Morelli: “6 miliardi del PNRR per digitalizzare la PA, ma serve una politica industriale che favorisca la competitività”

Alessandro Morelli, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega al CIPE, ha sottolineato l’importanza di un utilizzo efficiente dei fondi del PNRR destinati alla trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione, durante il suo intervento alla terza edizione dell’Ai&Vr Festival Multiverse World, tenutasi al Museo Nazionale del Cinema di Torino.

Nel corso dell’evento, Morelli ha dichiarato che oltre 6 miliardi di euro sono stati assegnati al processo di digitalizzazione della PA, un passo fondamentale per modernizzare il settore pubblico. Tuttavia, ha evidenziato come l’efficienza nell’uso di questi fondi rappresenti solo l’inizio: “Serve una politica industriale che promuova la competitività delle imprese, ne aumenti la produttività e rafforzi la collaborazione all’interno della filiera”, ha spiegato.

Morelli ha inoltre indicato la necessità di interventi regolatori che favoriscano la concorrenza e spingano l’innovazione. “Sono necessari interventi di regolazione pro-concorrenziali che sostengano la formazione del capitale umano e la collaborazione tra imprese, permettendo di aumentare scala e durabilità degli investimenti. Solo così il mercato digitale potrà crescere e le tecnologie potranno diventare veri abilitatori della trasformazione”.

L’evento, organizzato dall’ANGI (Associazione Nazionale Giovani Innovatori), ha riunito alcuni dei più grandi player del settore big-tech e rappresentanti delle istituzioni, favorendo un dibattito attivo sulle sfide future legate alla digitalizzazione e all’innovazione.


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Consulenze gratuite: i professionisti contro la delibera della Giunta comunale di Lecce

I Consigli Nazionali delle principali professioni e la Fondazione Inarcassa si sono schierati apertamente contro la delibera della Giunta comunale di Lecce, che prevede la creazione di una short list di professionisti disponibili a fornire prestazioni e consulenze a titolo gratuito. La decisione ha sollevato numerose critiche, con il ricorso al TAR della Puglia già avviato dagli Ordini provinciali di Lecce.

Tra gli enti coinvolti ci sono i Consigli Nazionali dei Dottori Agronomi e Forestali, degli Architetti PPC, degli Avvocati, dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili, degli Ingegneri, dei Geologi, dei Geometri e Geometri Laureati, dei Periti Industriali e Periti Industriali Laureati, oltre alla Fondazione Inarcassa. Tutti hanno espresso il proprio dissenso, definendo la delibera un attacco alla dignità del lavoro professionale e in palese contrasto con la Legge sull’Equo Compenso e con l’articolo 36 della Costituzione.

In un comunicato congiunto, i presidenti degli otto Consigli Nazionali e della Fondazione Inarcassa hanno dichiarato: “Un provvedimento fortemente lesivo della dignità del lavoro dei professionisti e in evidente contrasto con la normativa vigente in materia di equo compenso. Chiediamo che la Giunta comunale ritiri o almeno sospenda l’efficacia della delibera, oppure la modifichi per garantire il giusto compenso per le prestazioni professionali, come previsto dalla legge”.

I rappresentanti delle professioni hanno inoltre sottolineato l’assenza di dialogo con l’amministrazione comunale, criticando la mancanza di confronto con gli Ordini professionali locali. La decisione della Giunta, definita approssimativa nella definizione delle condizioni per affidare incarichi professionali gratuiti, rappresenta una preoccupante deviazione dall’applicazione della Legge 49 del 2023, minando la certezza del diritto e la coerenza nell’azione delle stazioni appaltanti.


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Foglieni che parla dal palco

Pacchetto sicurezza, Foglieni (AIGA): “Ricorso a diritto penale sia extrema ratio”

L’intervento legislativo, formulato in risposta alle istanze di tutela dell’ordine pubblico e rafforzamento della sicurezza collettiva, prevede l’introduzione di nuovi reati e l’inasprimento del trattamento sanzionatorio di reati già esistenti, configurando in taluni casi un’anticipazione della soglia di rilevanza penale a condotte anteriori al tentativo. Pur comprendendo le questioni di sicurezza pubblica, la nostra convinzione è che il ricorso al diritto penale debba costituire una “extrema ratio” nel rispetto delle garanzie e dei canoni costituzionali del nostro ordinamento”. Lo afferma Carlo Foglieni, presidente AIGA, Associazione Italiana Giovani Avvocati che, lunedì 21 ottobre 2024, ha inviato alla Commissione Giustizia del Senato le proprie osservazioni al Ddl AS-1236, cd. Pacchetto Sicurezza, evidenziando i profili di maggior criticità del disegno di legge, anche con riguardo alla tenuta costituzionale del testo normativo.

