Comprare casa all’asta: un risparmio medio fino alla metà del prezzo di mercato

Nel 2025, il mercato delle aste immobiliari si presenta come una via privilegiata per chi cerca di acquistare casa a prezzi vantaggiosi. L’acquisto tramite asta offre infatti la possibilità di ottenere un immobile a un costo nettamente inferiore rispetto a quello di mercato, con un risparmio che, in media, può arrivare a superare la metà del valore ordinario.

Si stima che i prezzi di vendita all’asta siano ridotti tra il 20% e il 50% rispetto ai valori di mercato. Questo significa che una casa che sul mercato tradizionale costerebbe 200.000 euro, in un’asta potrebbe essere aggiudicata per circa 100.000-120.000 euro. In termini concreti, parliamo di decine di migliaia di euro di risparmio: 30.000, 40.000 o persino 70.000 euro, a seconda del prezzo base d’asta e dell’aggiudicazione finale.


Non solo il prezzo: i costi accessori e il mutuo per l’asta

Acquistare un immobile all’asta comporta, oltre al prezzo di aggiudicazione, gli stessi costi che si affronterebbero per un acquisto sul mercato tradizionale. Se si tratta di prima casa, si dovrà versare l’imposta di registro del 3% sul prezzo, più l’imposta ipotecaria e quella catastale, entrambe di 168 euro.

È importante sapere che anche per le case all’asta è possibile richiedere un mutuo. Esistono specifiche convenzioni tra i tribunali e le banche per facilitare questa operazione. Tuttavia, un aspetto cruciale da tenere a mente è che, una volta aggiudicata l’asta, il pagamento deve avvenire prima del decreto di trasferimento dell’immobile al nuovo proprietario. Questo implica che la banca dovrà deliberare sulla richiesta di mutuo e disporre l’ipoteca sull’immobile prima che l’aggiudicazione diventi definitiva.


Come funziona l’acquisto all’asta: i passaggi chiave

Il processo di acquisto di una casa all’asta segue passaggi e tempistiche precise, il cui rispetto è fondamentale per non rischiare di perdere l’aggiudicazione.

  1. Ricerca dell’immobile: Le case all’asta sono pubblicizzate sul Portale delle Vendite Pubbliche del Ministero della Giustizia, sui siti dei tribunali, degli istituti di vendite giudiziarie e delle agenzie immobiliari specializzate.

  2. Analisi della documentazione: Una volta individuato l’immobile di interesse, è indispensabile leggere attentamente tutti gli allegati all’annuncio. Questi includono l’Ordinanza di vendita, che contiene informazioni cruciali come il prezzo base, il rialzo minimo, le modalità di pagamento della cauzione e del saldo, il termine di presentazione delle offerte e la modalità di vendita. Fondamentale è anche la perizia, che offre una descrizione dettagliata dello stato di fatto, la planimetria, i dati catastali, eventuali iscrizioni pregiudizievoli, la presenza di abusi edilizi e la loro sanabilità, e l’esistenza di eventuali morosità condominiali.

  3. Presentazione dell’offerta: Solo dopo aver visionato tutta la documentazione, si può inviare la propria offerta. Questa deve essere accompagnata da una cauzione pari al 10% del prezzo proposto, utilizzando l’apposito modulo disponibile sul Portale delle Vendite Pubbliche. Per legge, l’offerta non può essere inferiore al 75% della base d’asta.

  4. Aggiudicazione e saldo: Scaduto il termine per la presentazione delle offerte, se l’immobile non viene aggiudicato, la cauzione viene restituita entro 10 giorni. Se invece l’asta viene aggiudicata, si procede alla firma del verbale di aggiudicazione. Il saldo finale per l’acquisto della casa deve essere versato entro 60 giorni dalla data dell’asta.


LEGGI ANCHE

Streaming illegale: smantellata rete da 22 milioni di utenti, 11 arresti

L’indagine, denominata "Taken Down", ha coinvolto oltre 270 operatori della Polizia Postale, che hanno eseguito 89 perquisizioni in 15 regioni italiane.

Pirateria, quali sono le leggi?

Camera dei Deputati per nuove leggi di contrasto alla pirateria di internet Attualmente, la Camera dei Deputati sta esaminando tre proposte di Legge sul rapporto tra le reti internet…

Intelligenza artificiale e giustizia: il Senato approva il ddl, verso nuove regole per tribunali e indagini

AI nei tribunali ma non nei verdetti: il testo esclude il ruolo decisionale degli algoritmi nel processo penale e civile

Assemblea di condominio: quando e come contestare il verbale

L’assemblea di condominio è il cuore pulsante della gestione condominiale, l’organo supremo che disciplina l’uso delle parti e dei servizi comuni. Le sue decisioni, espresse in delibere, sono il frutto di una volontà collegiale, distinta da quella dei singoli. Tutto questo processo, per legge, deve essere fedelmente riportato in un processo verbale, da trascrivere nell’apposito registro tenuto dall’amministratore.

