I 10 articoli più letti su Servicematica nel 2022

Il 2022 sta per finire, e noi di Servicematica eravamo molto curiosi di sapere quali sono stati gli argomenti che hanno suscitato più interesse tra di voi!

Abbiamo creato una mini-lista con i 10 articoli più letti su Servicematica nel 2022 😍

1.

Quando una notificazione non viene consegnata perché la casella pec è piena

2.

Le notifiche telematiche della Pubblica Amministrazione

3.

Come ottenere il rimborso del contributo unificato

4.

Come depositare una denuncia/querela presso il portale del Penale Telematico

5.

La PEC diventa europea: quali saranno le conseguenze?

6.

Le novità di Servicematica presentate al XXXV Congresso Nazionale Forense

7.

Nordio a Venezia: Servicematica partner tecnico dell’assemblea degli Ordini degli Avvocati del Triveneto

8.

Avvocato, sai prevenire il burn-out?

9.

Legal Design: comunicare concetti complessi in maniera semplice

10.

Fashion Lawyer: una specializzazione vincente

Chiamate pubblicitarie: che stress!

Ma com’è possibile che le chiamate pubblicitarie sul mio cellulare continuino ad aumentare?!

Il Registro delle Opposizioni non funziona come dovrebbe e le segnalazioni, che d’ora in poi potranno avvenire anche online, sono abbastanza scomode.

Dobbiamo difenderci in altri modi, per esempio attraverso applicazioni o impostazioni specifiche che possiamo trovare nei nostri smartphone.

Ma perché arrivano queste chiamate sul mio telefono?

Motivo #1

Siamo stati noi a dare il consenso a quelle chiamate! Magari firmando un contratto telefonico, sottoscrivendo ad una tessera fedeltà oppure lasciando il numero in un negozio online.

In questo caso, le chiamate sono assolutamente lecite. Noi potremo negare il consenso in qualsiasi momento, anche se spesso non c’è un modo semplice per farlo.

Motivo #2

Potrebbe essere, invece, che aziende (e malintenzionati) si procurino i numeri di telefono in altri modi. Per esempio in database dove comprare i numeri in maniera illecita oppure con pesca a strascico sui social e su internet, attraverso sistemi automatici.

Come possiamo bloccare queste chiamate, allora?

Alcuni smartphone, come, per esempio, Samsung, consentono di combattere le chiamate spam con alcune opzioni integrate. Basterà cliccare sull’icona telefono e andare nelle impostazioni.

Qui ci sono varie opzioni, come l’attivazione dell’id chiamate e protezione che segnalerà i possibili numeri spam nelle chiamate in arrivo, per permetterci di capire se rispondere ad una chiamata o se bloccare direttamente il numero.

Inoltre, si può anche scegliere su bloccare automaticamente le chiamate – tutte o soltanto quelle che presentano un alto rischio di truffa.

Su iPhone, invece, tali opzioni appaiono soltanto da iOS 13 installando un’app di terze parti, come vedremo successivamente.

Truecaller 

Una delle app più famose per bloccare le chiamate indesiderate è senza dubbio Truecaller.

L’app, nella sua versione gratuita, offre alert nell’id chiamante e possibilità di blocco manuale. È gratuita, quindi bisogna sorbirsi un po’ di pubblicità.

Per eliminare la pubblicità ed avere il blocco automatico bisognerà pagare l’abbonamento.

Hiya 

Esiste un’app integrata negli smartphone Samsung, una delle più utilizzate per bloccare il telemarketing.

Hiya dispone sia di una versione gratuita, senza pubblicità, che si limita alle segnalazioni delle chiamate spam nell’id chiamante e di una versione a pagamento, che offre anche la possibilità di bloccare in maniera automatica le chiamate di telemarketing o di truffa e di ricercare a chi appartengono i numeri.

Caller ID & Call Blocker

Questa è un’app meno famosa, anche se sembra più vantaggiosa rispetto alle altre.

La versione gratuita consente di bloccare automaticamente le chiamate truffa e spam e permette la segnalazione dell’id chiamante.

Attenzione alla Privacy

Ovviamente non è tutto oro quel che luccica. Queste app richiedono l’accesso alla rubrica, ai registri delle chiamate, ai contatti e ai messaggi.

Dunque, il rischio è quello della violazione della privacy, seppur ridotto nelle app più “rinomate”.

Inoltre, funzionano in background, dunque consumano la batteria, e in alcuni casi potrebbero addirittura rallentare il cellulare.

