Intercettazioni, giro di vite sulla durata: pubblicata la legge Zanettin

È stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 83 del 9 aprile 2025 la legge 31 marzo 2025, n. 47, meglio nota come “legge Zanettin”, che apporta significative modifiche alla disciplina in materia di durata delle operazioni di intercettazione. Il testo integrale della legge è disponibile in allegato alla Gazzetta.

La nuova normativa entrerà in vigore il prossimo 24 aprile 2025, quindici giorni dopo la sua pubblicazione, come consuetudine. L’intervento legislativo introduce un importante limite temporale all’articolo 267, comma 3 del codice di procedura penale, stabilendo che: «Le intercettazioni non possono avere una durata complessiva superiore a quarantacinque giorni, salvo che l’assoluta indispensabilita’ delle operazioni per una durata superiore sia giustificata dall’emergere di elementi specifici e concreti, che devono essere oggetto di espressa motivazione».

Parallelamente, la legge interviene sull’articolo 13 del decreto-legge 13 maggio 1991, n. 152, introducendo una specifica deroga per i reati ai quali si applica il regime speciale delle intercettazioni previsto da tale decreto. Per un primo commento e un’analisi più approfondita delle novità introdotte, si rimanda all’articolo già pubblicato sulla nostra Rivista (clicca qui).

Tuttavia, già in questa fase iniziale, emergono diverse questioni interpretative che potrebbero impattare significativamente sull’applicazione pratica della nuova legge. Tra i nodi cruciali da sciogliere spiccano:

  • Il regime intertemporale: Come si applicherà la nuova disciplina alle intercettazioni già in corso al momento dell’entrata in vigore? Prevarrà il principio del tempus regit actum per il computo del limite dei 45 giorni e per la valutazione degli elementi che giustificano eventuali proroghe?
  • La portata del limite complessivo: Il tetto dei 45 giorni si riferisce all’intera fase delle indagini preliminari o alle singole operazioni di intercettazione? Elementi che giustificano il superamento di tale limite possono emergere anche al di fuori delle intercettazioni già attive per 45 giorni?
  • La motivazione delle proroghe: Quale sarà la portata e la natura degli elementi specifici e concreti che dovranno essere addotti per giustificare una proroga oltre il termine ordinario?
  • Pluralità di reati e concorso di persone: Come si applicherà la nuova regola in caso di più reati contestati o di coinvolgimento di più persone, anche in relazione a eventuali aggiornamenti delle iscrizioni nel registro degli indagati nel corso delle indagini?

Questi interrogativi aprono un dibattito cruciale sull’effettiva portata e sulle implicazioni pratiche della “legge Zanettin”, la cui applicazione richiederà un’attenta valutazione da parte degli operatori del diritto.


LEGGI ANCHE

udienze in remoto

Udienze in remoto: le disposizioni del Ministero della Giustizia

Alla luce dell’emergenza coronavirus, anche le attività giudiziarie devono adeguarsi e favorire il contenimento e la gestione dell’epidemia. Pertanto si chiede di favorire le udienze…

Comunicazione legale nel mondo digitale: gli errori da non commettere

La comunicazione legale non segue regole scientifiche, ma non è nemmeno un territorio selvaggio dove ogni cosa è concessa. Alcuni episodi hanno acceso un grosso…

dossieraggio nordio

Dossieraggio, Nordio pensa a una commissione d’inchiesta: dubbi da Crosetto e opposizione

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha aperto alla possibilità di istituire una commissione d’inchiesta sull’indagine di Perugia in materia di dossieraggio. La proposta ha…

DeepSeek sfida l’Occidente: la Cina accelera sull’intelligenza artificiale nonostante le restrizioni USA

L’industria dell’intelligenza artificiale sta attraversando una delle sue fasi più dinamiche e imprevedibili. In un contesto dominato da modelli sempre più avanzati e da una competizione globale serrata, una nuova e sorprendente protagonista irrompe sulla scena: la cinese DeepSeek, fondata da Liang Wenfeng.

