Sisto contro i magistrati: «Gesto di belligeranza contro il Governo, inaccettabile condizionare la democrazia»

L’abbandono delle aule durante le cerimonie di inaugurazione dell’anno giudiziario da parte di alcuni magistrati è un «evidente gesto di belligeranza» nei confronti del Governo. A dirlo è il viceministro alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, in un’intervista rilasciata a Repubblica. Per Sisto, i giudici non devono «condizionare le scelte della democrazia rappresentativa», sottolineando che «lasciare l’aula quando prende la parola il rappresentante del Ministero è una mancanza di rispetto per l’istituzione, con cui i giudici hanno l’obbligo di collaborare».

Sisto insiste sul ruolo centrale del Parlamento, che «è libero di valutare temi, contributi, idee e poi decidere se e come recepirli», ribadendo che nessuno ha il diritto di «intromettersi e condizionare le scelte della democrazia rappresentativa».

Nel suo intervento ad Agorà Weekend, il viceministro ha affrontato anche il controverso episodio avvenuto presso la Corte d’Appello di Roma, dove il giudice Zaccaro, membro di Area, ha consegnato due dadi per alludere al “sorteggio” previsto per i membri del nuovo Consiglio Superiore della Magistratura (Csm).

«Ho trovato quell’episodio molto sgradevole. È stato un gesto premeditato, quasi fosse una scena da Striscia La Notizia o Le Iene, con tanto di collega che riprendeva il tutto», ha dichiarato Sisto, criticando duramente il comportamento definendolo «volgare» e una «beffa delle istituzioni». Il video, secondo il viceministro, era chiaramente destinato ai social con l’intento di creare una «aggressione molto sarcastica» nei suoi confronti.

L’episodio è stato condannato pubblicamente da Sisto durante il suo intervento ufficiale. «Ho stigmatizzato questo comportamento sin dall’inizio del mio discorso e alcuni magistrati si sono dissociati completamente da questa modalità», ha aggiunto. Tuttavia, per il viceministro, quanto accaduto evidenzia un problema più ampio. «Questa è la magistratura che non va bene. Il problema è molto serio», ha concluso.


LEGGI ANCHE

SMS tra von der Leyen e Pfizer: il Tribunale Ue annulla il diniego della Commissione

Il Tribunale dell’Unione europea censura la Commissione per la mancata trasparenza sulla gestione dei messaggi di testo tra la presidente von der Leyen e il…

Bonus 110% per la Onlus fino al 2025 per installare impianti fotovoltaici

I chiarimenti dell’Agenzia delle entrate sulle detrazioni fiscali per le organizzazioni senza scopo di lucro, come le case di cura

crisi praticantato avvocati

Esame avvocato 2023: scritti corretti, 55% idonei. Orali entro luglio

Conclusa la correzione degli scritti dell’esame di avvocato 2023, svoltosi il 12 dicembre scorso. Su 9.703 partecipanti, 5.390 aspiranti avvocati hanno superato la prova, ottenendo…

Giustizia lenta, lo Stato risarcisce i veneti: oltre 2 milioni di euro

La giustizia continua a mostrare il suo lato più fragile, con processi lenti che costano caro allo Stato e una situazione carceraria critica, aggravata da sovraffollamento e un preoccupante numero di suicidi.

Nel 2024, la Corte d’Appello di Venezia ha accolto 335 istanze relative alla cosiddetta “legge Pinto”, che prevede risarcimenti per la violazione dei termini ragionevoli di durata dei processi. Risultato? Lo Stato ha dovuto pagare oltre 2 milioni di euro per la cosiddetta “giustizia lumaca”. Tra queste istanze, 137 sono state depositate nel corso dell’anno, mentre altre 198 risalivano agli anni precedenti, con alcune addirittura bloccate dal 2016. Inoltre, 360 mila euro sono stati liquidati per 13 casi di ingiusta detenzione, compreso un risarcimento record di 90 mila euro a un detenuto incarcerato per errore giudiziario.

La situazione nelle carceri

Le condizioni nelle carceri venete restano gravi. Al 30 giugno 2024, il numero di detenuti era 2675, a fronte di una capienza regolamentare di 1947 posti, con un sovraffollamento di 728 persone. Questo squilibrio si riflette in dati preoccupanti: 8 suicidi in un anno, di cui 5 nel carcere di Verona, accompagnati da 139 tentativi di suicidio e 687 atti di autolesionismo.