La delibera, quindi, è un atto collettivo che mira all’efficiente funzionamento dello stabile. Un processo che inizia con la convocazione di tutti gli aventi diritto – la cui prova deve essere fornita al presidente dell’assemblea e annotata a verbale – e si conclude con la comunicazione del verbale ai condomini, specialmente a quelli assenti. Ma cosa succede se qualcosa non va per il verso giusto?


Vizi di forma e procedura: le basi per l’impugnazione

Il Codice Civile è chiaro: tutti gli aventi diritto devono essere convocati alla riunione con un preavviso di almeno cinque giorni dalla data fissata, pena l’annullabilità delle delibere. La convocazione può avvenire tramite raccomandata, PEC, fax o consegna a mano, e deve contenere l’ordine del giorno, il luogo e l’ora della riunione. In caso di omissione, ritardo o incompletezza della convocazione, la delibera è annullabile su istanza dei dissenzienti o degli assenti non ritualmente convocati.

L’assemblea, oltre alla convocazione annuale ordinaria per le deliberazioni di routine, può essere convocata in via straordinaria dall’amministratore (se lo ritiene necessario o su richiesta di almeno due condomini che rappresentino un sesto del valore dell’edificio). In assenza dell’amministratore, o se la sua risposta tarda oltre dieci giorni, la convocazione può essere effettuata direttamente dai condomini richiedenti, o da ciascun condomino in mancanza totale di un amministratore.

È inoltre importante sapere che, anche senza una specifica previsione nel regolamento, è possibile partecipare all’assemblea in videoconferenza, previo consenso della maggioranza dei condomini. In questi casi, il verbale deve essere redatto dal segretario, sottoscritto dal presidente e trasmesso all’amministratore e a tutti i condomini con le stesse formalità previste per la convocazione.


Contenuto del verbale e validità: cosa controllare

Perché una delibera condominiale sia considerata valida, il verbale deve contenere alcuni elementi essenziali:

  • Nominativi di presidente e segretario: la loro assenza è una mera irregolarità, ma la loro indicazione è prassi.
  • Verifica della regolare convocazione: è un passaggio obbligatorio.
  • Elenco dei presenti (o rappresentati per delega): con i relativi millesimi o indicazioni che ne permettano la ricostruzione.
  • Verbalizzazione delle votazioni: devono risultare chiaramente i favorevoli, i contrari, gli astenuti e i millesimi rappresentati da ciascun gruppo. È valida anche la verbalizzazione “per differenza”, indicando cioè solo i contrari e gli astenuti e deducendo i favorevoli.

È cruciale ricordare che il verbale dell’assemblea condominiale è una scrittura privata. Questo significa che il suo valore legale si limita alla provenienza delle dichiarazioni di chi lo ha sottoscritto (presidente e segretario), e non attesta la veridicità del suo contenuto. Di conseguenza, il verbale può essere contestato con qualsiasi mezzo di prova, senza la necessità di ricorrere alla “querela di falso”.

Infine, la sottoscrizione del verbale da parte di un condomino non implica in alcun modo l’accettazione della delibera. La firma serve solo a provare che la riunione si è svolta in un determinato luogo e data, e che in essa sono state prese le decisioni riportate. Ai fini dell’impugnazione, l’unico elemento rilevante è che il condomino presente si sia astenuto o sia stato dissenziente. Questi ultimi avranno 30 giorni dalla data dell’adunanza per proporre l’impugnazione.


LEGGI ANCHE

Concorso magistratura, nota del Ministero: decreto per correggere un “mero errore materiale”

È arrivato un contrordine da Via Arenula. Sembra che gli elaborati per il concorso in magistratura non debbano più essere «sintetici», come riportato, erroneamente, nel…

Internet quotidiano per il 90% degli italiani, ma cresce l’allarme per odio e disinformazione online

Secondo il nuovo rapporto AGCOM, più di otto cittadini su dieci si dichiarano preoccupati per i contenuti d’odio e le fake news in rete. Ancora…

Torino e Braga vincono il premio Capitale europea dell’innovazione

Il premio Capitale europea dell'innovazione (iCapital) riconosce il merito delle città che svolgono un ruolo importante nel fornire soluzioni innovative ai cittadini. 