Al di là delle riserve sulla concreta efficacia repressiva di alcune modifiche legislative proposte, permangono in via generale perplessità sulla tenuta costituzionale del testo normativo e in relazione ai fondamentali principi di offensività, materialità e ragionevolezza che ispirano il diritto penale”, sottolinea Foglieni. “Diviene quindi auspicabile valutare l’opportunità di apporre dei correttivi al testo, non solo nell’ottica di garantire una maggior coerenza sistematica del DDL con l’impianto codicistico già vigente ma, altresì, al fine di ridurre al minimo l’intervento penale in favore della valorizzazione di ulteriori strumenti per la tutela della sicurezza individuale e collettiva”.


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Giustizia: Nordio firma decreto di nomina di 599 magistrati

Roma, 22 ottobre 2024 – Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha firmato oggi il decreto di nomina dei 599 neo-magistrati vincitori del concorso indetto con D. M. del 1° dicembre 2021, che verranno immessi in servizio entro la prima metà di novembre.

Si tratta di un risultato straordinario, in termini qualitativi e numerici, mai raggiunto prima di oggi, che costituisce solo il primo dei tasselli dell’attività avviata dalla Direzione Generale dei Magistrati per colmare le carenze di organico della magistratura ordinaria, in linea con gli obiettivi di Governo più volte ribaditi dal Ministro Nordio.

Sono infatti in corso altre tre procedure concorsuali, per la complessiva assunzione di altri 1.200 magistrati ordinari. Il Ministro Nordio ha espresso ringraziamento per il proficuo lavoro portato a compimento dal Capo dipartimento e dai dirigenti che hanno consentito di realizzare in tempi celeri tutte le fasi del concorso fino all’assunzione dei nuovi magistrati.


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Codice dei contratti pubblici: le nuove modifiche del governo

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, ha approvato in esame preliminare un decreto legislativo contenente disposizioni integrative e correttive al Codice dei Contratti Pubblici, emanato con il decreto legislativo 31 marzo 2023, n. 36. Le modifiche mirano a semplificare la normativa vigente, risolvendo criticità emerse in fase di applicazione, e rispondendo a richieste di adeguamento a livello europeo.

L’intervento normativo è inoltre strettamente connesso al raggiungimento di alcune milestone del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), in particolare nella riforma del quadro legislativo per appalti pubblici e concessioni.

Equo compenso e qualità negli appalti

Una delle novità principali riguarda l’applicazione dell’equo compenso nel settore dei contratti pubblici. Le nuove regole stabiliscono criteri chiari per gli affidamenti di servizi di ingegneria, architettura e altre prestazioni tecniche superiori ai 140.000 euro, garantendo una maggiore trasparenza e valorizzando la qualità delle offerte. Sarà possibile presentare ribassi, ma solo su una parte limitata del prezzo di gara, preservando così il principio dell’equo compenso.

Tutele per i lavoratori e digitalizzazione

Nel campo delle tutele lavorative, si introducono nuovi criteri per la scelta dei contratti collettivi applicabili e per la verifica della loro equivalenza, con l’obiettivo di garantire un livello adeguato di protezione per i lavoratori coinvolti negli appalti.

Un altro tema centrale è la digitalizzazione. Il nuovo decreto punta a semplificare l’uso del fascicolo virtuale per gli operatori economici e a chiarire le regole sulla certificazione delle piattaforme che interagiscono con la Banca dati nazionale dell’ANAC. Viene inoltre incentivato l’utilizzo del Building Information Modeling (BIM) nelle opere pubbliche, innalzando a 2 milioni di euro la soglia per l’obbligatorietà del suo impiego dal 2025.

Revisione prezzi e qualificazione delle stazioni appaltanti

Il decreto introduce nuovi criteri per la revisione dei prezzi, basati su indici che consentiranno di aggiornare gli importi contrattuali. Sul fronte della qualificazione delle stazioni appaltanti, le modifiche mirano a migliorare l’efficienza delle procedure di gara, con monitoraggi periodici e incentivi per le stazioni non qualificate che si avvalgono di quelle qualificate.