Secondo il presidente della Corte d’Appello, Carlo Citterio, «la pena espiata in queste condizioni ha un tasso di sofferenza eccessivo», un aspetto che contribuisce a episodi tragici, spesso nei penitenziari più sovraffollati. Per affrontare l’emergenza, il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari ha annunciato nuovi investimenti, con l’inaugurazione di una nuova ala al carcere Due Palazzi di Padova, e l’imminente apertura del nuovo istituto per minori a Rovigo. Ostellari ha sottolineato l’importanza della formazione e del lavoro per i detenuti, oltre a un piano di prevenzione dei suicidi.

Mafia, corruzione e altre piaghe

Durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario, il procuratore generale Federico Prato ha richiamato l’attenzione sull’attività mafiosa nel Veneto, trovando il sostegno del governatore Luca Zaia, che ha sottolineato la necessità di «non abbassare la guardia».

Imbarazzo, invece, per il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, presente tra il pubblico, che è coinvolto in un’inchiesta per corruzione insieme al suo collaboratore Morris Ceron.

I numeri tra luci e ombre

Nonostante tutto, ci sono segnali positivi. Negli ultimi tre anni, la Corte d’Appello di Venezia ha ridotto del 30,3% la pendenza nel settore civile. Anche i tribunali di Padova e Rovigo hanno mostrato miglioramenti nel penale, con una riduzione delle pendenze rispettivamente del 44% e del 32%. Tuttavia, a Venezia si registra un incremento del 39%, legato ai maxi-processi di criminalità organizzata e alle controversie per la cittadinanza dei brasiliani.


LEGGI ANCHE

Addio al Reddito di Cittadinanza: le novità sulla nuova misura Mia

Mia, acronimo di Misura di Inclusione Attiva, è il sussidio che il governo introdurrà al fine di sostituire l’attuale reddito di cittadinanza. Quest’ultima misura, infatti,…

Riforma Cartabia: il governo cambia la Legge Severino

Martedì 11 aprile 2023 È arrivata una modifica da parte del Ministero dell’Interno: con la Riforma Cartabia viene ufficialmente modificata la legge Severino. Chi in…

Fatture elettroniche: nuova proroga al termine di adesione al servizio di consultazione AdE

Fatture elettroniche: nuova proroga al termine di adesione al servizio di consultazione AdE

Con il provvedimento del 23 settembre 2020, l’Agenzia delle Entrate ha informato che il termine per l’adesione al servizio di consultazione delle fatture elettroniche è…

Umbria: la giustizia è più rapida della media nazionale ma l’Europa resta un miraggio

In Umbria, la giustizia riesce a essere più rapida rispetto alla media nazionale, ma i numeri evidenziano quanto sia ancora distante dagli standard europei. È questa l’analisi che emerge dalle relazioni presentate dal procuratore generale presso la Corte d’Appello di Perugia, Sergio Sottani, e dal presidente della stessa Corte, Giorgio Barbuto, durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario.

Nonostante alcuni miglioramenti negli ultimi anni, i tribunali umbri faticano a mantenere ritmi efficienti, soprattutto nel settore penale. A Perugia, il primo grado di giudizio richiede in media 614 giorni, mentre a Terni si scende a 519 e a Spoleto a 388 giorni. Quest’ultimo è l’unico tribunale regionale a registrare tempi inferiori alla media italiana di 498 giorni, ma resta lontano dai 149 giorni che caratterizzano gli standard europei.

La Corte d’Appello di Perugia mostra performance migliori, con un tempo medio di 570 giorni per giungere a sentenza, nettamente al di sotto della media nazionale di 1.167 giorni. Tuttavia, l’Europa si conferma distante, con tempi di 121 giorni per la definizione dei procedimenti in secondo grado.

Il panorama cambia se si guarda al settore civile, che offre risultati più incoraggianti. Il tribunale di Perugia, però, rimane il più lento della regione con 751 giorni necessari per una sentenza di primo grado, a fronte dei 343 giorni registrati a Spoleto e dei 267 di Terni. Anche qui, la media italiana, pari a 675 giorni, è ancora molto distante dai 237 giorni medi registrati nei Paesi europei.

Decisamente migliori i risultati in appello per il settore civile: a Perugia, un procedimento si chiude in 325 giorni, un dato nettamente inferiore alla media italiana di 1.026 giorni, ma che non riesce comunque a eguagliare i 177 giorni registrati in Europa.


LEGGI ANCHE

telegram stories

Arrivano le storie su Telegram!

