Emissione e invio delle Fatture Elettroniche: le novità

L’Agenzia delle Entrate ha ridefinito le regole tecniche di conservazione, emissione e invio delle fatture elettroniche. Sono state introdotte delle novità riguardanti la tutela e la privacy dei contribuenti.

Non saranno più consultabili, per esempio, se non previa richiesta, i dati che riguardano i periodi non oggetto di accertamento. Inoltre, sono state introdotte ulteriori tutele per quanto riguarda le fatture elettroniche emesse dagli studi legali e quelle B2C.

Le nuove regole

Nel provvedimento dell’Agenzia delle Entrate dello scorso 24 novembre sono state aggiornate le regole del 2018 riguardo la ricezione e l’emissione delle fatture elettroniche. Il nuovo documento, in particolare, tratta le disposizioni fiscali del decreto del 2019 e i rilievi sulla fatturazione elettronica del Garante Privacy.

Grazie alle nuove regole l’Agenzia delle entrate memorizza e utilizza, con la Guardia di Finanza, i file delle fatture elettroniche soltanto per le attività istruttorie. I file saranno disponibili anche in caso di indagini penali oppure su disposizione dell’Autorità giudiziaria.

Il Fisco memorizzerà i documenti soltanto ai fini delle attività di analisi del rischio di elusione, evasione e frode fiscale, promozione dell’adempimento spontaneo e controllo per finalità fiscali, inclusi i metodi di pagamento, descrizione e operazione dei servizi prestati e dei beni ceduti.

Il Fisco ha reso inoltre disponibile un servizio che permette l’aggiornamento, l’inserimento o la cancellazione delle informazioni che riguardano il canale utilizzato per inviare la fattura elettronica.

Si possono consultare tutti gli aggiornamenti sulla fatturazione elettronica sul sito web di AgID cliccando questo link.

Verso la fatturazione elettronica europea

«Gli Stati membri hanno perso 93 miliardi di euro di mancate entrate Iva nel 2020. In un momento in cui le esigenze di investimento continuano ad aumentare e le finanze pubbliche sono limitate da alti livelli di debito, sono perdite che non possiamo permetterci». Queste le parole di Paolo Gentiloni, commissario Ue per l’Economia.

Continua: «L’introduzione di sistemi di fatturazione elettronica consentirà agli Stati membri di recuperare 11 miliardi di euro in più all’anno nei prossimi dieci anni in entrate Iva attualmente non riscosse. Il mese prossimo presenteremo una proposta».

Riflettendo sul futuro della politica fiscale europea, bisogna tenere presente «una verità ineludibile: l’Europa è già la regione con la tassazione più alta del mondo. Il rapporto tasse/Pil nell’Ue è di circa il 40% rispetto ad una media del 33% nell’Ocse».

Nel futuro, le possibilità per aumentare le entrate fiscali «potrebbero essere limitate. Ma quello che possiamo fare è considerare come adattare il nostro mix fiscale, per renderlo più equo, più verde, più favorevole alla crescita».

Business in Europe

Nel 2023, la Commissione europea proporrà un sistema unico di norme fiscali «per fare affari in Europa. Lo chiameremo Befit (Business in Europe: Framework for Income Taxation). Befit trarrà ispirazione dalla riforma dei due pilastri a livello globale, ma andrà oltre, per fornire un nuovo sistema di tassazione delle società adatto al nostro mercato unico strettamente integrato».

Il nuovo quadro andrà a sostituire i sistemi nazionali di tassazione, riducendo in tal modo costi e ostacoli per gli investimenti transfrontalieri. Befit «avrà le caratteristiche fondamentali di una base imponibile comune semplificata e della ripartizione degli utili imponibili tra gli Stati membri. Sarà un altro passo importante nella lotta contro la concorrenza fiscale dannosa».

Global minimum tax

Alla base del Befit c’è l’accordo globale del 2021 dei Paesi Ocse su un’imposta sulle società con riallocazione degli utili imponibili e una base fiscale minima del 15%. La global minimum tax, tuttavia, trova un osso duro nell’Ungheria, che ne blocca l’approvazione da mesi.

Questo accordo si basa su due pilastri:

  • le aziende con entrate che superano i 20 miliardi possono essere tassate anche nei Paesi dove effettivamente avvengono i consumi e non soltanto in quelli dove hanno sede legale;
  • i Paesi che ospitano il quartier generale di una multinazionale potranno imporre una tassazione minima del 15%, in tutte le nazioni in cui operano.

La minimum tax spazzerà via la digital service tax europea, che ha provocato molte critiche dagli USA poiché andava a colpire principalmente le big tech americane. Se la tassa globale verrà attuata nei prossimi due anni, i paesi UE offriranno alle aziende un credito fiscale come rimborso di tutte le somme versate in eccesso rispetto all’imposta globale.

Dopo essere stata approvata dai capi di Stato e di governo, la minimum tax dovrà essere trasformata in legge ed implementata nel 2023. Lo scoglio è tutto da superare, ma è comunque un ottimo meccanismo di risoluzione delle dispute internazionali.

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