L’Associazione Magistrati della Corte dei Conti: ferma opposizione al progetto di riforma Foti

Roma, 29 ottobre 2024 – L’Associazione Magistrati della Corte dei Conti (AMCC) esprime una netta opposizione al disegno di legge Foti, che secondo i magistrati “svuota di sostanza le funzioni della Corte dei conti”, istituzione che la Costituzione designa come garante del bilancio pubblico. L’Assemblea dell’AMCC, convocata in modo permanente, ha proclamato lo stato di agitazione dei magistrati e lanciato un appello al Parlamento per riaprire il dialogo e promuovere una riforma condivisa.

La proposta, spiegano i magistrati, non risolve il problema della “paura della firma”, cioè il timore di incorrere in sanzioni per responsabilità contabile, ma minaccia di compromettere il ruolo della Corte. L’AMCC chiede che il legislatore istituisca una commissione di studio per valutare attentamente gli effetti del disegno di legge e che si adottino le modifiche già avanzate dall’associazione presso le Commissioni parlamentari competenti.

I punti critici della riforma

La proposta di legge, ufficialmente denominata AC. 1621, mira a modificare le responsabilità della Corte dei conti nelle sue funzioni di controllo e consulenza, ma secondo l’AMCC presenta diverse problematiche:

  • Riduzione della responsabilità per danno erariale: La proposta prevede esenzioni di responsabilità che, di fatto, trasferirebbero ai cittadini l’onere economico per danni causati da atti sottoposti a controllo preventivo. Tale esenzione coprirebbe anche documenti “collegati”, ampliando la portata delle esenzioni.
  • Modifica del regime sanzionatorio per dirigenti e dipendenti infedeli: Il testo introduce un sistema di risarcimento danni che non considera il danno effettivo, ma si basa sul reddito del dipendente, limitando la possibilità di recuperare integralmente le perdite subite dallo Stato.
  • Espansione dell’attività consultiva: L’aumento dei pareri richiesti alla Corte viene percepito come un’interferenza nella gestione amministrativa, rischiando di trasformare la Corte in un “co-gestore” delle attività pubbliche.
  • Accentramento delle procure regionali: La proposta prevede l’accorpamento delle sezioni regionali e un’ulteriore centralizzazione che, secondo i magistrati, potrebbe compromettere il presidio di legalità sul territorio.

Le richieste dell’AMCC

L’Associazione Magistrati della Corte dei Conti ha delineato una serie di richieste per garantire che le modifiche legislative non intacchino il ruolo costituzionale della Corte:

  1. Mantenimento della natura risarcitoria della responsabilità amministrativa, permettendo allo Stato di recuperare interamente il danno subito.
  2. Superamento dello “scudo erariale” e ripristino della responsabilità per colpa grave, come stabilito dalla Corte Costituzionale.
  3. Controllo preventivo senza esenzioni da responsabilità oltre i profili esaminati dalla Corte, per assicurare l’accountability pubblica.
  4. Limitazione dell’attività consultiva a interpretazioni normative di contabilità pubblica, evitando che la Corte venga coinvolta nei casi specifici della gestione amministrativa.

L’Assemblea, che resta convocata in modo permanente, chiede al Parlamento di accogliere queste proposte di modifica, ribadendo la necessità di una riforma ponderata che preservi il ruolo della Corte dei conti come custode della finanza pubblica e ne garantisca l’autonomia.


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CNF: offensive le espressioni “faccia di bronzo” e “demenziale” per riferirsi alla controparte

Il Consiglio Nazionale Forense, con la sentenza n. 220 del 27 | 2024 (presidente facente funzione Corona, relatore Rivellino), ha stabilito che l’uso di espressioni come “faccia di bronzo” e “demenziale” rivolte alla controparte costituisce violazione dell’articolo 52 del Codice Deontologico Forense. Secondo il CNF, il diritto degli avvocati di sostenere le proprie ragioni non giustifica il ricorso a termini “esorbitanti e gratuitamente offensivi”, i quali violano i doveri di probità, dignità e decoro richiesti dall’ordinamento.

L’impiego di un linguaggio canzonatorio, come riferirsi alla controparte definendola “faccia di bronzo” o descrivere la tesi avversaria come “demenziale”, rappresenta un comportamento non conforme al decoro professionale. Il CNF sottolinea che anche un tono appassionato nell’esposizione delle proprie posizioni non deve trasgredire le norme di rispetto reciproco, essenziali alla figura dell’avvocato.