Opzioni estreme

Esiste anche un’opzione estrema, ovvero quella di scegliere di bloccare qualsiasi chiamata che provenga da numeri sconosciuti o non presenti in rubrica.

L’impostazione può essere attivata sia su iPhone che su Android, ma potrebbe essere scomoda o impraticabile, se per lavoro si ricevono molte chiamate da persone nuove – anche se elimina il problema alla radice.

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Dal 2023 gli interessi legali costeranno 4 volte di più

Cloud Nazionale: la nuova gestione dei dati della PA

Dal 2023 gli interessi legali costeranno 4 volte di più

Dal prossimo anno verranno applicati gli interessi legali più alti degli ultimi venticinque anni.

Saldare un debito, grazie all’aumento del 1,25%, costerà molto di più. Per esempio, su un debito di 10.000 euro se ne dovranno pagare 500 di interessi, al posto dei 125 attuali.

Tale aumento appare più significativo se paragonato al tasso di interesse del 2021, pari allo 0,01%, ovvero la soglia storica più bassa in assoluto. Nel 2023 assisteremo ad un aumento di ben 4 volte.

Questo è quanto previsto dal decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dal ministero dell’Economia, con data di decorrenza 1° gennaio 2023.

In particolare, verranno colpite le rateizzazioni, visto l’accrescimento del costo della pace sociale.

Aumenterà il costo delle sanatorie: teniamo anche presente che dal prossimo anno verranno introdotte delle sanatorie importanti, come, per esempio, la conciliazione e la chiusura delle liti pendenti.

Per esempio, il pagamento di 120.000 euro per la chiusura agevolata delle liti pendenti comporterà:

  • il pagamento dilazionato di 20 rate trimestrali;
  • la prima rata corrisponderà a 6.000 euro e dovrà essere pagata entro il 30/06/2023;
  • la seconda corrisponderà a 6.075 euro e dovrà essere pagata entro il 02/10/2023.

Anche per tutte le altre misure, l’aumento del costo sarà importante, come nel caso del ravvedimento, che permette la regolarizzazione della posizione fiscale grazie alla riduzione delle sanzioni.

La nuova misura sul tasso di interesse verrà applicata ai pagamenti degli interessi legali spettanti ai contribuenti. Gli effetti saranno di portata molto vasta, dato che l’interesse legale verrà applicato di default a tutti i contratti – in assenza accordi specifici.

Imporre una soglia massima per gli interessi è necessario per equilibrare il costo del denaro e contemporaneamente per tutelare i contribuenti dall’usura.

La legge, nonostante ciò, permette la pattuizione fra le parti di interessi maggiori a quelli legali, sempre che non siano eccessivi. Non c’è un parametro fisso per il riconoscimento dell’usura, poiché molto dipende dall’entità del capitale ricevuto dal debitore e dalle condizioni economiche.

Per semplificare il procedimento, il ministero dell’Economia definirà un parametro, il Tasso effettivo globale medio, per ogni trimestre. È un parametro che tiene in considerazione i tassi medi praticati dal sistema finanziario e bancario italiano.

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Cloud Nazionale: la nuova gestione dei dati della PA

Avvocato, pensi troppo?

Cloud Nazionale: la nuova gestione dei dati della PA

Dallo scorso 22 dicembre sono entrati in azione quattro nuovi datacenter dove verranno custoditi, gestiti e archiviati i dati dei servizi pubblici e delle pubbliche amministrazioni.

I datacenter sono edifici o capannoni, dove si installano i vari server, ovvero dei pc che lavorano connessi tra loro. I nuovi datacenter in questione, che costituiscono il “Cloud Nazionale”, si trovano nel Lazio, a Pomezia e Acilia e in Lombardia, a Rozzano e a Santo Stefano Ticino.

Cloud è il termine con cui si descrive un servizio in grado di offrire la gestione di una grossa quantità di dati con server che sono connessi tra loro. Con “Cloud Nazionale” si intende un nuovo modo di gestione dei dati a livello statale.

I dati, infatti, non saranno più sparsi in tanti datacenter locali, vecchi e mal gestiti, ma verranno controllati da un unico operatore e condivisi tra istituzioni, piccoli comuni e ministeri.

Nuovi datacenter con sicurezza elevata

I nuovi datacenter consentiranno di rendere accessibili online alcuni servizi pubblici che devono ancora digitalizzarsi, diffondere domicilio e identità digitale e creare un fascicolo sanitario elettronico nazionale per superare il sistema attuale gestito dalle singole Regioni.

