crisi notai

Crisi di vocazioni anche tra i notai: soffrono soprattutto i giovani e le donne

Soffrono anche i notai. Secondo i dati diffusi dalla Cassa del Notariato riguardo le disparità in questa categoria si nota come lo stereotipo del notaio affermato e ricco debba essere aggiornato e declinato voce per voce.

Ci sono sempre meno atti notarili: si è passati dai 4,6 milioni del 2010 ai 3,9 milioni del 2022. Soffrono soprattutto i giovani e le donne: «Per un giovane sotto i 35 anni, nel primo anno di attività, il repertorio non supera i 20mila euro, e in alcuni casi, come nel 2020, si è fermato a poco più di 12mila euro», spiega il Presidente della Cassa del Notariato Vincenzo Pappa Monteforte.

Di certo, di fronte agli stipendi dei lavoratori dipendenti e agli incassi degli autonomi, il notaio registra introiti importati. Gli under 45, per esempio, nel 2022 hanno dichiarato un repertorio medio di 83mila euro, ovvero, oltre il doppio dei 37mila euro di reddito medio degli altri liberi professionisti.

Tuttavia, il confronto con il passato preoccupa: nel 2006, lo stesso giovane dichiarava più di 126mila euro di compensi. Nel giro di 15 anni, dunque, si è perso oltre un terzo del valore.

La crisi, in realtà, colpisce anche i senior, visto che nello stesso identico periodo tutti i notai over 45 hanno perso circa il 31% del valore del loro repertorio.

Alle donne va peggio

Alle donne va ancora peggio, con un gender pay gap che attraversa l’intera categoria, a prescindere dall’età. Sotto i 40 anni una donna, in media, guadagna 58mila euro, mentre un uomo ne guadagna 91mila.

Il divario si allarga all’apice della carriera: nella fascia d’età tra 50 e 59 anni, i notai uomini raggiungono 128.911 euro, mentre le colleghe donne 79.565: si tratta di una differenza del 40%.

I numeri parlano chiaro

Per Pappa Monteforte, «i numeri parlano chiaro. La categoria sta conoscendo i fenomeni del prepensionamento e del calo delle vocazioni, entrambi sinonimi di una sostanziale sconfitta del sistema notariato».

Si tratta di «tematiche che non possono essere analizzate senza riflettere sulla troppo diseguale ripartizione interna della ricchezza e sul payback, cioè sul tempo necessario per ripagarsi gli studi, comparando costi, mancati introiti e successiva crescita professionale, oramai anche nel notariato vicino ai 10 anni».

I notai di nuova nomina, nell’ultimo quinquennio, sono stati 757, 400 uomini e 357 donne, e rappresentano il 15% della popolazione notarile attiva al 31 dicembre 2022.

Conclude il presidente: «Dobbiamo trasmettere ai giovani notai un messaggio chiaro: solo muovendosi tempestivamente possono costruire un’età avanzata serena. La soluzione c’è già e si chiama pensione modulare. Attraverso una contribuzione complementare si permette a ciascun iscritto attivo di aumentare in misura volontaria la propria aliquota contributiva, al fine di ottenere una pensione più elevata».


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Nuovo Codice della Strada: stretta contro alcol e sostanze stupefacenti

Aggredisce e picchia il presidente di Commissione dopo essere stato bocciato all’esame da avvocato

modifiche codice della strada

Nuovo Codice della Strada: stretta contro alcol e sostanze stupefacenti

Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini ha presentato, durante una conferenza stampa, i contenuti di un DL sulla sicurezza stradale, che modifica il Codice della Strada, aumentando anche i casi in si prevede la sospensione della patente di guida.

Il testo deve ancora passare dal Parlamento per l’approvazione, dunque è probabile che venga modificato prima di essere approvato definitivamente.

