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Manovra, OCF: “Via la tassa blocca processi, bene emendamento successivo”

Roma 6 novembre 2024 – L’Organismo Congressuale Forense ribadisce la forte preoccupazione e indignazione per l’introduzione di una nuova norma, contenuta nell’articolo 105 del Disegno di legge di bilancio per il 2025, che prevede l’estinzione del processo in caso di mancato o parziale pagamento del contributo unificato, una misura che appare profondamente ingiusta e in contrasto con i principi costituzionali.

Bene dunque la volontà espressa dai parlamentari di cancellare questa tassa “blocca processi”, con un emendamento soppressivo.

Fin da subito l’Organismo Congressuale Forense si è adoperato per sostenere e caldeggiare gli emendamenti che vanno nella direzione di sopprimere l’articolo 105, che si contrappone all’articolo 24 della Costituzione che garantisce il diritto di agire in giudizio senza subordinare tale diritto a condizioni di natura fiscale.


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AVVISO MANUTENZIONE STRAORDINARIA PDP

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Anomalie Servizi PCT – Consultazione

Si comunica che a causa di anomalie da parte del Sistema Ministeriale (non di Servicematica), si stanno verificando delle interruzioni temporanee nei sistemi di consultazione dei fascicoli telematici.

Consigliamo di ripetere l’operazione in un secondo momento, se non dovesse andare a buon fine.

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De Luca: sì al terzo mandato, ma scontro con il PD e il governo. E Zaia in attesa

Il Consiglio regionale della Campania ha approvato una legge che consente al presidente Vincenzo De Luca di ricandidarsi per un terzo mandato, aprendo a un acceso dibattito politico. La misura ha ottenuto 34 voti favorevoli contro 16 contrari, con un solo astenuto. Tuttavia, sia il Movimento 5 Stelle che il centrodestra si sono opposti, chiedendo l’intervento del governo per impugnare la legge davanti alla Corte Costituzionale. Anche il Partito Democratico, pur appartenendo alla stessa area politica di De Luca, ha dichiarato che non lo sosterrà nelle prossime elezioni regionali del 2025.

Dal PD, il responsabile dell’organizzazione Igor Taruffi ha ribadito che il limite dei due mandati rimane una posizione del partito a livello nazionale, indipendentemente dalla decisione del Consiglio campano. La segretaria Elly Schlein ha più volte confermato questa linea, ma De Luca, che ha una forte influenza politica nella regione, sembra intenzionato a candidarsi anche senza il supporto del PD. Per evitare divisioni che potrebbero favorire il centrodestra, il partito potrebbe scegliere un candidato vicino a De Luca come compromesso.

Sul fronte del centrodestra, Edmondo Cirielli di Fratelli d’Italia e Fulvio Martusciello di Forza Italia sono tra i nomi in lizza per una candidatura alla presidenza della Campania. Martusciello ha commentato con sicurezza la vittoria alle prossime elezioni, indipendentemente dal nuovo mandato di De Luca. Dure critiche alla legge sono giunte anche dai capigruppo di Forza Italia, Maurizio Gasparri e Paolo Barelli, che hanno definito la mossa come un tentativo di aggirare le norme vigenti.

In un clima di tensione, Palazzo Chigi è stato invitato a intervenire, ma il governo mantiene un atteggiamento cauto: il sottosegretario Alfredo Mantovano ha risposto con un prudente “vedremo”. Anche la Lega non ha preso posizione esplicita, complici forse le ambizioni di Luca Zaia, presidente del Veneto, che come De Luca aspira a un terzo mandato.


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Cassazione: no al risarcimento per chi si è sposato “per prova”

La Corte di Cassazione ha ribadito la libertà individuale nel diritto di separarsi e divorziare, senza obbligo di risarcimento per l’ex coniuge, anche nei casi in cui il matrimonio sia stato contratto con la volontà di testare il legame. Con l’ordinanza n. 28390 del 5 novembre 2024, la prima sezione civile ha respinto la richiesta di risarcimento avanzata da un uomo nei confronti della moglie, che aveva dichiarato di essersi sposata solo per “fare una prova”.