Alla fine di gennaio, DeepSeek ha annunciato il rilascio del suo modello linguistico R1, nella versione da 671 miliardi di parametri. Un colosso dell’IA capace, secondo alcuni benchmark, di superare le performance del celebre ChatGPT. Ma non è solo la potenza del modello a fare notizia: DeepSeek è riuscita a svilupparlo in appena due mesi, con un investimento di soli 5,2 milioni di dollari. Un colpo da maestro, che ha causato un crollo del 23% del titolo Nvidia, colosso americano dei chip.

Il trionfo di DeepSeek ha un significato che va ben oltre i meri dati tecnici. Si inserisce infatti in quella che sempre più analisti definiscono una nuova guerra fredda tecnologica, incentrata sul controllo dell’IA. Da una parte gli Stati Uniti, decisi a mantenere la supremazia attraverso restrizioni sull’export di tecnologie avanzate, in particolare verso la Cina; dall’altra, un Paese capace di aggirare i vincoli e innovare, spingendosi oltre i limiti imposti.

Il cuore del conflitto sono i server IA e le GPU Nvidia, diventate bene strategico. Con i modelli di punta (come A100, A100X e H100) vietati all’export verso la Cina, Nvidia ha commercializzato una versione “limitata” chiamata A800 e poi H800, con connessioni NVLink depotenziate del 33% (da 600 GB/s a 400 GB/s), per ostacolare lo sviluppo cinese.

Tuttavia, il team di DeepSeek ha risposto con creatività e maestria ingegneristica. Attraverso sofisticate tecniche di reverse engineering e un’ottimizzazione a livello di microcodice, sono riusciti a riconfigurare le GPU H800, allocando solo 20 dei 132 multiprocessori per la comunicazione tra server. Una soluzione brillante, che ha ripristinato prestazioni elevate, sfruttando ogni bit disponibile del sistema.

In parallelo, DeepSeek ha integrato algoritmi di pipeline avanzati e ha probabilmente personalizzato ulteriormente le funzioni interne delle GPU tramite il linguaggio PTX (Parallel Thread Execution) di Nvidia. Il risultato? Un training fluido, potente, e competitivo.

L’impresa di DeepSeek è la prova che, nell’arena dell’intelligenza artificiale, l’ingegno umano può ancora prevalere sulla sola potenza di calcolo. E rappresenta un campanello d’allarme per i giganti americani come Google, Amazon, Apple e Meta, i quali – dopo anni di investimenti miliardari – si trovano di fronte a un concorrente agile, efficiente e determinato.


LEGGI ANCHE

Occhiali Smart, specchio società digitale: rischi

Occhiali Smart e rischi nella raccolta dati

Si raccoglieranno dati anche sui tempi e sul tipo di reazione che il nostro cervello da in base agli stimoli Quali sono i rischi degli…

platea di persone

Vuoti d’organico e vera digitalizzazione, le vere sfide della Giustizia del futuro

Grande successo per la giornata d'apertura del Primo Congresso Giuridico Forense del Lazio, organizzato dall'Ordine degli Avvocati di Roma e dall'UOFL, l'Unione degli Ordini Forensi del Lazio.

deroghe alla privacy

Deroghe alla Privacy: si, ma solo se temporanee, trasparenti e proporzionate

Da qualche tempo oramai stiamo assistendo alla compressione dei nostri diritti in favore della tutela della salute, ma fino a che punto è corretto questo…

Accesso ai dati personali tra sicurezza e semplificazione: la sfida dell’effettività

In una recente sentenza (n. 47/2025), il Tribunale di Salerno si è espresso sul diritto di accesso ai dati personali, offrendo un’interpretazione che richiama l’equilibrio tra tutela della riservatezza e corretto esercizio dei diritti dell’interessato. Il caso riguardava la richiesta, da parte dell’avvocato di un utente, della copia del contratto di utenza telefonica, richiesta respinta dalla compagnia per assenza di delega scritta.

Il giudice di secondo grado ha dato ragione all’azienda, ritenendo legittimo il rifiuto alla luce del Codice privacy nella versione antecedente al GDPR, evidenziando l’obbligo di verifica della legittimazione di chi richiede l’accesso a dati riservati. L’art. 9 del vecchio Codice, sebbene oggi abrogato, fissava regole precise su deleghe, autenticazioni e modalità di verifica dell’identità.