Un vantaggio del progetto risiede nella sicurezza. I nuovi datacenter, infatti, consentono di effettuare il backup delle infrastrutture e delle applicazioni. Se ci fossero problemi, quindi, in uno dei datacenter, i dati e i servizi verrebbero garantiti da un datacenter gemello.

Questo corrisponde ad un elevato livello di sicurezza, che fa in modo di evitare attacchi o incidenti con conseguenze sulla sicurezza nazionale e previene l’interruzione di alcuni servizi essenziali. Tali obiettivi sono stati inseriti nel PSN, ovvero la strategia del Polo Strategico Nazionale.

La scelta della proposta

Fondamentale l’individuazione della miglior proposta da cui partire. Esattamente un anno fa, al termine di dicembre, il dipartimento della trasformazione digitale disse di aver scelto la proposta presentata da una collaborazione tra quattro grandi aziende italiane: Leonardo, Tim, Sogei e Cassa depositi e Prestiti.

Vista l’importanza del progetto e dei soldi messi a disposizione (2,8 miliardi di euro), è stata organizzata una gara europea, conclusa a luglio 2022. L’appalto è stato vinto da Aruba e Fastweb, anche se il quartetto formato da Leonardo, Tim, Sogei e Cassa depositi e Prestiti ha esercitato il diritto di prelazione, prendendosi in carico tutto il progetto.

Le quote sono state così divise: 45% Tim, 25% Leonardo, 20% Cdp e 1’% Sogei. Grazie all’accensione dei datacenter può dunque partire la fase più concreta e operativa, ovvero il passaggio dei dati dai server delle PA al nuovo Cloud Nazionale.

Sfide e obiettivi

L’obiettivo è la migrazione dei dati di 280 amministrazioni non più tardi del terzo trimestre del 2026, in linea con PNRR. All’interno di queste troviamo le amministrazioni centrali, ovvero ministeri e istituti come INPS e INAIL, le aziende sanitarie locale, le Regioni, le Province e i Comuni che hanno più di 250mila abitanti.

Secondo Emanuele Iannetti, l’amministratore delegato del Polo Strategico Nazionale, la sfida più interessante è la creazione di applicazioni su scala nazionale al fine di raccogliere omogeneamente i dati delle aziende e delle persone.

«C’è anche un tema di efficienza della spesa pubblica: avere migliaia di piccoli data center, come accade ora, non aiuta. Con il PSN si otterrà un risparmio importante sui conti dello Stato, con una riduzione dei costi oggi sostenuti dalle pubbliche amministrazioni per la gestione delle infrastrutture. Senza contare che avere tutto concentrato su quattro data center aumenta il risparmio energetico».

Problemi, paure e rischi

Un problema ancora irrisolto riguarda il controllo dei dati e il rischio di ingerenze straniere. Il progetto di Leonardo, Tim, Sogei e Cassa depositi e Prestiti si basa sugli accordi con i principali operatori cloud mondiali, come Google, Amazon, Microsoft, Oracle e AWS.

Le paure riguardano gli effetti del Cloud Act, una legge federale degli USA del 2018 che impone agli operatori, in caso di mandato dell’autorità giudiziaria, di fornire i dati digitali che vengono costuditi anche nei server esteri.

Alessio Butti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, con delega all’Innovazione tecnologica, dice che «rimangono aperte le criticità sulla minaccia alla sovranità digitale nazionale rappresentata dal Cloud Act americano».

Paesi come Germania, Francia e Spagna hanno già adottato le misure necessarie per limitare eventuali intrusioni dagli stati stranieri. Per esempio, nel 2019 la Francia annunciò la volontà di dare la gestione dei dati pubblici soltanto ad operatori europei, al fine di evitare ingerenze estere, soprattutto statunitensi.

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Avvocato, pensi troppo?

Attenzione alla strana mail dell’Agenzia delle Entrate

Avvocato, pensi troppo?

La tua mente si concentra sul futuro e sul passato, mai sul presente? Hai la tendenza a rimuginare sulle cose? Vediamo insieme come smettere di sovraccaricare la nostra mente.

Durante la giornata, nella nostra mente, approdano tantissimi pensieri. È normale, certo, dato che il nostro cervello lavora costantemente.

Tuttavia, alcune persone, tendono a pensare troppo e non riescono a fermare i pensieri. In questo modo si entra in un circuito mentale che prosciuga tutte le nostre energie.

Ti ritrovi in questa descrizione? Vuoi capire come smettere di pensare troppo?

