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Sfide estreme, proposta di legge per introdurre un nuovo reato: fino a 3 anni di carcere

Roma – Una proposta di legge presentata alla Camera (Atto n. 1984) mira a contrastare il fenomeno delle cosiddette “sfide estreme” o challenge, introducendo il reato di “promozione e partecipazione allo svolgimento di sfide estreme” nel codice penale. Il nuovo articolo, 580-bis, prevede pene severe per chi mette in pericolo la propria o altrui incolumità nel partecipare o promuovere tali attività.

La norma proposta stabilisce che chiunque promuova o partecipi a queste sfide rischia una pena detentiva da uno a tre anni. La punizione si aggrava se la sfida viene diffusa online o tramite altri mezzi di comunicazione di massa, oppure se l’azione viene compiuta utilizzando un mezzo di trasporto pubblico o privato.

Inoltre, la proposta prevede che la sospensione condizionale della pena, se concessa, debba essere vincolata alla partecipazione obbligatoria a un percorso di recupero psicologico, rafforzando così l’aspetto riabilitativo della norma.


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Natoli sospesa dal Csm: maggioranza risicata, nuovi equilibri e tensioni interne

Roma – La sospensione di Rosanna Natoli scuote gli equilibri del Consiglio Superiore della Magistratura (Csm), sottraendo un voto cruciale al centrodestra. La vicenda ricorda lo scandalo Palamara, che nel 2019 portò alle dimissioni di cinque consiglieri e alla rideterminazione dei rapporti di forza all’interno del plenum. Anche stavolta, la perdita di un voto potrebbe risultare determinante nelle decisioni più delicate, spesso decise per pochi voti.

Natoli, attualmente indagata in un’inchiesta ancora in fase preliminare, ha ricevuto un avviso di garanzia ma non è stata emessa alcuna condanna. La sua sospensione, quindi, non è definitiva: perché venga sostituita dal Parlamento, sarà necessario attendere un’eventuale condanna, che al momento sembra lontana e improbabile, data la fragilità delle accuse. Nel caso di un esito favorevole, Natoli potrebbe rioccupare il suo posto al Csm, oppure scegliere di ricorrere al Tar per ottenere la sospensione della sua estromissione, accusando violazione di legge o eccesso di potere.

Nel frattempo, la vicenda si complica. Durante una dichiarazione al plenum, Natoli ha evitato di difendersi sulla stampa, preferendo farlo direttamente in procura, dove attende un nuovo interrogatorio. Tuttavia, le tensioni non si placano: la giudice Maria Fascetto Sivillo, all’origine di questo nuovo terremoto a Palazzo Bachelet, ha denunciato Natoli per calunnia, accusandola di aver manipolato un audio che Fascetto Sivillo aveva presentato come prova. Non solo: la denuncia si estende all’intero Csm, aggiungendo ulteriori complicazioni all’indagine.

La procura di Roma dovrà ora esaminare le condotte di tutti i protagonisti, inclusa la sezione disciplinare del Csm, coinvolta indirettamente dalla stessa Natoli nelle sue conversazioni con Fascetto Sivillo. Questo nuovo sviluppo potrebbe generare ulteriori colpi di scena in una vicenda che sembra tutt’altro che conclusa.


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Le Borse frenano, Pechino promette ritorsioni. Aumentano le tensioni sui dazi e cresce l’allarme per il debito federale Usa.

Occupazioni abusive, fino a 7 anni di carcere: alla Camera stretta sulla sicurezza

Roma – Giro di vite sulle occupazioni abusive: fino a sette anni di carcere per chi occupa illegalmente immobili. L’Aula della Camera ha approvato una nuova norma del ddl sicurezza, che introduce l’articolo 634-bis nel codice penale. La disposizione, approvata con un largo consenso, prevede pene severe per chi, con violenza o minaccia, occupa o detiene senza titolo un immobile destinato a domicilio altrui o ne impedisce il rientro legittimo del proprietario.

Le sanzioni vanno da un minimo di due a un massimo di sette anni di reclusione, segnando un deciso inasprimento delle misure contro chi commette occupazioni abusive. L’obiettivo del provvedimento è garantire una maggiore tutela per i proprietari di immobili, accelerando i tempi di reintegro e contrastando più efficacemente il fenomeno.