L’ombra delle “Scam Cities” si estende: le città della truffa conquistano nuovi continenti

Un fenomeno criminale inquietante, emerso con forza durante la pandemia, sta ridisegnando la mappa delle truffe globali: le “scam cities”. Si tratta di vere e proprie enclavi urbane, o pseudo-urbane, da cui partono la maggior parte delle frodi online che affliggono il mondo. Un recente rapporto delle Nazioni Unite ha lanciato l’allarme, evidenziando come queste città criminali, inizialmente concentrate nel Sud-Est asiatico, stiano ora proliferando anche in Africa, Sudamerica e Medio Oriente, approfittando della fragilità delle istituzioni locali.


Il contagio delle “città della truffa”: dal Sud-Est asiatico al mondo

Le “scam cities” sono centri in cui centinaia di migliaia di persone, spesso migranti attratti da false promesse di lavoro, vengono ridotte in condizioni di sfruttamento e semi-schiavitù. La loro “attività” principale è perpetrare ogni sorta di truffe online: dalle frodi affettive ai falsi investimenti, dai furti di criptovalute alle scommesse illegali. Il rapporto dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC) sottolinea come la loro crescita sia stata esponenziale a partire dall’emergenza sanitaria, con un epicentro iniziale in paesi come Thailandia, Myanmar, Filippine, Laos, Cambogia e Cina. Qui, i lavoratori venivano privati dei documenti e costretti a operare, spesso sotto minaccia e violenza, utilizzando sofisticate tecniche di social engineering. Nonostante alcuni collaborino volontariamente, la stragrande maggioranza è trattenuta contro la propria volontà, trasformando queste città in luoghi dove la schiavitù moderna incontra la criminalità informatica.


Nuovi orizzonti del crimine: Africa e Sudamerica nel mirino

Gli sforzi dei governi asiatici per smantellare queste “città della truffa” hanno avuto un effetto collaterale preoccupante: le organizzazioni criminali si sono spostate, cercando nuovi terreni fertili. L’UNODC ha rilevato una rapida espansione in regioni caratterizzate da forti fragilità istituzionali, come l’Africa (con la Nigeria in testa, seguita da Zambia e Angola), il Sudamerica (Brasile e Perù) e alcune isole remote dell’Oceano Pacifico.

In Nigeria, ad esempio, si sono registrati numerosi arresti tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025, coinvolgendo anche individui provenienti dal Sud-Est asiatico. Simili operazioni in Zambia e Angola hanno mostrato la capacità di queste reti criminali di adattarsi e sfruttare i vuoti governativi. In Sudamerica, il Brasile è il paese con il maggior numero di queste realtà, seguito dal Perù, dove già a fine 2023 la polizia aveva liberato quaranta cittadini malesi, vittime di un’organizzazione criminale taiwanese specializzata in frodi informatiche, reclutati con la triste consuetudine di falsi annunci di lavoro.


La persistenza del modello: mafie asiatiche e gruppi locali

Nonostante i cambiamenti geografici, la gestione e il controllo delle “scam cities” rimangono saldamente nelle mani di organizzazioni criminali asiatiche. Tuttavia, si sta assistendo a un crescente coinvolgimento di gruppi criminali locali, che fungono da intermediari o garanti nei nuovi territori. Questa dinamica, già osservata in Asia, si sta replicando nei nuovi insediamenti, mantenendo invariato il modus operandi: sfruttamento, coercizione e frode su scala industriale. Le aree remote del mondo, dove le istituzioni statali sono deboli o assenti, offrono un habitat ideale per queste attività illecite.


LEGGI ANCHE

Giustizia lumaca a Roma: udienze al Giudice di Pace fissate a tre anni e mezzo

Un rinvio al 2028 per la sola comparizione delle parti scatena l'allarme degli avvocati: "Così il cittadino rinuncia ai suoi diritti, non è più giustizia…

antiriciclaggio

Antiriciclaggio: le regole tecniche emesse dal CNF

Secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale, il riciclaggio di denaro sporco incide sul PIL del pianeta in una percentuale compresa tra il 3 e…

Patrocinio gratuito, OCF denuncia il blocco pagamenti dei difensori

I fondi destinati a questi compensi sono esauriti da ottobre, e in molti Fori la crisi era già evidente da tempo. Avvocati che hanno emesso…

Indipendenza e apparenza: i giudici sotto la lente dell’imparzialità

La giustizia italiana torna al centro del dibattito sull’imparzialità dei giudici. L’Unione Nazionale Camere Penali ha criticato fermamente l’idea che la qualità di una decisione giudiziaria possa prescindere dalle condotte del magistrato, sottolineando l’importanza che l’indipendenza e l’imparzialità siano evidenti in ogni aspetto della vita di chi amministra la giustizia.

Secondo la Giunta delle Camere Penali, pretendere di ignorare l’importanza dell’apparenza di imparzialità, delegando l’intera responsabilità alla sola “qualità della decisione”, è un atteggiamento irrazionale. Questa postura, si legge nella nota, sembra motivata solo dalla volontà di mantenere un privilegio ingiustificabile in un sistema democratico basato su un equilibrio di valori costituzionali.

