anche un solo bicchiere di vino può comportare un rischio per chi è sensibile all’alcol o per chi ha un peso corporeo inferiore alla media.

Inoltre, non tutti gli alcolici influiscono allo stesso modo sul tasso alcolemico. Un bicchiere di vino contiene in genere tra i 10 e i 12 grammi di alcol, mentre una birra da 330 ml può arrivare a contenere 13 grammi di alcol. I superalcolici, invece, hanno concentrazioni di alcol molto più elevate.

Stupefacenti: tolleranza zero

Una delle principali novità riguarda la guida sotto l’effetto di droghe: non sarà più necessario dimostrare lo stato di alterazione alla guida. Sarà sufficiente accertare l’assunzione recente di sostanze stupefacenti tramite test salivare o esami del sangue. Questo varrà anche per farmaci con effetti psicotropi. Anche in questo caso, si attende un decreto che definisca modalità e tipologie di test.

Mano pesante sull’uso del cellulare

Chi guida utilizzando lo smartphone rischia multe da 250 a 1.000 euro, con una sospensione immediata della patente per una settimana se si hanno almeno 10 punti. Per chi ha meno punti, la sospensione sarà di 15 giorni. In caso di recidiva, la multa può raggiungere 1.400 euro, con la sospensione della patente fino a tre mesi e una decurtazione fino a 10 punti.


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Le mafie sono la quarta industria del Paese

Il volume d’affari annuo delle mafie italiane si aggira attorno ai 40 miliardi di euro l’anno; una cifra spaventosa che vale praticamente due punti di Pil. Se effettuiamo una comparazione puramente teorica che, tuttavia, ci consente di “dimensionare” la portata del fenomeno, il fatturato dell’industria del crimine risulta essere ipoteticamente al quarto posto a livello nazionale, dopo quello registrato dall’Eni (93,7 miliardi di euro), dall’Enel (92,9 miliardi) e dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE) (55,1 miliardi).

A dirlo è l’Ufficio studi della CGIA.

Va altresì segnalato che il dato relativo al giro d’affari delle organizzazioni criminali di stampo mafioso richiamato in precedenza è certamente sottostimato, poiché non è possibile misurare anche i proventi riconducibili all’infiltrazione di queste realtà nell’economia legale.

  • In Italia sono 150mila le imprese nell’“orbita” della criminalità organizzata

In virtù dei dati in possesso dell’Unità di Informazione Finanziaria (UIF) della Banca d’Italia – struttura che, per legge, riceve ogni anno dagli intermediari finanziari centinaia di migliaia di segnalazioni di operazioni finanziarie sospette – è stato possibile mappare il numero delle imprese presenti in Italia che potenzialmente sono contigue a contesti di criminalità organizzata. Oltre alle segnalazioni ricevute, la UIF ha incrociato anche gli scambi informativi acquisiti dalla Direzione Nazionale Antimafia e dall’Autorità giudiziaria. Grazie a questo mix di dati è stato possibile censire almeno 150mila imprese che potrebbero essere potenzialmente controllate o collegate a vario titolo alle organizzazioni criminali di stampo mafioso.

  • Napoli, Roma, Milano, Caserta e Brescia le realtà più a rischio

Analizzando la diffusione territoriale delle aziende in “odor di mafia”, scorgiamo che sono le attività più a rischio sono quelle presenti nelle grandi aree metropolitane. A Napoli, ad esempio, sarebbero quasi 18.500, a Roma poco più di 16.700 e a Milano sfiorano le 15.650 unità. In queste tre realtà geografiche è concentrato il 34 per cento circa delle imprese a rischio in tutto il Paese. Seguono Caserta con 5.873 imprese, Brescia con 4.043, Palermo con 4.016, Salerno con 3.862, Bari con 3.358 e Catania con 3.291.

  • Imprenditori nel mirino

Gli ambiti criminali in cui le mafie fanno business sono numerosissimi. Tra i principali segnaliamo il narcotraffico, il traffico d’armi, lo smaltimento illegale dei rifiuti, gli appalti pubblici, le scommesse clandestine, il gioco d’azzardo, l’usura, il contrabbando di sigarette e la prostituzione. Tra le attività esercitate da queste consorterie malavitose, le estorsioni sono quelle più remunerative e le vittime di questo reato sono, quasi esclusivamente, imprenditori. Non solo. Nei territori dove il numero di denunce all’Autorità giudiziaria per estorsione/racket – ma anche per reati ambientali, contraffazione, lavoro nero, caporalato, etc. – è molto alto, la probabilità che vi sia una presenza radicata e diffusa di una o più organizzazioni di stampo mafioso è altrettanto elevata.