Il ddl sicurezza prevede anche nuove misure per arginare i danneggiamenti durante le manifestazioni pubbliche, rafforzando ulteriormente il quadro normativo in materia di ordine pubblico. Tuttavia, l’approvazione definitiva del testo è stata rimandata alla prossima settimana, con le votazioni che proseguiranno in vista del via libera finale.


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Liberi professionisti: più tutele. Nuove misure a favore di chi è in difficoltà

Roma – Maggiore protezione per i liberi professionisti, in particolare per le donne in gravidanza e i genitori di figli malati. Un emendamento al disegno di legge sul Lavoro, attualmente all’esame della Camera, introduce una significativa novità: la sospensione degli adempimenti verso la pubblica amministrazione in caso di maternità, infortunio o malattia di un figlio minorenne.

L’emendamento, firmato dal deputato Andrea de Bertoldi, prevede che i termini per gli obblighi amministrativi vengano sospesi per le libere professioniste dall’ottavo mese di gestazione fino a 30 giorni dopo il parto o l’interruzione della gravidanza. La misura si estende anche ai professionisti che, a causa di gravi eventi familiari, come il ricovero d’urgenza o un intervento chirurgico del proprio figlio minorenne, non possono temporaneamente esercitare la loro attività.

L’approvazione di questo emendamento, avvenuta in Commissione lavoro, è stata accolta con favore. La proposta modifica la legge n. 234 del 30 dicembre 2021 e amplia le tutele già previste per i liberi professionisti, estendendo la sospensione dei termini tributari anche a situazioni straordinarie che coinvolgono i figli.

Nel corso della seduta sono stati approvati anche altri emendamenti. In particolare, su proposta del presidente della Commissione lavoro, Walter Rizzetto, è stata votata una norma che esclude l’applicabilità dei limiti sui contratti a tempo determinato per lavoratori in mobilità, disoccupazione e in condizioni di svantaggio. Inoltre, è stato approvato un emendamento sulla somministrazione del lavoro: nel caso in cui un lavoratore venga assunto a tempo indeterminato nell’ambito di una somministrazione a termine, sarà possibile superare il limite di 24 mesi senza che ciò comporti la trasformazione automatica del contratto a tempo indeterminato con l’azienda utilizzatrice.

Le votazioni hanno riguardato anche articoli relativi all’integrazione salariale e ai fondi di solidarietà bilaterali, e proseguiranno nella prossima settimana. L’approvazione definitiva del ddl è prevista per il 23 settembre.


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Divieto di pubblicare testi completi delle ordinanze di custodia cautelare: ecco la “norma Costa”

Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto che modifica l’articolo 114 del codice di procedura penale, introducendo importanti restrizioni per la stampa. Dopo il via libera parlamentare di inizio anno, la “norma Costa” entra ora in vigore.

Il nuovo decreto vieta ai giornalisti di divulgare il testo completo delle ordinanze di custodia cautelare, comprese le intercettazioni, gli interrogatori e altri materiali sensibili. Sarà consentita solo la pubblicazione del capo d’imputazione. I cronisti potranno continuare a riferire sulle indagini e sulle ipotesi accusatorie, ma non potranno includere estratti dettagliati o virgolettati delle ordinanze.

Inoltre, le ordinanze non potranno essere rese pubbliche fino al termine delle indagini preliminari o dell’udienza preliminare, cioè fino all’inizio del processo. Questa misura mira a proteggere la riservatezza e la delicatezza delle informazioni durante le fasi iniziali dell’indagine.


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Concorso per 400 magistrati: ecco le regole, cosa cambia per i candidati

Il ministero della Giustizia ha recentemente aggiornato le norme per il concorso destinato a selezionare 400 nuovi magistrati. Le nuove disposizioni, stabilite con il decreto ministeriale del 24 luglio 2024 e successivamente modificato il 5 agosto 2024, definiscono in dettaglio le regole riguardanti le commissioni esaminatrici e le modalità di consultazione dei testi durante le prove scritte.

