pagamento diritti di copia

Pagamento diritti di copia per gli imputati ammessi al patrocinio a spese dello Stato

La circolare sul tema, emanata dal Ministero della Giustizia, chiarisce le disposizioni relative al pagamento dei diritti di copia per gli atti di impugnazione presentati via PEC da imputati ammessi al patrocinio a spese dello Stato.

Punti chiave:

  • L’art. 164 disp. att. c.p.p. e l’art. 272 d.P.R. n. 115/2002 stabiliscono che l’impugnante, anche se ammesso al patrocinio a spese dello Stato, è tenuto a depositare le copie dell’atto di impugnazione.
  • Se l’impugnante non deposita le copie, la cancelleria provvede a sue spese, con un onere triplicato a carico dell’impugnante e del suo difensore.
  • La circolare sottolinea che questa procedura si applica anche agli imputati ammessi al patrocinio a spese dello Stato, a meno che non sia già stata rilasciata una copia gratuita ai sensi dell’art. 107 d.P.R. n. 115/2002.
  • L’art. 107 d.P.R. n. 115/2002 prevede il rilascio gratuito di copie degli atti processuali “quando sono necessarie per l’esercizio della difesa”. Tuttavia, tale norma si riferisce alle copie di atti già presenti nel fascicolo d’ufficio, non alla produzione delle copie necessarie per la continuità del fascicolo stesso e la formazione del fascicolo dell’impugnazione, che sono già nella disponibilità dell’impugnante.
  • La circolare suggerisce alle cancellerie di richiedere preliminarmente al difensore di integrare le copie mancanti entro un termine congruo, prima di procedere alla produzione autonoma delle stesse con addebito dei costi.
  • L’invio ad Equitalia Giustizia per il recupero delle spese di copia è subordinato al superamento del minimo di importo stabilito dalla legge.

Critiche alla circolare:

La circolare ha suscitato prime diverse critiche, in particolare da parte degli avvocati penalisti, che la ritengono iniqua e vessatoria. Le principali obiezioni riguardano:

  • L’onere sproporzionato posto a carico dei difensori, che si vedono costretti ad anticipare le spese di copia per poi rivalersi sui propri clienti, spesso già in condizioni economiche disagiate.
  • La mancanza di chiarezza nella distinzione tra le copie di atti già presenti nel fascicolo (rilasciate gratuitamente) e le copie necessarie per la formazione del fascicolo dell’impugnazione (soggette a oneri).
  • L’eccessiva rigidità della procedura, che non tiene conto delle possibili difficoltà incontrate dai difensori nell’ottenere le copie dagli imputati.

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Whatsapp novità 11 aprile

WhatsApp: importanti novità dall’11 aprile

Dal prossimo 11 aprile WhatsApp cambierà molte cose. Infatti, entreranno in vigore i nuovi Termini di servizio supplementari, basati sul Digital Services Act, sul Digital Markets Acts e sul EU-US Data Privacy Framework.

Sostanzialmente Meta, che possiede WhatsApp, si è ritrovata a sottostare ai regolamenti comunitari destinati ai gatekeeper, e per questo deve obbligatoriamente introdurre alcuni strumenti per salvaguardare la concorrenza. Inoltre, Meta dovrà tutelare e garantire conformità circa le norme sulla protezione dei dati.

Tutti coloro che sono iscritti a WhatsApp da prima del 15 febbraio riceveranno una notifica contenente i dettagli delle novità dell’11 aprile.

Leggi anche: Digital Services Act: più sicurezza per gli utenti online

Una delle novità più importanti è collegata all’interoperabilità tra le piattaforme di comunicazione, e dunque la possibilità di WhatsApp di ricevere messaggi da altri servizi, come Signal, Telegram oppure Session.

In ogni caso, la data dell’11 aprile segnerà il primo passaggio per attivare questa possibilità, poiché bisognerà aspettare l’ok delle richieste avanzate da Meta verso gli altri servizi.

Dopo aver completato il percorso tecnico che condurrà all’interoperabilità tra i servizi, gli utenti ritroveranno nelle Impostazioni dell’app la voce “chat di terze parti”. Se verrà abilitata, il proprio numero di telefono verrà condiviso con i servizi prescelti, senza condividere foto o nome del profilo.

I messaggi condivisi con le altre piattaforme, inoltre, potranno essere visionabili soltanto sull’app di WhatsApp. I messaggi e le chiamate rimarranno protetti dalla crittografia end-to-end. Ricorda l’azienda: «Nessuno, nemmeno WhatsApp, può leggerne o ascoltarne il contenuto».

Un’altra news riguarda l’età minima per usufruire del servizio, che verrà ridotta a 13 anni in tutto il territorio europeo, al fine di uniformare le regole globalmente.

