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Avvocati: partita l’operazione Poseidone INPS

 Che cos’è la gestione Poseidone e chi deve iscriversi alla Gestione separata

Con “Operazione Poseidone” si definisce l’attività di accertamento avviata dall’INPS nei confronti di liberi professionisti e lavoratori autonomi. Il fine è di verificare l’esistenza di crediti contributivi da parte di tali lavoratori nei confronti dell’Istituto. Avviata nel 2010, l’operazione Poseidone prende le mosse dai dati sul mancato versamento dei contributi da parte di chi esercita attività di arti o professioni.

Operazione Poseidone e obbligo dell’iscrizione alla gestione separata INPS per i lavoratori autonomi

L’Operazione Poseidone nasce dall’incrocio dei dati dell’Agenzia delle Entrate e quelli in possesso dell’Istituto Nazionale di Previdenza. Nello specifico, essa si sviluppa dalla necessità di colmare il mancato versamento dei contributi da parte di soggetti che esercitano attività di arti e professioni. Dunque, nella categoria rientrano anche gli Avvocati, ai quali l’INPS ha provveduto ad inviare appositi avvisi di accertamento relativi agli anni d’imposta.

 

 

In effetti, l’Operazione Poseidone prende le mosse dall’obbligo di iscrizione alla Gestione Separata INPS per alcune particolari categorie di soggetti. Si tratta di chi svolge attività di lavoro autonomo per professione abituale anche se non esclusiva, che non ha l’obbligo d’iscriversi ad un albo professionale o che produce un reddito che non è assoggettato all’obbligo contributivo presso l’Ente previdenziale di appartenenza.

Nello specifico, i destinatari dell’operazione Poseidone sono:

  i liberi professionisti che non hanno una cassa previdenziale a cui iscriversi;

  i co.co.co, ossia i titolari di un rapporto di collaborazione coordinata e continuativa;

  i venditori porta a porta;

  gli spedizionieri doganali non dipendenti;

  i titolari di borse di studio per la frequenza ai corsi di dottorato di ricerca;

  gli amministratori locali;

  i titolari di borse di studio per la mobilità internazionale degli studenti (da maggio a dicembre 2003) e di assegni per attività di tutorato, didattico-integrative, propedeutiche e di recupero;

  i lavoratori autonomi occasionali;

  gli associati in partecipazione;

  i medici titolari di contratto di formazione specialistica;

  i volontari del Servizio Civile Nazionale (dal 2006 al 2008);

  coloro che prestano lavoro occasionale accessorio.

Ora, con il messaggio del 19 agosto n. 2903/2021 l’INPS comunica di aver completato le operazioni di elaborazione dei dati fiscali dei soggetti che hanno presentato il modello unico persone fisiche 2016 in riferimento all’anno d’imposta 2015. Si tratta quindi di chi:

  • ha indicato la produzione di reddito ai fini fiscali nei quadri RE- LM (autonomo) o RH (associazione in partecipazione o lavoratori autonomi di società semplice;
  • non ha compilato il quadro previsto per il calcolo dei contributi e che sarebbe invece tenuto ad iscriversi alla Gestione Separata.

In particolare, nel caso in cui non si sia ancora provveduto all’iscrizione della Gestione Separata, tale comunicazione dona la specifica dell’importo relativo ai contributi non versati e delle sanzioni applicate, consentendo altresì l’iscrizione alla Gestione Separata. Infine, si valuteranno eventuali contestazioni alla luce delle recenti sentenze della Cassazione.

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cloud pubblica amministrazione servicematica

Cloud e Pubblica Amministrazione. Transizione necessaria ma complicata

In tutto il mondo i governi stanno investendo in tecnologie e strategie cloud per efficientare la pubblica amministrazione.

Secondo Gartner, nel 2022 ben il 65% della spesa pubblica a livello globale sarà destinata a servizi di IT, a software e a data center, per un ammontare di 390 miliardi di dollari.