La critica si rivolge anche a chi, pur non condividendo le posizioni del Ministro Nordio, sembra trascurare un insegnamento consolidato della Corte Costituzionale. Quest’ultima, in una sentenza fondamentale, aveva già chiarito che, sebbene i magistrati godano delle stesse libertà di ogni cittadino, le loro funzioni e la loro qualifica non sono indifferenti per l’ordinamento costituzionale. Di conseguenza, tutti i magistrati “devono essere imparziali e indipendenti e tali valori vanno tutelati non solo con specifico riferimento al concreto esercizio delle funzioni giurisdizionali ma anche come regola deontologica da osservarsi in ogni comportamento al fine di evitare che possa fondatamente dubitarsi della loro indipendenza e imparzialità”. Un principio, evidentemente, ancora troppo spesso disatteso.

Oltre la sentenza: l’importanza della percezione pubblica

L’Unione ribadisce con forza che l’imparzialità non può essere una qualità limitata al verdetto, ma deve essere intrinseca alla figura del giudice, manifestandosi nella sua “pubblica postura”. Viene contestata l’affermazione contenuta nella mozione finale dell’ultimo Congresso dell’Associazione Nazionale Magistrati, secondo cui una critica non basata sulle motivazioni, ma su “dichiarazioni o meri comportamenti” del magistrato, sarebbe “dannosa per le istituzioni”.

Le Camere Penali sottolineano come una simile prospettiva non tenga conto della complessità della giurisdizione e del processo in una società democratica, dove ogni attore istituzionale deve rispondere responsabilmente del potere conferitogli. Non è accettabile, si argomenta, che non abbia importanza se un giudice abbia espresso posizioni in controversie politiche attinenti al suo giudizio, o se abbia manifestato avversione o apprezzamento su questioni che investono la materia del proprio processo.

Questa visione, secondo la nota, si basa sull’errato presupposto che la qualità del giudice non debba essere oggetto di una percezione positiva anticipata, cruciale per la legittimazione stessa del giudizio. L’imparzialità del giudice, così come la sua terzietà, deve essere radicata nella sua immagine e percepita all’esterno e a prescindere dall’esito del processo. La giurisdizione è un meccanismo sociale delicato e il giudice deve apparire imparziale anche prima dell’inizio del processo. Se tale apparenza viene meno, la correttezza e la legittimità della sua decisione potranno essere facilmente messe in discussione, minando la fiducia dei cittadini nella giustizia.


LEGGI ANCHE

donna che legge

L’avvocato: un’etica rigorosa per un ruolo cruciale

L’avvocato, pilastro del sistema giuridico e garante dei diritti, riveste un ruolo sociale e costituzionale di assoluta peculiarità. Tale rilevanza impone un’etica rigorosa, con una…

Il Consiglio dei Ministri del 3 dicembre 2024: nuove deleghe, riforma fiscale e lotta alle dipendenze

Conferite nuove responsabilità al Ministro Foti, approvata la revisione IRPEF e IRES, e destinate risorse dell’otto per mille alla prevenzione delle dipendenze.

phishing poste

Sta girando una brutta truffa che prosciuga i conti postali

Arriva un sms da Poste Italiane: il mittente sembra il vero Poste, ma siamo di fronte ad una truffa, una delle più brutte attualmente in…

Cassa forense: le nuove aree digitali per avvocati e famiglie

Prosegue il percorso di completa digitalizzazione dell’ente di previdenza dedicato agli avvocati, che ha annunciato l’implementazione di nuove funzionalità all’interno dell’area riservata del proprio portale web. Questi aggiornamenti sono progettati per offrire agli iscritti e ai loro familiari un’esperienza più agevole nella fruizione dei servizi e una gestione più efficace delle rispettive posizioni individuali.

Nuove Opportunità per i Familiari

Una delle novità più rilevanti, introdotta in linea con il Nuovo Regolamento dell’Assistenza 2024, è l’attivazione di un’Area riservata dedicata ai familiari dei legali iscritti. Questa sezione permette l’invio telematico di domande relative all’assistenza e ai bandi. Tra le funzionalità disponibili spiccano:

  • La consultazione dei cedolini per i titolari di pensioni indirette e di reversibilità.
  • L’accesso ai modelli di Certificazione Unica per i familiari beneficiari di prestazioni assistenziali o titolari di pensione indiretta e di reversibilità.