Il DL si concentra molto sulla guida dopo aver assunto alcol o sostanze stupefacenti, e prevede che vengano aumentate le sanzioni previste per le persone che guidano dopo aver bevuto alcol. Inoltre, si stabilisce che chi assume sostanze stupefacenti e guida commetta un reato, anche se non è in uno stato di «alterazione psico-fisica».

Nel DL si prevede che, se una persona viene trovata a guidare in stato di ebbrezza con un tasso alcolemico superiore a 0.5 grammi per litro ma non superiore a 1,5, allora le verrà vietato di guidare dopo aver assunto alcol, a prescindere dalla quantità.

Inoltre, dovrà sottoporsi ad una visita medica per ottenere la revisione della patente e le sanzioni saranno aumentate di un terzo se verrà trovato a guidare di nuovo sotto l’influenza di alcol.

Nel DL si prevede l’utilizzo dell’alcolock, ovvero un dispositivo che impedisce che il veicolo parta se viene rilevato nel conducente qualsiasi tasso alcolemico.

La polizia stradale potrà prelevare la saliva di chi ritiene che stia guidando sotto effetto di sostanze stupefacenti, obbligatorio nel caso in cui avvenga un incidente.

Se i test preliminari fatti sul momento sono positivi, allora la polizia stradale potrà impedire la guida alla persona fermata, disponendo il fermo del veicolo e ritirando la patente, senza attendere esami di laboratorio. In questo caso la patente potrà essere sospesa dal prefetto fino a quando la persona non verrà sottoposta a visita medica.

Il testo del DL non è ancora stato diffuso, ma comprende delle misure riguardo bici e monopattini elettrici, sui dispositivi anti-abbandono per bambini con meno di tre anni e sull’utilizzo delle cinture di sicurezza anche per i passeggeri posteriori.

Salvini, nella conferenza stampa, ha dichiarato che sarà obbligatorio l’utilizzo del casco, così come la sottoscrizione di un’assicurazione per l’utilizzo dei monopattini elettrici. Inoltre, si è parlato anche di inasprimento delle sanzioni, con la sospensione della patente, per coloro che vengano trovati mentre utilizzano il cellulare alla guida.


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Aggredisce e picchia il presidente di Commissione dopo essere stato bocciato all’esame da avvocato

Arrivano le storie su Telegram!

avvocato aggredito dopo bocciatura esame

Aggredisce e picchia il presidente di Commissione dopo essere stato bocciato all’esame da avvocato

L’avvocato Antonio Lanfranchi ha denunciato sui social un grave episodio, che lo ha visto come protagonista. Infatti, l’avvocato sarebbe stato aggredito e brutalmente picchiato da un aspirante avvocato milanese di 35 anni.

Il giovane aveva partecipato alle selezioni per poter accedere alla professione: di fronte alla sua bocciatura, tuttavia, ha deciso di prendere a pugni e a morsi l’avvocato, presidente della quarta sottocommissione per gli esami di abilitazione alla professione forense.

L’aspirante avvocato ha provocato a Lanfranchi fratture alle costole, al naso e alla mascella. «Non si è capaci di fare autocritica, addossando agli altri la responsabilità dei propri insuccessi, in un contesto in cui fin dai banchi di scuola i ragazzi vengono difesi ad oltranza dai loro genitori anche di fronte a meritati giudizi negativi», dichiara l’avvocato.

«Stiamo alimentando una società di persone deboli, inadeguate nell’affrontare anche i più semplici ostacoli e, nello stesso tempo, stiamo sempre più diffondendo la cultura della violenza, dell’odio, dello scontro personale», prosegue.

Nel post Lanfranchi puntualizza: «Non sono solo le gravi ferite subite che mi addolorano, ma la deriva che interessa la nostra società e, in essa, la nostra professione. E mi addolorano i commenti, anche di qualche collega, che giudicando gli esami una farsa, quasi giustificano il gesto, biasimando chi si erge arbitrariamente a “professorone”».