Le motivazioni alla base di questa spinta sono diverse: la necessaria transizione ecologica, l’innovazione digitale e i rischi legati alla cybersecurity, gli effetti della pandemia e il bisogno di avviare la ripresa economica.

Con il documento “Strategia Cloud Italia”, il Governo italiano ha approfondito il tema della migrazione verso il cloud della pubblica amministrazione. Secondo lo studio, gli obiettivi delle amministrazioni pubbliche del pianeta sono:
– avere un’infrastruttura IT moderna,
– dotarsi di sistemi applicativi efficaci e sicuri,
– permettere ai cittadini di accedere in modo semplice ai servizi tramite qualsiasi dispositivo e da qualsiasi luogo.

CLOUD PER LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE, UNA TRANSIZIONE NON FACILE

Il cloud offre alla pubblica amministrazione, centrale e locale, servizi di conservazione ed elaborazione dei dati dei cittadini. Dati di qualsiasi tipo: anagrafe, dati sanitari e penali, multe, ecc.

Per riuscirci serve un’infrastruttura: il PSN, Polo Strategico Nazionale.

Il PSN era già comparso nel Piano Triennale 2017-19 di AGID, l’Agenzia per l’Italia Digitale, che però poi, nella versione 2019-21 non ne ha più parlato.

La costituzione del PSN è in ritardo per diversi motivi, tra cui:

1) la scelta del fornitore non è ancora avvenuta, nonostante la scorsa primavera tre cordate abbiano dimostrato interesse: Leonardo/Microsoft, Fincantieri/Amazon AWS, TIM/Google.
A questo se ne sono aggiunte altre due: Aruba/Almaviva e il Consorzio Italia Cloud, formato da 6 aziende italiane specializzate in cloud;

2) il metodo di selezione non è chiaro: prima un bando, poi il modello israeliano “a qualificazione”, infine la Partnership Pubblico Privato, PPP, a seguito della presa di coscienza che PSN rientra nel Perimetro di Sicurezza Nazionale Cibernetica e deve essere affidato al controllo pubblico;

3) la scadenza del 30 settembre 2021 per la presentazione delle proposte appare incerta;

4) i criteri che le società interessate devono seguir per stender le proprie proposte. 
Le linee tecniche del Cloud per la PA sarebbero dovuti essere definite dall’Agenzia Nazionale per la Cybersicurezza, ma l’agenzia, appena nata, non ne ha ancora avuto il tempo.

Su tutto questo aleggiano i possibili effetti del Cloud Act americano, che permette all’amministrazione USA di accedere in qualunque momento ai dati custoditi presso le aziende americane, anche quelle in Europa e nel nostro paese. Questo comporta una preoccupante cessione di sovranità nazionale sui dati dei cittadini italiani.

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Cassa forense- nuovi codici tributo F24

Cassa forense: nuovi codici tributo F24

Avvocati, attivi i nuovi codici per il pagamento dei contributi tramite F24

Da oggi, 15 settembre 2021, sono attivi due nuovi codici tributo per i versamenti alla Cassa Forense tramite F24. Si tratta di E105: per il pagamento dell’integrazione contributo soggettivo minimo (artt. 25, 26 Regolamento Unico della Previdenza); e E106, per il pagamento degli interessi da integrazione contributo minimo soggettivo. Quindi, nei primi otto anni anche non consecutivi di iscrizione alla Cassa, è possibile integrare il versamento del contributo minimo annuale previsto.

Contributi avvocati Cassa Forense: i nuovi codici e la compilazione dei modelli

La nota della Cassa Forense informa della novità circa i nuovi codici per i contributi da versare tramite F24. Si tratta di due codici che entrano in vigore da oggi e che permettono di integrare il versamento del contributo minimo soggettivo annuale. Novità rivolta a chi ha prodotto un reddito inferiore a 10.300euro per aver riconosciuto l’intero anno a fini pensionistici. Inoltre, la stessa Cassa Forense suggerisce le modalità di compilazione di suddetto modello F24.