Con l’entrata in vigore del Regolamento (UE) 2016/679, tali prescrizioni puntuali hanno lasciato spazio a un sistema fondato sul principio di accountability, che affida al titolare del trattamento il compito di definire in autonomia – ma con responsabilità – le modalità per garantire l’esercizio dei diritti, inclusa la verifica dell’identità dell’interessato.

Lo European Data Protection Board (EDPB), nelle sue Linee guida 1/2022 e nell’indagine 2024 sull’attuazione del diritto di accesso, ha evidenziato come uno degli ostacoli principali all’effettività del diritto sia rappresentato da richieste eccessive in termini di documentazione o da procedure non codificate. La raccomandazione è chiara: evitare formalismi sproporzionati e adottare policy interne trasparenti e documentate per assicurare risposte tempestive e legittime.

La questione centrale, oggi, non è solo garantire la sicurezza dei dati, ma anche rendere accessibile e concreto un diritto fondamentale riconosciuto dall’art. 8 della Carta dei diritti dell’Unione europea. Tra sicurezza e semplificazione, si gioca una delle partite più delicate della protezione dei dati personali nel contesto digitale contemporaneo.


LEGGI ANCHE

Sostenibilità: obbligo di rendicontazione anche per le cooperative

La normativa si rivolge principalmente alle grandi imprese, imponendo loro di fornire informazioni dettagliate riguardo all'impatto ambientale, sociale e di governance (ESG) delle loro attività.

Corte UE: l’identità di genere non è necessaria per acquistare biglietti ferroviari

La decisione boccia l’obbligo di indicare "Signore" o "Signora" per personalizzare la comunicazione commerciale

processo google

Negli Stati Uniti comincia il processo contro Google

Negli Stati Uniti comincia il processo contro Google; la big tech, infatti, è stata accusata dal governo USA di abuso di posizione dominante per quanto…

Tutela giuridica dei soggetti fragili: critiche al superamento di interdizione e inabilitazione

Fragili a rischio, garanzie in bilico. A lanciare l’allarme sono l’Associazione italiana giovani avvocati (Aiga) e l’Associazione nazionale forense (Anf), che esprimono forte “preoccupazione” per un emendamento alla legge annuale di semplificazione, presentato dal Governo, che delega l’Esecutivo ad adottare uno o più decreti legislativi per la revisione degli istituti dell’interdizione e dell’inabilitazione, prevedendone il graduale superamento e la rimodulazione dell’amministrazione di sostegno.

Il testo prevede misure di protezione giuridica con poteri graduati per l’amministratore di sostegno, da adattare alla condizione del beneficiario, oltre a una semplificazione degli adempimenti e alla modifica degli istituti giuridici collegati alla dichiarazione di interdizione o inabilitazione.

Ma per Aiga e Anf questa riforma rischia di compromettere la tutela delle persone più vulnerabili, come anziani, disabili o soggetti affetti da gravi patologie psichiche. L’Aiga mette in guardia: “Una norma così formulata riduce le garanzie e indebolisce la protezione patrimoniale del beneficiario”. E denuncia come la soppressione degli strumenti tradizionali, sebbene nata con l’intento di garantire maggiore autonomia ai soggetti fragili, non tenga conto delle situazioni complesse, ad esempio quelle legate a psicosi combinate a tossicodipendenza, dove interdizione e inabilitazione si sono dimostrate essenziali.

Anche l’Anf si dice critica verso la riforma, che “pur inseguendo l’obiettivo condivisibile di superare istituti ormai datati, rischia una recessione sul piano dei diritti fondamentali”. Secondo il segretario Giampaolo Di Marco, la proposta del Governo non rispecchia le indicazioni della Commissione Giustizia del Senato, che raccomandava misure graduate e sempre accompagnate da adeguate autorizzazioni giudiziarie per evitare abusi.