Strumenti Potenziati per i Professionisti

Anche l’area riservata destinata direttamente agli avvocati iscritti è stata arricchita con strumenti pensati per una gestione più completa e trasparente della propria posizione:

  • Nuovi box informativi nella homepage, che mostrano il saldo contabile aggiornato e la situazione dichiarativa.
  • Una riorganizzazione dell’estratto contributivo, ora presentato in modo più chiaro e ordinato.
  • La possibilità di inoltrare l’istanza alla Commissione Paritetica in caso di contenzioso con il fornitore della Polizza Sanitaria.
  • L’introduzione della rateizzazione delle sanzioni intere (oltre a quella già prevista per le sanzioni ridotte), con la facoltà di generare un avviso PAGOPA precompilato per il versamento di un acconto del 20%, come stabilito dal Nuovo Regolamento Previdenziale.

Un Albo Unico a Portata di Click

Tra gli aggiornamenti sul sito istituzionale, è stata resa disponibile una nuova funzione per la consultazione dell’Albo Unico degli Avvocati. Questo servizio consente ai cittadini di:

  • Ricercare professionisti iscritti all’Albo o ai registri dei Praticanti, utilizzando criteri di ricerca intuitivi.
  • Visualizzare informazioni aggiornate quali dati anagrafici, recapiti, contatti, ordine di appartenenza e specializzazione.

Questo importante strumento è il frutto dell’integrazione dei dati forniti da tutti gli Ordini Forensi d’Italia, resa possibile grazie alla recente apertura di un canale di comunicazione informatico tra il Consiglio Nazionale Forense e l’ente di previdenza.


LEGGI ANCHE

norma UNI

Studi professionali: arriva la norma UNI

Tutti i dettagli sulla norma UNI1610191 “Studi professionali di avvocati e dottori commercialisti – Principi organizzativi e gestione dei rischi connessi all’esercizio della professione per…

Linguaggio non ostile dentro e fuori il processo

Gli osservatori sulla giustizia civile hanno pubblicato un decalogo di buone norme, finalizzate all’utilizzo di un linguaggio non ostile dentro e fuori il processo. Il decalogo è ispirato…

vista esterna di un carcere

Carceri, il Ministero: “A Biella nessun sequestro”

La criticità in sezione è durata solo pochi minuti e poi tutti i detenuti sono stati chiusi nelle camere di pernottamento.

Eleggibilità nei Consigli forensi: chiarimenti sul mandato “saltato”

Il dibattito sull’eleggibilità dei componenti dei Consigli dell’Ordine degli Avvocati si arricchisce di un’importante interpretazione. Il divieto di un terzo mandato consecutivo impone, per una nuova eleggibilità, che intercorra un periodo di assenza dall’incarico pari alla durata effettiva del secondo mandato precedente. Questo significa che la permanenza “saltata” da un avvocato non può essere inferiore al tempo in cui ha ricoperto il suo secondo incarico, anche se tale periodo è stato esteso a causa di una proroga del Consiglio stesso.

La normativa, in particolare il comma 3 dell’articolo 3 della legge 113/2017, enfatizza il calcolo del tempo in modo “effettivo”. Questo è stato ribadito da una sentenza delle Sezioni Unite (n. 13376/2025), che ha chiarito come il parametro di uguaglianza tra la durata del secondo mandato e il periodo di “vacatio” fino alle nuove elezioni sia fondamentale. L’obiettivo è prevenire qualsiasi influenza sull’elettorato attivo e favorire un ricambio fisiologico all’interno degli organi rappresentativi.

La decisione in questione ha anche respinto una nuova richiesta di rinvio pregiudiziale alla Consulta, confermando la legittimità della precedente pronuncia del Consiglio Nazionale Forense in qualità di giudice speciale. La sentenza ha infine validato la decisione rescissoria del giudice del rinvio, che si era correttamente conformato ai principi di diritto stabiliti dalle Sezioni Unite in sede rescindente.


Il nodo cruciale: il “tempo effettivo”

La questione si è concretizzata in un caso specifico dove una consiliatura “saltata” dall’avvocato ricorrente (il cui terzo mandato è stato annullato) ha avuto una durata oggettivamente inferiore al quadriennio (tre anni e cinque mesi), a fronte di quella precedente prolungata oltre i quattro anni (quattro anni e sette mesi).

In questa situazione, la terza ricandidatura è stata ritenuta in violazione della prescrizione normativa, che richiede un intervallo di tempo pari a quello in cui si è svolto il precedente secondo mandato. La durata effettiva delle consiliature, quindi, diventa il parametro determinante, rendendo insufficiente il mero “fermo” di una consiliatura se il periodo di assenza non è equivalente alla durata del mandato precedente.