 

 

Nello specifico, dalla propria posizione personale in www.cassaforense.it, si clicca “Pagamenti”- Istituti Volontari- Integrazione Facoltativa Contributo Soggettivo Minimo. Da qui, si genera e stampa il modello F24 (che è già precompilato e personalizzato). Per effettuare il pagamento, è necessario accedere a ENTRATEL/ FISCONLINE utilizzando le proprie credenziali. Quindi, si clicca su F24 WEB e si COPIANO tutti i dati inseriti nel modello F24 personalizzato da Cassa già stampato. Da qui poi si compila “sezione erario” in cui si indicano i codici tributo e l’importo del relativo credito che eventualmente si intende compensare.

Cassa Forense raccomanda di utilizzare i dati inseriti dalla Cassa stessa nel modello F24 personalizzato e precompilato, ricopiandoli fedelmente in F24WEB. In questo modo, all’iscritto è garantita la corretta rendicontazione del versamento nella propria posizione personale. Infatti, in caso di errate indicazioni di codici o dell’anno di riferimento, non può essere garantita corretta o tempestiva imputazione dei versamenti effettuati.

Cassa Forense: contributi avvocati e codici attivi

I due nuovi codici E105 e E106 si aggiungono al già attivo codice causale contributi dell’Agenzia delle Entrate utilizzabile nel modulo precompilato F24 di Cassa Forense. Cioè:

codice Ente (Cassa Forense): 0013

Invece, i codici causale contributo sono:

E100 “CASSA FORENSE- contributo soggettivo minimo”;

E101 “CASSA FORENSE- contributo di maternità”

E102 “CASSA FORENSE- contributo soggettivo di autoliquidazione (Mod. 5)”;

E103 “CASSA FORENSE – contributo integrativo autoliquidazione (Mod. 5)”.

E104 “CASSA FORENSE – Riscatto art. 37 Reg. Unico Prev. Forense”

E105 “CASSA FORENSE – integrazione contr. Minimo soggettivo (12 mesi)”

E106 “CASSA FORENSE – interessi integrazione contr. Minimo soggettivo”.

 

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E se i dati personali diventassero una forma di pagamento riconosciuta

E se i dati personali diventassero una forma di pagamento riconosciuta?

Nel 1973 un artista americano se ne uscì con il detto “se è gratis, il prodotto sei tu”.

Questo concetto non è mai stato così attuale come ora.
Ogni app, ogni video games, ogni software e ogni social che abbiamo senza sborsare un’euro si basa infatti su una moneta alternativa che un gran numero di utenti offre spesso in modo inconsapevole: i dati personali.

Se finora questa forma di pagamento è stata sfruttata in maniera subdola dalle aziende tecnologiche (e non solo), sollevando in tempi recenti sempre più questioni legati alla tutela della privacy, le cose stanno cambiando.

DATI PERSONALI COME FORMA DI PAGAMENTO, LA DIRETTIVA UE

La direttiva europea 2019/770 sdogana il pagamento di servizi digitali attraverso la cessione dei propri dati personali.

Il 29 luglio 2021 il governo italiano ha approvato uno schema di decreto legislativo per l’attuazione della direttiva, ora all’esame del parlamento e che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2022.

Decreto e direttiva amplieranno le tutele previste per gli utenti di servizi digitali ma prevedono schemi contrattuali nei quali i dati personali risultano uno strumento di pagamento riconosciuto.

QUALI SONO I BENI INTERESSATI

L’Avv. Antonio Ciccia Messina spiega, tramite Federprivacy, che i contratti che prevedono forme di pagamento in dati personali riguarderanno prodotti «il cui acquisto e uso sono quotidiani per tutte le fasce di consumatori». Tra questi figurano: software, file video, audio, videogames, ebook, servizi per la creazione, l’archiviazione e la condivisione di dati e file, servizi di file hosting, programmi di videoscrittura, cloud e i social media.

TIPOLOGIE DI CONTRATTO

La Direttiva Eu nasce dalla constatazione che lo scambio tra dati personali degli utenti e servizi e prodotti delle aziende è già una realtà da parecchio tempo. Manca però una regolamentazione che tuteli le persone, considerate la parte debole.