    Mentre WhatsApp annuncia la funzione canali e un restyling grafico nella sua versione Beta, anche il CEO di Telegram, Pavel Durov, ha annunciato…

Corte di cassazione

Cassa Forense, manifestazione nazionale degli avvocati a Roma

Avvocati in piazza a Roma per protestare contro le politiche previdenziali e assistenziali di Cassa Forense. Il 19 aprile, professionisti da tutta Italia si riuniranno…

Italia sorpassa la Francia: da “malato d’Europa” a motore di crescita

Pil pro capite e investimenti in rialzo, export in salute e spread ai minimi: mentre Parigi sprofonda in crisi politica ed economica, Roma conquista posizioni…

Riforma, Ordine Avvocati di Roma: “Nascosta la voce dell’avvocatura”

“La voce dell’Avvocatura è stata completamente nascosta, oscurata, quasi che il dibattito sulla Riforma della Giustizia sia un dialogo a due fra Magistratura e Politica. Una situazione intollerabile che rende necessaria una forte mobilitazione della classe forense a livello nazionale.”

A parlare è il Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma, Paolo Nesta, con una dura presa di posizione che non risparmia critiche tanto a certe componenti della Magistratura quanto a talune voci politiche che sembrano dimenticare il ruolo dell’avvocato nell’architettura giurisdizionale.

“All’inaugurazione dell’Anno Giudiziario in Corte d’Appello a Roma abbiamo sentito autorevoli esponenti della Magistratura dire che gli Avvocati sono portatori di interessi privati e dunque non dovrebbero avere voce in capitolo nel dibattito sulla Riforma – attacca Nesta – una posizione intollerabile che denota la totale ignoranza dei principi costituzionali del processo accusatorio che richiede un Giudice terzo e imparziale rispetto al Pubblico Ministero e al Difensore. Sono nozioni da primo anno di giurisprudenza, eppure vengono dimenticate.”

Il tema centrale è semplice: “La nostra Carta fondamentale all’articolo 111, comma 2, della Costituzione prevede la parità tra accusa e difesa – prosegue Nesta – eppure quando si parla di riforme, di separazione delle carriere tra giudici e pm, la voce degli Avvocati non viene minimamente ascoltata. Guardate al trattamento riservato all’Organismo Congressuale Forense, il cui intervento all’Anno Giudiziario è stato relegato in coda. Davanti a tutto questo l’Avvocatura deve reagire con forza.”

“Ci troviamo in una situazione drammatica per la Giustizia – conclude Nesta – in cui nel settore penale il processo telematico arranca, nel civile la durata media effettiva dei procedimenti a Roma in Tribunale è passata dai 433 giorni del 2022 ai 460 giorni del 2023, in cui nelle carceri si registra una drammatica epidemia di suicidi, 88 nel 2024. Davanti a questi brillanti risultati, forse è il caso di ascoltare anche i suggerimenti degli Avvocati. Che, lo ricordiamo a certi giudici, non sono portatori di interessi privati, ma di un interesse superiore: la difesa del Giusto Processo nell’interesse dei cittadini e per la tutela dello Stato di diritto.”


LEGGI ANCHE

ddl cybersicurezza

Camere penali, ‘Cybersicurezza’: alcune riflessioni sul d.d.l. c.1717 del Governo

Secondo la Giunta e l’Osservatorio doppio binario delle Camere Penali, il DDL C. 1717, con la sua enfasi sull’efficienza a tutti i costi, rischia di…

Sanità digitale, l’AI impara senza violare la privacy: la rivoluzione del Federated Continual Learning

Un nuovo paradigma combina apprendimento distribuito e continuo: ospedali connessi che collaborano senza scambiarsi dati sensibili, modelli che si adattano alle evoluzioni cliniche senza dimenticare…

Nuova polizza sanitaria di Cassa Forense

A partire dal 01 aprile è entrata in vigore la nuova Polizza Sanitaria di Cassa Forense. Tale polizza è stata stipulata a seguito di gara…

Più che i dazi preoccupa il caro energia: un danno per le imprese da 14 miliardi

Gli imprenditori italiani stanno manifestando una crescente preoccupazione, non solo per gli effetti deleteri che l’introduzione dei dazi imposta dall’amministrazione Trump potrebbe avere sulle nostre esportazioni, ma soprattutto per l’impennata dei costi energetici che rischiano di arrecare un danno economico all’intero sistema imprenditoriale italiano. Se quest’anno il prezzo medio del gas dovesse attestarsi sui 50 euro al MWh, l’Ufficio studi della CGIA stima un aggravio rispetto l’anno scorso di 14 miliardi di euro. Inoltre, è importante considerare che il combinato disposto di queste due problematiche potrebbe addirittura condurre l’economia italiana verso una fase di stagflazione. Qualora tale scenario dovesse materializzarsi, ci troveremmo di fronte a una situazione particolarmente critica.