LEGGI ANCHE

pec corte cassazione allegato

La PEC non garantisce il contenuto del documento allegato

La PEC dimostra l’invio e la ricezione del messaggio, ma non garantisce il contenuto del documento allegato. Tale principio è stato confermato dall’ordinanza n. 10091/2024…

Tra crisi demografica e IA: il lavoro diventa sostenibile

Aziende alle prese con invecchiamento della popolazione, intelligenza artificiale e nuove generazioni: la chiave è integrare la responsabilità sociale

esame avvocato 2024

Sempre meno avvocati a Trieste, ma le donne sono in aumento

Il numero di avvocati a Trieste è in calo, ma la professione forense sta diventando sempre più accessibile alle donne. La riforma Cartabia e le…

Formazione e mobilità sociale: la sfida per una società della longevità sostenibile

Mentre l’Europa affronta le sfide dell’invecchiamento e della transizione digitale ed ecologica, l’Italia si trova in una posizione particolarmente delicata. Secondo le ultime proiezioni demografiche delle Nazioni Unite, entro il 2050 gran parte dei Paesi avanzati perderà una quota significativa di popolazione in età lavorativa, con il Giappone previsto a -20%, la Corea del Sud a -14% e l’Italia tra i Paesi più colpiti, con una riduzione superiore al 25% nella fascia tra i 25 e i 49 anni.

Un calo che, senza adeguate contromisure, rischia di compromettere non solo la sostenibilità del sistema pensionistico e sanitario, ma anche le capacità produttive e competitive del Paese. Ad aggravare la situazione, in Italia si sommano forti disuguaglianze sociali e territoriali che frenano la mobilità sociale e alimentano la fuga di giovani qualificati verso l’estero.

A fronte di queste dinamiche, il Rapporto ASviS 2025 e il recente Rapporto Giovani 2025 dell’Istituto Toniolo hanno ribadito con forza l’urgenza di una svolta nelle politiche educative e formative. Senza una strategia organica che investa sul capitale umano e sull’istruzione di qualità, il nostro Paese rischia di trovarsi impreparato di fronte ai profondi cambiamenti demografici e tecnologici in atto.

In Italia, infatti, persistono livelli di abbandono scolastico superiori alla media europea (10,5% contro il 9,5%) e solo un giovane su dieci tra coloro che hanno genitori con basso livello d’istruzione riesce a conseguire un titolo universitario. È evidente come il contesto familiare e territoriale condizioni ancora fortemente il percorso educativo e le opportunità future.

A preoccupare, inoltre, sono i dati dell’indagine internazionale PIAAC-OCSE sulle competenze degli adulti, che evidenziano per l’Italia livelli ancora bassi e poco migliorati rispetto alla precedente rilevazione del 2012, mentre molti altri Paesi hanno compiuto significativi passi avanti. Il rischio concreto è che senza interventi strutturali, i modesti progressi ottenuti dalle nuove generazioni possano andare dispersi.

Eppure qualche segnale positivo c’è: i giovani italiani tra i 16 e i 24 anni mostrano risultati più vicini alla media europea, in particolare nelle competenze numeriche. È la conferma che investire nelle fasi più precoci della vita può fare la differenza.

Fornire una solida formazione di base, ridurre i divari sociali e territoriali, promuovere il lifelong learning e rafforzare le competenze digitali e ambientali sono scelte non più rimandabili. Solo così si potrà costruire una società della longevità che non sia un freno, ma un’opportunità di sviluppo sostenibile e inclusivo.

La sfida, dunque, non riguarda solo la quantità della popolazione attiva, ma soprattutto la qualità delle persone che animeranno il Paese nei prossimi decenni. Un’Italia capace di valorizzare talento, competenze e innovazione, garantendo pari opportunità di crescita a tutte le fasce sociali e generazioni.


LEGGI ANCHE

autocertificazione

[AGGIORNATO 18 maggio] Nuovo Modulo di Autocertificazione – emergenza COVID-19

AGGIORNAMENTO 18 MAGGIO Durante la Fase2 è necessario avere con sé l’autocertificazione SOLO in caso di spostamenti tra regioni. Le regole di compilazione e le…

associazioni dei consumatori privacy servicematica

Associazioni dei consumatori. Una sentenza austriaca facilita i risarcimenti

Le associazioni di categoria impegnate nella tutela della privacy possono agire in giudizio anche in mancanza di una delega da parte dei singoli e ottenere…

Vaccino COVID: Codacons contesta il modulo di consenso

Vaccino COVID: Codacons contesta il modulo di consenso

La campagna per la somministrazione del vaccino contro il COVID è iniziata da poco e non mancano certo i dubbi, uno dei quali riguarda il…

Tribunale della Pedemontana, Nordio: “Imminente ddl”

Roma, 21 maggio 2025 – Si è concluso, presso la sede ministeriale di via Arenula, l’incontro tra il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e una delegazione composta dal Presidente della Provincia di Vicenza, Andrea Nardin, dal Sindaco di Bassano del Grappa, Nicola Ignazio Finco, dal Presidente del Comitato Tribunale della Pedemontana, Francesco Savio, dal Presidente del Raggruppamento Bassano di Confindustria Vicenza e rappresentante delle Categorie del territorio, Alessandro Bordignon, dal delegato della Provincia di Treviso e Presidente di IPA Terre di Asolo e Montegrappa, Claudio Sartor e dal Sindaco di Cittadella, Luca Pierobon.