La Direttiva riconosce l’esistenza di più modelli contrattuali.
In alcuni casi, i dati personali vengono richiesti all’utente nel momento in cui il contratto è sottoscritto (pensiamo alla compilazione di un form per registrarci ai servizi di offerti da un sito web). In altri casi, la cessione dei dati è successiva (per esempio quando il fornitore del servizio voglia utilizzare i dati o i contenuti che l’utente carica tramite la sua piattaforma).

QUALI DATI POSSONO ESSERE USATI COME MONETA

Non tutti i dati personali possono essere considerati un mezzo di pagamento. Sono validi solo quelli che vengono trattati per finalità diverse dalla fornitura del servizio o ceduti per obbligo di legge. Per esempio:

il nome e l’indirizzo mail forniti al momento dell’iscrizione a un social network;

fotografie, immagini, video e post che l’utente carica e pubblica sulle piattaforme, anche quando contengono informazioni personali, a patto che l’utente abbia acconsentito al trattamento a fini commerciali da parte del provider del servizio.

NON SI TRATTA DI VENDITA DI DATI

Il Considerando 24 della Direttiva Ue spiega che «la protezione dei dati personali è un diritto fondamentale e che tali dati non possono dunque essere considerati una merce».

Sebbene le informazioni personali siano considerate una forma di pagamento, la cessione di queste in cambio di servizi digitali non viene dunque ritenuta come vendita di dati.

Ma se i dati personali possono essere utilizzati come corrispettivi, allora devono avere un valore commerciale. E come si definisce questo valore?
Una soluzione potrebbe essere quella di tarare il valore sui ricavi che le aziende realizzano dalla gestione dei dati personali dei propri utenti. Per fare un esempio, nel 2021 Facebook ha realizzato 16 dollari al mese dai dati di ogni suo utente nordamericano (fonte: Chartr).

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Webcam o fotocamera: è possibile essere spiati?

Webcam o fotocamera: è possibile essere spiati?

Come difendersi da virus/ malware che si introducono nei dispostivi controllando la telecamera?

Tra le cose che l’emergenza pandemica ha fatto comprendere con maggior chiarezza è l’importanza centrale assunta delle moderne innovazioni. Tuttavia, ogni cosa ha un prezzo, dunque, in cambio della tecnologia, si deve probabilmente rinunciare alla propria riservatezza. E, in effetti, la nostra privacy potrebbe essere sotto l’attacco di malintenzionati, in qualsiasi momento.

Come spiare una persona attraverso webcam o fotocamera

Per gli hacker, introdursi abusivamente nella webcam di un pc non è impossibile: basta utilizzare un virus (magari tramite link, email ingannevoli o con il download di files sospetti) ed il camfecting è fatto. In questo modo, la webcam azionata da remoto può essere usata per guardare ogni cosa all’interno del campo visivo, violando così la privacy del proprietario. Inoltre, i Rat -o “Trojan di accesso remoto” – possono registrare qualsiasi cosa: dai tasti ai files salvati su disco.

 

 

Quando detto pocanzi per la webcam del computer è valido anche per la fotocamera dello smartphone. In modo identico, il malintenzionato utilizza il virus per intrufolarsi nel dispositivo e ne assume il pieno controllo. Inoltre, lo stesso risultato che si ottiene da remoto lo si può raggiungere anche mediante modifica fisica: è quanto accade -soprattutto con gli smartphone- con l’installazione manuale dello spyware. Infatti, questo software malevolo è in grado di leggere messaggi, scattare fotografie e fare riprese utilizzando la fotocamera.

Dal punto di vista giuridico, servirsi degli strumenti sopra citati significa commettere reato; in particolare:

  • Interferenze illecite nella vita privata;
  • Accesso abusivo a sistema informatico;
  • Violazione di corrispondenza;
  • Detenzione e diffusione abusiva di codici di accesso a sistemi informatici o telematici (se si diffondono in rete password e credenziali della vittima);
  • Estorsione (se si chiede in cambio del materiale ottenuto illecitamente del denaro).