·        Le nostre imprese che esportano in USA sono “solo” 44mila

Fino a quando i dazi non saranno ufficialmente introdotti, nessuno è in grado di stimare quanto penalizzeranno le nostre vendite negli Stati Uniti. Ricordiamo che il Paese a stelle e strisce rappresenta il secondo mercato di sbocco per le esportazioni italiane, con un valore annuale prossimo ai 70 miliardi di euro, pari al 10,7% dell’intero export nazionale. In particolare, le categorie merceologiche maggiormente esportate negli USA includono macchinari, mezzi di trasporto, prodotti chimici/farmaceutici, alimentari/bevande, tessile, abbigliamento e calzature; tali voci costituiscono circa i due terzi delle vendite totali nel mercato statunitense. Il numero degli operatori commerciali italiani attivi negli Stati Uniti è relativamente contenuto, ammontando a poco meno di 44mila unità; a questo dato si devono aggiungere le imprese dell’indotto non contabilizzate nelle statistiche Istat. È opportuno chiarire che l’introduzione dei dazi comporterebbe una contrazione delle nostre esportazioni; tuttavia, si presuppone che le conseguenze economiche derivanti dall’aumento delle bollette siano più gravose rispetto a quelle generate dai dazi stessi, considerando che il costo del gas e dell’energia elettrica sono previste in aumento. L’intersecarsi di queste due criticità potrebbe addirittura dar luogo a una nuova crisi economica, uno scenario che, ovviamente, speriamo non si determini.

·        E’ in arrivo una stangata sulle bollette

Per l’anno corrente si stima che il costo complessivo delle bollette possa gravare sul sistema imprenditoriale italiano per ulteriori 13,7 miliardi di euro rispetto al 2024, corrispondente a un incremento del 19,2%. La spesa totale prevista raggiungerebbe quindi gli 85,2 miliardi: di questi 65,3 miliardi per l’energia elettrica e 19,9 miliardi per il gas. Tali stime provengono dall’Ufficio studi della CGIA e si basano sull’ipotesi di un prezzo medio dell’energia elettrica nel 2025 fissato a 150 euro per MWh e del gas a 50 euro per MWh; mantenendo così un rapporto di tre a uno tra le due tariffe come osservato nei bienni precedenti. Per quanto concerne i consumi energetici si fa riferimento ai dati del 2023 con l’assunzione che essi rimangano costanti nei successivi due anni. Analizzando questo ulteriore onere stimato in 13,7 miliardi di euro per quest’anno risulta evidente che quasi 9,8 miliardi (+17,6% rispetto al 2024) riguarderebbero l’energia elettrica mentre i restanti 3,9 miliardi (+24,7%) il gas.

•     Rischiamo la stagflazione?

Le conseguenze dell’aumento delle bollette potrebbero gravare pesantemente sui bilanci sia delle imprese sia delle famiglie. Tuttavia esiste un ulteriore aspetto negativo da considerare: similmente ai primi anni post-Covid potremmo assistere a un’impennata dei prezzi del gas e dell’energia capace di generare spirali inflazionistiche molto pericolose, facendo crollare i consumi interni che sono il pilastro portante su cui si basa la nostra economia. È fondamentale ricordare che durante il biennio 2022-2023 la crisi energetica ha fatto impennare il caro vita, determinando una sostanziale erosione del potere d’acquisto per lavoratori dipendenti e pensionati; senza trascurare l’incremento dei tassi d’interesse che ha ostacolato investimenti e crescita del PIL. Pertanto, l’effetto combinato della possibile recrudescenza della crisi economica che sta interessando molti paesi europei, unitamente all’introduzione dei dazi e a una possibile nuova fiammata inflazionistica scatenata dal caro energia, potrebbe condurre il Paese verso condizioni di stagflazione caratterizzate da una crescita del PIL attorno allo zero, accompagnato da livelli elevati d’inflazione.