  • Boom di denunce per estorsione

In questi ultimi anni l’estorsione è uno dei pochi reati che ha registrato un forte aumento del numero delle denunce. Negli ultimi dieci anni, infatti, i delitti denunciati dalle forze di polizia all’Autorità giudiziaria per estorsione sono aumentati del 66,2 per cento, mentre il complesso di tutti i delitti denunciati sono scesi del 19 per cento, passando da 2,89 milioni del 2013 a 2,34 milioni del 2023. E in particolar modo al Nord, fa sapere la Direzione Investigativa Antimafia, il fenomeno estorsivo si sta diffondendo senza ricorrere più a minacce esplicite e men che meno all’uso della violenza, ma cercando una specie di “complicità” con le vittime, imponendo, ad esempio, l’assunzione di personale o fornendo altre tipologie di servizi/forniture. Oppure, proponendo alle imprese soluzioni “condivise” con reciproci vantaggi, come l’attività di fatturazione per operazioni inesistenti, ove le vittime devono corrispondere in contanti anche l’importo dell’IVA che poi deve essere versata all’erario dal committente. Consentendo così a quest’ultimo di onorare l’adempimento fiscale e al contempo di occultare la richiesta estorsiva di denaro.

  • Situazione critica a Nordest: in 10 anni denunce quasi quintuplicate a Bolzano, Belluno e Verbano-Cusio-Ossola.

Come dicevamo in precedenza, tra il 2023 e il 2013 le denunce per estorsione sono aumentate del 66,2 per cento, con una punta massima del +128,3 per cento nel Nordest. In termini complessivi, è il Mezzogiorno con 3.877 la ripartizione geografica che nel 2023 ha registrato il più alto numero di denunce; seguono il Nordovest con 2.945, il Centro con 2.573 e il Nordest con 2.043. Sempre nello stesso arco temporale, tra le province, invece, le variazioni di crescita più importanti hanno interessato, in particolare, Bolzano con il +362,5 per cento, Belluno con il +330 per cento, Verbano-Cusio-Ossola con il +311,1 per cento, Benevento con il +278,6 per cento e Ferrara con il +257,1 per cento. In valore assoluto, infine, la Città Metropolitana di Roma è quella che nel 2023 ha registrato con 1.204 denunce l’ammontare complessivo più alto. Seguono Napoli con 836, Milano con 769, Torino con 474 e Bologna con 296.


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Gratteri: “La Meloni ha mandato un segnale importante nella lotta alla mafia”

Nel suo ultimo libro, Una Cosa sola, il Procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri, apre uno spiraglio di credito al governo di Giorgia Meloni nella lotta contro la mafia, sostenendo che la revisione del 416bis potrebbe essere utile, dato che le mafie di oggi si avvalgono meno della violenza diretta, preferendo la corruzione e l’intimidazione. Tuttavia, Gratteri critica alcune delle riforme recenti, come l’abolizione dell’abuso d’ufficio e la stretta sulle intercettazioni, sostenendo che queste misure hanno reso più difficile il lavoro dei magistrati.

Gratteri ha dichiarato a Il Giornale che «il 416bis andrebbe rivisto», precisando che le mafie hanno meno bisogno di manifestare violenza per essere temute, potendo ora fare affidamento su metodi più sofisticati come la corruzione. Ha suggerito che il concetto di “forza di intimidazione” nel vincolo associativo dovrebbe essere ridefinito, includendo il concetto di “riserva di violenza”, poiché oggi le organizzazioni mafiose non necessitano più di manifestare fisicamente la loro forza.

Pur esprimendo apprezzamento per il fatto che il governo non abbia toccato la legislazione antimafia e il 41bis, Gratteri ha sollevato dubbi sulle recenti modifiche al codice penale e al codice di procedura penale, che secondo lui «hanno reso più difficile la ricerca della prova, rallentando i tempi del processo e indebolendo le parti offese».

Inoltre, Gratteri ha commentato lo scontro tra magistratura e politica, sostenendo che «i poteri dello stato devono rimanere separati» e che il dialogo tra le due istituzioni dovrebbe essere ripristinato. Ha anche sottolineato che, dopo il caso Palamara, i magistrati avrebbero dovuto fare ammenda e sciogliere il Csm per evitare accuse di autoconservazione.

Il magistrato ha infine ribadito la sua posizione sulla necessità di un approccio più equilibrato e meno conflittuale tra la politica e la magistratura, per il bene delle istituzioni e della giustizia.


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Bce abbassa i tassi al 3% per sostenere l’economia

Il Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea (Bce) ha deciso all’unanimità di ridurre i tassi di interesse di riferimento di 25 punti base, portandoli al 3% a partire dal 18 dicembre. Una misura ampiamente prevista dai mercati, che riflette le difficoltà economiche e la necessità di stimolare la crescita nell’Eurozona.

