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Batterie degli smartphone: cambiano le norme Ue

L’Unione europea ha deciso di accelerare riguardo le norme del Green Deal europeo, approvando un nuovo regime nei confronti delle batterie per smartphone.

Alla base del pacchetto troviamo la volontà di rendere i dispositivi più duraturi, più semplici da riparare ma soprattutto maggiormente efficienti dal punto di vista energetico.

Secondo le nuove norme Ue, i produttori di smartphone dovranno progettare batterie portatili «negli elettrodomestici in modo che i consumatori possano rimuoverle e sostituirle facilmente». Si tratta di una disposizione che renderà fuori norma gran parte dei device di oggi.

Apple fu il primo marchio che decise di rendere irraggiungibile il vano della batteria. Anche i marchi cinesi e coreani, per esempio, non consentono di estrarre le batterie dal corpo del device.

Agli albori della telefonia mobile, invece, tutti i cellulari permettevano all’utente di raggiungere il vano della batteria. Anzi: la batteria doveva essere necessariamente rimossa per inserire la Sim. Ciò consentiva al proprietario di non buttare il modello quando la batteria smetteva di funzionare, acquistandone una nuova e permettendo di allungare la vita del cellulare.

Addio al consumismo in materia di smartphone

Ora, l’Ue vuole frenare il consumismo che ruota intorno al mercato degli smartphone, che dipendono quasi unicamente della durata della batteria. In fin dei conti, si tratta di miniere di terre rare e di metalli essenziali per l’industria hi-tech, che sono tanto limitati quando difficili da estrarre.

Un iPhone, secondo l’American Chemical Society, contiene 16 terre rare su 17, anche se nell’insieme non superano l’1% del peso dell’intero dispositivo. In ogni singola batteria al litio per smartphone troviamo 1 grammo di terre rare e 3,5 grammi di cobalto.

Un cellulare, mediamente, è così composto: 11 grammi di ferro, 9 grammi di rame, 24 milligrammi d’oro, 250 milligrammi di argento, 1 grammo di terre rare, 9 milligrammi di palladio e 65 grammi di plastica.

What a Waste

Il problema sembra essere urgente, come confermato da un recente rapporto della Banca Mondiale, What a Waste 2.0: A Global Snapshot of Solid Management to 250, che stima come nel 2022 16 miliardi di cellulari siano stati sostituiti o gettati. Se andassimo a sovrapporli, otterremmo una torre con un’altezza di 50mila km, ovvero 6mila volte più alta dell’Everest.

L’Italia si classifica al primo posto come Paese Ue in cui si venera la tecnologia, nonostante la si differenzi meno. Totalizziamo il 39.4% per quanto riguarda la raccolta dei rifiuti elettronici, di fronte ad una media europea del 46.8%, che dista comunque dall’obiettivo del 65%.

Nuove norme Ue da rispettare per uno smartphone eterno

In ogni caso, le nuove disposizioni comunitarie prevedono che tutti gli elettrodomestici, i mezzi di trasporto leggeri, i veicoli elettrici e le batterie industriali ricaricabili dovranno essere messi in commercio con l’aggiunta di dichiarazioni obbligatorie per quanto riguarda l’impatto ambientale.

Secondo il regolamento sull’etichettatura energetica che è stato proposto dalla Commissione Ue, tablet e smartphone immessi sul mercato dovranno avere le informazioni riguardo l’efficienza energetica, la longevità delle batterie, l’indice di riparabilità, il livello di protezione da acqua e polvere e il grado di resistenza alle cadute accidentali.

Incluse anche le prescrizioni per quanto riguarda riparazione e smontaggio, come l’obbligo per i produttori di mettere a disposizione pezzi di ricambio essenziali entro 10 giorni e sino a 7 anni dal momento in cui il modello smette di essere venduto sul mercato europeo.


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