Non sarà un’operazione semplice. Paradossalmente, più ci diciamo di smettere di pensare, più pensiamo. Il primo passo da fare è silenziare proprio quella vocina interiore che ci dice di smettere di pensare.

Pensare troppo significa anche pensare troppo al pensiero in . Questo significa entrare in un loop che ci crea angoscia, disagio e stanchezza mentale.

Non dobbiamo combattere i pensieri, ma prenderne coscienza, capire perché esistono e applicare alcune strategie.

Pensare troppo potrebbe indicare alti livelli d’ansia: questo è un sintomo a cui dobbiamo prestare molta attenzione, per lavorarci al meglio prima che diventi un serio problema mentale/emotivo.

Strategia #1: Identificare i pensieri

Smettere di pensare troppo non è affar semplice. Tuttavia, una prima strategia potrebbe essere l’identificazione dei pensieri che ci fanno andare in loop.

Fermiamoci, dunque, a prestare attenzione ai nostri pensieri, indentificando quelli che generano ansia e stress. È impossibile eliminarli completamente: dobbiamo soltanto lasciarli fluire.

Strategia #2: Concentrarsi sul qui ed ora

Praticare esercizi di meditazione si è rivelato utile per smettere di pensare troppo. C’è un’ampia varietà di esercizi, e possiamo scegliere quella più adatta a noi.

Non serve andare in cima ad una montagna per meditare: basterà fare dei semplici esercizi di consapevolezza.

Durante la giornata, prestiamo attenzione ai dettagli di quello che stiamo facendo. Se camminiamo, per esempio, concentriamoci sui nostri passi, sugli odori, sui rumori dell’ambiente e sull’esperienza in sé.

Strategia #3: L’esercizio 5, 4, 3, 2, 1

Il prossimo è un ottimo esercizio di consapevolezza che aiuta nel processo di connessione con il presente, permettendoci di uscire dal loop dei pensieri.

Situiamoci nel presente, e proviamo a pensare a:

  • 5 cose che si trovano intorno a noi;
  • 4 che possiamo sentire;
  • 3 che possiamo toccare;
  • 2 da annusare;
  • e 1 da gustare.

Dopo aver identificato tutte queste cose, sentiamole e concentriamoci soltanto su di esse.

L’obiettivo dell’esercizio è concentrarsi sui dettagli dell’ambiente circostante, allontanandoci dalle preoccupazioni.

Strategia #4: Thinking Stop

Per fermare l’overthinking, un’altra idea, tipica della terapia cognitivo-comportamentale, è quella del thinking stop.

Di che cosa si tratta?

Una volta identificato il pensiero che ci porta dritti verso il loop mentale, dobbiamo trovare una frase, una parola, un mantra o un gesto che ci interrompe il loop.

Potrebbe trattarsi di una parola, come “stop”, oppure di un’azione, come strappare un elastico che abbiamo al polso. Insomma, ognuno di noi deve trovare qualcosa di personale ed efficace.

Camminare, pulire, chiamare qualcuno: qualsiasi cosa che ci distolga dai pensieri.

Strategia #5: Gratitudine

La gratitudine è una risorsa molta preziosa. Ce l’abbiamo sempre a portata di mano, e ci fa concentrare sul lato positivo delle cose.

Tutto questo ci aiuta ad abbassare la pressione, su di noi o sulle situazioni che stiamo vivendo, facendo riposare il nostro cervello, che non deve sempre pensare per forza a tutto.

Strategia #6: Viva la natura

Per fortuna esiste la natura, con il suo potere riequilibrante e positivo. Passeggiare immersi nella natura ci aiuta a concentrarci sul tempo presente, mettendo da parte i pensieri dannosi.

Per questo motivo, appena puoi, allontanati dai rumori per stare a contatto con la natura. Non devi per forza fare lunghi viaggi: sarà sufficiente anche andare semplicemente al parco vicino a casa

Secondo l’OMS, nel 2019 la vita e il suo ritmo frenetico ha causato a 301 milioni di persone disturbi d’ansia. 280 milioni, invece, soffrivano di depressione.

I pensieri ossessivi e ruminanti sono un sintomo comune a queste diagnosi. Il pensiero eccessivo rappresenta un problema molto comune; magari con i precedenti suggerimenti potremmo trarre dei benefici.

Ma non scoraggiamoci, se i sintomi che accusiamo ci causano disagi profondi che incidono in maniera significativa sulla nostra quotidianità, e chiediamo un aiuto professionale.