«Non ritengo di potermi identificare in questa figura, avendo cercato sempre di svolgere il mio ruolo con modestia ed equilibrio e con grande rispetto per gli altri. Mi confortano, d’altra parte, gli attestati di solidarietà e di stima prevenutimi da tanti colleghi, magistrati, operatori…», conclude.

Il CNF ha diffuso una nota, nella quale «desidera esprimere la sua più profonda solidarietà all’avvocato messinese Antonio Lanfranchi, presidente di una commissione d’esame per l’abilitazione forense di Messina, che, nei giorni scorsi, è stato aggredito brutalmente di fronte al Tribunale da un aspirante avvocato che è stato successivamente arrestato. Il CNF biasima l’aggressione ed esorta a denunciare qualunque tipo di violenza in tutti i contesti. Il Consiglio Nazionale Forense si rivolge all’avvocato Lanfranchi con un messaggio di sostegno e solidarietà, augurandogli una pronta guarigione».


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Arrivano le storie su Telegram!

Da oggi si può ottenere la certificazione UNI 11871

telegram stories

Arrivano le storie su Telegram!

 

 

Mentre WhatsApp annuncia la funzione canali e un restyling grafico nella sua versione Beta, anche il CEO di Telegram, Pavel Durov, ha annunciato che a partire da luglio 2023 arriveranno le storie.

Le stories sono divenute note prima con Snapchat e poi sono diventate un must su Instagram e altre piattaforme di messaggistica. Ora, la funzione arriverà anche su Telegram.

Le storie su Telegram, secondo quanto anticipato da Durov, non erano previste, visto che la società si era detta contraria all’introduzione di una feature disponibile praticamente ovunque.

Tuttavia, gli utenti hanno cominciato a fare pressioni in questo senso, convincendo i gestori del servizio ad adottare la funzione. Funzioneranno nello stesso modo in cui funzionano su Instagram o su WhatsApp.

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Gli utenti potranno decidere a chi mostrare le Storie, se a tutti, se ad alcuni contatti, oppure ad amici intimi, aggiungendo didascalie oppure link al loro interno, taggando altri utenti Telegram oppure anche pubblicando contemporaneamente foto e video realizzati in pieno stile BeReal.

Sarà possibile anche salvare le Storie sul proprio profilo, al fine di renderlo più colorato oppure più informativo. Sarà inoltre possibile scegliere la durata della storia, tra 6, 12, 24 o 48 ore, oppure mostrarle in modo permanente sul profilo mettendole in evidenza, come su Instagram.

Durov specifica che i test interni hanno convinto il team di Telegram, che sta ultimando le prove prima del rilascio ufficiale della funzione. Il CEO crede che le storie segneranno «una nuova era su Telegram», che diventerà sempre più social.

L’annuncio è arrivato proprio quando le storie su YouTube sono state cancellate. L’azienda ha detto di volersi concentrare su altre funzioni, in particolar modo sugli Shorts: «A partire dal 26 giugno 2023, l’opzione non sarà più disponibile. Le storie che sono già pubblicate in quella data scadranno sette giorni dopo essere state originariamente pubblicate».


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Da oggi si può ottenere la certificazione UNI 11871

Intelligenza Artificiale: cosa rischiano gli Avvocati?

Certificazione UNI 11871

Da oggi si può ottenere la certificazione UNI 11871

Avvocati, commercialisti e contabili a partire da oggi, 27 giugno 2023, potranno ottenere la certificazione UNI 11871, certificazione di conformità per una moderna e corretta gestione degli Studi Professionali.

Con la Prassi di Riferimento UNI/PdR 146 presentata da ASLA, l’Associazione Italiana degli Studi Legali Associati, si definiscono i criteri e il regolamento secondo cui gli organismi di certificazione verificheranno se gli Studi rispondono positivamente ai criteri organizzativi, come la gestione dei rischi, la definizione di ruoli interni, la sostenibilità, la programmazione degli obiettivi, l’inclusione lavorativa e la tutela della diversità, tutti previsti dalla norma UNI.