Sostegno alle PMI e partenariato pubblico-privato

Per favorire la partecipazione delle micro, piccole e medie imprese (PMI) agli appalti pubblici, si prevede una suddivisione più attenta dei lotti e l’introduzione di misure che facilitano il loro accesso alle gare. Inoltre, una parte dei contratti di subappalto dovrà essere affidata alle PMI.

Infine, sul tema del partenariato pubblico-privato (PPP), vengono riviste le procedure della finanza di progetto, introducendo nuove fasi preliminari e una maggiore trasparenza, al fine di garantire una concorrenza effettiva tra i partecipanti.


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Prestiti agevolati per giovani avvocati: scadenza il 31 ottobre 2024

Cassa Forense rinnova il suo impegno nel sostenere la professione legale con l’iniziativa dei prestiti agevolati, destinata agli avvocati under 35. Il termine ultimo per partecipare al bando è fissato al 31 ottobre 2024, offrendo una preziosa opportunità a chi desidera avviare o potenziare il proprio studio legale.

Il bando, già attivo per il 2024, permette ai giovani avvocati iscritti alla Cassa di ottenere finanziamenti a condizioni particolarmente vantaggiose, come l’abbattimento totale degli interessi passivi. Inoltre, per chi ha dichiarato un reddito professionale inferiore a € 10.000,00, è prevista una garanzia fideiussoria fornita direttamente da Cassa Forense, che facilita ulteriormente l’accesso al credito.

Requisiti per l’accesso al bando

Per partecipare, gli avvocati devono soddisfare alcuni requisiti specifici:

  • Essere iscritti a Cassa Forense da almeno due anni, inclusi eventuali periodi di praticantato.
  • Non aver compiuto i 35 anni al momento della domanda.
  • Essere in regola con i contributi e le comunicazioni reddituali, con possibilità di regolarizzazione in caso di irregolarità.
  • Dichiarare un reddito netto professionale non superiore a € 40.000,00 nell’ultimo Modello 5.
  • Non aver attivo un altro prestito relativo a bandi precedenti di Cassa Forense.

Caratteristiche del prestito agevolato

I prestiti, con importi che variano da un minimo di € 5.000,00 a un massimo di € 15.000,00, hanno durate flessibili che vanno da 12 a 60 mesi, con rate mensili. L’intero ammontare degli interessi passivi è coperto da Cassa Forense, rendendo il prestito estremamente vantaggioso per chi intende investire nella propria attività professionale. Sono inoltre previste spese di istruttoria pari a € 35,00 e la possibilità di estinguere il prestito anticipatamente senza penali.

Come presentare la domanda

Le domande devono essere inviate esclusivamente online tramite il sito ufficiale di Cassa Forense, allegando un’autocertificazione che indichi le finalità del prestito, come richiesto dal bando. La scadenza per la presentazione è il 31 ottobre 2024.

Per maggiori dettagli e per accedere alla piattaforma di presentazione delle domande, si invita a visitare la sezione “Bandi di Assistenza” sul sito di Cassa Forense.


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Struttura detentiva in Albania: “Offensive strumentali e non veritiere affermazioni di un sindacato”

Roma, 22 ottobre 2024 – “Offensive e strumentali”, oltre che “non coerenti al vero”. È lo stesso personale di Polizia Penitenziaria in servizio di missione presso la struttura penitenziaria di Gjader a smentire e stigmatizzare, con una lettera sottoscritta da tutte le 11 unità presenti in Albania, le dichiarazioni rilasciate a più riprese nei giorni scorsi dal Segretario generale di un sindacato di Polizia Penitenziaria e riprese dagli organi di stampa.

Nella missiva, indirizzata al Comandante di reparto della struttura detentiva, il personale “intende dissociarsi completamente da tali affermazioni, riservandosi in ultimo di intraprendere tutela legale ove dovessero verificarsi ulteriori e analoghi comunicati stampa”. Gli 11 firmatari della lettera escludono fermamente sia di aver avuto “in alcun modo contatti diretti con il predetto segretario nazionale”, sia di aver “fornito a questi informazioni afferenti all’organizzazione del lavoro presso questa struttura penitenziaria”.