Ora, la vittima può recarsi presso qualsiasi presidio delle forze armate e sporgere denuncia o querela; se ne occuperà la polizia postale. Tuttavia, prevenire è meglio che curare, perciò, è bene: effettuare solo download sicuri, scaricare un buon antivirus e -se necessario- sottoporre il dispositivo al controllo periodico di un tecnico esperto.

 

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crittografia servicematica

Crittografia, tutela della privacy od ostacolo alle indagini della polizia?

La crittografia impedisce a terzi di leggere i messaggi scambiati da due o più persone. Rappresenta dunque un ottimo sistema per proteggere la privacy ma, allo stesso tempo, può offrire ai criminali un canale di comunicazione protetto.

COS’È LA CRITTOGRAFIA

L’etimologia del termine ‘crittografia’ ci offre un indizio sul suo significato. Kryptós significa ‘nascosto’, graphía  significa ‘scrittura’. La crittografia è dunque un sistema che rendere illeggibile un messaggio a chi non possiede la chiave per decodificarlo.

Nell’ambito della sicurezza informatica, il sistema si basa su algoritmi matematici e si traduce in diverse tipologie di crittografia:

– la cifratura simmetrica, quando la chiave di decodifica è la medesima per mittente e destinatario (è detta anche crittografia a chiave segreta);

– la cifratura asimmetrica, quando la chiave del mittente e quella del destinatario sono diverse (detta anche crittografia a chiave pubblica). 
Va specificato che la chiave di decifratura è privata ma quella di cifratura è pubblica, ciò significa che i gestori del canale di comunicazione possono leggere i messaggi.
La funzione crittografica di hash trasforma un file o un messaggio in una breve stringa numerica univoca. 
Quando il file o il messaggio vengono modificati, anche la stringa cambia. In questo modo è possibile accertare l’integrità del file o del messaggio e che i dati in esso contenuti non siano stati cambiati;

– la crittografia end-to end, quella utilizzata da WhatsApp, è invece basata su algoritmi di crittografia asimmetrica che però impediscono ai gestori dei canali di comunicazione di accedere ai messaggi scambiati.

CRITTOGRAFIA END TO END

La crittografia end-to-end rappresenta una valida protezione alla privacy delle persone. Questo è importante se consideriamo la grande mole di dati privati che scambiamo ogni giorno tramite gli strumenti digitali, sempre esposti al rischio di attacchi da parte di cyber criminali.

Anche per questo, Facebook ha annunciato l’intenzione di estendere la crittografia end-to-end a tutte le sue piattaforme, a partire da Messenger.

LA CRITTOGRAFIA COME OSTACOLO ALLE INDAGINI

Sembrano dei grandi passi avanti, ma la crittografia ha anche un lato oscuro.
Rob Jones, il direttore dell’NCA, la National Crime Agency britannica, ha dichiarato che la scelta di Facebook potrebbe rendere ancor più difficili le indagini sui reati legati ad abusi sui minori.

Per questo tipo di reati è indispensabile intervenire il prima possibile, appena si ha un indizio valido che suggerisca presunti abusi. La crittografia proteggerebbe lo scambio di foto e video oscene, bloccando il lavoro della polizia.

Il problema è serio.
Nel 2020 l’NCMEC, il National Center for Missing and Exploited Children degli Stati Uniti, ha raccolto denunce di più di 21 milioni di contenuti legati ad abusi sui minori presenti sulle piattaforme web più popolari e sui social. Quasi 20 milioni di questi si trovavano su Facebook.

QUALI SOLUZIONI?

Priti Patel, il Ministro dell’Interno britannico, ha portato la questione della crittografia e dei suoi effetti negativi al G7.

Tra le proposte presentate figurano maggiori limitazioni all’uso della crittografia end-to-end, la costituzione di un fondo internazionale per contrastare la pedopornografia, blocchi al caricamento di contenuti osceni sui social.