Questa decisione ribadisce l’importanza di mantenere un linguaggio sobrio e rispettoso, evitando espressioni che, sebbene possano nascere dall’ardore della difesa, rischiano di ledere la dignità della professione legale.


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I Funzionari giudiziari contro la proposta della CGIL: “Demansionamento inaccettabile”

I Funzionari del comparto giustizia, riuniti in un’associazione spontanea, hanno espresso “profonda preoccupazione” e ferma opposizione alla recente proposta avanzata dalla CGIL durante le trattative per la contrattazione integrativa. Secondo i Funzionari, la proposta sindacale rischia di portare a un drastico e immotivato declassamento del loro ruolo, accostandoli a mansioni tipiche del personale di livello inferiore, appartenente alla famiglia professionale degli Assistenti.

La CGIL, con questa iniziativa, mirerebbe a rispondere alle esigenze di una minoranza di dipendenti, ma il risultato sarebbe devastante per il riconoscimento professionale dei Funzionari giudiziari. “Anziché valorizzare l’esperienza e le competenze tecniche che rendono possibile la gestione degli uffici giudiziari,” sottolinea l’associazione, “si provocherebbe un arretramento delle loro funzioni, compromettendo la già fragile struttura organizzativa degli uffici, appesantita da carichi di lavoro rilevanti e difficoltà operative.”

A destare sconcerto è il fatto che una tale proposta provenga da un’organizzazione sindacale, e non dall’Amministrazione. I Funzionari evidenziano che la proposta CGIL non rispetta i principi di equità e valorizzazione delle risorse umane che dovrebbero guidare qualsiasi trattativa, violando inoltre l’impianto della Contrattazione Nazionale Funzioni Centrali.

L’associazione dei Funzionari giudiziari chiede, dunque, alla CGIL di ritirare la proposta e invita le altre parti coinvolte a dichiarare formalmente il loro dissenso, chiedendo all’Amministrazione di respingerla e di adottare soluzioni che rispettino e riconoscano il valore del lavoro dei Funzionari, anche attraverso prospettive di progressione economica e di carriera.

I Funzionari confidano in un approccio più lungimirante nelle prossime trattative, che tenga conto della qualità del servizio giudiziario e del rispetto della professionalità di tutti i lavoratori. “È necessario valorizzare esperienza e merito specifico, oltre al bagaglio formativo acquisito negli anni,” affermano, mantenendo la disponibilità ad intraprendere azioni per difendere la dignità del loro ruolo, incluse eventuali azioni legali.

Infine, vista la “insanabile frattura” con la rappresentanza sindacale di categoria, i Funzionari chiedono formalmente le dimissioni della coordinatrice della CGIL per il settore giustizia, giudicando che le sue azioni abbiano minato la fiducia riposta nella rappresentanza e nei principi di tutela dei diritti dei lavoratori che dovrebbero ispirarne l’operato.


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In ogni società con fondi pubblici un rappresentante del MEF

Roma – Con la nuova legge di bilancio arriva l’obbligo per le società che ricevono contributi pubblici di avere un rappresentante del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) nei collegi sindacali. L’articolo 112, intitolato “Misure di potenziamento dei controlli di finanza pubblica,” prevede che ogni società o ente che percepisca contributi superiori a 100.000 euro dovrà integrare i propri organi di controllo con un membro di nomina ministeriale.

L’obiettivo dichiarato è rafforzare il monitoraggio e il controllo dell’uso dei fondi pubblici, evitando sprechi e assicurando che le risorse siano destinate correttamente. Tale misura, si legge nella norma, permetterà di migliorare la trasparenza e di garantire che i contributi statali siano usati in conformità agli obiettivi stabiliti a livello nazionale ed europeo.

Chi è coinvolto e da quando

L’obbligo si applicherà a tutte le società di capitali (circa 30.000) e a enti privati come fondazioni, cooperative e associazioni che ricevano almeno 100.000 euro annui sotto qualsiasi forma di finanziamento pubblico. L’importo potrà variare in futuro e sarà determinato tramite un decreto del Presidente del Consiglio su proposta del MEF entro il 31 marzo 2025. La norma non sarà retroattiva: entrerà in vigore a partire dai contributi erogati dal 1° gennaio 2025.