Nella nota ufficiale si parla anche dei nuovi meccanismi destinati al trasferimento internazionale dei dati: «Per gli utenti della regione europea, adotteremo il nuovo EU-US Data Privacy Framework». Sono state anche aggiunte «informazioni relative al nostro trattamento in conformità agli obblighi di natura legale previsti dal Digital Services Act».

Meta sottolinea come l’Informativa Privacy per i canali WhatsApp integra l’Informativa sulla privacy di Whatsapp. L’app, inoltre, «non controlla in altro modo ciò che gli utenti fanno o dicono sui Canali e non si ritiene responsabile delle loro azioni o dei loro comportamenti (sia online che offline) o contenuti (inclusi contenuti illegali o sgradevoli)».


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“Intervenire sui codici non serve a nulla. L’unica riforma valida è aumentare il numero dei giudici”. È l’appello che il Presidente del Consiglio Nazionale Forense, Francesco Greco, ha rivolto alla Commissione Giustizia del Senato durante le audizioni sull’Atto del Governo n. 137 in materia di efficienza del processo civile.

Greco ha sottolineato come negli ultimi anni siano stati fatti numerosi interventi per migliorare il sistema giudiziario, ma senza risultati concreti: “Abbiamo assistito a una miriade di interventi, ma non su quello che è l’oggetto vero e che richiede massima attenzione, vale a dire l’ordinamento giudiziario”.

Il problema, secondo il Presidente del Cnf, è la carenza di organico: “In Italia su 100mila abitanti ci sono dieci giudici, a fronte dei trenta presenti nel resto d’Europa. Aumentare il numero dei magistrati è l’unica vera riforma per rendere la giustizia più efficiente e celere”.

Greco ha poi concluso: “Dobbiamo smetterla di intervenire sui codici, che ormai sono diventati incomprensibili. Serve un cambio di paradigma, un investimento sul capitale umano della giustizia”.

L’intervento di Greco è stato condiviso da molti dei senatori presenti in audizione, che hanno espresso la loro preoccupazione per la lentezza e l’inefficienza del sistema giudiziario italiano. La Commissione Giustizia continuerà le audizioni nelle prossime settimane, con l’obiettivo di raccogliere tutti i pareri necessari per elaborare una proposta di riforma del processo civile.


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“L’incremento di risorse aggiuntive per 5 milioni di euro, finalizzato al potenziamento dei servizi trattamentali e psicologici negli istituti penitenziari, è un’ottima notizia e costituisce un altro importante pezzo del puzzle che si sta via via componendo per migliorare la condizione degli oltre 61 mila detenuti presenti nelle nostre carceri”. Lo afferma, in una nota, il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Giovanni Russo.

“La decisione del Ministro, che sposa pienamente una precisa indicazione del Dap – prosegue Russo – permetterà di fronteggiare meglio il disagio che da tempo si registra negli istituti. E, non da ultimo, consentirà al personale di Polizia Penitenziaria e a tutti gli operatori di poter svolgere con maggiore serenità il gravoso impegno lavorativo che, nonostante le difficoltà, mettono quotidianamente a disposizione dei cittadini e della Nazione”.


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“Al fine di prevenire e contrastare il drammatico fenomeno dei suicidi nell’ambito della popolazione detenuta, ho firmato un decreto che prevede per il corrente anno l’assegnazione di 5 milioni di euro all’Amministrazione penitenziaria per il potenziamento dei servizi trattamentali e psicologici negli istituti, attraverso il coinvolgimento di esperti specializzati e di professionisti esterni all’amministrazione” così il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio.

“Più che raddoppiato lo stanziamento annuale di bilancio destinato alle finalità di prevenzione del fenomeno suicidario e di riduzione del disagio dei ristretti, a conferma dell’impegno da parte del governo nella pronta adozione di misure necessarie per migliorare le condizioni detentive negli istituti penitenziari, anche in vista di un intervento più strutturato e duraturo nel tempo da proporre come priorità nella prossima legge di bilancio”.


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La modifica apportata all’art. 187 del Codice della Strada ha abolito la necessità di accertamento dello stato di alterazione psico-fisica del conducente. Secondo la modifica, la condotta illecita avverrà «dopo aver assunto sostanze stupefacenti o psicotrope».

Questo porta ad alcune criticità non indifferenti. La tipologia e il numero di sostanze sotto la lente, infatti, sono tantissime, e sono sia illegali che prescrivibili legalmente, come medicinali a base di morfina, benzodiazepine, sostanze analgesiche oppiacee, barbiturici e medicinali a base di cannabis di origine vegetale.