Ancora due anni fa, Regno Unito, Stati Uniti e Australia hanno chiesto a Facebook di mettere a disposizione della polizia delle backdoor per accedere ai messaggi crittografati per intercettare attività criminali sul social, ma l’azienda si è rifiutata.

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Avvocati- cassa forense o gestione separata

Avvocati: dove pagano i contributi se guadagnano poco

Gli avvocati il cui reddito è inferiore ai 5 mila euro annui deve iscriversi alla Gestione separata o alla Cassa Forense?

Anche se la questione “Dove paga i contributi l’avvocato che guadagna poco?” è ormai risolta dalla nuova disciplina dell’ordinamento della professione di avvocato, non sono poche le controversie ancora pendenti in merito all’assoggettamento alla previdenza obbligatoria di chi esercita la professione forense.  Vale infatti la pena ricordare che, ad oggi, l’iscrizione alla Cassa Forense è obbligatoria -indipendentemente dal reddito- per gli avvocati iscritti ad Albi forensi.

 

 

Avvocati: iscrizione alla gestione Separata per i lavoratori autonomi occasionali

L’iscrizione alla gestione Separata è obbligatoria per i liberi professionisti:

-che sono senza cassa di previdenza;

– che non possono iscriversi alla Cassa, pur avendola, per incompatibilità: ex. L’ingegnere coperto da altre forme di previdenza obbligatorie -come il Fondo pensione lavoratori dipendenti Inps- non può essere iscritto contemporaneamente anche all’ente di categoria (Inarcassa);

– che non risultano integralmente coperti dalla cassa professionale di appartenenza.

Infatti, l’iscrizione obbligatoria presso la gestione Separata discende dal principio di universalizzazione della copertura assicurativa: tutti coloro che percepiscano un reddito derivante da attività professionale, per la quale vi sia l’obbligo legislativo di iscrizione all’albo, devono averla. Tuttavia, l’obbligo d’iscrizione alla gestione separata non sorge qualora il reddito annuo prodotto sia inferiore a 5mila euro e derivi da lavoro autonomo occasionale.

Iscrizione presso la gestione Separata per lavoratori autonomi occasionali

La Cassazione ha confermato che l’obbligatorietà dell’iscrizione alla gestione Separata Inps per un professionista iscritto all’albo o ad un elenco è collegata all’esercizio abituale di una professione. Dunque, se il professionista svolge l’attività abitualmente e non versa i contributi alla cassa di categoria, deve iscriversi alla gestione Separata, a prescindere dal reddito prodotto. La soglia limite entro la quale il professionista che svolge lavoro autonomo occasionale non deve iscriversi alla gestione Separata sono i 5mila euro annui lordi. Superata tale cifra si rende necessaria l’iscrizione anche se il lavoro autonomo è svolto occasionalmente.

Avvocato: iscrizione alla Cassa Forense o alla gestione Separata?

In base alla normativa vigente, e riprendendo quanto detto qui finora, se l’avvocato non è iscritto a Cassa Forense ma svolge attività abituale, allora egli è obbligato ad iscriversi presso la gestione Separata, indipendentemente dall’ammontare dei compensi percepiti. Invece, se l’attività è svolta occasionalmente, l’iscrizione diventa obbligatoria solo al superamento della soglia di compensi pari a 5mila euro annui.

Perciò, la mera iscrizione all’Albo forense o la titolarità di partita Iva non sono elementi sufficienti a dimostrare l’abitualità dell’esercizio dell’attività professionale.

Infine, va detto che secondo l’attuale ordinamento, basta l’iscrizione agli Albi professionali forensi per avere l’obbligo di iscriversi presso la Cassa Forense.

 

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Iscrizione alla Gestione Separata: conta l’attività non il reddito

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Troppi pop-up dei Cookies nei siti? La soluzione del Garante della Privacy britannico

Chi di noi, entrando in un sito e vedendo comparire il pop-up dei cookies, non ha sbuffato almeno una volta?