Nel trasmettere al Direttore della struttura detentiva in Albania la suddetta lettera, il Comandante del reparto di Polizia Penitenziaria ha innanzitutto voluto rassicurare sulle attuali condizioni del personale, sia dal punto di vista degli alloggi (complessivamente 14 camere, in cui al massimo sono sistemate due unità per stanza), della loro accessibilità (tutti al piano superiore rispetto agli uffici amministrativi, per la scala di accesso esterna è stata richiesta la copertura dalle intemperie), degli arredi e delle attrezzature (letti con materasso e cuscino, scrivania, poltroncina e sedia, nonché tre armadi metallici per ogni unità, questi ultimi forniti dal Genio Aeronautica), dei servizi (aria condizionata con pompa di calore, servizi igienici con doccia privata, tv smart da 65” nel locale comune, con tavolini, sedie e macchina per il caffè), della ristorazione (fino ad oggi usufruita nella mensa presente nella struttura invece che nella modalità da asporto).

Il dirigente di Polizia Penitenziaria conclude la sua nota sottolineando come le dichiarazioni diffuse dall’organizzazione sindacale abbiano ottenuto come risultato “il destabilizzare un ambiente lavorativo estremamente delicato, il cui disagio non può derivare certo dalla mancata fornitura di un comodino o dell’accesso esterno agli alloggi”. E, avendo le suddette dichiarazioni fornito “un quadro di insieme negativo a danno dell’immagine del Corpo, dell’Amministrazione e del Governo Italiano”, il comandante si è impegnato a “procedere a ulteriori approfondimenti volti ad accertare la sussistenza di fatti anche in astratto di interesse dell’Autorità Giudiziaria”.


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La Corte di Cassazione ha chiarito, in una recente sentenza (Corte di Cassazione, II civile, sentenza 17 ottobre 2024, n. 26956), i requisiti necessari per l’acquisto per usucapione della servitù di passaggio, sottolineando che non è sufficiente la semplice presenza di una strada o di un percorso utilizzabile. Perché la servitù possa essere acquisita per usucapione, è infatti necessario che vi siano opere visibili e permanenti che rivelino inequivocabilmente l’esistenza di un peso gravante sul fondo servente a favore del fondo dominante.

Questi elementi devono dimostrare chiaramente la specifica destinazione delle opere all’esercizio della servitù. In altre parole, la presenza della strada o del percorso deve essere accompagnata da opere che rendano manifesto che si tratta di un diritto di passaggio, e non di un uso temporaneo o precario del terreno.

Il caso concreto

Nel caso in esame, il signor C.G.F., proprietario di terreni e fabbricati nel Comune di Montabone (AT), ha richiesto l’accertamento di una servitù di passaggio pedonale e carraio sui fondi confinanti di proprietà di C.F., C.M. e C.Ma.

C.G.F. ha sostenuto che, da anni, usufruisce di tali passaggi per accedere alle sue proprietà, chiedendo quindi che tale diritto venga riconosciuto come servitù per usucapione. Tuttavia, il giudice ha ribadito che, perché la richiesta venga accolta, è necessario dimostrare l’esistenza di opere permanenti e visibili che confermino in modo inequivocabile l’uso continuativo e non temporaneo del passaggio, come richiesto dalla giurisprudenza in materia.


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Morace (OCF): “Con DDL sicurezza governo promuove misure autoritarie”

Roma 22 ottobre 2024 – L’Organismo Congressuale Forense (OCF) esprime grande preoccupazione per l’indirizzo intrapreso dal Governo in tema di azione penale e risposta giudiziaria, ritenendolo lesivo degli interessi dei cittadini e contrario ai valori fondamentali di una società giusta e democratica.

L’ultimo disegno di legge, il cosiddetto “Pacchetto Sicurezza”, già approvato dalla Camera dei Deputati, rappresenta solo l’ennesimo tassello di una serie di riforme che mirano a creare uno Stato oppressivo. I diritti dei cittadini sono costantemente compressi e messi a rischio dall’ipotesi di incriminazioni e condanne, perfino per l’espressione di opinioni dissenzienti.