I compiti dei rappresentanti del MEF

I sindaci e revisori nominati dal MEF avranno il compito di monitorare l’uso dei fondi pubblici e di fornire rapporti dettagliati alla Ragioneria Generale dello Stato. Le linee guida per tali attività saranno stabilite dallo stesso Ministero per garantire il rispetto delle normative comunitarie e degli obiettivi di finanza pubblica.

Possibili criticità e opinioni contrarie

Non mancano le critiche a questa novità. Alcuni esperti evidenziano il rischio di una “doppia gestione” in quanto la maggioranza dei collegi sindacali e dei revisori è già composta da figure professionali qualificate, come commercialisti e revisori legali. Inoltre, la norma potrebbe escludere le società con un solo sindaco o revisore, tipiche delle SRL, creando disparità di trattamento. Per una maggiore uniformità, alcuni suggeriscono di estendere il monitoraggio anche a questi enti tramite la semplice rendicontazione al MEF.


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Cripto: obbligo di identificazione anche per gli indirizzi auto-ospitati

Roma – Nuove misure antiriciclaggio in arrivo per il settore delle criptovalute. Il Consiglio dei ministri italiano ha approvato ieri lo schema di decreto legislativo che recepisce le disposizioni del Regolamento UE sulle cripto-attività, introducendo l’obbligo di identificazione per tutte le transazioni in criptovalute, incluse quelle che avvengono tramite indirizzi auto-ospitati.

Con questa normativa, sia il cedente che il cessionario delle cripto-attività dovranno essere identificati, insieme ai rispettivi eventuali titolari effettivi, anche se il trasferimento avviene senza intermediari o operatori regolamentati. Tale obbligo rappresenta una misura chiave per ridurre i rischi legati al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo, allineando l’Italia agli standard di trasparenza e sicurezza europei.

L’iniziativa si inserisce in un contesto più ampio di regolamentazione delle cripto-attività a livello comunitario, con l’obiettivo di garantire una maggiore tracciabilità delle operazioni e proteggere il mercato dalle attività illecite.


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Novità per il processo civile: con l’e-fattura arriva il decreto ingiuntivo

Roma – Nuove disposizioni e strumenti per rendere più snello ed efficiente il processo civile. È questo l’obiettivo del decreto legislativo correttivo della riforma Cartabia, approvato definitivamente ieri, 29 ottobre 2024 dal Consiglio dei ministri. Tra le novità, l’e-fattura diventa un documento sufficiente per ottenere un decreto ingiuntivo, semplificando così le verifiche preliminari e riducendo le difficoltà iniziali nelle cause civili.

Con questa modifica normativa, la fase introduttiva del processo civile viene ristrutturata per limitare i ritardi e gli errori che possono portare a falsi avvii. Parallelamente, cresce il ricorso alle notifiche via posta elettronica certificata (Pec), una misura che garantisce maggiore velocità e tracciabilità.

Un’altra importante novità riguarda l’uso del rito di cognizione semplificato, uno strumento pensato per ridurre i tempi del processo civile. Inoltre, quando ritenuta necessaria per la corretta comprensione della causa, sarà possibile sostituire la trattazione scritta con una pubblica udienza, a vantaggio di una maggiore trasparenza e chiarezza tra le parti.

La riforma mira quindi a rendere «più fluidi alcuni snodi» del processo, come dichiarato nel testo del decreto.


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Elezioni USA e social media: le misure delle Big Tech per proteggere il voto

Le elezioni presidenziali degli Stati Uniti rappresentano l’ultimo grande evento elettorale del 2024, un anno in cui oltre due miliardi di persone sono state chiamate alle urne in 76 Paesi. La posta in gioco è altissima, e i social media sono nuovamente al centro della scena come canale privilegiato per l’informazione, ma anche per il rischio di disinformazione. Le principali piattaforme social, da Meta a TikTok, fino a X (ex Twitter), hanno implementato misure significative per tutelare la sicurezza delle informazioni e la trasparenza del voto. Ecco le loro strategie per contrastare fake news e manipolazione dell’opinione pubblica.

Meta: continuità e innovazione contro la disinformazione

Meta, casa madre di Instagram e Facebook, ha sviluppato un complesso sistema di protezione basato su anni di investimenti e tecnologie di sicurezza. Oltre 40.000 dipendenti e 20 miliardi di dollari sono stati dedicati a proteggere la sicurezza dei contenuti sulle sue piattaforme. Per le elezioni americane del 2024, Meta ha rafforzato le iniziative già adottate per le presidenziali 2020 e le elezioni di metà mandato 2022, potenziando la rete di fact-checking e implementando strumenti per etichettare i contenuti generati dall’intelligenza artificiale.