La loro rilevabilità nei liquidi biologici, come la saliva, potrebbe avvenire anche a distanza di giorni dal momento della loro assunzione, ovvero quando sono terminati gli effetti sperimentati dalla persona.

In particolar modo, i dubbi si concentrano sull’assunzione di farmaci psicoattivi. Inoltre, si rileva che il Ddl stesso va a modificare il Codice penale agli articoli 589-bis (omicidio stradale) e 590-bis (lesioni personali stradali).

Affinché si configurino tali reati, è necessario verificare lo stato di «alterazione psico-fisica conseguente all’assunzione di sostanze stupefacenti o psicotrope». Esiste, dunque, una discrepanza a livello di verifica della condotta censurata tra Codice Penale e Codice della Strada.

Problematiche e dubbi a livello interpretativo saranno argomento di discussione in ambito giudiziario, giuridico, sanitario, e non solo.


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La circolare 27 marzo 2024 – Contributo unificato per il procedimento di opposizione a decreto ingiuntivo proposto con rito semplificato di cognizione – artt. 281-decies e seguenti del c.p.c. chiarisce come si calcola il contributo unificato per le opposizioni a decreto ingiuntivo presentate con il rito semplificato di cognizione.

  • Prima: in alcuni tribunali si pagava il contributo unificato intero, come per un giudizio ordinario.
  • Adesso: si paga la metà, come per un’opposizione normale.

Perché è importante?

Significa che si risparmia denaro se si fa un’opposizione con il rito semplificato.

Come funziona?

  • Il rito semplificato è un modo più veloce e meno costoso per fare un’opposizione, si può usarlo per cause fino a 5.000 euro.
  • Per fare un’opposizione con il rito semplificato, si deve compilare un modulo e presentarlo al tribunale.

Per approfondire:

https://www.giustizia.it/giustizia/it/mg_1_8_1.page?contentId=SDC466008


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Dichiara Elena Donazzan, assessora regionale del Veneto all’Istruzione, Formazione, Lavoro e Pari opportunità: «Il Veneto è la Regione più avanzata in Italia nell’attivazione degli Uffici di Prossimità, la rete di sportelli territoriali che avvicina la giustizia ai cittadini, offrendo una serie di servizi di consulenza e deposito nell’ambito della Volontaria Giurisdizione senza doversi recare nelle Cancellerie degli Uffici giudiziari».

«Sono 35 gli Enti», prosegue, «che hanno risposto all’avviso pubblico di manifestazione di interesse e confermato la partecipazione al progetto attivato dalla Regione del Veneto e realizzato con il supporto del Raggruppamento Temporaneo d’impresa, di cui è capofila Intellera Consulting, coinvolgendo un bacino di utenza di oltre 860mila persone, e che si è occupato della configurazione degli UdP e delle attività di formazione del personale addetto».

Sul territorio regionale sono stati attivati 27 Uffici di Prossimità, e nei prossimi mesi ne verranno aggiunti altri 8.

«Quella del Veneto rappresenta l’esperienza più avanzata tra le 15 Regioni aderenti al Progetto Complesso degli Uffici di Prossimità promosso dal Ministero della Giustizia nell’ambito del Programma Operativo Complementare al PON Governance e Capacità Istituzionale 2014-2020».

Si tratta di un’esperienza «di successo di semplificazione dell’accesso dei cittadini al Sistema Giustizia che mira a fornire concreto supporto alle fasce deboli e a coloro che vivono aree geograficamente distanti dai Tribunali di riferimento. Oltre ad erogare un servizio di prossimità, gli Uffici consentono di decongestionare le attività dei Tribunali delegando al territorio l’attività di ricezione e accoglienza del pubblico e di interazione con le Cancellerie».

Gli Uffici di Prossimità forniscono informazioni e orientamento circa gli istituti di protezione giuridica, offrono modulistica e supporto per quanto riguarda la predisposizione degli atti che le parti redigono senza aiuto di un legale.

Permettono anche il deposito telematico degli atti da parte degli utenti e forniscono informazioni circa lo stato delle procedure di Volontaria Giurisdizione.

Gli Uffici di Prossimità già attivi in Veneto si trovano:

  • Albignasego;
  • Bovolenta;
  • Adria;
  • Badia Polesine;
  • San Martino di Venezze;
  • Taglio di Po;
  • Castelfranco Veneto;
  • Montebelluna;
  • Oderzo;
  • Pieve del Grappa;
  • Dolo;
  • Unione dei Comuni del Miranese;
  • Unione dei Comuni di San Donà di Piave;
  • Vigonovo;
  • Caprino Veronese;
  • Cerea;
  • San Pietro in Cariano;
  • Arzignano;
  • Brendola;
  • Cassola;
  • Chiampo;
  • Roana;
  • San Vito di Leguzzano;
  • Sossano;
  • Thiene;
  • Unione Montana Alto Astico;
  • Unione Montana Pasubio Piccole Dolomiti.