Uno dei punti più critici è l’obbligo di rendiconto: semplificare eccessivamente questa procedura, denuncia l’Anf, “può trasformarsi in una minaccia per il patrimonio delle persone con disabilità gravi”. Per questo propone di differenziare i livelli di formalità in base al reddito o al patrimonio del beneficiario.

Secondo i legali, l’Ads non può assorbire in sé interdizione e inabilitazione: troppo diverse le finalità. Se l’amministrazione di sostegno è flessibile e utile anche in situazioni temporanee, interdizione e inabilitazione servono a gestire situazioni stabili e irreversibili.

Per evitare un uso distorto del nuovo modello, l’Anf propone criteri stringenti per l’applicazione dell’Ads, garanzie effettive di controllo giurisdizionale, la partecipazione attiva del beneficiario e il coinvolgimento delle professioni legali e del terzo settore nella fase attuativa.

L’Aiga, infine, rilancia la sua proposta di legge per il riconoscimento della professionalità degli amministratori di sostegno, con compensi equi, responsabilità definite, e una tutela legale e fiscale rafforzata. “Serve un legislatore responsabile e lungimirante – affermano – che tuteli i diritti dei fragili senza sacrificare la dignità professionale degli Ads”.


LEGGI ANCHE

Mattarella al Festival delle Regioni: collaborazione e innovazione per giustizia e ambiente

Il Presidente ha ribadito che la cooperazione tra le istituzioni e l'utilizzo responsabile delle tecnologie, in particolare l'intelligenza artificiale, sono elementi chiave per affrontare le…

tablet

Processo telematico, dal 30 settembre nuove regole

Tra le principali novità, il via libera al deposito telematico dei file multimediali, sia immagine che audio e video. Non sarà più necessario caricarli su…

WhatsApp per avvocati: sì o no?

Per un avvocato, scambiare messaggi SMS o su WhatsApp con un cliente dovrebbe essere una cosa normale. Tuttavia, sono ancora molti i professionisti che non…

Bonifici istantanei obbligatori in tutta l’UE: in vigore il nuovo Regolamento europeo

Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea del Regolamento (UE) 2024/886, avvenuta il 19 marzo 2024, è entrato ufficialmente in vigore l’Instant Payment Regulation (IPR), un provvedimento che introduce un quadro normativo armonizzato per i bonifici istantanei in euro in tutti gli Stati membri dell’Unione. Approvato dal Parlamento europeo il 7 febbraio e dal Consiglio il 26 febbraio 2024, il regolamento modifica precedenti direttive e regolamenti per rendere obbligatoria l’offerta di bonifici istantanei da parte di tutte le banche e i prestatori di servizi di pagamento (PSP).

Il nuovo sistema impone che i bonifici istantanei siano disponibili 24 ore su 24, 7 giorni su 7, e che vengano eseguiti entro 10 secondi dall’ordine. Entro lo stesso tempo, il pagatore deve ricevere conferma dell’operazione e il beneficiario vedere accreditata la somma.

Due fasi per l’implementazione

Il Regolamento, in vigore dall’8 aprile 2024, prevede due fasi di attuazione:

  • Dal 9 gennaio 2025, i PSP dei Paesi dell’area euro dovranno garantire la ricezione dei bonifici istantanei attraverso gli stessi canali e allo stesso costo dei bonifici tradizionali.
  • Dal 9 ottobre 2025, scatterà l’obbligo anche per l’invio dei bonifici istantanei e per l’introduzione di un sistema obbligatorio di verifica del beneficiario, volto a prevenire frodi e errori di accredito.

Più efficienza, meno frammentazione

La nuova disciplina nasce dalla necessità di superare la frammentazione normativa dei sistemi nazionali di pagamento, che secondo i “considerando” del Regolamento impedisce la creazione di un vero mercato unico dei pagamenti europei. Il legislatore europeo punta così a ridurre tempi e costi delle transazioni, migliorare l’accesso ai fondi e rafforzare la sicurezza e la fiducia degli utenti.