Composizione delle Commissioni e consultazione dei testi

Le nuove regole prevedono che le commissioni esaminatrici siano ufficialmente nominate e incaricate di sovrintendere alle prove scritte e orali. Un aspetto cruciale per i candidati è la consultazione dei testi durante le prove. L’articolo 16-bis del decreto-legge numero 118/2021, che modifica il regolamento del decreto numero 1860/1925, stabilisce che sarà permessa la consultazione di codici, leggi e decreti, purché questi siano comunicati e verificati dalla commissione in anticipo. Tuttavia, l’uso di codici annotati, commentati o contenenti riferimenti a dottrina o giurisprudenza, ad eccezione delle pronunce della Corte costituzionale, sarà rigorosamente vietato. Questa misura mira a garantire che i candidati dimostrino una preparazione genuina, senza l’ausilio di strumenti che possano fornire vantaggi indebiti.

In aggiunta, sono vietati testi con mappe esplicative, tabelle non previste dalla legge, stampe private e fotocopie. La commissione avrà la facoltà di controllare i testi in qualsiasi momento durante la prova, e il possesso di codici non conformi potrà comportare una denuncia penale.

Regole per oggetti consentiti e vietati

I candidati possono portare con sé alimenti come snack, caramelle e cioccolatini, purché in involucri trasparenti, e bevande come acqua, succhi, caffè o tè, solo in contenitori trasparenti. Tuttavia, sono vietati gli strumenti elettronici come cellulari, smartphone, smartwatch e tablet, anche se spenti, per evitare qualsiasi possibilità di trasmissione di informazioni. Inoltre, non sarà permesso introdurre in aula auricolari, borse, zaini, portafogli, né oggetti di scrittura come penne, matite, evidenziatori o block notes. Anche manoscritti, appunti e pubblicazioni non autorizzate saranno banditi.


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Cassazione, validi i titoli professionali esteri riconosciuti dal MIUR: così si evita l’esame di abilitazione

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione del Consiglio nazionale degli architetti, che aveva accolto la domanda di iscrizione all’Albo degli architetti di Rimini di F.M., laureato presso l’Accademia di Architettura dell’Università della Svizzera Italiana. Il ricorso presentato dal Consiglio provinciale dell’Ordine degli architetti di Rimini, che contestava la validità del titolo svizzero senza il superamento dell’esame di abilitazione in Italia, è stato rigettato.

La questione centrale del contenzioso riguardava la validità del titolo di architetto conseguito in Svizzera ai fini dell’iscrizione all’Albo in Italia. La Corte ha confermato che, secondo il decreto ministeriale n. 2530 del 25 novembre 2015 e la nota del MIUR dell’11 aprile 2016, il titolo di architetto ottenuto da F.M. in Svizzera è riconosciuto in Italia senza necessità di sostenere l’esame di Stato, come previsto dal D.Lgs. 206/2007.

Il Consiglio provinciale di Rimini aveva inizialmente respinto la domanda di iscrizione, ritenendo che F.M. dovesse sostenere l’esame di abilitazione in Italia. Tuttavia, il Consiglio nazionale degli architetti ha stabilito che, alla luce dei documenti ufficiali e della normativa vigente, il riconoscimento del titolo svizzero era già stato debitamente confermato dal MIUR, e l’Ordine professionale di Rimini era tenuto a prenderne atto.

Il ricorso per cassazione presentato dal Consiglio provinciale è stato rigettato, e la Corte ha condannato l’Ordine degli architetti di Rimini al pagamento delle spese legali a favore di F.M., per un importo totale di 5.500 euro, oltre spese forfettarie e accessori di legge. Inoltre, è stato disposto un ulteriore contributo unificato a carico del ricorrente, se dovuto.


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Stalking e revenge porn: rilevante anche l’invio delle foto al figlio della vittima

Il caso ha visto T.G. accusato di molestie e minacce nei confronti di C.G., sua ex amante. I giudici hanno accertato che T.G. aveva tormentato C.G. dopo la fine della loro relazione, inviando messaggi offensivi e immagini sessualmente esplicite ai figli e al marito della donna. Questi comportamenti hanno causato a C.G. un grave stato d’ansia e la necessità di cambiare drasticamente la sua vita.