A livello europeo, l’Italia è il primo Paese a dotarsi della Norma. Sottolinea il Presidente di ASLA, Giovanni Lega: «Occorre un’interpretazione di quello che è il mondo degli Studi Legali in Italia. Perché quando parliamo di creazione e protezione del valore, va compreso quello della sostenibilità, cioè della capacità della realtà che si andrà a certificare di sostenersi nel tempo. Per creare valore e proteggerlo bisogna cercare di avere delle strutture che alla base siano duratura, quindi ben organizzate».

Gli Studi che risulteranno conformi potranno esibire il marchio UNI-ASLA 11871, che testimonierà il loro impiego nell’ottimizzazione dei processi organizzativi. Tutto questo è possibile grazie a due bandi di finanziamento, per una somma totale complessiva di 1.5 milioni di euro, proposti da Cassa Forense, che verranno deliberati entro il prossimo luglio.

I bandi, destinati ad avvocati che esercitano la professione individualmente e agli studi legali associati, prevedono un contributo che andrà a coprire il 50% della spesa complessiva, sino ad un massimo di 5.000 euro.

Dichiara Valter Militi, il presidente della Cassa Nazionale Forense: «Con questo bando vogliamo aiutare e sostenere chi desidera approcciarsi alla professione in modo più strutturato e organizzato anche nel caso di singoli professionisti. Crediamo che questa Norma consentirà di fare un deciso passo in avanti nell’affermazione di quello che consideriamo un valore: il modello organizzativo, la struttura, la forma di uno Studio e le sue regole».

Si tratta di una norma pensata per far crescere gli Studi Professionali. Con i bandi di finanziamento, anche gli studi di più piccoli potranno dimostrare il loro valore, posizionandosi anche in maniera più competitiva sul mercato.

Inoltre, con la certificazione, gli studi diventeranno perfetti candidati per i luoghi di lavoro più attrattivi per i giovani talenti, che hanno bisogno sempre di più di un progetto e di una visione a cui aderire.

Gli studi che riusciranno ad ottenere la certificazione, per esempio, si impegnano nel promuovere le pari opportunità e l’inclusività dei loro professionisti, assicurandosi dei percorsi di formazione dedicati e una crescita interna, risaltando le individualità di tutti.

Anche la tutela della genitorialità rientra tra i vari principi valorizzati da questa norma. Oltre a tutto ciò, la certificazione di conformità risulterà utile per accedere ad incarichi professionali nell’ambito degli appalti, dei bandi di gara.

Al fine di facilitare l’applicazione della Norma UNI 11871, UNI ha organizzato il percorso formativo La nuova Norma UNI 11871 sugli studi professionali di avvocati e dottori commercialisti. Principi, attuazione e audit, che si terrà nei giorni 13, 20 e 27 settembre.

Per maggiori informazioni, potete cliccare sopra questo link.


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Intelligenza Artificiale: cosa rischiano gli Avvocati?

Tracciamento della posizione con AirTag di Apple: come proteggersi

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Ormai l’intelligenza artificiale ha bussato alle porte degli Studi Legali in veste di “facilitatore”, svolgendo per conto dell’avvocato ricerche giurisprudenziali, in particolar modo quelle più sofisticate.

È un gran bel vantaggio, e i presunti pericoli di estinzione della professione dell’avvocato, per il momento, non ci sono, visto che l’avvocato deve fornire istruzioni specifiche alle macchine.

L’intelligenza artificiale e altri strumenti di analisi sono senza dubbio accessori molto utili, forse indispensabili per poter esercitare al meglio la professione forense in quest’epoca digitale.

Con l’ormai inevitabile diffusione dell’intelligenza artificiale, comunque, non per forza gli avvocati verranno automaticamente sostituiti da laptop, pc, tablet o altri mezzi robotici.

Che cosa vogliamo dall’Intelligenza Artificiale?