Misure anti-frode e sicurezza rafforzata

Per garantire la sicurezza, il regolamento prevede nuovi obblighi in materia di antiriciclaggio e controlli sulle sanzioni finanziarie internazionali, con particolare attenzione alla verifica di eventuali misure restrittive su pagatori e beneficiari. Sarà inoltre possibile impostare limiti giornalieri o per operazione, tanto per l’utente quanto per il PSP, per evitare usi fraudolenti del servizio.

Nuove regole per IP e IMEL nei sistemi di pagamento

Tra le modifiche più rilevanti, c’è anche l’inclusione degli istituti di pagamento (IP) e degli istituti di moneta elettronica (IMEL) nella definizione di “ente” della Direttiva 98/26/CE, nota come Settlement Finality Directive. Fino ad oggi, l’esclusione di questi soggetti impediva loro di partecipare a pieno titolo ai sistemi di pagamento formalmente riconosciuti dagli Stati membri, ostacolando la concorrenza. Con il nuovo Regolamento, potranno essere partecipanti a pieno titolo – ma solo per i bonifici istantanei in euro.

L’intervento normativo rappresenta quindi un passo decisivo verso la digitalizzazione dei servizi bancari e la competitività europea nei pagamenti elettronici, con effetti diretti su imprese, cittadini e operatori del settore fintech.


LEGGI ANCHE

Global tax, l’intesa al G7 mette in bilico le web tax europee

Bruxelles ribadisce la validità delle proprie regole digitali, ma il nuovo accordo rischia di indebolire le imposte nazionali sui colossi tecnologici e di complicare i…

Scuola e Legalità: un percorso formativo tra i banchi di scuola organizzato dal Coa di Bologna

L’Ordine degli avvocati di Bologna, con l’aiuto dell’Ufficio scolastico bolognese, ha pensato ad un progetto finalizzato alla valorizzazione dei concetti di legalità e di convivenza…

Ravvedimento speciale: versamenti in crescita per società “trasparenti” e loro soci

L’Agenzia delle Entrate prevede che, per i soggetti trasparenti, siano i singoli soci a pagare l’imposta sostitutiva, con l’effetto di generare una raffica di versamenti

Cassazione: niente deposito cartaceo se il sistema informatico funziona

Il deposito cartaceo in Cassazione è ammesso solo in caso di accertato malfunzionamento dei sistemi informatici del “dominio giustizia”. A stabilirlo è la Corte di cassazione con l’ordinanza n. 9269 depositata il 9 aprile 2025, che ribadisce la centralità del canale telematico nei processi civili, salvo casi eccezionali.

Il caso riguardava il ricorso di un contribuente calabrese contro una sentenza della Corte di giustizia tributaria regionale, che gli aveva imposto il pagamento dell’Imu. La Sezione tributaria della Cassazione ha tuttavia dichiarato il ricorso improcedibile, senza entrare nel merito, poiché era stato depositato in formato cartaceo nonostante l’obbligo del deposito telematico previsto dall’art. 196 quater, comma 1, delle disposizioni di attuazione del codice di procedura civile, applicabile ai procedimenti civili pendenti in Cassazione dal 1° gennaio 2023.

Il ricorrente aveva giustificato il deposito cartaceo adducendo “problemi tecnici” e una personale mancanza di competenze informatiche, definendo la materia “più da ingegnere informatico che da avvocato”. Su questa base aveva ottenuto, in via d’urgenza, l’autorizzazione al deposito cartaceo da parte del Primo Presidente della Corte, che tuttavia ne subordinava la validità alla successiva verifica tecnica.

Verifica che non ha dato ragione al ricorrente. Il CED della Cassazione ha infatti attestato che nei giorni interessati “i sistemi informatici del dominio giustizia erano completamente funzionanti”, escludendo l’esistenza di problemi tecnici oggettivi. Di conseguenza, la Corte ha escluso la sussistenza delle condizioni di urgenza previste dall’art. 196 quater, comma 4, che legittimano il deposito cartaceo.

La Suprema Corte ha anche ricordato che solo eventi tecnici oggettivi e assoluti, non governabili dal difensore, possono costituire impedimenti giustificati al deposito telematico. Non è quindi sufficiente invocare “mere difficoltà” o l’assenza di perizia informatica, poiché queste ultime devono essere fronteggiate con l’ordinaria diligenza professionale.