Nel corso dei prossimi mesi verranno aperti:

  • Unione Montana Agordina;
  • Camponogara;
  • Chioggia;
  • San Martino di Lupari;
  • Unione Adige Gua’;
  • San Bonifacio;
  • Scorzè;
  • Este.

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Mafie, un sistema predittivo dell’Università di Padova per identificarle

Un team di ricerca dell’Università di Padova ha sviluppato un algoritmo predittivo in grado di identificare aziende con probabili legami alla mafia. L’algoritmo analizza dati finanziari e segnala anomalie come aumenti improvvisi di fatturato, giovani dirigenti o amministratori legati a fallimenti. Lo strumento non fornisce prove definitive, ma aiuta gli operatori economici a valutare il “grado di mafiosità” di un potenziale partner. L’algoritmo è già utilizzato da diverse aziende italiane e straniere, tra cui un importante gruppo svizzero.

Sfide e limiti

Come ogni sistema di intelligenza artificiale, l’algoritmo può generare falsi positivi e negativi. La decisione finale sull’infiltrazione mafiosa spetta sempre alle autorità competenti. L’utilizzo di questi strumenti richiede cautela e una formazione adeguata da parte delle forze dell’ordine.

Evasione e contrasto

Le mafie si stanno adattando, diventando più elusive e mimetizzandosi nel mondo legale. Le autorità sottolineano l’importanza di una cooperazione internazionale e di uno scambio di informazioni più rapido ed efficiente. È necessario un “cambiamento di pensiero” da parte delle forze dell’ordine e della magistratura per contrastare le nuove strategie mafiose.

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Nasce l’Osservatorio sulla chiarezza e sinteticità degli atti. Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha firmato il decreto il 29 marzo 2024.

L’istituzione dell’organismo era stata inserita nel dm del 7 agosto 2023 relativo al regolamento sui criteri di redazione, limiti e schemi informatici degli atti giudiziari: all’art. 10 è prevista la costituzione di un “osservatorio permanente sulla funzionalità dei criteri redazionali e dei limiti dimensionali stabiliti dal presente decreto al rispetto del principio di chiarezza e sinteticità degli atti del processo. L’osservatorio ha anche il compito di raccogliere elementi di valutazione ai fini dell’aggiornamento del presente decreto con cadenza almeno biennale”.

L’Osservatorio, costituito presso l’Ufficio Legislativo del Ministero della Giustizia, avrà il compito di raccogliere e verificare i dati forniti da ciascun distretto di Corte d’Appello e suddivisi per tipologia di ufficio giudiziario, avvalendosi della collaborazione della Direzione generale di statistica e analisi organizzativa e della Direzione generale per i servizi informativi automatizzati.

A far parte dell’Osservatorio, presieduto dal Capo Ufficio Legislativo, Antonio Mura, anche esperti della linguistica giudiziaria e avvocati indicati dal consiglio nazionale forense, insieme a magistrati.

L’Osservatorio è composto da:

  • Federigo Bambi, professore associato di Storia del diritto medievale e moderno presso il Dipartimento di scienze giuridiche dell’Università degli studi di Firenze;
  • Giampiero Cassi, del Foro di Firenze;
  • Giuseppe Fichera, Vice Capo del Dipartimento per la transizione digitale della giustizia, l’analisi d) Prof. Riccardo Gualdo, professore ordinario di Linguistica italiana presso il Dipartimento di studi linguistico-letterari, storico-filosofici e giuridici dell’Università degli studi della Tuscia;
  • ssa Paola Romana Lodolini, magistrato addetto all’Ufficio legislativo del Ministero della giustizia;
  • Riccardo Massera, giudice presso la Corte d’appello di Roma;
  • Paolo Moro, professore ordinario di Filosofia del diritto e informatica giuridica presso la Scuola di giurisprudenza dell’Università degli studi di Padova;
  • ssa Ilaria Pagni, professore ordinario di Diritto processuale civile presso il Dipartimento di scienze giuridiche dell’Università degli studi di Firenze;
  • Alessandro Patelli, del Foro di Como;
  • Francesco Pizzuto, del Foro di Patti;
  • Pietro Spera, giudice presso il Tribunale di Genova;
  • ssa Jacqueline Visconti, professore ordinario di Linguistica italiana presso il Dipartimento di italianistica, romanistica, antichistica, arti e spettacolo dell’Università degli studi di Genova.

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