Il digital lawyer è un avvocato o un esperto di diritto che ha anche la capacità di sovraintendere processi di ricerca, sviluppo, programmazione e analisi, utilizzando strumenti tecnologici, ed è vivo e vegeto, in carne ed ossa.

L’intelligenza artificiale, invece, è «un algoritmo in grado di analizzare, definire strategie e trarre conclusioni per completare compiti tipicamente eseguiti dagli esseri umani».

Ma che cosa vogliamo veramente dall’intelligenza artificiale e come sfruttare al meglio tutte le potenzialità di questi strumenti nell’ambito delle attività legali?

Strumenti utili, ma non perfetti

Negli Studi Legali, i software di intelligenza artificiale aiutano ad automatizzare le attività.

Se da un lato, tuttavia, tutto questo viene vissuto come un guadagno, visto l’aiuto nelle attività seriali, dall’altro ci si preoccupa che i software di intelligenza artificiale sostituiscano in tutto e per tutto gli avvocati, prendendo decisioni al posto loro.

La digital transformation e l’intelligenza artificiale potrebbero invece essere di grande aiuto, per ottimizzare il lavoro dello Studio e agevolare il passaggio dalla carta al digitale.

Secondo un rapporto pubblicato dal Thomson Reuters Institute, «la grande maggioranza degli Studi Legali intervistati afferma che l’Intelligenza Artificiale offre applicazioni utili nelle loro operazioni quotidiane».

Si tratta di uno strumento utile ma non perfetto, visto che richiede la supervisione dell’essere umano, che deve controllare tutte le risultanze prodotte dall’intelligenza artificiale. Dunque, nessuna sostituzione degli avvocati, almeno, non a breve.

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Un fattore fondamentale da prendere in considerazione nei lavori di routine è il risparmio di tempo, visto che questi sistemi impiegano pochi minuti per completare operazioni che richiederebbero giornate intere.

Soprattutto quando i fascicoli sono molto voluminosi, ecco che un sistema di intelligenza artificiale supporta in pieno l’avvocato, diventando un ausilio molto prezioso.


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Tracciamento della posizione con AirTag di Apple: come proteggersi

Sin dal momento della loro presentazione, è stato chiaro come gli AirTag di Apple potessero rappresentare una minaccia per la privacy.

Nel 2021, Apple ha deciso di lanciare il tracker Bluetooth a banda ultralarga: da un lato è stato accolto come metodo eccellente per poter ritrovare alcuni oggetti che utilizziamo ogni giorno, come chiavi, portafogli, valige e telecomandi della televisione; ma dall’altro, gli esperti di cybersecurity hanno prontamente sollevato qualche dubbio.

E infatti, l’utilizzo improprio e illecito degli AirTag non è tardato ad arrivare.

Dopo le tante segnalazioni di utilizzi illeciti degli AirTag arrivate alla polizia statunitense, sono stati diffusi avvertimenti sugli utilizzi criminali di questi dispositivi. Apple ha provveduto ad aggiornare la pagina di supporto dedicata agli AirTag fornendo maggiori informazioni e condannando l’utilizzo del dispositivo per tracciare le persone.

Leggiamo: «Se viene rilevato che un AirTag, un paio di AirPods o un accessorio nella rete Dov’è traccia illegalmente una persona, le forze dell’ordine possono richiedere a Apple tutte le informazioni disponibili a supporto delle indagini».

Segnali a cui prestare attenzione

Se avete un iPhone, in base al modello potete scoprire eventuali AirTag che vi stanno registrando. Se avete un modello con iOS 14.5 o con una versione più recente del sistema operativo, dovreste ricevere una notifica push ogni volta in cui un AirTag resta nelle vicinanze per un periodo di tempo troppo lungo.

Se clicchiamo sulla notifica, esiste la possibilità che gli AirTag emettano un suono, al fine di localizzare il dispositivo.

Esiste anche un’app per Android lanciata da Apple, che si chiama Trova Tracker: in questo caso dovranno essere gli utenti ad avviare la scansione per trovare eventuali AirTag nei dintorni.