·       Difendere i consumi e spendere bene tutti soldi del Pnrr

Per scongiurare questa situazione così complessa cosa dobbiamo fare? Sperando nella “clemenza” del Presidente Trump, per contrastare efficacemente il rallentamento economico in corso, in primo luogo dobbiamo evitare il crollo dei consumi interni, obbiettivo che potrebbe non essere conseguito se l’inflazione dovesse tornare a crescere. Pertanto, è necessario introdurre a livello europeo un tetto al prezzo del gas che andrebbe a smorzare qualsiasi spinta speculativa. In secondo luogo è necessario spendere bene ed entro la scadenza (31 agosto 2026) le risorse del Pnrr ancora a nostra disposizione; praticamente 130 miliardi di euro. Secondo la BCE, l’utilizzo di tutti i prestiti e le sovvenzioni che ci sono stati erogati da Bruxelles farà aumentare in via permanente il nostro Pil nello scenario migliore dell’1,9 per cento fino al 2026 e dell’1,5 per cento fino al 2031 rispetto a un Pil senza questi speciali sostegni post-pandemici.

·        Rincari top al Nord: in particolare in Lombardia, Emilia Romagna e Veneto

A livello regionale, visto che la maggioranza delle attività produttive e commerciali sono ubicate al Nord, i rincari relativi al 2025 di luce e gas interesseranno, in particolare, le aree che presentano i consumi maggiori: vale a dire la Lombardia con un aggravio di 3,2 miliardi di euro, l’Emilia Romagna con +1,6 miliardi, il Veneto con +1,5 e il Piemonte con +1,2. Sull’incremento di costo previsto per quest’anno che, ricordiamo, a livello nazionale dovrebbe essere pari a 13,7 miliardi, 8,8 (pari al 64% del totale), saranno in capo alle aziende settentrionali.

·        Più cara l’energia del gas

Come dicevamo più sopra, la variazione di spesa rispetto l’anno scorso interesserà maggiormente l’energia elettrica del gas. Gli imprenditori pagheranno le bollette elettriche 9,8 miliardi in più e del gas solo, si fa per dire, 3,9 miliardi. Per l’elettricità gli incrementi più significativi riguarderanno sempre il Nord, in particolare la Lombardia con 2,3 miliardi aggiuntivi, il Veneto con +1 miliardo e l’Emilia Romagna con +986 milioni. Il settentrione dovrebbe farsi carico di oltre il 61 per cento dell’incremento di costo. Per quanto concerne il gas, invece, i costi aggiuntivi interesseranno soprattutto la Lombardia con +887 milioni, l’Emilia Romagna con +660 milioni e il Veneto con +480 milioni. Dei 3,9 miliardi di rincari relativi alle bollette del gas, 2,8 miliardi (pari al 70,8% del totale) dovrebbero gravare sulle imprese del Nord.


LEGGI ANCHE

“Vuoi giustizia, paga!”: avvocati contro la riforma del contributo unificato

Ha sollevato forti preoccupazioni nell'avvocatura romana la riforma del contributo unificato introdotta dall'ultima legge di bilancio, che subordina al pagamento del contributo stesso, l'iscrizione della…

I super-occhiali della Polizia di Arezzo non piacciono al Garante della privacy

È stata aperta un’istruttoria dall’autorità Garante della privacy nei confronti del comune di Arezzo, che qualche giorno fa aveva annunciato la volontà di fornire agli…

Italia, ritorno alle miniere: litio, grafite e terre rare nella nuova corsa ai minerali strategici

Dopo trent’anni di abbandono, ripartono le esplorazioni minerarie nel nostro Paese. Caccia a litio, grafite, antimonio e terre rare per l’industria hi-tech ed energetica. Ma…

Tensione tra il Consiglio Superiore della Magistratura e Nordio

ROMA – Il conflitto tra il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) ha raggiunto nuovi livelli di tensione, alimentato da dichiarazioni scontrose e richieste di intervento istituzionale. A scatenare la reazione del CSM sono state le affermazioni rilasciate da Nordio in Senato lo scorso mercoledì, in cui ha definito i pubblici ministeri come “super-poliziotti senza controllo” e accusato alcuni di loro di pratiche poco trasparenti, come “clonazioni di fascicoli” e “indagini occulte e eterne”.

Le parole del Ministro hanno sollevato una vera e propria tempesta all’interno del CSM, che ha deciso di avanzare una richiesta ufficiale per l’apertura di una “pratica a tutela dell’ordine giudiziario”. I membri del CSM, in un documento firmato da ventuno consiglieri, hanno espresso preoccupazione per la lesione al “prestigio e alla credibilità” dell’istituzione, accusando il Ministro di aver diffuso “generalizzazioni improprie e gratuite” che danneggiano la reputazione e l’indipendenza della magistratura.