In conclusione, la mancata iscrizione a ruolo nei termini previsti dall’art. 369, comma 1, c.p.c., è stata ritenuta imputabile alla negligenza della parte ricorrente, la quale – osserva la Corte – non ha nemmeno tentato di avviare la procedura di deposito telematico.


LEGGI ANCHE

napoli avvocati aggrediti

Avvocati insultati e presi a schiaffi per una condanna considerata troppo “lieve”

Lo scorso 26 giugno, dinanzi all’esito della Corte di Assise di Appello di Napoli, «il presidente della Corte è stato costretto a interrompere la lettura…

inaugurazione dell'anno giudiziario

L’inaugurazione dell’anno giudiziario da nord a sud

Il 31 gennaio 2020, in tutta Italia, le cerimonie di inaugurazione dell’anno giudiziario si sono svolte tra insoddisfazioni e proteste, segnando un momento di analisi…

Atti processo civile: guida ai nuovi criteri di redazione

L’obiettivo principale della Riforma della Giustizia Cartabia è la velocizzazione e la digitalizzazione della giustizia. Per questo, il nuovo codice di procedura ha introdotto dei…

Stop al pignoramento della casa per i morosi “fragili” sotto i 5mila euro

Niente pignoramento della casa per i debiti condominiali legati al mancato pagamento di bollette di luce e gas, se inferiori a 5mila euro. La tutela arriva grazie a un emendamento al decreto Bollette, a prima firma del deputato di Fratelli d’Italia Silvio Giovine, approvato in commissione Attività produttive alla Camera.

A beneficiare della norma saranno i cosiddetti “clienti vulnerabili”: over 75, persone con disabilità, cittadini in condizioni economiche svantaggiate o affetti da gravi problemi di salute. Il blocco dell’esecuzione immobiliare scatterà solo se l’immobile oggetto del debito è l’unica proprietà del debitore e vi è stabilita la residenza anagrafica.

Ma le novità non finiscono qui. Per i clienti vulnerabili, alla scadenza del 31 marzo 2027, il passaggio dal mercato a tutele graduali non avverrà verso il mercato libero, ma all’interno di un nuovo sistema di tutela, come spiegato dal presidente della commissione Alberto Gusmeroli (Lega), cofirmatario dell’emendamento.

Anche Forza Italia ottiene un risultato concreto: previsto un fondo da 10 milioni di euro destinato alle piscine, per compensare l’aumento dei costi energetici registrato nell’ultimo anno.

Nel pacchetto di modifiche approvate trova spazio anche il rifacimento delle regole per il bonus elettrodomestici. Addio ai click day: il contributo, fino al 30% del prezzo (con un tetto massimo di 100 euro, che sale a 200 per le famiglie con ISEE fino a 25mila euro), sarà applicato direttamente come sconto in fattura.

Infine, via libera all’emendamento dei relatori Gianluca Caramanna (FdI) e Andrea Barabotti (Lega) che salva le auto aziendali dal nuovo sistema di tassazione sui fringe benefit introdotto con l’ultima manovra. La deroga varrà solo per i veicoli ordinati entro il 31 dicembre 2024 e concessi in uso promiscuo dal 1° gennaio al 30 giugno 2025.


LEGGI ANCHE

innovazione avvocati

Agli Avvocati piace l’innovazione?

L’avvocatura, per quanto riguarda il panorama delle professioni giuridico/economiche e degli studi medio-piccoli, è quella che soffre meno l’innovazione, visto che ci pensa poco o…

amazon recensioni false ia

Amazon utilizzerà l’IA per scoprire le recensioni false

Amazon sfrutterà l’intelligenza artificiale per riuscire a velocizzare alcune attività, come l’individuazione di prodotti che risultano danneggiati ancor prima della spedizione. Inoltre, ha comunicato che…

Clima e responsabilità civile: la Cassazione apre alla giustiziabilità contro imprese e Stato