Si è trattato di un confronto proficuo sullo stato dell’iter relativo al Tribunale della Pedemontana. Presenti all’incontro anche il Viceministro, Francesco Paolo Sisto, e i Sottosegretari Andrea Del Mastro Delle Vedove e Andrea Ostellari. Il Ministro ha comunicato l’approvazione del Tribunale di Bassano e ha assicurato l’imminente presentazione in Consiglio dei Ministri del disegno di legge relativo. Dal canto suo, la delegazione ha espresso “viva soddisfazione nei confronti del Ministro Nordio, dopo ben tredici anni di richieste disattese dalla politica verso le richieste dei nostri territori”.


LEGGI ANCHE

Esame avvocati: ministero rischia mega risarcimento

La piattaforma in tilt, all’esame da Avvocato 2021 visibili i dati dei candidati Dati sensibili degli iscritti all’esame di abilitazione alla professione di Avvocato pubblicati…

Il grande inganno digitale: così i colossi del web controllano le nostre idee

Dai social ai motori di ricerca, le big-tech gestiscono dati e preferenze, modellando l’opinione pubblica e ridisegnando i confini tra sfera privata e pubblica. Un…

Genitori separati e vaccini

Vaccino ai figli di genitori separati

Cosa succede nel caso di vaccino del figlio di due genitori separati, in disaccordo? Affinché si possa effettuare il vaccino ad un minorenne è necessario…

Reati fiscali, il prestanome non si salva: responsabile anche senza gestione effettiva

Il prestanome non è mai davvero al riparo. Con la sentenza n. 17283, depositata l’8 maggio 2025, la Terza sezione penale della Corte di Cassazione ha confermato un principio ormai consolidato in materia di reati tributari: l’amministratore di diritto di una società, anche se privo di effettivi poteri gestionali e operativo solo sulla carta, resta direttamente responsabile per i reati dichiarativi commessi in qualità di rappresentante legale.

La vicenda riguardava la condanna, già confermata in appello, di un amministratore formale di una società, chiamato a giudizio insieme a un amministratore di fatto (giudicato separatamente) per una dichiarazione fraudolenta. La difesa aveva tentato di far valere la qualifica di mero prestanome, sottolineando la sostanziale estraneità ai fatti e l’assenza dal territorio italiano durante le fasi gestionali decisive. Un’argomentazione che non ha convinto né i giudici di merito né la Suprema Corte.

Secondo la Cassazione, infatti, il ruolo di amministratore di diritto comporta precisi obblighi di legge, tra cui quello di firmare le dichiarazioni fiscali della società. E poco importa che l’effettiva gestione sia stata nelle mani di un altro soggetto: a meno che il rappresentante legale non dimostri di essersi diligentemente informato sulla reale conduzione della società e sull’attendibilità delle scritture contabili, resta pienamente responsabile per gli illeciti tributari.

Un orientamento, quello ribadito nella pronuncia, in linea con precedenti sentenze che avevano già chiarito come, in materia di dichiarazioni fiscali infedeli o fraudolente, il firmatario dell’atto fiscale sia considerato autore principale, e non responsabile per mera omissione di vigilanza.

Nel caso specifico, il Procuratore Generale aveva evidenziato come fosse stato proprio il ricorrente a sottoscrivere la dichiarazione fraudolenta, e che la sua presunta assenza dall’Italia e mancata partecipazione all’assemblea di approvazione del bilancio non potessero valere come scusanti. La Cassazione ha condiviso questa impostazione, aggiungendo che il ricorrente non aveva neppure fornito la prova di aver vigilato sull’attività societaria o di essersi accertato della veridicità delle fatturazioni dichiarate, alcune delle quali relative a operazioni inesistenti.

Il messaggio è chiaro: rivestire formalmente un incarico societario comporta oneri specifici e non consente di sottrarsi alle conseguenze penali invocando un ruolo di pura facciata. Anche nella complessa realtà delle società gestite di fatto da terzi, la legge attribuisce precise responsabilità all’amministratore di diritto, che resta tenuto a rispondere dei reati dichiarativi, salvo che non dimostri di avere assunto, con diligenza, tutte le informazioni necessarie per garantire la regolarità fiscale della gestione.


LEGGI ANCHE

capire se testo è stato scritto da AI

Come capire se un testo è stato scritto da un’Intelligenza Artificiale?