Per Eva Galperin della Electronic Frontier Foundation, non è semplice capire perché la funzionalità dell’app sia limitata: «In realtà si tratta di una limitazione nel modo in cui funziona l’ecosistema e le app Android. Ho invitato Apple e Android a lavorare insieme per incorporare nel sistema operativo Android il livello di mitigazione che Apple fornisce in iOS, ma questo richiede molta cooperazione tra due gruppi che normalmente sono rivali».

Alcune guide per riuscire a ritrovare gli AirTag raccomandano di utilizzare uno scanner Bluetooth, ma per Galperin questo non è un metodo così affidabile per riuscire a rilevare i tracker Apple. «Ho provato a usare diversi scanner Bluetooth per rilevare gli AirTag, ma non funzionano sempre».

Come disattivare un AirTag

Se troviamo un AirTag, la prima cosa da fare per disattivarlo è rimuovere la batteria. Basterà capovolgere il dispositivo in modo tale che il lato con il logo Apple sia rivolto verso noi. Poi, basterà premere sul logo e ruotarlo in senso antiorario.

A questo punto, potremmo rimuovere il coperchio per estrarre la batteria. In ogni caso, come riportato nella pagina di supporto Apple, è bene rivolgersi alla polizia se temiamo di trovarci in pericolo.

Online si trovano tantissime storie di donne che denunciano episodi di stalking a causa degli AirTag. Tuttavia, per Galperin non è un problema soltanto femminile. «Lavoro con le vittime di abusi tecnologici da molti anni, e direi che circa due terzi delle vittime che vengono da me sono donne. Ma un terzo sono uomini. Sospetto che il numero sarebbe più alto se non ci fosse un tale pregiudizio legato all’essere vittima o sopravvivere a un abuso».


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Sanzione di 5.000 dollari per due avvocati che hanno utilizzato ChatGPT

Un giudice americano ha disposto una sanzione da 5.000 dollari agli avvocati Peter LoDuca e Steven Schwartz e al loro studio legale, poiché si sono affidati a ChatGPT per compilare la documentazione che è stata presentata in tribunale durante un dibattimento.

I fatti che sono stati citati dall’IA si sono rivelati completamente inventati. L’esito sembrerebbe piuttosto scontato, ma potrebbe costituire un precedente.

Secondo il giudice non c’è nulla di improprio nel ricorrere a ChatGPT o all’IA in generale nel mondo legale: tuttavia, gli addetti ai lavori devono sempre procedere alla verifica delle informazioni.

La tecnologia progredisce, ma gli avvocati devono svolgere correttamente il loro ruolo di controllo, al fine di garantire che i documenti siano veritieri e accurati.

Dunque, ai due avvocati è stata riconosciuta la colpa di non aver rispettato le proprie responsabilità, non tanto per aver fatto ricorso a ChatGPT, ma per non aver controllato se quanto affermato dal chatbot fosse vero.


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Batterie degli smartphone: cambiano le norme Ue

L’Unione europea ha deciso di accelerare riguardo le norme del Green Deal europeo, approvando un nuovo regime nei confronti delle batterie per smartphone.

Alla base del pacchetto troviamo la volontà di rendere i dispositivi più duraturi, più semplici da riparare ma soprattutto maggiormente efficienti dal punto di vista energetico.

Secondo le nuove norme Ue, i produttori di smartphone dovranno progettare batterie portatili «negli elettrodomestici in modo che i consumatori possano rimuoverle e sostituirle facilmente». Si tratta di una disposizione che renderà fuori norma gran parte dei device di oggi.

Apple fu il primo marchio che decise di rendere irraggiungibile il vano della batteria. Anche i marchi cinesi e coreani, per esempio, non consentono di estrarre le batterie dal corpo del device.

