L’identità digitale SPID rischia di essere spenta definitivamente

Ci sono due date cerchiate in rosso sul calendario: il 20 febbraio e il 23 aprile. La prima corrisponde all’incontro tra Agid e i gestori di SPID e la seconda combacia con lo scadere delle concessioni per SPID.

Il prossimo 20 febbraio, dunque, Agid e i gestori Spid affronteranno un tema importante, ovvero il futuro del servizio e la ripartizione dei costi, dato che le aziende autorizzate all’erogazione di SPID non sono più disposte ad affrontare da sole il carico economico.

L’hanno messo nero su bianco con una lettera inviata ad Agid a fine gennaio. Un ultimatum chiarissimo: o ci aiutate a livello finanziario, oppure noi non rinnoviamo le concessioni per SPID. E senza i gestori, il rischio è che SPID venga spento completamente.

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IL 2022 è stato un anno importantissimo per i servizi pubblici digitali nel nostro paese. Tuttavia, alla fine dell’anno, sono arrivate al loro capolinea la maggior parte delle convenzioni dei gestori SPID.

Noi non ci siamo accorti di nulla, dato che Agid ha deciso di prorogare la convenzione, portando la scadenza ufficiale, come riporta Wired, al prossimo 23 aprile.

A quanto pare a fine gennaio i gestori avevano fatto sapere di non aver intenzione di rinnovare il contratto, a meno che il governo non si fosse apprestato a modificare le regole di ingaggio e a discutere sui costi.

La maggior parte dei costi, infatti, è completamente a carico delle società autorizzate al rilascio delle identità digitali, che da tempo lamentano la cosa e richiedono sostegni al fine di mantenere in vita il sistema. Si stima che il servizio comporti l’esborso annuale di 50 milioni di euro, per un servizio che si rivolge a 12mila enti pubblici.

Le aziende prendono come punto di riferimento il Pnrr, nel capitolo dell’identità digitale, che prevede lo stanziamento di 600 milioni di euro. Tuttavia, i gestori si vedono contestare di non aver saputo ideare in tutti questi anni un modello di business per SPID in grado di camminare con le proprie gambe, senza aver necessità di rivolgersi alle casse dello Stato.

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Ricordiamo che lo scorso dicembre, Alessio Butti, sottosegretario all’Innovazione, non ha nascosto la volontà di puntare tutto sulla Carta d’Identità Elettronica.

Nel frattempo, in Europa si progetta un sistema comune d’identità digitale, che si basa su un’app attraverso la quale condividere solo i dati necessari. Per esempio, se devo dimostrare di essere maggiorenne, l’app mostrerà soltanto la mia data di nascita. SPID avrebbe tutte le carte in regola per diventare il veicolo nazionale sul quale basare il nuovo programma europeo.

Spiega Giorgia Dragoni, direttrice dell’Osservatorio Digital Identity: «Spegnere Spid sarebbe un errore, perché è uno strumento che funziona». Infatti, è uno dei maggiori casi di successo tra i sistemi di identità digitale nel panorama europeo, con «il 55% della popolazione italiana in possesso di SPID».

Il passaggio a SPID ha comportato degli investimenti pubblici da parte di enti locali e centrali, anche se «non è mai stata definita una strategia che prevedesse la collaborazione sinergica tra i due sistemi nazionali, SPID e Cie, anche per dinamiche di governance politica dei sistemi, mentre la coesistenza organica e sinergica di più soluzioni di identità digitale è ottimale per rispondere alle necessità di diversi gruppi di cittadini che hanno competenze digitali diverse».

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Agid ha confermato a Wired che sta lavorando al rinnovo delle convenzioni. Il 13 febbraio c’è stato un primo incontro, anche se non ha portato a nulla.

È prevista una riunione il prossimo 20 febbraio, per discutere dei costi che devono gestire i gestori SPID. Le aziende chiedono di muoversi al più presto; se così non fosse, rispediranno al mittente i contratti di rinnovo delle convenzioni, rischiando di spegnere definitivamente SPID.

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