Caso Cospito: Nordio non ha intenzione di revocare il 41-bis

Durante la riunione del Consiglio dei ministri di ieri sera, Carlo Nordio, il ministro della Giustizia, ha comunicato la sua posizione ufficiale sul caso Alfredo Cospito. Nordio, infatti, non ha intenzione di revocare il regime 41-bis all’anarchico, attualmente in sciopero della fame da 104 giorni.

È attesa anche una sentenza della Corte di Cassazione, ma non arriverà prima del 7 marzo. Se Cospito non interromperà lo sciopero della fame, probabilmente non sopravvivrà fino a quel giorno.

Durante il suo intervento, Nordio ha «ricordato le ragioni che hanno determinato l’autorità giudiziaria a proporre e confermare il regime detentivo di cui all’articolo 41-bis per Alfredo Cospito».

Inoltre, sottolinea che «la Corte di Cassazione è chiamata a prendere una decisione in merito nel prossimo mese di marzo». Tuttavia, «per la parte di propria competenza, il ministro della Giustizia ritiene di non revocare il regime di cui all’articolo 41-bis».

Nordio ha deciso che è sufficiente l’intervento che ha portato al trasferimento di Cospito al carcere Opera di Milano, dove verrà ricoverato a causa del suo stato compromesso di salute. Il governo Meloni, dunque, è coerente con la sua linea: «Non scendiamo a patti con chi usa la violenza».

Le reti di supporto

Piantedosi, il ministro dell’Interno, ha portato l’attenzione sulla «rete di supporto nei confronti del detenuto», ovvero gruppi di anarchici che nel corso degli ultimi giorni hanno protestato, in Italia ma anche all’estero.

Tale “rete di supporto”, afferma Piantedosi, «si è manifestata in plurimi episodi di atti vandalici o incendiari e in manifestazioni di piazza, anche violente». Per questo si è assistito ad «un innalzamento dell’attenzione e delle misure necessarie» per affrontare eventuali rischi.

Per il ministro degli Esteri Tajani, è necessario il «rafforzamento del sistema difensivo della rete diplomatica italiana all’estero, reso necessario dalle ostilità manifestate nei confronti di sedi di ambasciate e consolati». Ribadisce anche «la volontà di non scendere a patti con chi usa violenza e minaccia come strumento di lotta politica».

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Riccardo Noury, il portavoce di Amnesty International, questa è una posizione sbagliata. «Se si passa dal non ci faremo intimidire al non cederemo di fronte alle minacce si perdono completamente di vista i diritti umani di Alfredo Cospito».

I diritti «non passano in secondo piano, anche nel caso in cui siano rivendicati attraverso azioni come quelle degli ultimi giorni, che sono da condannare. Queste azioni possono indebolire le campagne, ma non i diritti», conclude Noury.

Le condanne di Cospito

Cospito ha 55 anni, e fa parte della Fai-Fri, ovvero la Federazione anarchica informale – Fronte rivoluzionario internazionale.

La sigla è identica a quella della Federazione anarchica italiana; tuttavia, quest’ultima condanna la violenza indiscriminata in quanto metodo di lotta, mentre la Federazione anarchica informale è a favore della lotta armata contro lo Stato.

Nel 2013 Cospito ha ricevuto una condanna di dieci anni e otto mesi per aver ferito, con colpi di pistola alle gambe Roberto Adinolfi, dirigente dell’Ansaldo.

Era già in carcere quando fu accusato di aver posizionato, nel 2006, due pacchi bomba davanti ad una scuola dei carabinieri in provincia di Cuneo. L’esplosione non causò feriti o morti. Per tale attentato ricevette una condanna di 20 anni di carcere, e fu inserito in un circuito penitenziario ad alta sicurezza.

Il 41-bis

Nel 2022, dopo sei anni di carcere, il ministero della Giustizia ha preso la decisione di sottoporlo al 41-bis. Per il suo avvocato la decisione è stata presa «senza che fosse intervenuto alcun fatto nuovo».

Per il ministero della Giustizia, invece, Cospito doveva essere sottoposto necessariamente al 41 bis, visti i «numerosi messaggi che, durante lo stato di detenzione, ha inviato a destinatari all’esterno del sistema carcerario; si tratta di documenti destinati ai propri compagni anarchici, invitati esplicitamente a continuare la lotta, particolarmente con i mezzi violenti ritenuti più efficaci».

Cospito ha intrapreso lo sciopero della fame anche perché esiste la possibilità che la sua pena venga trasformata in ergastolo ostativo. Infatti, l’anarchico è stato condannato a 20 anni di carcere per strage comune, ma la Corte di cassazione ha ritenuto che il reato in questione riguardava la strage politica (art. 285 del Codice Penale).

La strage politica è più grave, prevede l’ergastolo ed è anche un reato ostativo. L’avvocato Flavio Rossi Albertini ricorda che per le stragi di Capaci e di via D’Amelio e per la strage di Bologna venne applicato l’art 422, ovvero strage comune.

Per l’avvocato, dunque, non è adeguato ritenere Cospito responsabile di atti più gravi rispetto a stragi mafiose e terroristiche, come quella alla stazione di Bologna che provocò 85 morti.


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