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Regali Last Minute? Ecco la mini-guida per gli acquisti sicuri in rete

Manca pochissimo a Natale! La maggior parte dei regali, ormai, viene acquistata online. Non ci stancheremo mai di ricordare che occorre prestare sempre molta attenzione ai siti dove comprare i regali, per evitare eventuali frodi digitali.

Quest’anno la Polizia Postale ci aiuta con pratici consigli e suggerimenti, grazie ad un vademecum disponibile sul sito istituzionale, sulle pagine Facebook e Twitter e sul portale del Commissariato online.

Nel 2022 ci sono stati più di 14mila casi di truffe online segnalate alla Polizia postale. Il 60% delle truffe in questione riguarda l’acquisto di beni e servizi collegati all’affitto di case vacanze inesistenti. Sono stati sottratti 9 milioni di euro e denunciate più di 2.500 persone.

«Alcune ricerche confermano che il modello dell’acquisto di impulso legato a offerte speciali, ad esempio stock limitati o con prezzi scontati, si è talmente diffuso che anche i truffatori seriali riescono ad inserirsi con false vendite. Nonostante ciò la stragrande maggioranza degli acquirenti online si affida alla rete per gli acquisti, anche chi non è esperto a comprare in totale tranquillità».

La Polizia Postale consiglia l’utilizzo di antivirus/software/browser da mantenere sempre aggiornati e completi. «Gli ultimi sistemi antivirus», infatti, «danno protezione anche nella scelta degli acquisti su internet».

Consigliabile, inoltre, dare la preferenza a siti ufficiali e certificati per fare acquisti, come, per esempio, quelli delle grandi catene.

Sarà utile anche esaminare le recensioni degli utenti, soprattutto se il prezzo sembra molto conveniente. Un vero sito, inoltre, ha gli stessi riferimenti di un negozio vero e proprio, come Partita Iva, indirizzo, numero di telefono e contatti.

Meglio anche utilizzare app ufficiali per smartphone e tablet.

In sostanza, per acquistare regali in tutta serenità è consigliabile:

  • utilizzare carte di credito ricaricabili;
  • non fornire dati sensibili;
  • prestare attenzione alle mail e agli sms contraffatti, che richiedono di cliccare su link trappola;
  • chiedere ulteriori informazioni al venditore se l’annuncio è breve e non esaustivo;
  • ricordare che se un oggetto costa troppo poco, non è per forza un affare;
  • dubitare di chi «chiede di essere contattato al di fuori della piattaforma di annunci con e-mail ambigue ma anche di chi ha troppa fretta di concludere l’affare.

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Attenzione alla strana mail dell’Agenzia delle Entrate

Stop ai cellulari in classe: gli effetti dello smartphone paragonati a quelli della cocaina

Attenzione alla strana mail dell’Agenzia delle Entrate

Se vi dovesse capitare di ricevere una strana mail da parte dell’Agenzia delle entrate, fate molta attenzione, perché potrebbe trattarsi di una truffa.

Agid, infatti, mette tutti in guardia contro una nuova campagna di diffusione di un malware, Ursnif, che infetta i computer delle vittime e ne traccia le attività. Viene utilizzato in particolare per la sottrazione delle credenziali bancarie.

La mail in questione riporta logo e tema dell’Agenzia delle entrate. Ma basta darle un’occhiata più attenta per accorgersi che siamo di fronte ad una mail di phishing.

Basta partire dall’oggetto: quanto può essere probabile che un ente istituzionale di tale importanza invii una comunicazione formale intitolandola “Buona giornata”?

Secondo la mail, nelle cartelle del trimestre del 2022 sono state riscontrate delle irregolarità. Inoltre, troviamo anche un file zip allegato contenente i presunti documenti dell’anomalia fiscale.

Tuttavia, l’allegato è un file eseguibile che, se avviato, installerà un malware sul nostro dispositivo.

Agid informa anche che il mittente della mail non proviene da un indirizzo ufficiale dell’Agenzia delle entrate. È presente, invece, un dominio polacco: gptrade.nazwa.pl, e il testo della mail è scritto con un italiano sgrammaticato e con frasi sconnesse tra loro.

Fare leva su una presunta urgenza da parte di un ente pubblico è la tipica strategia delle campagne di phishing. I cybercriminali si affidano sul timore delle persone di non essere in regola con il pagamento delle tasse.

Ursnif aveva già sfruttato le istituzioni pubbliche italiane nel febbraio del 2021 e alla fine del 2020, puntando sempre sull’autorevolezza del (finto) mittente.