Il CSM, infatti, ha ritenuto le parole di Nordio come un attacco diretto non solo ai magistrati ma anche alla funzione stessa della giustizia, definendo le accuse come un “comportamento lesivo dell’indipendenza dell’esercizio della giurisdizione”. In questo clima teso, si invoca una protezione maggiore per l’ordine giudiziario, sollecitando l’apertura di una pratica sotto l’articolo 36 del regolamento, con l’intento di salvaguardare l’autonomia della magistratura.

Non sono mancate le reazioni politiche a questa escalation. Il senatore Enrico Aimi (area Fl) ha controbattuto, ribadendo che il CSM non può considerarsi la “Terza Camera” e che le dichiarazioni di Nordio sono semplicemente una risposta alla necessità di una riforma che possa ridurre le “correnti” all’interno delle procure. D’altra parte, il governo ha mostrato segni di imbarazzo, con alcuni esponenti di Palazzo Chigi che hanno criticato l’approccio aggressivo di Nordio, ritenendo che un simile scontro possa danneggiare l’immagine dell’esecutivo.


LEGGI ANCHE

“Innocenti”, viaggio nell’Italia degli errori giudiziari: 100 mila vite rovinate e un miliardo speso in risarcimenti

Nel libro-inchiesta di Benedetto Lattanzi e Valentino Maimone i numeri choc di una giustizia che sbaglia: centomila persone detenute ingiustamente negli ultimi trent’anni. Tra drammi…

auto parcheggiate

Addio alle strisce bianche? La Cassazione dice no agli spazi di sosta gratuita obbligatori

Una nuova sentenza della Corte di Cassazione chiarisce l'obbligo di riservare spazi di sosta gratuiti nelle città.

interruzione gravidanza

Cassazione | Interruzione di gravidanza consensuale ma illecita: precisazioni e quadro normativo

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 19596 del 16 maggio 2024, ha affrontato il delicato caso di una donna che aveva interrotto la…

Il CNF critica la protesta dell’ANM: “Serve dialogo, non gesti eclatanti”

Il Consiglio Nazionale Forense (CNF) prende posizione in merito alla protesta dell’Associazione Nazionale Magistrati (ANM), che ha annunciato l’intenzione di abbandonare le cerimonie di inaugurazione dell’anno giudiziario durante gli interventi del Ministro della Giustizia e dei suoi rappresentanti.

Questa manifestazione, organizzata come gesto plateale per dissentire su scelte che spetteranno al Parlamento e, successivamente, al giudizio popolare attraverso il referendum, è stata giudicata dal CNF come un’iniziativa che non può passare inosservata.

Il CNF richiama al rispetto dei valori costituzionali che dovrebbero unire, anziché contrapporre, avvocatura e magistratura. Tra questi, il principio di eguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, cardine dell’autonomia e indipendenza della magistratura.

“L’avvocatura continuerà a rispettare e difendere i principi costituzionali, indipendentemente dalle decisioni che Parlamento e cittadini assumeranno. È nostro dovere e tradizione difendere l’eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge e garantire che le parti, all’interno del processo, siano uguali davanti al giudice,” dichiara il CNF, ribadendo il proprio impegno istituzionale.

Il Consiglio invita la magistratura a tornare a un dialogo costruttivo, abbandonando posizioni che rischiano di compromettere il rispetto dovuto alle istituzioni della Repubblica, incluse le loro articolazioni nei distretti delle Corti d’Appello. Solo attraverso un confronto rispettoso e collaborativo si potranno affrontare le sfide della giustizia e garantire i diritti fondamentali dei cittadini.


LEGGI ANCHE

Ecco come difendere l’anonimato online

Oggigiorno, su Internet sembra essere molto difficile mantenere l’anonimato. Tuttavia, con un paio di escamotage, è possibile nascondere la propria identità online. Prima di tutto,…

Trump, archiviati quasi tutti i suoi guai giudiziari

L’immunità presidenziale e i tempi legali lasciano aperte poche questioni in sospeso

Avvocati, il CNF ribadisce: la buona fede non cancella l’illecito disciplinare

Secondo la sentenza n. 393/2024 conta la volontarietà della condotta, non l’intenzione o le condizioni soggettive dell’incolpato

Giustizia in crisi: dagli uffici dei giudici di pace alla digitalizzazione

La giustizia italiana vive un momento critico su più fronti. Nonostante i progressi, corti d’appello e tribunali sono ancora distanti dal raggiungimento degli obiettivi PNRR previsti per il giugno 2026. Ma il problema non si limita a questo: emergono segnali preoccupanti anche negli uffici dei giudici di pace, nelle carenze di personale giudiziario e nelle difficoltà legate alla digitalizzazione del sistema.

