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Zoom: le conseguenze sul corpo e sulla psiche

Zoom è un prodotto originariamente sviluppato per uso aziendale, ma grazie alla pandemia si è affermato anche nel mercato di massa. Molte aziende si sono rivolte a Zoom per continuare a far funzionare gli uffici e i consumatori hanno utilizzato il software per svariati scopi, dalle comunicazioni familiari alle lezioni di yoga.

Ora, però, dopo il boom iniziale, sta registrando una crescita sempre più lenta, e le azioni sono crollate del 7%. L’utile, che un anno fa contava 316,9 milioni di dollari, ora è sceso a 45,7 milioni. Uno dei motivi è che l’azienda ha deciso di aumentare le spese di marketing: sta cercando di crescere, concentrandosi principalmente su grossi clienti aziendali e sulle attività dei call center.

Ma utilizzare Zoom (o piattaforme simili) potrebbe avere conseguenze sul nostro corpo e sulla nostra psiche?

L’interazione tra apprendimento ed emozioni

Negli ultimi due anni si è discusso molto della didattica a distanza, la cosiddetta DAD: quali potrebbero essere le conseguenze sullo sviluppo, sul benessere psicologico e sull’apprendimento? Chiaramente, molti effetti richiedono del tempo per poter essere rilevati, ma abbiamo già alcuni dati sul benessere psicologico degli studenti.

Dobbiamo tener presente che lo sviluppo di un singolo individuo non può essere separato dal contesto relazionale, ed è basato su una continua interazione tra apprendimento ed emozioni. Dunque, noi impariamo relazionandoci e apprendiamo emozionandoci.

In un contesto relazionale ed emotivo positivo, gli apprendimenti sono decisamente incentivati e molto più profondi. La mente è più propensa ad aprirsi per accogliere nuovi contenuti. Al contrario, in un contesto negativo, i contenuti sono come dei semi che non riescono a germogliare.

Zoom fatigue: nuovi dati

Una recente ricerca, coordinata da Ruth Feldman e Reichman, ha monitorato i livelli di sincronizzazione cerebrale di coppie di madri e figli tramite la tecnica dell’hyperscanning EEG, ovvero una mappatura degli emisferi cerebrali. I risultati hanno evidenziato come l’interazione in presenza riesca ad attivare 9 diversi canali di sincronizzazione. L’interazione a distanza, invece, ne attiva soltanto uno.

Questa scoperta ci dice qualcosa di più sul disagio e sulle conseguenze del ricorso massiccio alle interazioni a distanza, evidenziando l’impatto della comunicazione su Zoom (e su piattaforme simili) sul sistema nervoso centrale. Tutto questo potrebbe spiegare la cosiddetta Zoom fatigue, il malessere sperimentato da ragazzi e adulti dopo aver passato troppo tempo in DAD o nelle interazioni online.

Zoom elimina i segnali non verbali

Gli esseri umani comunicano sempre, anche quando non parlano. Durante una conversazione in presenza, il nostro cervello non si concentra soltanto sulle parole pronunciate, ma presta attenzione anche a tantissimi segnali non verbali.

L’uomo si è evoluto come animale sociale: percepire più segnali è naturale, perché richiede uno sforzo cosciente minimo e getta le basi per la vicinanza emotiva. Una videochiamata potrebbe alterare tutto questo: se una persona viene inquadrata soltanto dalle spalle in su, non sarà possibile notare il gesticolare delle mani o qualsiasi altro segnale del corpo. Alcune persone, poi, sono fortemente dipendenti dai segnali non verbali – dunque, potrebbe rappresentare un’enorme perdita non averli.

Videochiamate di gruppo

La modalità Gallery View, ovvero le schermate con più persone, amplificano tantissimo tutte queste cose. Il cervello si sforza di decodificare tante persone nello stesso tempo, quando nessuna di loro emerge in modo significativo. Secondo gli psicologi, questa è l’attenzione parziale continua: siamo sempre impegnati in attività multiple e non ci concentriamo mai su una in particolare.

Nelle videochiamate di gruppo parla solo una persona alla volta mentre tutti gli altri ascoltano. Ogni partecipante utilizza soltanto un flusso audio, dove sente tutte le altre voci. Le conversazioni parallele, chiaramente, sono impossibili. Se visualizziamo soltanto la persona che parla, non riusciamo a vedere le reazioni degli altri partecipanti, che normalmente vengono percepite attraverso la visione periferica.

Per alcuni, questa divisione prolungata dell’attenzione contribuisce a creare una strana sensazione di sfinimento: il cervello viene bombardato da stimoli e cerca inutilmente di individuare segnali non verbali. Una tradizionale chiamata risulta meno faticosa per il cervello, perché trasmette soltanto una voce.

Zoom e le persone con autismo

Per tutti quelli che hanno difficoltà neurologiche nell’interloquire dal vivo, il passaggio improvviso alle videochiamate è stato un vero toccasana. Le persone con autismo, infatti, si sentono sopraffatte quando più persone parlano.

Quando la pandemia ha costretto intere aziende a lavorare da remoto, le persone con autismo hanno notato con gioia che nelle videochiamate ci sono meno persone che parlano. Inoltre, a distanza si riducono di molto le chiacchere di circostanza prima e dopo i meeting, che nelle persone con autismo causano ansie e tensioni.

Alcuni consigli per evitare la Zoom Fatigue

Le riunioni online, ormai, sono entrate nella nostra quotidianità. Dunque, vediamo insieme alcuni consigli per gestire al meglio lo stress che provocano le videochiamate di lavoro:

  • prepara l’ordine del giorno ed evidenzia l’obiettivo dell’incontro, invitando non più di 7 partecipanti;
  • definisci il tuo ambiente di lavoro, per favorire al meglio la concentrazione ed individuando un’unica postazione dedicata esclusivamente al tuo lavoro. Per ridurre le distrazioni ambientali (che causano la Zoom fatigue) potresti anche mettere il telefono in modalità silenziosa;
  • ti senti a disagio nel vedere continuamente la tua faccia sullo schermo? Disattiva la modalità “self-view” ed evita il “full screen”;
  • distogli per qualche secondo gli occhi dallo schermo. Metti in pratica la tecnica del Triple-Twenty: ogni 20 minuti, fissa per 20 secondi un oggetto a 6 metri di distanza;
  • prendi appunti: fisserai meglio i concetti importanti;
  • pratica esercizio fisico, specialmente quando sai di avere in programma delle video riunioni;
  • alterna le videochiamate con attività diverse, oppure fai delle pause tra un collegamento e l’altro.

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