Il malware Ursnif circola da molti anni, e il suo codice sorgente è stato reso pubblico nel 2015, permettendo in tal modo ai malintenzionati di aggiornarlo e modificarlo, rendendolo sempre più pericoloso e adattabile.

Riportiamo in seguito il testo della mail:

Cortese,

dall’esame dei dati e dei liquidazioni relativi alla Divulgazione delle eliminazione periodiche Iva, da lei mostrate per Il trimestre 2022, avvengono emerse alcune incoerenze.

Le spiegazioni relative alle sconvenienze riscontrate sono disponibile nel “Cassetto fiscale” (sezione l’Agenzia) disponibile dal sito internet dell’Agenzia delle Entrate e in versione ultima nell’archivio allegato alla presente e-mail.

La presente e-mail è stata generata automaticamente, pertanto la preghiamo di non effettuare l’inoltro a questo recapito di posta elettronica.

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Stop ai cellulari in classe: gli effetti dello smartphone paragonati a quelli della cocaina

Il Registro delle Opposizioni non sta funzionando: cosa possiamo fare?

Stop ai cellulari in classe: gli effetti dello smartphone paragonati a quelli della cocaina

È arrivata una circolare dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, insieme ai risultati di un’indagine conoscitiva del 2021 della VII commissione al Senato.

A detta del ministero, l’indagine «ha evidenziato gli effetti dannosi che l’uso senza criterio dei dispositivi elettronici può avere su concentrazione, memoria, spirito critico dei ragazzi».

Con questa circolare, in realtà, cambia ben poco, dato che vigono le stesse identiche regole previste sino ad ora: i dispositivi possono essere utilizzati soltanto con l’autorizzazione dei docenti.

Si legge nella circolare: «Tutte le ricerche internazionali citate nel corso del ciclo di audizioni giungono alla medesima conclusione: il cervello agisce come un muscolo, si sviluppa in base all’uso che se ne fa e l’uso di dispositivi digitali (social e videogiochi), così come la scrittura su tastiera elettronica invece della scrittura a mano, non sollecita il cervello. Il muscolo, dunque, si atrofizza».

L’indagine in questione cita alcuni fenomeni, come gli hikikomori giapponesi e i giovani coreani troppo dipendenti dalla tecnologia. Si sostiene, inoltre, che l’utilizzo eccessivo della vista andrebbe ad indebolire lo sviluppo degli altri sensi.

«Mai prima d’ora una rivoluzione tecnologica, quella digitale, aveva scatenato cambiamenti così profondi su una scala così ampia e in così poco tempo». Lo smartphone «non è più uno strumento, ma è diventato un’appendice del corpo», e i suoi effetti vengono paragonati a quelli della cocaina.

«Come genitori, e ancor più come legislatori, avvertiamo il dovere di segnalare il problema e avanziamo alcune ipotesi».

  1. Scoraggiare l’uso di smartphone e videogiochi per minori di quattordici anni;
  2. Rendere cogente il divieto di iscrizione ai social per i minori di tredici anni;
  3. Prevedere l’obbligo dell’installazione di applicazioni per il controllo parentale e l’inibizione all’accesso a siti per adulti sui cellulari per minori;
  4. Favorire la riconoscibilità di chi frequenta il web;
  5. Vietare l’accesso degli smartphone nelle classi;
  6. Educare gli studenti ai rischi connessi all’abuso di dispositivi digitali e alla navigazione sul web;
  7. Interpretare con equilibrio e spirito critico la tendenza epocale a sopravvalutare i benefici del digitale applicato all’insegnamento;
  8. Incoraggiare, nelle scuole, la lettura su carta, la scrittura a mano e l’esercizio della memoria.

Secondo i senatori, queste proposte eviterebbero la «dittatura perfetta, una prigione senza muri in cui i prigionieri non sognano di evadere» dello scrittore Aldous Huxley, a questi giovani «schiavi resi drogati e decerebrati: gli studenti italiani. I nostri figli, i nostri nipoti. In una parola, il nostro futuro».

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Il Registro delle Opposizioni non sta funzionando: cosa possiamo fare?

È arrivato il momento di dire addio all’Identità Digitale Spid?

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Sembra che il Registro delle Opposizioni non sia sufficiente per bloccare il telemarketing.

Per questo motivo, il Garante per la protezione dei dati personali ha deciso di attivare un nuovo servizio telematico, con il quale gli utenti riusciranno a segnalare le chiamate di telemarketing moleste – anche se iscritti al registro delle opposizioni.