Agli albori della telefonia mobile, invece, tutti i cellulari permettevano all’utente di raggiungere il vano della batteria. Anzi: la batteria doveva essere necessariamente rimossa per inserire la Sim. Ciò consentiva al proprietario di non buttare il modello quando la batteria smetteva di funzionare, acquistandone una nuova e permettendo di allungare la vita del cellulare.

Addio al consumismo in materia di smartphone

Ora, l’Ue vuole frenare il consumismo che ruota intorno al mercato degli smartphone, che dipendono quasi unicamente della durata della batteria. In fin dei conti, si tratta di miniere di terre rare e di metalli essenziali per l’industria hi-tech, che sono tanto limitati quando difficili da estrarre.

Un iPhone, secondo l’American Chemical Society, contiene 16 terre rare su 17, anche se nell’insieme non superano l’1% del peso dell’intero dispositivo. In ogni singola batteria al litio per smartphone troviamo 1 grammo di terre rare e 3,5 grammi di cobalto.

Un cellulare, mediamente, è così composto: 11 grammi di ferro, 9 grammi di rame, 24 milligrammi d’oro, 250 milligrammi di argento, 1 grammo di terre rare, 9 milligrammi di palladio e 65 grammi di plastica.

What a Waste

Il problema sembra essere urgente, come confermato da un recente rapporto della Banca Mondiale, What a Waste 2.0: A Global Snapshot of Solid Management to 250, che stima come nel 2022 16 miliardi di cellulari siano stati sostituiti o gettati. Se andassimo a sovrapporli, otterremmo una torre con un’altezza di 50mila km, ovvero 6mila volte più alta dell’Everest.

L’Italia si classifica al primo posto come Paese Ue in cui si venera la tecnologia, nonostante la si differenzi meno. Totalizziamo il 39.4% per quanto riguarda la raccolta dei rifiuti elettronici, di fronte ad una media europea del 46.8%, che dista comunque dall’obiettivo del 65%.

Nuove norme Ue da rispettare per uno smartphone eterno

In ogni caso, le nuove disposizioni comunitarie prevedono che tutti gli elettrodomestici, i mezzi di trasporto leggeri, i veicoli elettrici e le batterie industriali ricaricabili dovranno essere messi in commercio con l’aggiunta di dichiarazioni obbligatorie per quanto riguarda l’impatto ambientale.

Secondo il regolamento sull’etichettatura energetica che è stato proposto dalla Commissione Ue, tablet e smartphone immessi sul mercato dovranno avere le informazioni riguardo l’efficienza energetica, la longevità delle batterie, l’indice di riparabilità, il livello di protezione da acqua e polvere e il grado di resistenza alle cadute accidentali.

Incluse anche le prescrizioni per quanto riguarda riparazione e smontaggio, come l’obbligo per i produttori di mettere a disposizione pezzi di ricambio essenziali entro 10 giorni e sino a 7 anni dal momento in cui il modello smette di essere venduto sul mercato europeo.


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Riconoscimento facciale: divieto fino al 2025

Approvato alla Camera il DL 51/2023, contenente l’estensione della moratoria riguardo i sistemi di riconoscimento facciale, che scadrà alla fine dell’anno.

Fino al prossimo 31 dicembre 2025 (in precedenza era stata fissata la data del 31 dicembre 2023), privati ed autorità pubbliche non potranno installare tecnologie di videosorveglianza dotate di sistemi di riconoscimento facciale nei luoghi pubblici. Il DL ora dovrà essere approvato anche dal Senato, passaggio che non dovrebbe incontrare grosse difficoltà, vista la precedente approvazione alla Camera.

Tuttavia, non era così scontata la conferma della moratoria visto che alla fine di aprile, il ministro dell’Interno Piantedosi aveva dichiarato che fosse necessario installare sistemi di riconoscimento facciale nei luoghi pubblici e altamente frequentati, al fine di garantire maggior sicurezza. «La videosorveglianza è uno strumento ormai unanimemente riconosciuto come fondamentale», aveva dichiarato.

