Mentre il dibattito sulla separazione delle carriere tra magistrati requirenti e giudicanti continua ad accendere gli animi, il presidente dell’Unione Nazionale Camere Civili, Alberto Del Noce, invita a spostare l’attenzione sulle reali criticità del sistema giudiziario italiano.
“Si sta combattendo una battaglia ideologica sul nulla”, afferma Del Noce, sottolineando come la separazione tra giudici e pubblici ministeri sia già una realtà consolidata e che la discussione su questo tema vada avanti dal 1988. “Invece di alzare barricate tra avvocati e magistrati, dovremmo unirci per un obiettivo comune: migliorare la giustizia, che non è né degli avvocati né dei magistrati, ma dei cittadini”.
Un sistema al collasso
Secondo Del Noce, mentre il confronto si concentra su questa riforma, si sta perdendo di vista la vera emergenza: il collasso del sistema giudiziario. “I giudici di pace sono allo stremo, la giustizia cosiddetta ‘bagatellare’ – che in realtà riguarda milioni di cittadini – è in grave difficoltà. Basti pensare che le cause di valore tra i 25 e i 30 mila euro sono state trasferite a giurisdizioni già sovraccariche. Di cosa stiamo parlando, allora?”
Il rischio per l’indipendenza della magistratura
Il presidente dell’UNCC si dice poi sorpreso dall’impostazione del dibattito sulla riforma della separazione delle carriere in ambito penale: “Si alimentano paure e si ipotizzano rischi, ma da civilista io mi attengo ai documenti. E leggendo il disegno di legge approvato dal Senato, non trovo nulla che metta in pericolo l’indipendenza della magistratura”.
Tuttavia, Del Noce non ha dubbi: se un domani l’autonomia dei magistrati dovesse essere realmente minacciata, gli avvocati sarebbero i primi a schierarsi al loro fianco per difenderla.
“Ma oggi, esattamente, di cosa stiamo discutendo?”, conclude.
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