Il disegno di legge del Governo Meloni sull’intelligenza artificiale (ddl S1146) ha subito una lunga fase di impasse: l’ultima seduta delle Commissioni competenti in Senato risale a novembre, dopo mesi di audizioni e il deposito degli emendamenti. Poi, improvvisamente, la conferenza dei capigruppo ha deciso che oggi, 18 marzo, il testo sarebbe dovuto approdare in Aula. Ma così non sarà: le Commissioni di merito non hanno ancora votato gli emendamenti e si attende il parere della Commissione Bilancio, fondamentale poiché il ddl è collegato alla manovra 2025.
Nonostante i ritardi, il provvedimento ha subito importanti modifiche. Tra gli emendamenti approvati dai relatori, si segnala un’estensione dell’uso dell’AI nei tribunali, non più limitato all’organizzazione del lavoro e alla ricerca giurisprudenziale, ma potenzialmente applicabile anche alle indagini. Resta ferma la riserva di decisione al magistrato, mentre il Ministero della Giustizia definirà le regole per l’uso dell’AI nei servizi giudiziari e nelle attività amministrative accessorie.
Si introducono inoltre due nuove norme: fino all’attuazione completa dell’AI Act europeo, il Ministero della Giustizia, sentite AgID e ACN, autorizzerà la sperimentazione e l’utilizzo dell’AI negli uffici giudiziari. Inoltre, sarà obbligatorio formare magistrati e personale amministrativo sull’uso e le implicazioni dell’intelligenza artificiale, colmando una lacuna della normativa originaria.
Altre modifiche riguardano l’allineamento con la normativa europea, con un richiamo più preciso alle definizioni dell’AI Act, la possibilità di accordi con privati per lo sviluppo di sistemi di AI, nuove norme sull’uso dell’AI negli studi professionali e limitazioni al dovere di informazione sui sistemi AI nei trattamenti sanitari.
Nel frattempo, AgID ha pubblicato le linee guida per l’uso dell’AI nella Pubblica Amministrazione, mentre ACN prosegue il suo lavoro sulla cybersicurezza con progetti innovativi. La Commissione Giustizia del Senato ha invece chiesto maggiore chiarezza sui limiti dell’AI nel diritto di difesa e un coinvolgimento più attivo di CSM e CNF nelle decisioni sull’uso della tecnologia nei tribunali.
Mentre il ddl attende il via libera definitivo, il dibattito sull’intelligenza artificiale nella giustizia italiana resta aperto, tra accelerazioni improvvise, ostacoli burocratici e la necessità di un equilibrio tra innovazione e garanzie.
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