Stretta sul fumo: divieti all’aperto anche sulle e-cig

Il ministro della Salute ha dichiarato di voler estendere il divieto di fumo «in altri luoghi all’aperto in presenza di minori e donne in gravidanza; eliminare la possibilità di attrezzare sale fumatori in locali chiusi; estendere il divieto anche alle emissioni dei nuovi prodotti come sigarette elettroniche e prodotti del tabacco riscaldato».

Ad oggi, in Italia le e-cig vengono utilizzate da 1 milione e mezzo di persone.

Secondo l’Istat, è un trend in crescita «lenta e costante». Per questo il ministro della Salute Schillaci sta programmando una nuova stretta, dopo 20 anni dall’entrata in vigore della Legge Sirchia, per vietare il fumo ed e-cig in generale.

Schillaci, in Commissione Affari sociali della Camera, ha annunciato di «proporre l’aggiornamento e l’ampliamento della legge 3/2003 per estendere il divieto di fumo in altri luoghi all’aperto in presenza di minori e donne in gravidanza; eliminare la possibilità di attrezzare sale fumatori in locali chiusi; estendere il divieto anche alle emissioni dei nuovi prodotti come sigarette elettroniche e prodotti del tabacco riscaldato; estendere il divieto di pubblicità ai nuovi prodotti contenenti nicotina».

L’ipotesi è stata recentemente auspicata dall’ex ministro della Salute Sirchia, colui che ha dato il nome alla famosa legge 20 anni fa, introducendo il divieto di fumare nei luoghi al chiuso e cambiando radicalmente le abitudini dei cittadini italiani.

Il provvedimento piace anche agli esperti, che sottolineano da tempo i rischi per la salute causati da prodotti come tabacco riscaldato e sigarette elettroniche.

«Nel 2014», secondo i dati Istat, «gli utilizzatori delle e-cig over 14 erano circa 800mila. Poi, soprattutto a partire dal 2017, si è visto un progressivo aumento, fino ad arrivare nel 2021 a quasi un milione e mezzo di persone, soprattutto tra i giovani».

Per Roberta Pacifici, direttrice del Centro Nazionale Dipendenze e Doping, «non abbiamo dimostrazione scientifica che aiutino a smettere di fumare e di utilizzare nicotina, anzi. I nostri dati dimostrano che questi nuovi prodotti», come tabacco riscaldato e sigarette elettroniche, «contribuiscono alla recidiva di chi aveva smesso».

Continua: «Ostacolano anche la cessazione, cioè il percorso di condivisione che le persone intraprendono proprio per liberarsi da questa dipendenza. Questo è un dato ormai acclarato. Inoltre, l’87% di chi consuma sigarette elettroniche è un consumatore duale, cioè consuma sia quella elettronica sia quella tradizionale».

Ogni anno, in Italia, ci sono «93mila morti a causa del tabacco, il 20,6% di tutti i decessi». Questo è quando denuncia Sima, Società Italiana di Medicina Ambientale, che promuove a pieni voti i provvedimenti annunciati da Schillaci.

Lo scorso ottobre, inoltre, l’OMS aveva anche messo in guardia dai danni agli occhi che provoca il fumo passivo.

Negli altri Paesi ci sono tassazioni e divieti, con posizioni molto diverse anche all’interno dell’Ue.

Spiega Barbara Mennitti, giornalista ed esperta in politiche sulla riduzione del danno da fumo: «Alcuni paesi nella UE puntano sullo svaping come strumento della lotta al fumo, come Francia, o Olanda che, dopo un lungo dibattito, è in procinto di vietare aromi in liquidi per e-Cig, per renderle meno attrattive».

«Inoltre, in 36 Paesi al mondo è vietata tout court la vendita di sigarette elettroniche, come India Brasile Thailandia Singapore». In alcuni Paesi, invece, «come il Regno Unito, la nuova Zelanda e le Filippine, ne hanno fatto un cardine sulle politiche sanitarie per la lotta al tabagismo».

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