Un nuovo caso scuote Venezia e riaccende la polemica sulla sicurezza nelle calli. Ad agosto un borseggiatore, bloccato con decisione da alcuni privati cittadini, non solo non ha pagato per il reato commesso, ma ha sporto denuncia per lesioni contro chi lo aveva fermato. L’esposto porta la firma del suo legale, l’avvocato Damiano Danesin, e riapre un dibattito che la città lagunare conosce bene.
La reazione del governatore
Durissimo il commento del presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, che ha preso le difese dei cittadini:
“È un capovolgimento della realtà. La vergogna non può essere di chi difende Venezia, ma di chi la saccheggia. Non accetto questo ennesimo spregio da parte delle bande di borseggiatori”.
Zaia ha ringraziato quanti, tra residenti e turisti, contribuiscono a segnalare e a fermare i ladri, e ha ribadito la proposta di introdurre il braccialetto elettronico per i borseggiatori seriali, anche acquistato direttamente dalla Regione se necessario.
Il fenomeno dei “cittadini non distratti”
Il caso di agosto non è isolato. Da mesi circolano video virali di cittadini e turisti che, stanchi dei furti, reagiscono bloccando i ladri. Tra gli episodi più noti, quello di una turista americana che ha fermato una giovane borseggiatrice per la coda di cavallo, mentre un’altra donna la colpiva con la borsetta. Le immagini hanno fatto il giro del web, alimentando il dibattito sul cosiddetto “giustizialismo di strada”.
Il comandante della polizia locale, Marco Agostini, ha confermato che più di un ladro ha sporto denuncia contro chi lo ha fermato o filmato, ribaltando i ruoli di vittima e aggressore.
Il nodo normativo
Il codice di procedura penale consente ai privati di fermare una persona colta in flagranza, ma la fattispecie del borseggio resta borderline. Il legislatore ha voluto limitare i margini d’intervento per evitare abusi. Una zona grigia che oggi alimenta tensioni e polemiche.
Emergenza sicurezza e proposte
Secondo i dati diffusi dalla Regione, le bande organizzate arriverebbero a guadagnare fino a 3.000 euro al giorno, approfittando del flusso turistico. Per Zaia, però, non è questione di giustizia sommaria ma di “protezione dell’immagine e dell’onorabilità della città”.
A condividere l’allarme anche il mondo produttivo. Matteo Massat di Confartigianato non usa mezzi termini: “Questa follia ha un nome: la legge Cartabia da un lato e un certo buonismo dall’altro. Non si tratta di poveri disperati, ma di organizzazioni criminali che depredano Venezia e i suoi visitatori. Se non si può modificare la legge, almeno si diano ai sindaci poteri straordinari per fermarli”.
Una città esasperata
Tra cittadini che si improvvisano “vigilantes”, turisti che riprendono le scene con il cellulare e borseggiatori che denunciano chi li ostacola, Venezia si ritrova a fare i conti con un paradosso che rischia di minarne l’immagine internazionale. In attesa che la politica trovi una soluzione, resta la sensazione di una città assediata e di una giustizia che, almeno in parte, sembra girata al contrario.
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