Carlo Morace, responsabile del Gruppo Penale dell’OCF, afferma: “Con questo ddl Sicurezza, il Governo sta promuovendo un diritto penale autoritario, che colpisce le fasce più deboli della società: senzatetto, immigrati, detenuti e persino chi manifesta dissenso. Queste modifiche non affrontano i veri problemi, come il sovraffollamento carcerario o i suicidi tra i detenuti, ma rafforzano un sistema repressivo fondato sul carcere come strumento di controllo sociale.”

“Nonostante alcune recenti riforme processuali siano state in linea con le richieste dell’avvocatura, il diritto penale è stato progressivamente modificato in senso repressivo e autoritario. Piuttosto che perseguire un modello di diritto penale “minimo”, ispirato a criteri di proporzionalità e ragionevolezza, il Governo ha optato per un “diritto penale massimo”, basato sull’errata convinzione che l’aumento delle pene e una maggiore criminalizzazione possano risolvere i problemi sociali. E’ un diritto penale che rischia di sminuire qualunque modifica, anche la separazione delle carriere di giudici e pubblici ministeri, che vedrebbe ridotta la sua efficacia a fronte di un sistema penale sempre più vincolante per il giudice”.

“Negli ultimi due anni, abbiamo assistito all’introduzione di nuovi reati di pericolo, puniti con pene eccessive, che hanno portato alla criminalizzazione di raduni e assembramenti, anche quando questi sono pacifici. Allo stesso tempo, si è verificato un costante aumento delle pene già esistenti, spesso adottato come risposta emotiva a fatti di cronaca, accompagnato dall’aggiunta di circostanze aggravanti che rappresentano una manifestazione di un crescente populismo penale. Un altro aspetto preoccupante è stata l’estensione della detenzione carceraria anche ai minorenni. Inoltre, sono state introdotte nuove misure di prevenzione che hanno dato vita a una sorta di “terzo binario”, caratterizzato da pene detentive, sorveglianza speciale e interventi patrimoniali, con conseguenze significative sulla libertà economica e imprenditoriale”.

“L’OCF considera sbagliata l’introduzione di nuovi reati e l’inasprimento delle pene, specialmente nei confronti delle categorie più vulnerabili. Questo orientamento squilibra il rapporto tra Stato e cittadini, mettendo a rischio i principi costituzionali che garantiscono i diritti fondamentali. L’OCF esorta il Governo a riconsiderare il ddl Sicurezza e ad avviare un confronto costruttivo con l’avvocatura, per promuovere riforme autenticamente liberali, in difesa delle libertà dei cittadini”.


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ANM: rispetto giurisdizione è necessità democratica

ROMA, 22 ottobre – “L’Associazione nazionale magistrati chiede con forza che la giurisdizione sia rispettata come esercizio di una funzione del tutto autonoma ed indipendente. Non può attendersi dalla Magistratura che assuma decisioni ispirate dalla necessità di collaborazione con il Governo di turno. Se agisse facendosi carico delle attese della Politica, la Magistratura tradirebbe il mandato costituzionale”. Così la Giunta esecutiva centrale dell’Associazione nazionale magistrati in una nota.

“È sorprendente – prosegue la nota – che questa elementare evidenza democratica debba essere riaffermata per rispondere alle aspre e strumentali polemiche che si sono scatenate all’indomani delle ordinanze con cui la Sezione specializzata del Tribunale di Roma non ha convalidato il trattenimento di alcuni richiedenti asilo allocati nel centro sito in territorio albanese. I provvedimenti giudiziari possono certo essere criticati. I magistrati italiani non sono chiusi alla critica anche severa ma rispettosa del loro ruolo. Esprimono però fondata preoccupazione quando il dileggio prende luogo della critica e il dissenso dei più alti esponenti del Governo viene affidato ad accuse di pregiudizialità ideologica, di abnormità o di esondazione nella sfera riservata alla Politica, tutte manifestazioni di dichiarata insofferenza nei confronti di una funzione che risponde soltanto alla legge e in alcune materie, come l’immigrazione, prioritariamente al diritto sovranazionale ed europeo in particolare”.

“L’auspicio – conclude l’Anm – è che si prenda tutti consapevolezza che primo interesse della collettività intera è la salvaguardia della credibilità delle sue Istituzioni. Le ricorrenti accuse di politicizzazione in danno di quei magistrati che assumono decisioni sgradite alla Politica offendono, prima ancora che i magistrati e la Magistratura, il Paese e il suo assetto democratico”.


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