Con l’ordinanza n. 13085/2024, le Sezioni Unite riconoscono la giurisdizione del giudice ordinario nell’azione intentata da Greenpeace e ReCommon contro ENI, MEF e CDP. È…

Giustizia, Anm: bene riforma sulla magistratura onoraria

ROMA, 11 aprile –

“Salutiamo con favore la legge di riforma della magistratura onoraria da pochi giorni approvata in Parlamento che, dopo tanti anni, inizia a restituire dignità ai tanti giudici e vice procuratori onorari che, senza tutele sociali, hanno sempre fornito il proprio encomiabile contributo all’amministrazione della giustizia con dignità e onore. Ci auguriamo che questo sia solo un primo passo per dare efficienza al sistema giudiziario nel suo complesso”.

Così la Giunta esecutiva centrale dell’Associazione nazionale magistrati.


LEGGI ANCHE

La Commissione chiede pareri sul riesame del regolamento sui mercati digitali

Sulla base dei contributi ricevuti, la Commissione elaborerà una relazione di valutazione dell'impatto del regolamento sui mercati digitali, che sarà presentata al Parlamento europeo, al…

ddl intelligenza artificiale

Processi telematici civili e penali, le nuove regole

La Direzione Generale dei Sistemi Informativi Automatizzati (DGSIA) del Ministero della Giustizia ha recentemente introdotto nuove specifiche tecniche per i processi telematici, sia civili che…

Bocciato referendum su responsabilità dei magistrati

Corte Costituzionale ammette i 5 referendum della Lega e ne ferma altri 3 Tre giudizi di inammissibilità e cinque di ammissibilità: questo l’esito del secondo round alla Corte Costituzionale che si esprime…

Equi compensi fermi da 15 anni: il Pd interroga il Ministero della Giustizia

Un’interrogazione parlamentare per chiedere conto del blocco dell’Osservatorio sull’equo compenso. A presentarla, lunedì 7 aprile 2025 alla Camera, è stato il deputato del Partito Democratico Arturo Scotto, che si rivolge direttamente al Ministro della Giustizia per sapere “quali iniziative intenda intraprendere, per quanto di competenza, per addivenire ad aggiornare gli equi compensi dei professionisti fermi da 12-15 anni”.

Secondo quanto riportato nell’atto ispettivo, l’Osservatorio per il monitoraggio della disciplina sulla giusta remunerazione degli autonomi – istituito presso il Ministero della Giustizia – sarebbe «in stallo»: l’ultima convocazione risale a quasi quattro mesi fa e nel corso del 2024 si sarebbe riunito soltanto 4 o 5 volte, senza produrre alcun risultato concreto.

Una situazione paradossale, evidenzia Scotto, considerando che i parametri ministeriali per la determinazione dei compensi dei professionisti non vengono aggiornati da oltre un decennio: “In questo contesto – si legge nel testo dell’interrogazione – la legge sull’equo compenso, entrata in vigore a maggio 2023, rischia di restare una sorta di scatola vuota”.

Il parlamentare chiede dunque agli uffici di via Arenula di intervenire con urgenza per dare piena attuazione a una norma pensata per tutelare i lavoratori autonomi, troppo spesso penalizzati da compensi inadeguati e non proporzionati alla prestazione resa.


LEGGI ANCHE

Esercizio della professione forense: al via i controlli Servicematica

Esercizio della professione forense: già iniziati i controlli

Dal 18 febbraio al 30 aprile 2021 si svolgeranno i consueti controlli triennali da parte dei Consigli dell’Ordine per verificare l’effettivo esercizio della professione forense.…

Avvocati ed assegno unico figli

Avvocati: assegno unico per i figli

Anche gli avvocati hanno diritto all’assegno unico per i figli minori Dal 1° luglio al 31 dicembre 2021 anche gli avvocati, in quanto liberi professionisti,…

Dispositivi medici sempre più digitali: ecco la proposta Ue per le istruzioni d’uso elettroniche

La Commissione europea punta ad aggiornare il regolamento sulle eIFU, estendendo l’utilizzo delle istruzioni digitali a tutti i dispositivi destinati ai professionisti sanitari. Un passo…

Il Tar Lazio promuove la nuova mediazione: “Le spese non violano il diritto alla giustizia”

Le nuove spese previste per il primo incontro di mediazione obbligatoria non violano il diritto costituzionale di accesso alla giustizia. A stabilirlo è il Tar del Lazio, che con la sentenza n. 5489 del 17 marzo 2024 ha respinto il ricorso presentato dal Codacons contro il decreto del Ministero della Giustizia n. 150 del 24 ottobre 2023.

