Digital Services Act: più sicurezza per gli utenti online

In questi giorni cominciano ad arrivare mail da parte di Meta agli utenti Instagram. Cambiano, infatti, termini e condizioni di ben 19 piattaforme, come Amazon, YouTube e Google. Si tratta del primo step dell’applicazione del Dsa, il Digital Services Act, il regolamento europeo che punta alla protezione degli utenti online dalle fake news, comportamenti illeciti, pratiche commerciali scorrette e violenza.

Vista la grande influenza che possono avere le big tech sul mondo dell’informazione e su molti aspetti delle nostre vite, il nuovo regolamento europeo intende creare un ambiente più sicuro.

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Dal 25 agosto è cominciato il primo step per l’applicazione del Dsa, che coinvolge 17 siti e social, oltre a Google e a Bing. Dal prossimo 17 febbraio 2024, invece, chi opera online dovrà rendersi conforme al Regolamento.

È difficile dire che cosa sia cambiato, nel concreto, per gli utenti. Anche se molte piattaforme hanno allestito delle pagine apposite per informare gli utenti, orientarsi tra i vari Termini e condizioni è complicato.

I big, inoltre, si limitano a delle promesse generiche di impegno e sorveglianza nei confronti dei contenuti, ma senza indicare quali sono i modi e i tempi di intervento. Per l’avvocato Giulio Coraggio, che ha condotto un primo monitoraggio sull’adeguamento al Dsa, «occorre evitare che l’adeguamento sia più formale che sostanziale e questo dipenderà dall’applicazione concreta e dai controlli che avvierà la commissione europea».

«A Bruxelles», prosegue, «sono state annunciate più di cento assunzioni per il monitoraggio, quasi quante quelle indicate dal solo Regno Unito per la stessa finalità».

Sono i dati a testimoniare il bisogno di sicurezza in rete. Infatti, circa il 15% degli adolescenti sembra essere stato vittima di cyberbullismo. Le percentuali più alte si registrano tra le ragazze e gli undicenni, ma calano con l’aumentare dell’età.

Con la legge 71 del 2017 è possibile rivolgersi al Garante Privacy per richiedere di rimuovere i contenuti offensivi online, e quest’anno siamo arrivati a quota 50. Inoltre, al Garante si può segnalare il rischio di revenge porn: sempre quest’anno ci sono state 360 segnalazioni.


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