Il nuovo modulo online va a sostituire in maniera definitiva la segnalazione cartacea, e rientra in tal modo nel pacchetto di procedure online che il Garante ha deciso di implementare. Lo scopo è quello di semplificare il rapporto dei cittadini con le aziende che promuovono telefonicamente le proprie attività.

Compilando il modello sarà possibile, dunque, per tutti i cittadini, andare a segnalare le chiamate di telemarketing che vengono effettuate attraverso sistemi automatizzati, le robocall, oppure da un operatore in carne ed ossa.

Si potranno comunicare alle autorità anche le telefonate mute, nelle quali la persona contattata sente soltanto rumori ambientali. Il Garante spiega che questi fenomeni derivano da sistemi utilizzati da aziende di settore, che generano un numero di chiamate di gran lunga superiore rispetto a quello degli operatori in grado di gestirle.

L’invito dell’autorità ai cittadini è quello di compilare il form apposito con molta precisione, dato che «l’ingente mole di segnalazioni» verrà processata in modo automatizzato.

Dunque, proprio per questo motivo non sarà possibile inserire informazioni generiche o prive di informazioni come numero di telefono, oggetto della promozione, data e ora della chiamata.

Inoltre il Garante ricorda che «le segnalazioni hanno il fine di sollecitare un controllo da parte del Garante, pertanto possono essere esaminate dall’Autorità, se necessario unitamente ad altre di contenuto analogo, ma non comportano l’obbligatorio adozione di un provvedimento».

La proposta del Pd

Il gruppo Pd della Camera ha pensato ad una proposta di legge per «l’istituzione del registro delle autorizzazione alle comunicazioni commerciali e la qualità dei servizi di comunicazione alla clientela».

Lo scopo è quello di introdurre anche in Italia il sistema opt-in nei confronti delle chiamate commerciali, per inviare materiale pubblicitario, di vendita diretta, di ricerche di mercato o di comunicazione commerciale.

Tale sistema è stato recentemente adottato da Olanda e Repubblica Ceca, e prevede il divieto di effettuare telefonate commerciali verso numeri mobili o fissi appartenenti a soggetti che non hanno mai fornito il loro consenso a ricevere queste comunicazioni.

La proposta mira anche rafforzare l’efficacia e la qualità dei servizi di assistenza telefonica ai consumatori.

Il sistema opt-in, si legge nel testo della proposta, è «un sistema radicalmente diverso rispetto a quello esistente oggi in Italia e negli altri Paesi europei fondato, invece, sul cosiddetto opt-out, in virtù del quale un’impresa può effettuare chiamate commerciali senza dover accertare in via preventiva l’esistenza di un consenso esplicito, con il limite dell’esistenza di un’espressa opposizione iscritta dal consumatore in un apposito registro».

In altri termini, «nel sistema opt-out l’impresa è legittimata a chiamare qualunque numero telefonico di un utente, a meno che il consumatore non abbia dichiarato un’espressa opposizione al riguardo, imponendo dunque al citato consumatore l’onere di attivarsi per far iscrivere la suddetta opposizione nel registro previsto a tale scopo».

Il sistema opt-in, al contrario, «vieta all’impresa di effettuare chiamate telefoniche salvo che precedentemente non sia stato espresso un apposito consenso da parte del consumatore, sul quale pertanto non ricade l’onere di attivarsi in tale direzione se intende evitare comunicazioni non desiderate».

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È arrivato il momento di dire addio all’Identità Digitale Spid?

La creazione di un’Identità Digitale Europea è un’operazione complicata

È arrivato il momento di dire addio all’Identità Digitale Spid?

Sono più di 33 milioni i cittadini e le cittadine che hanno un’identità digitale Spid, per accedere ai servizi online delle PA per effettuare iscrizioni, pagamenti e accedere ai bonus.

Negli ultimi anni, anche grazie alla pandemia e al processo di digitalizzazione, Spid ha registrato una crescita notevole. All’inizio del 2022 le identità Spid attive in Italia erano 28 milioni, mentre prima della pandemia erano soltanto 6 milioni gli italiani in possesso di Spid.

Nonostante i numeri, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alessio Butti ha dichiarato di voler «spegnere gradualmente Spid che raccoglie una serie di identità digitali e facilitare l’azione delle nostre imprese e dei cittadini con la Pubblica Amministrazione. D’accordo tutti dobbiamo cominciare a spegnere lo Spid e avere la carta d’identità elettronica come unica identità digitale».