La Corte di Cassazione, con sentenza 28 agosto 2024, n. 33230, ha confermato che l’immagine diffusa da T.G., che ritraeva C.G. a seno nudo in un contesto intimo, rientra nella definizione di contenuto sessualmente esplicito secondo l’articolo 612-ter del Codice Penale. Nonostante le argomentazioni del ricorrente, la Corte ha ritenuto infondati i motivi di ricorso, incluso quello che contestava l’applicazione del reato di revenge porn come parte del reato di stalking.

In conclusione, il ricorso è stato rigettato, dopo la contestazione della sentenza della Corte di Appello di Roma che aveva confermato la sua condanna., e T.G. è stato condannato al pagamento delle spese processuali.


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Detenuti impiegati nella ricostruzione post sisma: siglato il protocollo

Rafforzare le opportunità lavorative in favore della popolazione detenuta nei territori delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche, Molise e Umbria colpite dal terremoto del 2016, promuovendo l’assunzione dei detenuti nei cantieri coinvolti nel processo di ricostruzione di edifici pubblici e di culto e favorendo, in tal modo, il loro reinserimento nella società.

È questo il senso del Protocollo d’intesa sottoscritto in Via Arenula dal Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, dal Commissario straordinario di governo per il sisma 2016, Guido Castelli, dal Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Card. Matteo Maria Zuppi, dal Presidente facente funzioni dell’ANCI, Roberto Pella, e dalla Presidente nazionale dell’ANCE, Federica Brancaccio. Presenti alla firma anche il vice Ministro, Francesco Paolo Sisto, e i sottosegretari alla Giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove e Andrea Ostellari.

Saranno 35 gli istituti penitenziari interessati dal progetto, tutti presenti nelle province di Fermo, Teramo, L’Aquila, Perugia, Spoleto, Ancona, Rieti, Ascoli Piceno, Macerata e Pescara coinvolte dal sisma di otto anni fa.

Il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, in accordo con la magistratura di sorveglianza, individuerà i detenuti in possesso dei requisiti di idoneità per lo svolgimento del lavoro all’esterno, come previsto dall’art. 21 dell’Ordinamento Penitenziario. Il numero di coloro che saranno effettivamente coinvolti, così come le modalità di inserimento lavorativo, dipenderanno dal programma dei lavori, dai cantieri individuati e dall’incontro fra le esigenze delle aziende e i profili dei singoli detenuti. Le prestazioni lavorative potranno riguardare, oltre ad attività di edilizia, anche lo svolgimento di compiti di natura impiegatizia comunque collegati ai cantieri.

Per il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, “il fine rieducativo della pena e il reinserimento sociale dei detenuti sono un obiettivo primario del governo, che stiamo perseguendo attraverso queste e tante altre iniziative avviate dal Ministero della Giustizia. Per noi non si tratta soltanto di perseguire quello che è un dovere costituzionale sancito dall’articolo 27 della nostra Carta, ma è un impegno morale a cui lavoriamo ogni giorno, attraverso una strategia di interventi quanto più ampia per favorire e incrementare le opportunità di lavoro in favore della popolazione detenuta. Per affrontare le annose criticità del carcere, dal sovraffollamento degli istituti al rischio della recidiva, è fondamentale puntare sul coinvolgimento di tutti: istituzioni, imprenditori, società civile, associazionismo e mondo cattolico, insieme possono contribuire a costruire un’opportunità di riscatto a coloro che stanno scontando una pena”.