Secondo i dati del terzo trimestre 2024 del Ministero della Giustizia, le pendenze civili nei giudici di pace hanno raggiunto quota 907.126, con un aumento dell’11,7% rispetto all’anno precedente. Solo il 37% dei giudici previsti è in servizio, mentre il personale amministrativo è deficitario del 25%. Questa situazione preoccupa in vista dell’ampliamento di competenze previsto per ottobre 2025, quando il valore delle cause per beni mobili salirà fino a 30mila euro e a 50mila euro per i risarcimenti da incidenti stradali. A ciò si aggiunge una possibile ulteriore estensione con valori raddoppiati, ora in discussione al Senato.

Un timido segnale positivo arriva dal reclutamento di nuovi magistrati: grazie ai concorsi in corso, la scopertura degli organici, oggi al 15%, dovrebbe raggiungere livelli fisiologici entro il 2027. Tuttavia, la situazione del personale amministrativo resta critica: la scopertura supera il 25%, e i tribunali si reggono sull’operato dei funzionari dell’ufficio per il processo, il cui contratto è però a termine fino al 30 giugno 2026. Il futuro di queste figure, nonostante la previsione di assunzioni, rimane incerto.

Sul fronte della digitalizzazione, la situazione è altrettanto complessa. Le difficoltà nell’informatizzazione degli uffici minorili e l’avvio del processo penale telematico dimostrano la mancanza di personale tecnico interno e una scarsa trasparenza su priorità e progetti. Il rischio è di delegare tutto a società private, con potenziali problemi per la sicurezza dei dati e l’indipendenza della giurisdizione.

Infine, il progetto nazionale Next Generation UPP, che avrebbe potuto rappresentare una svolta grazie al contributo di università e uffici giudiziari, sembra essere stato accantonato, sprecando risorse e idee innovative.


LEGGI ANCHE

Abedini torna libero: Nordio blocca l’estradizione e l’ingegnere iraniano vola a Teheran

Revocata la custodia cautelare: “Nessun presupposto per l’estradizione”. L’Iran ringrazia per la cooperazione.

equo compenso

Equo Compenso 2020

Qualche giorno fa Chiara Gribaudo, responsabile del Dipartimento del lavoro del PD, ha presentato un emendamento cofirmato da Andrea Orlando, vicesegretario DEM ed ex ministro…

L’UE rafforza la sua cibersicurezza con la crittografia post-quantistica

Una tabella di marcia e un calendario per adottare una forma più complessa di cibersicurezza, la cosiddetta crittografia post-quantistica. Basata su algoritmi complessi, si tratta…

Consiglio dell’Ordine di Milano: gli Ordini forensi non soggetti al Codice dei contratti pubblici

Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Milano, nella seduta del 16 gennaio 2025, ha deliberato la non applicabilità del Codice dei contratti pubblici agli Ordini forensi, sottolineando che, sebbene ogni Ordine possa volontariamente adottare procedure pubbliche, è necessario garantire trasparenza e rispetto delle norme anticorruzione.

In linea con una precedente deliberazione dell’Unione Lombarda degli Ordini Forensi, il Consiglio ha inoltre auspicato un intervento legislativo. Due le richieste principali:

  1. Una modifica del Codice dei contratti pubblici che confermi l’esclusione esplicita degli Ordini professionali.
  2. Un aggiornamento del terzo comma dell’articolo 24 della legge n. 247/2012, per precisare l’autonomia patrimoniale e gestionale degli Ordini forensi, senza subordinazione alle amministrazioni pubbliche, salvo norme specifiche.

Il Presidente dell’Ordine di Milano hanno dato mandato di trasmettere la delibera ai Ministeri della Giustizia e delle Infrastrutture, al Consiglio Nazionale Forense e ad altri organismi forensi, avviando ulteriori iniziative per raggiungere gli obiettivi prefissati.


LEGGI ANCHE

Giudice condanna Facebook a riaprire l’account di un complottista

Tribunale di Venezia riapre un profilo Facebook chiuso per disinformazione sulla pandemia Il caso risale all’estate scorsa: un profilo della piattaforma Facebook – ora Meta – postava un link ad un articolo in cui si negava la pandemia. Quindi, il social network seguiva…

Al via le norme tecniche per i portafogli europei di identità digitale transfrontalieri

Gli utenti avranno il controllo sulle informazioni da condividere e la progettazione dei portafogli non prevede nessun tipo di tracciamento o profilazione. Previsto anche un…