Cie: più sicura ma con dei limiti

La Carta d’Identità Elettronica (Cie) è già stata attivata da 31,3 milioni di persone, ed è la naturale evoluzione della carta d’identità cartacea. Sembra una carta di pagamento, dotata di due microchip che contengono i dati personali e tutte le informazioni necessarie per l’autenticazione online.

Per esempio, per effettuare l’accesso al sito dell’Inps o a quello dell’Agenzia delle entrate si possono usare sia Spid che Cie, anche se quest’ultima fornisce un livello di sicurezza in più.

Da smartphone, l’autenticazione è rapida in entrambi i casi, inserendo codici o avvicinando la carta al telefono; mentre dal Pc, chi utilizza la Carta d’Identità Elettronica deve avere un lettore smartcard apposito.

Butti è consapevole dei limiti della Cie. «Anzitutto i lunghi tempi di rilascio, diversi da Comune a Comune. Per ottenerla, inoltre, i cittadini devono pagare 16,79 euro e recarsi fisicamente presso un ufficio comunale».

Stando alle dichiarazioni di Butti, l’intenzione è quella di spegnere definitivamente Spid e rendere la Cie l’unico metodo di autenticazione, online e offline.

L’idea di far confluire i due strumenti, fornendo le credenziali Spid nel momento in cui si deve fare la Carta d’Identità Elettronica e lasciando gestire tutto allo Stato era un’ipotesi già messa sul tavolo dal governo Conte II, grazie alla ministra per l’Innovazione Paola Pisano.

Come avverrà la migrazione?

Ma con «spegnere» si intende che 33 milioni di identità digitali attive spariranno completamente o che confluiranno nella Cie? E in quest’ultimo caso, come potrebbe avvenire il processo?

Spid è erogata dagli Identity Provider, che attualmente sono nove, tra i quali troviamo Aruba, Poste, Intesa, Tim ed altri. Come potrebbe avvenire la migrazione? E soprattutto, verso quale destinazione, dato che non esiste un gestore pubblico che se ne occupa?

Pisano, inizialmente voleva coinvolgere PagoPa, successivamente virando verso un potenziamento degli Identity Provider. Entrambi piani falliti.

La convergenza tra i due strumenti è un processo utile per avere all’interno di un solo pacchetto il livello di sicurezza recentemente richiesto da Bruxelles per l’identità digitale europea.

I chiarimenti di Butti

Butti chiarisce che l’intenzione non è assolutamente quella di «eliminare l’identità digitale, ma averne solamente una, nazionale e gestita dallo Stato. Stiamo lavorando, sulla base di questa idea, sondando le necessità di tutti gli stakeholder coinvolti. I primi esiti dei nostri colloqui sono incoraggianti e li puntualizzeremo nei prossimi mesi con estrema trasparenza».

L’idea è quella di «lavorare per assicurare il rilascio della Cie da remoto, a costo zero e in 24 ore, e per garantirne la sua usabilità, attraverso soluzioni semplici almeno quanto lo Spid. Nei prossimi mesi occorrerà coinvolgere i fornitori di identità digitale».

Un’idea «potrebbe essere chiedere loro un supporto alla migrazione a Cie, favorendo una transizione negoziata tra i due sistemi. Sia Spid che Cie sono identità digitali Eidas» notificate a Bruxelles. «La migrazione andrà pertanto gestita a livello europeo, spiegandone il senso e, soprattutto, notificando tempestivamente eventuali variazioni tecnologiche necessarie a rendere la Cie più usabile».

Se ne parla il prossimo anno

All’opposizione questa idea proprio non piace, soprattutto a Italia Viva. Per Matteo Renzi: «Dopo l’indecoroso balletto sul Pos e la scelta miope di cancellare 18app, ora il governo Meloni prova a spegnere anche Spid. Ma perché la Meloni ha così paura dell’innovazione?»

«Si tratta di un’innovazione del nostro governo, che ci invidiano anche da altri paesi europei, su cui siamo arrivati per una volta primi. Il governo torni indietro, si fermi prima di fare un’altra brutta figura: diciamo basta alle scelte contro i cittadini».

Per ora, il punto di vista di Butti non ha ancora trovato il suo spazio, e con la Manovra non troveremo alcun intervento sullo Spid. Tuttavia, nel corso del prossimo anno, il Governo potrebbe cominciare a dedicarsi alla questione, con un cambio di rotta rispetto al precedente esecutivo, che aveva puntato tantissimo sullo Spid per completare il processo di digitalizzazione in Italia.

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