Il caso

R.S. e L.R.F. si erano uniti in matrimonio il [omissis], ma sei mesi dopo le nozze L.R.F. ha avviato una causa presso il Tribunale ecclesiastico per ottenere la nullità del matrimonio religioso, affermando di non aver mai creduto nell’indissolubilità del legame e di essersi sposata solo per “provare”. Il Tribunale ecclesiastico ha accolto la richiesta, dichiarando nullo il matrimonio religioso con una sentenza emessa il 28 novembre 2011.

Successivamente, L.R.F. ha presentato diverse azioni legali contro R.S., incluse una causa di separazione e un procedimento penale, oltre a contestare il diritto dell’ex coniuge alla divisione dei beni in comunione e alla richiesta di divorzio.

La sentenza

R.S., convinto di aver subito un danno morale e materiale, ha citato in giudizio L.R.F. presso il Tribunale di Torino per ottenere un risarcimento. Tuttavia, il Tribunale ha respinto la domanda e ha condannato R.S. per responsabilità aggravata, decisione poi confermata anche in appello. La Cassazione, infine, ha definitivamente chiuso la questione, stabilendo che chi si sposa “per prova” non è tenuto a risarcire l’ex coniuge.

La libertà di divorziare

Con questa sentenza, la Cassazione ha riaffermato un principio di libertà individuale: ciascun coniuge ha il diritto inviolabile di decidere di interrompere il matrimonio, senza che vi sia un obbligo di risarcimento per il semplice fatto di non aver creduto, sin dall’inizio, nella sua indissolubilità. Secondo i giudici di Piazza Cavour, la libertà personale è un diritto costituzionalmente tutelato, e il matrimonio non può vincolare chi non intende proseguirlo.


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Concordato: nuova apertura a dicembre per i contribuenti

Entro il 15 dicembre potrebbe essere riaperta la possibilità di adesione al concordato fiscale, una misura rivolta ai contribuenti che desiderano regolarizzare la propria posizione fiscale per gli anni 2024 e 2025. Il decreto, atteso originariamente entro l’inizio di novembre, è stato rimandato al Consiglio dei Ministri del 12 novembre, che definirà i termini esatti della nuova finestra di adesione.

Questa riapertura riguarderà solo i nuovi aderenti, offrendo un’opportunità di “concordato preventivo biennale” (Cpb), con l’obiettivo di incentivare il miglioramento delle “pagelle fiscali” e aumentare la partecipazione al patto col fisco. Attualmente, solo 160 mila contribuenti hanno visto un miglioramento della propria valutazione fiscale.

Strumenti disponibili nel cassetto fiscale

Per chi ha già aderito, l’Agenzia delle Entrate ha predisposto nella sezione “concordato preventivo biennale d.lgs 13/2024” del cassetto fiscale una ricevuta specifica. Questa conferma le condizioni dell’accordo, i redditi dichiarati per gli anni 2024 e 2025, e l’accettazione del contribuente.

Il rinvio del decreto concede più tempo per definire i dettagli e consente agli operatori di lavorare con il Ministero dell’Economia per garantire che la finestra sia accessibile e operativa.


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E-fattura, tutte le novità

Bruxelles – La Commissione Europea ha espresso il proprio apprezzamento per l’orientamento generale adottato ieri dal Consiglio in merito alle nuove norme sull’IVA, che mirano a rendere il sistema fiscale dell’UE più moderno e resistente alle frodi, sfruttando le potenzialità della digitalizzazione. L’iniziativa rappresenta un passo significativo verso la semplificazione delle procedure per le imprese e introduce una serie di misure volte a rispondere alle sfide poste dall’economia digitale e dalle piattaforme online. Tra le novità, spicca l’obbligo per i principali operatori digitali di riscuotere e versare l’IVA, anche per i servizi di trasporto e di alloggio a breve termine, al fine di garantire una maggiore equità tra servizi online e tradizionali.