Guido Castelli, Commissario Straordinario di governo per il sisma 2016: “Ringrazio il Ministro Nordio e tutte le Autorità presenti per aver condiviso l’importanza di questo Protocollo d’intesa, che ha l’obiettivo di favorire un’opportunità di apprendimento e di reinserimento nei confronti di cittadini attualmente detenuti. Compito dello Stato è infatti non solo quello di garantire l’espletamento della pena per il reato commesso, ma anche la rieducazione e l’iniziativa odierna va proprio in questa direzione. Siamo lieti di poter collaborare con il Ministero della Giustizia e gli istituti penitenziari nell’ambito del percorso di ricostruzione dell’Appennino centrale. Si tratta del secondo cantiere più grande d’Europa, un’opera complessa che non si limita alla ricostruzione fisica ma che include una strategia di rilancio economico e sociale delle comunità dell’Appennino centrale. Dopo le prime ‘false partenze’ finalmente siamo riusciti ad imprimere un cambio di passo. Il 95% delle circa 3.500 opere pubbliche finanziate è stato avviato. Complessivamente i cantieri privati fino ad oggi autorizzati sono stati oltre 20 mila e, di questi, sono più della metà quelli già conclusi. I progetti di riparazione approvati degli oltre 1.200 edifici di culto lesionati dal sisma hanno superato la soglia 50% del totale. Sono risultati che documentano un clima di grande collaborazione tra gli attori della ricostruzione: struttura commissariale, regioni, comuni, diocesi, soprintendenze, imprese, professioni tecniche e terzo settore. Si tratta del migliore humus per sviluppare un protocollo che sottende l’antica riflessione agostiniana secondo cui dal male (e quindi anche dal sisma) può scaturire il bene”.

Cardinale Matteo Maria Zuppi, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana: “Questo Protocollo ha una doppia valenza: da una parte dà la possibilità ai detenuti di lavorare, restituendo loro dignità e aprendo orizzonti di futuro. È significativo che questa rinascita parta proprio dai cantieri della ricostruzione, in territori feriti ma desiderosi di ricominciare. Dall’altra parte, ricordo che il carcere è per la rieducazione e la riparazione, mai solo punitivo. In questo senso, le pene alternative aiutano a garantire umanità e a favorire il reinserimento nella società: questo Protocollo, investendo sul lavoro dei detenuti, è un passo concreto verso l’obiettivo ambizioso della recidiva zero”.

Roberto Pella, Presidente facente funzioni dell’ANCI: “Si tratta di un importante accordo che rafforza la collaborazione, nata più di dieci anni fa, con il Ministero della Giustizia: un impegno fondamentale di tutti noi, Sindaci e amministratori, per dare un’opportunità di riscatto a chi ha deviato dalla legge impegnandosi in progetti utili per i Comuni e le comunità locali duramente colpite dagli eventi sismici del 2016. Le carceri devono essere luogo dove scontare la pena ma anche un’occasione di recupero e reinserimento nella nostra società soprattutto per i più giovani. Con convinzione, dunque, sigliamo questo protocollo – ha concluso il presidente – che rappresenta un passo decisivo per ricucire lo ‘strappo’ tra le persone detenute e la società imparando, allo stesso tempo, un mestiere e contribuendo alla cura dei beni pubblici. Ringrazio il ministro Nordio, il commissario straordinario del governo per la ricostruzione Castelli, il presidente della Conferenza Episcopale Italiana card. Matteo Maria Zuppi e la presidente dell’Ance Federica Brancaccio, assieme al sottosegretario alla Giustizia Delmastro Delle Vedove, per l’impegno e la condivisione di questo progetto”.

Federica Brancaccio, Presidente nazionale dell’ANCE: “Aderiamo al protocollo con grande entusiasmo, sulla scia della collaborazione già avviata negli scorsi anni con il Ministero, l’Anci, la Conferenza Episcopale e il Commissario. Attraverso questo accordo vogliamo aiutare le imprese impegnate nel grande progetto di ricostruzione anche a fronteggiare la carenza di manodopera per garantire una rinascita non solo fisica dei territori ma soprattutto culturale e sociale”.


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Corte di giustizia UE: Apple dovrà restituire 13 miliardi di euro all’Irlanda

La Corte di giustizia dell’Unione Europea ha stabilito che Apple dovrà restituire 13 miliardi di euro all’Irlanda, annullando una precedente sentenza del Tribunale Ue. La decisione riguarda vantaggi fiscali illegali concessi ad Apple tra il 1991 e il 2014. La Commissione Europea aveva ritenuto che l’Irlanda avesse offerto ad Apple agevolazioni fiscali costitutive di un aiuto di Stato, favorendo ingiustamente il colosso tecnologico.

Nel 2020, il Tribunale Ue aveva inizialmente annullato la decisione della Commissione, ma la Corte ha ora confermato la necessità di restituire gli aiuti, valutati in 13 miliardi di euro.


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