Regno Unito: Intelligenza Artificiale al posto dell’Avvocato

Nel Regno Unito il primo caso in cui un’Intelligenza Artificiale ha sostituito gli avvocati. Potrebbe succedere anche in Italia, ma per controversie minori. In generale, le intelligenze artificiali cominciano ad entrare negli studi professionali e nelle aule giudiziarie, senza sostituirsi agli avvocati, ma aiutandoli.

Il procedimento non si è ancora tenuto. Riguarderà un caso dove l’imputato verrà assistito da DoNotPay, un’intelligenza artificiale, che si occuperà di una multa per eccesso di velocità.

La notizia è stata diffusa in modo ingannevole: le controversie che riguardano le contravvenzioni stradali, in realtà, prevedono l’ausilio delle intelligenze artificiali già da anni. Inoltre, in Italia, il termine imputato si riferisce soltanto ai processi penali.

Consulenza legale a basso costo

L’app DoNotPay è attiva da anni ed è in grado di fornire “consulenza legale” per le sanzioni stradali. Fornisce, a basso costo, strumenti per contestare multe – al posto di affidarsi ad un professionista, che in questo caso potrebbe risultare antieconomico.

DoNotPay si sostituisce all’avvocato, facendo risparmiare denaro alle persone. «E’ una cosa che riguarda il linguaggio, ed è quello che gli avvocati fanno pagare centinaia o migliaia di dollari l’ora», riferisce un portavoce a New Scientist.

«Ci saranno ancora molti bravi avvocati che potranno discutere davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo, ma molti avvocati stanno solo chiedendo troppi soldi per copiare e incollare documenti e penso che saranno sicuramente sostituiti, e dovrebbero essere sostituiti, da una macchina».

In estrema sintesi, possiamo dire che questo è il credo del creatore dell’app, Joshua Browder, ovvero un professore dell’Università di Standford, che ha deciso di inventare uno strumento per evitare di pagare tutte le multe che gli erano arrivate.

Non saranno i numeri a dire se il suo progetto potrà essere economicamente sostenibile su larga scala. Lo stabiliranno i giudici: Browder ha infatti dichiarato che pagherà le spese legali in caso di soccombenza.

Trovare una scappatoia

L’app di intelligenza artificiale, per prima cosa chiede al cliente qual è il suo problema legale. Poi, dopo aver trovato una scappatoia, la trasforma in una lettera, che il cliente potrà inviare ad un’istituzione oppure caricare online.

Se bisogna andare a processo, DoNotPay si comporterà come un reale avvocato. In aula, i clienti dovranno indossare un auricolare Bluetooth, in modo tale che l’intelligenza artificiale suggerisca che cosa dire.

«La legge è quasi come codice e linguaggio combinati, quindi è il caso d’uso perfetto per l’IA», ha dichiarato Browder ad Usa Today.

In Italia è possibile sostituire un avvocato con un robot?

Certo, ma con dei limiti precisi. Tutti devono comparire di fronte al giudice con una difesa tecnica in qualsiasi settore del diritto. È sempre necessario, in parole povere, avere un avvocato.

Le uniche eccezioni riguardano le controversie con valore inferiore ai 1.100 euro davanti al Giudice di Pace. Infatti, l’art. 82 del Codice civile stabilisce che «davanti al giudice di pace le parti possono stare in giudizio personalmente nelle cause il cui valore non eccede euro 1.100». In caso contrario, le parti «non possono stare in giudizio se non con il ministero o con l’assistenza di un difensore».

Dunque, per recuperare un credito di 500 euro o per impugnare una multa di 100 ci si può avvalere del prestampato che troviamo negli uffici dei giudici di pace…oppure direttamente di un’intelligenza artificiale.

Ci sono alcune attività che svolgono i professionisti negli studi professionali che potrebbero essere svolte dalle intelligenze artificiali. Potrebbe essere già successo, in particolar modo nella data analysis e più in generale nelle operazioni di M&A, nelle quali si rende necessario processare una grande mole di dati.

Dal 2016, in America, queste intelligenze artificiali hanno portato al licenziamento di avvocati di grandi studi legali che si occupavano di queste mansioni.

Le IA nei tribunali

Le intelligenze artificiali hanno già fatto il loro ingresso nelle aule dei tribunali. Dalla parte del giudice, però.

Un caso ha riguardato un algoritmo per valutare quanto era pericoloso un soggetto, basandosi su alcuni parametri predefiniti, suscitando, ovviamente, alcuni interrogativi giuridici ed etici.

In Cina, per esempio, esiste un algoritmo che va a sostituire i pubblici ministeri nel caso dell’imputazione di otto reati “semplici”, che vanno dal furto al danneggiamento. In tal caso ci si limita alla formulazione delle imputazioni.