Christine Lagarde, presidente della Bce, ha sottolineato che l’economia dell’Eurozona sta rallentando e che l’obiettivo principale della Bce ora è “stabilizzare l’inflazione”, che si prevede scenda al 2% entro il 2025. Nonostante l’inflazione fosse molto alta durante il periodo pandemico, la situazione è ora significativamente migliorata, e la Bce resta focalizzata sull’implementazione di una politica monetaria che consenta di raggiungere l’obiettivo di stabilità dei prezzi a medio termine.

Lagarde ha anche affermato che la Bce non prevede ulteriori aumenti dei tassi per il momento, ma potrebbe adottare un approccio di allentamento monetario se necessario. Tuttavia, ha chiarito che le decisioni future dipenderanno dai dati macroeconomici, confermando che la Bce continuerà a monitorare attentamente l’andamento dell’inflazione e dell’economia, adattando la politica monetaria in base agli sviluppi.

La scelta di ridurre i tassi giunge dopo una serie di aumenti decisi in precedenza per contrastare l’inflazione, ma ora, con un panorama economico in cambiamento, l’attenzione si concentra sul mantenimento di un’inflazione stabile al 2%, senza rischio di ritorni alla crescita eccessiva dei prezzi. Il piano della Bce, pur restando orientato alla cautela, punta a garantire una stabilità economica duratura per l’Eurozona.


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L’Unione Europea vieta i prodotti ottenuti con lavoro forzato

A partire dal 2027, l’Unione Europea impedirà l’immissione sul mercato di qualsiasi prodotto realizzato attraverso il lavoro forzato, con l’adozione di un nuovo regolamento che mira a contrastare una delle maggiori violazioni dei diritti umani. Il regolamento, approvato il 27 novembre 2024, stabilisce un sistema di controllo e sanzioni per gli operatori economici che non riusciranno a garantire la tracciabilità della provenienza dei propri prodotti.

Il provvedimento, che coinvolge tutte le catene di approvvigionamento globali, richiede che le autorità competenti degli Stati membri collaborino con la Commissione Europea per monitorare e contrastare l’ingresso sul mercato di merci ottenute mediante lavoro forzato. Le nuove disposizioni obbligano gli Stati membri a informare tempestivamente le autorità competenti della possibile violazione entro tre giorni lavorativi, mentre gli operatori economici dovranno adeguarsi ai nuovi obblighi di tracciabilità, sotto il rischio di sanzioni.

Il regolamento pone un accento particolare sulla prevenzione del lavoro forzato proveniente da qualsiasi parte del mondo, con l’Europa che si impegna a diventare una zona di mercato libera da abusi. Le autorità europee e quelle nazionali saranno chiamate a lavorare in stretta sinergia, garantendo che anche le piccole e medie imprese possano rispettare gli obblighi senza subire impatti negativi.

Questa iniziativa, che segna un passo importante nella lotta contro il lavoro forzato a livello globale, si applicherà dal 14 dicembre 2027, dando tempo agli Stati membri e agli operatori economici per adeguarsi alle nuove normative.


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CNF: l’avvocato deve accertare l’identità del cliente prima di accettare l’incarico

Il Consiglio Nazionale Forense ha ribadito un principio fondamentale della deontologia forense, stabilendo che l’avvocato, prima di assumere l’incarico, è obbligato ad accertarsi dell’identità della persona che gli conferisce il mandato e della parte assistita. La sentenza n. 269/2024, pubblicata il 25 novembre 2024, chiarisce che, se un avvocato omette tale verifica e successivamente scopre la falsità delle generalità dichiarate dal cliente senza rinunciare tempestivamente al mandato, questo comportamento costituisce un grave illecito disciplinare.

La vicenda in esame riguarda un avvocato che, non avendo verificato l’identità del cliente, è stato accusato di violazioni deontologiche. Il Consiglio distrettuale di disciplina forense della Corte d’Appello di Campobasso aveva deciso di sospenderlo dall’esercizio dell’attività professionale per due anni. Tuttavia, dopo aver considerato la prescrizione di alcune violazioni e l’insussistenza di altre, il CNF ha mitigato la sanzione, riducendola a una sospensione di un anno.

 


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La richiesta di abrogare totalmente la legge sull’Autonomia differenziata è legittima, ma prima di procedere con il referendum, sarà necessario un ulteriore passaggio davanti ai giudici della Corte Costituzionale per verificare l’ammissibilità della consultazione. Entro gennaio 2025, infatti, la Corte dovrà esprimersi sulla questione. L’Ufficio centrale per il referendum, dopo aver esaminato la legge Calderoli, ha ribaltato parzialmente la decisione della Corte Costituzionale, che lo scorso giugno aveva giudicato costituzionale la legge con l’eccezione di alcune parti, ritenute anticostituzionali.