Veneto in bilico, occhi puntati sulle Marche

Il centrodestra rinvia la scelta del candidato governatore: la Lega rivendica il primato, Forza Italia frena, Fratelli d’Italia osserva l’esito del voto marchigiano. Intanto Acquaroli…

Recupero ex carcere borbonico di santo Stefano: accordo tra Ministero e governo

 Il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) contribuirà in maniera significativa alle attività e alla promozione del polo culturale che sarà realizzato nell’ex carcere di Santo Stefano-Ventotene (LT), chiuso nel 1965. È quanto prevede l’Accordo di partenariato tra il Ministero della Giustizia – Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e il Commissario straordinario del governo per il recupero dell’ex carcere borbonico, firmato dal Capo del DAP facente funzioni Lina Di Domenico e dal Commissario straordinario Giovanni Maria Macioce.

Il progetto è regolato dal “Contratto Istituzionale di Sviluppo” (CIS Ventotene), sottoscritto nel 2017, che prevede un insieme articolato di interventi finalizzati al recupero dell’intero complesso in chiave culturale, museale e didattico-formativa con uno stanziamento di 70 milioni di euro. Dopo le difficoltà legate alla pandemia, il progetto di recupero e valorizzazione è finalmente entrato in una fase concreta grazie al coordinamento del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano.

Tra gli obiettivi del progetto, che prevede la creazione di un Museo e di una Scuola di alta formazione, anche quello di restituire alla memoria collettiva l’evoluzione della cultura carceraria e della concezione della pena, in uno fra i primi edifici carcerari al mondo ad essere stati costruiti secondo i principi del Panopticon enunciati dal filosofo inglese Jeremy Bentham.

“Il contributo del DAP riguarderà diversi aspetti”, spiega Lina Di Domenico: “fra questi, l’acquisizione di contenuti artistici realizzati da persone in esecuzione penale da esporre nel Museo che sarà costruito presso il carcere borbonico. Ringrazio il Commissario straordinario per aver voluto questo accordo che cade nel 50° anniversario della riforma dell’Ordinamento Penitenziario, che proprio a Santo Stefano-Ventotene, alla metà degli anni ’50, fu anticipata dall’avvio di una illuminata sperimentazione sul recupero delle persone detenute da parte del direttore Eugenio Perucatti, animato dall’intento di perseguire gli obiettivi del terzo comma dell’art. 27 della Costituzione”.

“Fin dall’inizio del mio mandato – sottolinea Giovanni Maria Macioce – in collaborazione con la mia Struttura, abbiamo ritenuto fondamentale utilizzare parte degli spazi del futuro Museo per creare un luogo simbolico dove raccontare la storia passata dell’ex carcere, ma anche il presente e il futuro dei luoghi della pena. In linea con i principi di Progettazione universale e con ICOM, il Museo di Santo Stefano contribuirà alla crescita culturale della comunità e alla sensibilizzazione delle giovani generazioni a cui il polo culturale di Santo Stefano è dedicato”.

Con l’accordo odierno, il Ministero della Giustizia si aggiunge alle Istituzioni che hanno sottoscritto il CIS Ventotene: oltre alla Presidenza del Consiglio, il Ministero della Cultura, il Ministero della Sicurezza energetica, la Regione Lazio, il Comune di Ventotene, l’Area Marina Protetta/Riserva Naturale Statale e l’Agenzia del Demanio.


LEGGI ANCHE

atto in pdf da scansione è valido ai fini della notifica

L’atto in pdf da scansione è valido ai fini della notifica

La terza sezione civile della Corte di Cassazione ha emesso una sentenza, la 532/2020, particolarmente interessante ai fini del processo telematico poiché indica che un…

mediazione stretta di mano

Giustizia; Gallo (Ocf): “Il Ministero della giustizia cancelli le faq sugli organismi di mediazione dal proprio sito e apra confronto con le rappresentanze dell’avvocatura”

Il Ministero della Giustizia minaccia di sospendere le attività degli Organismi di Mediazione, con il rischio di paralizzare le mediazioni in corso in danno dei…

donne giovani avvocati

Boom di donne tra i giovani avvocati: ma non diminuisce il gender gap

Secondo i dati dell’Associazione italiana avvocati d’impresa, le donne hanno superato gli uomini tra i giovani avvocati. Permangono, tuttavia, alcune problematiche.   Dichiara Antonello Martinez,…

Iso 27017
Iso 27018
Iso 9001
Iso 27001
Iso 27003
Acn
RDP DPO
CSA STAR Registry
PPPAS
Microsoft
Apple
vmvare
Linux
veeam
0
    Prodotti nel carrello
    Il tuo carrello è vuoto