Le applicazioni dell’intelligenza artificiale in ambito forense sono molteplici, e potrebbero determinare un profondo cambiamento nel mondo del diritto. Tuttavia, qualsiasi AI dovrebbe essere istruita in precedenza da un giurista, per poi venire corretta nel suo metodo operativo.

In ogni caso, non ci stancheremo mai di ripetere che l’intelligenza artificiale riesce ad essere un aiuto per il giurista, ma non potrà mai completamente sostituirlo.

I criminali si reinventano con l’intelligenza artificiale

Alcuni criminali comuni, stanchi della vita di strada, vorrebbero cominciare a reinventarsi dandosi al cybercrime – anche se non hanno idea di come scrivere un codice.

Senza spendere soldi per acquistare ransomware creati da altri, questi criminali possono affidarsi ad un’intelligenza artificiale per scrivere un codice da zero.

Questo è un degli usi di ChatGpt, un famoso bot di OpenAi per l’aiuto nella scrittura di un codice. Secondo gli esperti, ChatGpt potrebbe anche aiutare a creare una mail di phishing.

L’aiuto che proviene da questa intelligenza artificiale, di certo, non fa nascere esperti cybercriminali, ma dà una bella spinta verso questa direzione (sbagliata). Paolo Dal Checco, uno dei più famosi informatici forensi in Italia, dichiara al Sole24Ore: «L’AI e in particolare ChatGpt facilitano le cose ai cybercriminali. Il bot di OpenAi una cosa fa di sicuro molto bene ed è proprio scrivere il codice».

Alice and the Spark

Insomma, alcuni utilizzano il bot per riuscire a scrivere poesie per la propria mamma, oppure per fare i compiti di scuola; altri, invece, vi ricorrono per scopi malevoli.

Questo non è il caso di Ammaar Reshi, un designer statunitense, che ha pubblicato una storia per bambini con illustrazioni utilizzando ChatGpt e Midjourney.

Alice and the Spark è una storia pensata principalmente per una cerchia ristretta di persone e per figli di amici che ha scatenato un grandissimo dibattito online. Ci si chiede, infatti, quanto i lavori creativi possano venire danneggiati dalle app di intelligenza artificiale.

La volpe e il futuro

Recentemente, anche il collettivo artistico italiano Roy Ming ha pubblicato la primissima fiaba per bambini in italiano, La volpe e il futuro, completamente scritta e illustrata con un’intelligenza artificiale.

Nel libro viene raccontata la storia di due animali, un orso e una volpe, che si ritrovano in un bosco a progettare un robot capace di raccogliere più velocemente il miele. In questo modo i protagonisti hanno più tempo per giocare insieme e per esplorare il bosco.

La morale della favola è l’utilizzo positivo della tecnologia come alleata degli esseri umani, per organizzare il lavoro e la vita quotidiana.

Opportunità o furto?

Le critiche, in questo caso, hanno riguardato il processo di addestramento dei vari algoritmi che si trovano dietro le applicazioni.

Midjourney, per esempio, viene allenato attraverso giganti dataset di immagini che vengono prelevate da internet. In questo modo gli artisti che hanno caricato online le loro opere potrebbero averle messe a disposizione dell’algoritmo, senza aver fornito consenso.

Per l’illustratrice Michelle Jin Chan «gli artisti dovrebbero essere adeguatamente compensati quando le loro opere vengono utilizzate per l’addestramento di algoritmi». Alcuni definiscono questo uso delle immagini da parte delle Ai come un vero e proprio furto.

Roy Ming ha una posizione diversa. «Tutti gli artisti hanno sempre usato le opere di altri per ispirarsi. Crediamo che utilizzare Midjourney sia simile ad andare in giro per un museo per prendere spunti. Si tratta solo di uno strumento in più per compiere un’attività che veniva svolta anche in precedenza».

Fare i compiti con l’intelligenza artificiale

L’intelligenza artificiale potrebbe interferire nel mondo della scuola, grazie alla capacità di generare testi credibili, che potrebbero sembrare scritti direttamente dagli studenti.

A New York, per esempio, la preoccupazione in questo senso è talmente grande da spingere il dipartimento dell’Istruzione a restringere l’accesso a ChatGpt agli studenti e ai professori. Le preoccupazioni riguardano «l’impatto sull’apprendimento e l’accuratezza e la sicurezza delle informazioni».

OpenAI rassicura gli insegnanti: «Non vogliamo che ChatGpt venga utilizzato per scopi fuorvianti nelle scuole o altrove, quindi stiamo già sviluppando mitigazioni per aiutare chiunque ad identificare il testo generato da quel sistema. Non vediamo l’ora di lavorare con gli educatori su soluzioni utili e altri modi per aiutare insegnanti e studenti a beneficiare dell’intelligenza artificiale».

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