Secondo la Cassazione, l’abrogazione totale è possibile, mentre non lo è per la proposta di abrogazione parziale, avanzata da cinque Consigli regionali, poiché riguarda aspetti già dichiarati illegittimi dalla Corte.

Ivana Veronese, vicepresidente del comitato nazionale contro l’autonomia differenziata e segretaria confederale Uil, ha espresso soddisfazione per la decisione, che ritiene un passo importante contro la legge.


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L’avvocato Ernesto Maria Ruffini annuncia la sua decisione di lasciare la direzione dell’Agenzia delle Entrate, spiegando che “il clima è cambiato” e che non intende “scendere in campo” nella politica. In un’intervista al Corriere della Sera, Ruffini racconta di come il contesto sia cambiato rispetto a quando aveva assunto l’incarico. La critica al fisco, accusato di “estorcere un pizzo di Stato”, e la percezione dell’Agenzia come un “sequestratore” delle famiglie lo hanno spinto a questa scelta.

“Il mio unico obiettivo è stato servire il bene comune”, afferma, sottolineando che il fisco è strumento dello Stato e non responsabile delle politiche fiscali, che spettano al legislatore. Ruffini ribadisce il suo impegno per la legge e la Costituzione, rivelando che, dopo aver comunicato al ministro Giorgetti la sua decisione, passerà il testimone a chi lo succederà.


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Trasferte e rimborsi spese: dal 2025 obbligo di pagamenti tracciabili

A partire dal 2025, entrerà in vigore una nuova normativa che rivoluzionerà il trattamento fiscale delle spese di viaggio per i dipendenti, rendendo obbligatorio l’uso di metodi di pagamento tracciabili. Questa misura, inclusa nella Legge di Bilancio, ha lo scopo di migliorare la trasparenza fiscale e prevenire l’evasione, imponendo alle aziende di adeguarsi a nuove modalità di rimborso per le trasferte.

Pagamenti Tracciabili: Una Rivoluzione Fiscale

Il cambiamento principale riguarda l’obbligo di utilizzare carte di credito, carte di debito, carte prepagate o bonifici bancari per tutti i rimborsi relativi alle spese di viaggio, comprese quelle per vitto, alloggio, viaggio e trasporto. Il governo intende garantire che tutte le transazioni siano tracciabili e documentate, al fine di migliorare il controllo fiscale e limitare il rischio di irregolarità.

Le spese sostenute con metodi non tracciabili, come i pagamenti in contante, non godranno più delle agevolazioni fiscali, e dovranno essere giustificate con adeguata documentazione per poter essere rimborsate. Rientrano tra i metodi tracciabili anche i pagamenti effettuati tramite app di pagamento su smartphone, a condizione che siano verificabili tramite codice Iban o numero di cellulare.

Rimborsi per trasferte locali e fuori comune

La normativa distingue tra le trasferte effettuate all’interno dello stesso comune e quelle fuori dal comune di residenza. Per le trasferte locali, i rimborsi per le spese di viaggio saranno soggetti a tassazione, ad eccezione di quelli che risultano documentati e pagati tramite strumenti tracciabili. Diversamente, le trasferte fuori dal comune non concorreranno a formare il reddito, purché il pagamento avvenga con modalità tracciabili.

In entrambi i casi, l’introduzione della tracciabilità delle spese mira a semplificare la gestione fiscale e a garantire che le richieste di rimborso siano sempre trasparenti e verificabili.

Un nuovo scenario per le aziende

Le aziende dovranno rivedere le proprie policy relative alle trasferte e ai rimborsi spese, adeguandosi alle nuove regole sulla tracciabilità. Questo comporterà l’introduzione di nuove modalità di pagamento per i dipendenti in trasferta e l’obbligo di documentare ogni spesa effettuata.

La misura avrà un impatto significativo, in quanto le aziende dovranno garantire che tutti i pagamenti siano effettuati tramite metodi tracciabili, come carte di credito, carte prepagate o app di pagamento, evitando così la possibilità di rimborsi non conformi. In particolare, le società dovranno gestire i rimborsi per i trasporti pubblici e le spese per i pedaggi autostradali, che dovranno essere pagati con sistemi verificabili, come il Telepass.

Un periodo di transizione

Per evitare disagi alle imprese, si prevede un periodo di transizione prima dell’entrata in vigore definitiva delle nuove disposizioni. Questo darà il tempo necessario per le aziende di adattarsi alla nuova normativa e modificare le proprie procedure interne, al fine di conformarsi alle nuove regole fiscali.


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Nel corso degli anni SM - Servicematica ha ottenuto le certificazioni ISO 9001:2015 e ISO 27001:2013.
Inoltre è anche Responsabile della protezione dei dati (RDP - DPO) secondo l'art. 37 del Regolamento (UE) 2016/679. SM - Servicematica offre la conservazione digitale con certificazione AGID (Agenzia per l'Italia Digitale).

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