L’associazione contestava l’aumento dei costi che le parti devono sostenere sin dalla fase iniziale del procedimento di mediazione, ritenendolo eccessivo e discriminatorio soprattutto per i meno abbienti. Nel ricorso, il Codacons denunciava tre principali criticità: la soppressione del consenso per avviare la mediazione, la trasformazione del primo incontro gratuito in un passaggio oneroso, e una disciplina più rigida del gratuito patrocinio.

Ma secondo i giudici amministrativi del Lazio, le nuove disposizioni sono legittime e in linea con lo spirito della riforma Cartabia. Il Tribunale ha ritenuto che le norme siano ispirate a un rafforzamento dell’istituto della mediazione e della professionalità dei mediatori, elementi ritenuti essenziali per migliorare il funzionamento della giustizia civile.

Nella motivazione, il Tar evidenzia come la precedente disciplina della mediazione si fosse rivelata inefficace, riducendosi a un passaggio puramente formale, gratuito e spesso privo di reale confronto tra le parti. Al contrario, la nuova normativa punta a rendere la mediazione uno strumento concreto di risoluzione delle controversie.

A sostegno di questa tesi, i giudici citano diversi elementi introdotti dalla riforma:

  • il primo incontro come momento sostanziale e non più solo informativo;
  • l’obbligo per gli organismi di mettere a disposizione mediatori qualificati per almeno due ore;
  • l’ampliamento delle materie soggette a mediazione;
  • l’investimento pubblico attraverso i crediti d’imposta;
  • la possibilità per i meno abbienti di accedere al gratuito patrocinio;
  • la proporzionalità delle spese al valore della causa;
  • la possibilità di uscire dalla mediazione senza ulteriori costi qualora il primo incontro si concluda senza accordo.

“La previsione delle spese per il primo incontro, anche in caso di mancato accordo – si legge nella sentenza – non ostacola l’accesso alla giustizia, ma rafforza l’efficacia della mediazione, trasformandola in un momento dialettico concreto, utile e potenzialmente risolutivo”.

Il verdetto chiude, almeno sul piano giuridico, una controversia che ha animato il dibattito tra addetti ai lavori. Tuttavia, all’interno dell’avvocatura persistono dubbi sull’utilità concreta della mediazione così come concepita, tra chi la considera una valida alternativa al processo e chi teme si traduca in un ulteriore onere per i cittadini.


LEGGI ANCHE

quarta area 200 super funzionari

Quarta area, i ministeri cercano 200 super-funzionari. Ecco quanto guadagneranno

La pubblica amministrazione italiana sta creando una nuova categoria di dipendenti, chiamata “quarta area”, con stipendi fino a 100.000 euro annui. Questi “super-funzionari” saranno figure…

Risparmio energetico: ecco come la PA potrebbe fare la differenza

Ultimamente si sente parlare spesso dell’aumento dei costi dell’energia, conseguenza della guerra in Ucraina. È un tema che riguarda tutti noi. Aziende, pubbliche amministrazioni, privati…

manifestazione di sciopero

Giustizia, la protesta dei lavoratori: il 25 novembre sciopero nazionale e presidio alla Corte di Cassazione

Il prossimo 25 novembre il personale del Dipartimento dell’Organizzazione Giudiziaria si fermerà per uno sciopero nazionale. La protesta culminerà in un presidio dalle ore 12.00…

Iso 27017
Iso 27018
Iso 9001
Iso 27001
Iso 27003
Acn
RDP DPO
CSA STAR Registry
PPPAS
Microsoft
Apple
vmvare
Linux
veeam
0
    Prodotti nel carrello
    Il tuo carrello è vuoto