Elizabeth Denham, presidente dell’ICO, il Garante della Privacy britannico, coglie l’occasione del G7 per chiedere alle sue controparti internazionali di risolvere il problema dei banner e dei pop-up per la gestione delle opzioni privacy dei siti.

Queste finestre sono viste come degli ostacoli alla navigazione e per questo mal sopportate sia dagli utenti internet che dai gestori dei siti.

POP-UP, COOKIES E PRIVACY A RISCHIO

Anche chi si occupa di privacy però ha i suoi dubbi sulla loro efficacia. Quanti utenti leggendo davvero il contenuto del pop-up o del banner? Quanti scelgono con consapevolezza le opzioni disponibili? Quanti invece accettano i setting predefiniti pur di far sparire la finestra e continuare la navigazione? Può essere che i banner siano costruiti proprio per spingere le persone a non leggere?

La gente è stanca di avere a che fare con tutti questi cookie pop-up”, ha detto Denham alla BBC, “questa fatica fa sì che la gente lasci molti più dati personali a disposizione di quanto realmente vorrebbe”.

UNA POSSIBILE SOLUZIONE

La presidente dell’ICO propone di registrare nel browser o nella memoria del dispositivo, una sola volta per tutte, le preferenze dell’utente.

Quest’ultimo dovrebbe dunque sobbarcarsi una sola volta l’onere di leggere la privacy policy e scegliere le sue preferenze sui cookies. Ciò eviterebbe di dover rispondere alle richieste dei pop-up ogni volta che si entra in un sito e consentirebbe quindi una migliore navigazione.

La Denham dice che è già fattibile da un punto di vista tecnologico ed è compatibile con la normativa in tutela della privacy. Mancherebbe solo la collaborazione delle aziende tecnologiche.

Al momento le Big Tech adottano approcci diversi. Per esempio, Apple ha scelto una limitazione accentuata come impostazione di default nel momento in cui un utente utilizza un software o un dispositivo. Google invece punta a un nuovo standard in cui il consenso di altri produttori di software non è contemplato.

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avvocato deve essere e apparire integerrimo

L’avvocato deve essere e anche apparire integerrimo

Il comportamento del professionista deve rispettare i canoni di correttezza e onestà anche apparente

Per il suo alto ruolo, l’avvocato deve essere e anche apparire integerrimo. L’autorevolezza del professionista risiede sia nella sua preparazione e talento personale, che nell’onestà e correttezza del suo comportamento. Di conseguenza, non solo il comportamento del singolo legale deve rispettare tali canoni: egli stesso deve apparire tale.

L’autorevolezza dell’avvocato risiede anche nell’onesta e correttezza del suo comportamento

Succede che un avvocato venga incolpato di aver violato il codice deontologico per aver tenuto comportamenti compromettenti l’immagine della professione. Nello specifico, lo si accusa di aver utilizzato espressioni gravemente sconvenienti ed offensive verso il Pubblico Ministero del Tribunale.  Quindi, il Consiglio Distrettuale di Disciplina competente irroga nei suoi confronti la sanzione dell’avvertimento.

 

 

L’incolpato contesta la decisione: le espressioni utilizzate non sono sconvenienti perché utilizzate a fini prettamente critici del provvedimento impugnato. Ora, il CNF afferma che “nell’ambito della propria attività difensiva, l’avvocato deve e può esporre le ragioni del proprio assistito con rigore, utilizzando tutti gli strumenti processuali di cui dispone”. Però, “il diritto della difesa incontra un limite insuperabile nella civile convivenza, nel diritto della controparte o del giudice a non vedersi offeso o ingiuriato”.

Così, “[…] nel criticare e contrastare le decisioni impugnate, tale potere/dovere trova un limite nei doveri di proibità e lealtà […]”. Dunque, l’esercizio di difesa non esonera l’avvocato dal rispetto delle norme deontologiche nella redazione dell’atto. Infine, si scontrano con il dovere di autorevolezza di un avvocato anche il suo utilizzo di espressioni semplicemente sconvenienti.

 

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E-sport e avvocati servicematica

E-Sport, una nuova frontiera per gli avvocati?