Meta ha anche sospeso la pubblicità politica nell’ultima settimana di campagna e attivato notifiche per collegare gli elettori alle fonti ufficiali di informazione elettorale. Con il supporto di oltre cento partner di fact-checking nel mondo, la piattaforma monitora costantemente la diffusione di contenuti potenzialmente fuorvianti.

TikTok: alfabetizzazione mediatica e rigide policy sull’intelligenza artificiale

TikTok, piattaforma particolarmente popolare tra i giovani, ha introdotto il suo “US Elections Center”, un hub informativo pensato per garantire agli oltre 150 milioni di utenti americani informazioni verificate e notizie aggiornate. Notifiche e segnali visivi indirizzano gli utenti verso fonti affidabili, mentre spunte blu e etichette su account di politici e istituzioni contribuiscono a distinguere i profili ufficiali.

Per fronteggiare la sfida dei contenuti generati dall’AI, TikTok ha implementato norme severe che vietano contenuti manipolati che rappresentano in modo fuorviante personaggi pubblici. Creatori e utenti sono inoltre obbligati a etichettare i contenuti generati dall’AI, promuovendo la trasparenza. La piattaforma ha vietato la pubblicità politica a pagamento, impedendo ai politici di monetizzare i propri account.

X (ex Twitter): nuove etichette e policy di integrità civica

Sotto la guida di Elon Musk, X ha aggiornato le sue policy ad agosto 2023, introducendo un sistema di etichettatura per contrassegnare i contenuti ritenuti fuorvianti. Le nuove regole vietano l’uso della piattaforma per interferire nei processi elettorali, sebbene X specifichi che non tutte le informazioni inesatte sono considerate tentativi di manipolazione. Mentre Musk ha espresso pubblicamente il proprio sostegno a Donald Trump, le misure della piattaforma si concentrano sul blocco di contenuti falsi relativi ai dettagli operativi delle elezioni, come date e modalità di voto.

Le sfide delle Big Tech e l’AI

Con le innovazioni dell’intelligenza artificiale, il confine tra disinformazione e realtà si è fatto più sottile e difficile da individuare. I giganti della tecnologia sono dunque impegnati a stabilire standard tecnici per identificare i contenuti generati dall’AI, lavorando insieme a Google, Microsoft, Adobe, e altre realtà per evitare che l’AI venga usata in modo fraudolento.

Con milioni di utenti esposti ai messaggi elettorali, le Big Tech stanno scommettendo su un utilizzo responsabile delle proprie piattaforme. Se queste misure si riveleranno efficaci nel preservare l’integrità del voto, lo diranno i risultati. Per ora, resta chiaro l’obiettivo comune: mantenere i processi elettorali liberi dalla manipolazione, tutelando al contempo la trasparenza e l’affidabilità delle informazioni in un’era di cambiamenti tecnologici senza precedenti.


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Cybersicurezza: operazione di Eurojust smantella un malware per il furto di dati

Milano – Un’importante operazione internazionale, coordinata da Eurojust, l’Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione giudiziaria penale, ha portato alla chiusura di tre server che ospitavano “infostealer”, un tipo di malware specializzato nel furto di dati personali, largamente utilizzato per commettere crimini informatici su scala globale. La notizia arriva direttamente dall’Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione giudiziaria penale.

L’intervento ha visto la collaborazione di autorità di diversi Paesi, tra cui Paesi Bassi, Stati Uniti, Belgio, Portogallo, Regno Unito e Australia. I tre server, localizzati nei Paesi Bassi, sono stati chiusi e due domini sospetti sono stati sequestrati. L’operazione ha portato anche alla formalizzazione di accuse negli Stati Uniti e all’arresto di due persone in Belgio.

Gli infostealer coinvolti, identificati come RedLine e META, hanno preso di mira milioni di utenti in tutto il mondo. Tra i dati sottratti figurano nomi utente, password, indirizzi e-mail, numeri di telefono, portafogli di criptovaluta e cookie di sessione, informazioni che venivano poi rivendute a criminali informatici per attività illecite come il furto di denaro e operazioni di hacking.

L’operazione si è conclusa il 28 ottobre scorso, segnando un passo importante nella lotta contro la criminalità informatica. Per chi teme di essere stato vittima dei malware RedLine e META, una società di sicurezza ha messo a disposizione uno strumento online per verificare se i propri dati sono stati compromessi, fornendo inoltre indicazioni sulle azioni da intraprendere in caso di violazione.