«La sua progressiva estensione è obiettivo condiviso con tutti i sindaci. Il riconoscimento facciale dà ulteriori e significative possibilità di prevenzione e indagine». Non era scontato che l’estensione arrivasse sino al 2025, visto che molti sindaci avevano tentano di installare telecamere con il riconoscimento facciale. Tutti i tentativi, infatti, erano prontamente stati bloccati dal Garante della Privacy.

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La moratoria, di fatto, prevede un divieto esplicito, e senza alcuna possibilità di deroga, di installare sistemi di riconoscimento facciale sui cartelli pubblicitari o nei negozi. I Comuni, prima di installare le telecamere, dovranno richiedere il parere del Garante della privacy.

Tale moratoria, invece, non riguarda l’autorità giudiziaria, che non dovrà sottostare ad alcun controllo preventivo da parte del Garante, che dovrà fornire il proprio parere «salvo che si tratti di trattamenti effettuati dall’autorità giudiziaria nell’esercizio delle funzioni giurisdizionali nonché di quelle giudiziarie del pubblico ministero».

Come funzionano i sistemi di riconoscimento facciale

Il riconoscimento facciale utilizza un software che analizza le varie immagini sotto forma di pixel, ovvero dati che possono essere interpretati attraverso un modello matematico e confrontati con quelli che vengono ricavati da altre immagini, al fine di trovare una corrispondenza.

I modelli matematici funzionano meglio nel caso in cui abbiamo a propria disposizione una gran quantità di immagini, ottenute proprio grazie alle riprese effettuate dalle telecamere. La corrispondenza tra le immagini si ricava dai tratti esteriori di una persona, anche se in commercio troviamo software capaci di identificare un individuo soltanto dalla sua andatura.

Attivisti ed esperti di tecnologie, negli ultimi anni, hanno segnalato che tali sistemi non rispettano la privacy, vista l’assenza di chiare norme finalizzate alla regolamentazione dell’utilizzo dei dati. Non ci sono molte altre informazioni sul loro funzionamento e sul modo in cui vengono alimentati questi modelli matematici.

Limiti e discriminazioni

Secondo le analisi fatte nel corso degli ultimi anni su alcuni sistemi utilizzati negli USA, sono stati evidenziati molti limiti e discriminazioni.

Per il NIST, il National Institute of Standards and Technology, un organo governativo americano che studia gli algoritmi di riconoscimento facciale, gran parte dei software tende ad essere più accurata quando si tratta di riconoscere volti di maschi bianchi, rispetto a donne o persone nere.

Si tratta di errori causati dai database di riferimento. A seconda di come è composto un database cambia anche la precisione: se un database raccoglie principalmente volti di persone bianche e di maschi, il software riconoscerà più facilmente quelli.

In linea con l’Ai Act

In Italia, il primo Comune a provare ad installare le telecamere fu quello di Como. Nel 2019, infatti, l’amministrazione decise di mettere delle videocamere nel parco di via Tokamachi, al fine di controllare la zona che aveva ospitato, nel 2016, centinaia di migranti che si dirigevano verso il nord Europa.

Nel 2020, il Garante dichiarò il sistema illegittimo. Anche Udine tentò di installare la stessa tecnologia, ma anche qui il Garante bloccò tutto, così come bloccò il sistema SARI della Polizia Italiana.

La moratoria risulta essere allineata con l’Ai Act, recentemente approvato dal Parlamento europeo, che fissa tutta una serie di norme per quanto riguarda l’utilizzo dell’IA e del riconoscimento facciale.


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Servicematica

Nel corso degli anni SM - Servicematica ha ottenuto le certificazioni ISO 9001:2015 e ISO 27001:2013.
Inoltre è anche Responsabile della protezione dei dati (RDP - DPO) secondo l'art. 37 del Regolamento (UE) 2016/679. SM - Servicematica offre la conservazione digitale con certificazione AGID (Agenzia per l'Italia Digitale).

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