Le tre misure principali del pacchetto

  1. Comunicazione digitale in tempo reale: Il nuovo sistema prevede la comunicazione digitale standardizzata in tempo reale tramite la fatturazione elettronica per le operazioni transfrontaliere. Questa misura non solo garantirà una maggiore trasparenza, ma fornirà anche agli Stati membri informazioni rapide e dettagliate per intensificare la lotta alle frodi fiscali, rendendo più efficiente la gestione e il controllo dell’IVA. La fatturazione elettronica, inoltre, agevolerà le imprese attraverso una semplificazione operativa che favorisce la conformità e la sicurezza, supportando al contempo l’adozione di processi decisionali basati sui dati.
  2. Responsabilità degli operatori delle piattaforme: Gli operatori di piattaforme digitali per il trasporto di passeggeri e le prenotazioni di alloggi a breve termine saranno tenuti a riscuotere l’IVA e a versarla alle autorità fiscali qualora il fornitore del servizio non la applichi direttamente. Questa misura promuoverà la parità di condizioni con i servizi tradizionali, semplificando il rispetto delle normative per gli operatori indiretti e garantendo che le piattaforme digitali contribuiscano alla raccolta dell’IVA.
  3. Estensione del modello “sportello unico” per l’IVA: Il pacchetto ridurrà la necessità per le imprese di registrarsi in più Stati membri. Grazie all’espansione del modello “sportello unico”, già utilizzato da numerose imprese commerciali, le aziende potranno gestire i loro obblighi IVA per tutte le operazioni all’interno dell’UE attraverso una singola registrazione, semplificando notevolmente la conformità fiscale.

Prossimi passi

Il pacchetto sarà ora sottoposto a una nuova consultazione con il Parlamento europeo, in vista della sua adozione definitiva da parte dei ministri delle Finanze dell’UE.

Contesto e obiettivi

L’IVA rappresenta una fonte fondamentale di entrate per gli Stati membri dell’UE. Tuttavia, secondo il rapporto 2023 sul divario dell’IVA, nel 2021 gli Stati dell’Unione hanno perso circa 61 miliardi di euro di gettito IVA, principalmente a causa delle frodi e delle difficoltà di gestione nel contesto digitale. Per ridurre queste perdite e rispondere alla trasformazione digitale dell’economia, la Commissione ha proposto già nel dicembre 2022 una serie di modifiche alle norme IVA, come parte del Piano d’azione per una fiscalità equa e semplice, a sostegno della ripresa economica dell’UE.


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Alluvione a Valencia: parte la macchina dei rimborsi, il Consorcio coprirà 3,5 miliardi di danni

Valencia – A soli otto giorni dall’alluvione che ha colpito Valencia il 29 ottobre, con danni stimati intorno ai 30 miliardi di euro, la macchina dei risarcimenti in Spagna è pronta a partire. Da oggi, 6 novembre, il Consorcio de Compensacion de Seguros (CCS), l’ente pubblico che gestisce l’assicurazione per i rischi straordinari, inizierà a rimborsare le persone colpite, le abitazioni, gli immobili produttivi e le 100 mila automobili danneggiate dall’alluvione.

In Spagna, infatti, l’assicurazione contro eventi straordinari è una garanzia obbligatoria in ogni polizza contro i danni a persone e beni, che permette l’attivazione immediata dei risarcimenti in caso di disastri naturali. Grazie a un premio aggiuntivo pagato dai cittadini, il CCS è in grado di coprire rapidamente i danni, restituendo entro pochi giorni il valore dei beni nei limiti dei capitali assicurati.

Risarcimenti rapidi e fondi statali

Secondo le stime del governo spagnolo, il Consorcio erogherà circa 3,5 miliardi di euro, grazie a un fondo di 10 miliardi a disposizione. Oltre ai rimborsi del CCS, lo Stato ha adottato misure di emergenza per aiutare le categorie più colpite: sospensione delle tasse nella regione, 840 milioni di euro di aiuti diretti per piccole imprese (fino a 150 mila euro) e lavoratori autonomi (fino a 5 mila euro), con rimborsi per danni alle case che variano dai 20 ai 60 mila euro, 10 mila per mobili e arredi, e fino a 72 mila euro per invalidità.

A sostegno della ricostruzione, sono stati messi a disposizione 5 miliardi di euro in prestiti garantiti per le riparazioni, che l’Instituto de Crédito Oficial inizierà a erogare dalla prossima settimana. Lo Stato coprirà, inoltre, il 100% delle spese d’emergenza sostenute dai comuni, ma solo il 50% per la riparazione delle opere pubbliche.