Nel corso degli ultimi anni, modelli di linguaggio di intelligenza artificiale quali ChatGPT, Bard e Claude hanno fatto dei grandissimi passi da gigante nell’elaborare testi…

Acciaio, alluminio e debito: mercati in allerta

Le Borse frenano, Pechino promette ritorsioni. Aumentano le tensioni sui dazi e cresce l’allarme per il debito federale Usa.

Ecco l’App Super Green Pass

Verifica19: stasera verranno rilasciati gli aggiornamenti sugli store Apple, Google e Huawei L’aggiornamento dell’app VerificaC19 messa a punto da Sogei è pronto per controllare anche il green pass super. Allo stesso tempo, l’Agenzia italiana…

Quando una parola pesa: se l’indagato diventa imputato scatta la diffamazione a mezzo stampa

ROMA — Un errore di terminologia nella cronaca giudiziaria può costare caro. Lo hanno ribadito le Sezioni Unite della Corte di Cassazione con la sentenza n. 13200/2025, che ha definitivamente chiarito come attribuire pubblicamente a una persona la qualifica di “imputato” quando è ancora solo “indagata” configuri diffamazione a mezzo stampa. Stesso discorso se si attribuisce un reato “consumato” invece di uno “tentato”.

Il verdetto mette fine a un contrasto giurisprudenziale tra le sezioni civili e penali della Cassazione, che in passato avevano assunto orientamenti differenti sull’applicabilità del diritto di cronaca giudiziaria in casi simili.

Il caso: titolo e contenuto scorretti

Al centro della vicenda, un articolo online dal titolo “Truffa del superfinanziere”, in cui una persona veniva indicata come imputata per truffa, quando in realtà era solo indagata — e per un fatto meno grave, ovvero tentata truffa. In primo grado il Tribunale di Roma aveva escluso il carattere diffamatorio della notizia, ritenendo che gli errori non intaccassero la veridicità complessiva della ricostruzione. Diversa la valutazione in appello, dove si era sottolineata la gravità della falsità, anche in considerazione del prestigioso ruolo ricoperto dalla persona coinvolta.

Le Sezioni Unite: il diritto di cronaca ha limiti precisi

La Corte ha stabilito che l’esimente del diritto di cronaca giudiziaria non può essere invocata quando si attribuisce a qualcuno uno status giudiziario diverso da quello reale o si alterano gli elementi essenziali dei fatti, aggravandone la portata offensiva. A maggior ragione se a commettere l’errore è un giornalista esperto in cronaca giudiziaria, che dovrebbe conoscere la differenza tra “indagato” e “imputato” e tra reato tentato e consumato.

Particolarmente significativo il riferimento al contesto digitale. La Corte ha infatti osservato che il lettore online, spesso frettoloso e abituato a informarsi solo attraverso titoli e occhielli, può essere facilmente tratto in inganno da qualifiche improprie, con conseguenze pesanti sulla reputazione dei soggetti coinvolti.

Conclusioni: precisione e responsabilità nella cronaca giudiziaria

La Suprema Corte ha quindi richiamato i principi fondamentali in materia di diffamazione: imprecisioni di dettaglio possono essere tollerate se non alterano il senso della narrazione, ma travisamenti che aggravano la posizione di una persona sono lesivi e penalmente rilevanti. E anche il contesto — stampa cartacea o informazione digitale — incide nella valutazione dell’offensività.

In definitiva, come ha concluso la Corte di appello, l’errore compiuto in questo caso era “evidente e inescusabile” e superava i limiti della verità ragionevolmente putativa, privando la pubblicazione della protezione del diritto di cronaca.


LEGGI ANCHE

Se la domanda di condono edilizio viene respinta?

Condono edilizio respinto, quando avviene la prescrizione per la restituzione delle somme versate Con la sentenza 00682/2022 il Tar Lazio si esprime in merito al calcolo della prescrizione per la…

logo twitter x elon musk

I problemi del nuovo marchio di Twitter

Elon Musk ha già cominciato a sostituire sia il nome che il logo della piattaforma, ovvero, al posto di un uccellino azzurro, ora troveremo una…

separazione patto mail

Nuovi bandi Cassa Forense 2024: opportunità per gli avvocati

La Cassa Forense ha ufficializzato l’apertura di nuovi bandi di concorso, offrendo diverse opportunità di sostegno agli iscritti. Bandi aperti a tutti I bandi, che…

Iso 27017
Iso 27018
Iso 9001
Iso 27001
Iso 27003
Acn
RDP DPO
CSA STAR Registry
PPPAS
Microsoft
Apple
vmvare
Linux
veeam
0
    Prodotti nel carrello
    Il tuo carrello è vuoto