Gli E-sport potrebbero rappresentare una nuova opportunità lavorativa per gli avvocati. Scopriamo subito perché.

COSA SONO GLI E-SPORT

Partiamo col dare una definizione agli E-sport.
Si tratta di videogiochi, non necessariamente a tema sportivo, attorno ai quali vengono organizzati veri e propri tornei con premi in denaro.

I partecipanti sono giovani, indicativamente tra i 16 e i 25 anni, si allenano per molte ore al giorno e vengono da tutto il mondo, sebbene l’Asia sia il continente in cui gli E-sport godono di maggiore popolarità. Sono considerati giocatori professionisti a tutti gli effetti e sono circondati da una propria comunità di fans. Proprio questo elemento rende gli E-sport particolarmente capaci di attirare sponsor.

Più il gioco è popolare e migliore risulta l’organizzazione del tornei. Anche i premi sono proporzionali e in alcuni casi si parla di milioni di dollari. Esistono tornei locali e tornei globali.

Quello degli E-sport è un mondo in espansione da diversi anni.
Giusto per darvi un’idea, la finale mondiale del videogame “League of Legends 2” del 2017 ha attirato 73 milioni di spettatori. Per dare un paragone, le Finals NBA 2017, le più viste dal 1998, ne hanno raggiunti 20 milioni.

Da un punto di vista economico, il Global eSports Market Report del 2019 prospettava per il 2021 un giro d’affari a livello globale pari a 1.650 milioni di dollari.
Le limitazioni agli spostamenti e alle attività dovute alla pandemia hanno certamente dato un’ulteriore impulso alla crescita al settore, sia in termini di giocatori che di finanziatori .

GLI ASPETTI LEGALI DEGLI E-SPORT

Il settore manca di una regolamentazione giuridica omogenea e definita.
Per esempio, ci si interroga se gli E-sport debbano rientrare nelle discipline sportive tradizionali oppure no. Questo rende difficile ai soggetti coinvolti (giocatori, organizzatori, sponsor e altri operatori) individuare le azioni da compiere per tutelarsi e così ogni contratto rappresenta un caso a sé.

Trattamento dei dati, proprietà intellettuale, fisco, diritto commerciale e societario, regolamentazione e diritto del lavoro. Queste sono le principali tematiche legali legate agli E-sport.

Paolo Macchi, senior associate nel team Corporate di Withers, spiega a Il Sole 24 Ore che:

«i clienti sono eterogenei e ci sono molti aspetti da considerare dal punto di vista legale, a partire dai diritti di proprietà intellettuale che interessano sviluppo e vendita del software, i brevetti, gli eventi collegati (sponsorizzazioni e diritti d’immagine degli atleti) ma anche tutte le licenze per lo sviluppo e la rivendita come anche lo streaming».

Elena Pasquini, sempre per Il Sole 24 Ore, aggiunge:

«Gli E-sport, o gaming competitivo, cercano legali che conoscano il settore specifico, sappiano fare squadra e attivare le analogie con mercati già regolati. Unendo alla competenza la capacità di sviluppare business, pubbliche relazioni (anche istituzionali) e un pensiero fuori dagli schemi. Un settore, quello dei tornei, a squadre e singoli, di videogiochi, giovane e in rapido divenire dove il fulcro è il “dato” e il suo sfruttamento poliedrico ora in forma di software, ora di format, ora di indicatore delle prestazioni».

Gli E-sport rappresentano dunque davvero una nuova opportunità per gli avvocati, a patto che questi siano in grado di capire le dinamiche di un settore e il suo linguaggio. Tali fattori dovrebbero risultare più semplici ai professionisti più giovani e avvezzi alle nuove tecnologie, offrendo loro più chance di trovare spazio all’interno degli studi legali.

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In Lazio la prima norma a sostegno delle associazioni professionali

Iso 27017
Iso 27018
Iso 9001
Iso 27001
Iso 27003
Acn
RDP DPO
CSA STAR Registry
PPPAS
Microsoft
Apple
vmvare
Linux
veeam
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