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Matrimonio d’urgenza, nozze saltate per un disguido PEC: la battaglia legale della vedova

Milano – Un amore lungo più di 50 anni, un legame che avrebbe dovuto culminare in un matrimonio d’urgenza, reso impossibile da un errore burocratico. La storia di una coppia milanese, iniziata nel settembre del 1969, si è conclusa con un’accusa di negligenza al Comune di Milano, a cui il Tribunale ha ora imposto il risarcimento di 15 mila euro per danni morali. La battaglia legale, però, non è finita.

Il compagno della donna si è ammalato nel 2021 e, dal letto dell’ospedale Fatebenefratelli, il 27 febbraio ha scritto un messaggio al suo avvocato chiedendo di attivare le procedure per il matrimonio d’urgenza. Dopo aver ricevuto conferma dalla compagna, Porpora ha inviato immediatamente al Comune di Milano una richiesta formale via PEC, allegando il certificato medico che documentava le condizioni critiche del paziente.

Il Comune ha risposto il 1° marzo 2021, ma tramite un’email ordinaria e non certificata, una modalità non leggibile dalla casella PEC dell’avvocato. Questo “errore grossolano”, come lo definisce la sentenza del Tribunale, ha impedito che la risposta del Comune fosse recapitata in tempo utile. Solo mesi dopo l’avvocato si è accorto della comunicazione, ma il compagno della donna era ormai deceduto il 3 marzo 2021, senza aver potuto celebrare il matrimonio.

Palazzo Marino ha contestato la decisione del Tribunale, sostenendo che, data la “repentinità del decesso”, il matrimonio sarebbe stato comunque impossibile da celebrare. Il Tribunale, tuttavia, ha respinto questa tesi, affermando che il Comune avrebbe potuto procedere alla cerimonia persino il 1° marzo, ricorrendo alla modalità telematica, come era consuetudine durante la pandemia.

La sentenza del 12 settembre 2024 ha condannato il Comune di Milano a pagare 15 mila euro per danni non patrimoniali, ma l’udienza del 29 gennaio 2025 potrebbe definire anche il risarcimento dei danni patrimoniali, per i quali la donna ha richiesto circa 230 mila euro. Questa cifra è calcolata in base alla pensione di reversibilità, un diritto che spetta ai familiari di pensionati o lavoratori deceduti. «La mia cliente avrebbe avuto diritto a circa 800 euro al mese per una vita attesa di 22 anni, raggiungendo la somma richiesta», spiegano gli avvocati.

Il Comune ha annunciato di voler impugnare la sentenza, ritenendo che il Tribunale abbia interpretato erroneamente il caso e non abbia tenuto conto delle difficoltà organizzative legate al contesto pandemico.


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La notifica PEC non si perfeziona senza la ricevuta di avvenuta consegna

Le Sezioni Unite della Corte Suprema di Cassazione, con la sentenza n. 28452 del 5 novembre 2024, hanno chiarito gli obblighi dell’avvocato in caso di mancata consegna di una notifica via PEC dovuta alla saturazione della casella del destinatario. Secondo i giudici, nel regime precedente al D.Lgs. n. 149 del 2022, la notifica PEC non si perfeziona senza la ricevuta di avvenuta consegna (RdAC), anche se il mancato recapito dipende dal destinatario. In questi casi, il notificante deve riavviare la procedura notificatoria utilizzando le forme ordinarie previste dal codice di procedura civile per evitare decadenze.

Il caso riguarda G.C. e C.D.C., creditori della Varuga Immobiliare, i quali hanno contestato in Cassazione una sentenza della Corte d’Appello di Roma. La Varuga aveva eccepito l’inammissibilità del ricorso per tardività, avendo notificato via PEC la sentenza d’appello, con mancata consegna per casella piena. La Terza Sezione civile, rilevando contrasti interpretativi, ha rimesso la questione alle Sezioni Unite, che con la sentenza odierna hanno stabilito un principio fondamentale per le notifiche digitali.


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