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Omicidio Sharon Verzeni, minacce all’avvocato del reo confesso, solidarietà da AIGA

 L’AIGA (Associazione Italiana Giovani Avvocati) esprime solidarietà e vicinanza all’avvocato Giacomo Maj, difensore d’ufficio di Moussa Sangare, il trentunenne reo confesso dell’omicidio della giovane Sharon Verzeni, destinatario di una lettera di minacce per il solo fatto di svolgere la sua funzione di difensore. La donna stava rientrando a casa dopo una passeggiata notturna nella strada principale del suo paese, quando è stata colpita a morte da quattro coltellate.

“Tali atti intimidatori rappresentano un attacco non solo alla sua persona, ma a tutta la categoria e ai valori fondamentali della giustizia e del diritto di difesa”. Lo afferma Carlo Foglieni, presidente AIGA.

Per il presidente nazionale AIGA, “la violenza e le intimidazioni nei confronti degli avvocati non possono più essere tollerati, perché mirano a ledere l’autonomia e l’integrità del diritto costituzionale di difesa, pilastro essenziale della nostra democrazia”.

“Al collega Giacomo Maj, socio della sezione AIGA di Bergamo, rinnoviamo il nostro sostegno incondizionato”, spiega Foglieni. “Al tempo stesso, occorre rilevare una volta di più come venga portata avanti una illogica immedesimazione dell’assistito con il proprio difensore, che denunciamo da anni e che trova terreno fertile nella mediaticità dei processi. Un elemento che mina la sicurezza e l’indipendenza dei professionisti che devono, invece, sempre essere preservate”.


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Governo Meloni accelera sulla riforma della giustizia, focus sulla separazione delle carriere dei magistrati

Roma, 29 ottobre – La riforma costituzionale per la separazione delle carriere dei magistrati e la riorganizzazione del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) è una delle priorità del governo Meloni, con l’obiettivo di portarla a termine entro la fine della legislatura. Questo il messaggio del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che durante una riunione presso il Ministero della Giustizia ha incontrato i presidenti delle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia di Camera e Senato, rispettivamente Nazario Pagano (Forza Italia), Alberto Balboni e Ciro Maschio (Fratelli d’Italia), Giulia Bongiorno (Lega), insieme ai capigruppo dei partiti di maggioranza.

Una sfida complessa per la maggioranza

La missione affidata dal governo alla maggioranza si presenta ardua, poiché il calendario parlamentare è già colmo di appuntamenti cruciali entro fine anno. Prima della chiusura natalizia, infatti, si dovranno convertire in legge sette decreti e approvare la legge di Bilancio e il disegno di legge sulla concorrenza entro il 31 dicembre. La conferenza dei capigruppo della Camera, prevista per domani, stabilirà probabilmente la calendarizzazione della proposta di legge per novembre, in modo che il disegno di legge possa essere discusso in Aula a dicembre.

Il presidente della commissione, Nazario Pagano, dovrà trovare spazio per l’avanzamento del testo, conciliandolo con altri provvedimenti prioritari, tra cui il decreto flussi e la proposta di legge Foti, che prevede una riforma della giustizia contabile e delle funzioni di controllo della Corte dei Conti.

Riforma aperta a modifiche, ma solo con consenso di coalizione

Nordio ha spiegato che il testo della riforma non è “blindato” e che saranno possibili modifiche, purché concordate tra tutti i partiti della coalizione di governo. Finora, sono stati presentati circa 250 emendamenti, quasi esclusivamente dall’opposizione. La Lega, per voce di Igor Iezzi, ha depositato tre emendamenti per ribadire il principio della prevalenza della legge italiana su quella europea e limitare il potere dei giudici di disapplicarla, prevedendo solo la possibilità di interpellare la Corte costituzionale. Queste proposte nascono in risposta alla mancata convalida, da parte del tribunale di Roma, del trattenimento dei migranti in Albania, una decisione basata su una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Tuttavia, gli stessi emendamenti potrebbero essere dichiarati inammissibili già nella prossima settimana.

Incontro sui temi delle intercettazioni

La riunione sulla separazione delle carriere è stata preceduta da un altro incontro tra gli esponenti di maggioranza delle commissioni Giustizia, dedicato alle intercettazioni, un tema che resta al centro del dibattito per il suo impatto sulle indagini e sulla privacy.


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