Le fake news mettono a rischio i diritti fondamentali dell’uomo

È a rischio la corretta informazione a causa delle fake news di internet

Il rapporto annuale del 2021 sull’applicazione della carta dei diritti fondamentali europei evidenzia la criticità dello stato di disinformazione attuale. Dunque, qui si dedica uno spazio centrale all’analisi di una delle cinque policy per “affrontare le sfide della moderazione dei contenuti online”. Sono a rischio salutesicurezza e ambiente.

Disinformazione online mette a rischio i diritti fondamentali dell’uomo in Europa

Dagli studi e statistiche effettuati, emerge che la disinformazione è capillare nei Paesi europei. Il rischio è che le persone man mano perdano la propria capacità di giudizio e non riescano più a prendere decisioni su fatti corretti. Dunque, questo tema è centrale per la Commissione Europea.

In aggiunta, il tema della disinformazione è in testa anche nell’ambito delle iniziative che vogliono preservare l’ecosistema informativo. In particolare, il problema riguarda coloro che usano i social media come principale fonte d’informazione. A tal proposito, i rischi riguardano lo stesso dialogo democratico.

Come cerca di arginare il problema della disinformazione online la Commissione Europea

Dunque, nei due anni scorsi la Commissione Europea agisce per sviluppare azioni per rendere l’ambiente online più trasparente. Allo stesso modo, cerca di rendere anche chi ne usufruisce più responsabile. Così facendo, promuove anche un dibattito democratico aperto online.

A tal proposito, ecco le tre principali azioni che il rapporto 2021 sottolinea:

  1. Un progetto che unisce operatori dei mediafact-checkers e ricercatori. L’obiettivo è creare un punto di riferimento per l’analisi e il contrasto alla disinformazione attraverso l’Osservatorio europeo dei media digitali (EDMO, in italiano IDMO);
  2. Le misure per migliorare l’alfabetizzazione mediatica e digitale. Qui, si agisce sullo sviluppo delle competenze digitali di base (Digital Compass);
  3. La definizione e il monitoraggio di un codice di condotta sulla disinformazione. Sulla base dell’esito di queste attività di monitoraggio, la Commissione pubblica delle Linee Guida da destinare ai firmatari attuali e nuovi del codice di condotta. Ovvero, le app di messaggistica privata; il settore pubblicitario e le altre parti interessate. Qui, si propone che esse rafforzino l’applicazione del codice per garantire un quadro di monitoraggio più robusto.

Le principali fake news rilevate dall’Osservatorio europeo dei media digitali

Il 21 dicembre l’Osservatorio Europeo pubblica il primo report sulla disinformazione dell’Italian Digital Media Observatory (IDMO). Per redigere tale report si prende in esame la disinformazione che circolava nel Bel Paese durante il mese di novembre. Essa si elabora a partire da un questionario diffuso alle iniziative che si occupano di fact-checking.

Di seguito i principali elementi che si evidenziano nel rapporto:

  • 60% della disinformazione riguardava il Covid-19 in ogni suo aspetto;
  • A seguire, si diffondevano molte notizie false su Politica italiana e l’ambiente (In particolare, sul cambiamento climatico);
  • Aumento dei casi in Gibilterra;
  • Lo stato di emergenza;
  • In Europa, tra le fake news più diffuse figura il suicidio del dottor Thomas Jendges, amministratore delegato della Chemnitz Clinic. Egli fu falsamente collegato al (mal)funzionamento dei vaccini.

Competenze digitali necessarie per combattere la disinformazione online contro i diritti fondamentali

Dunque, come risolvere il problema? Innanzitutto, è bene operare un intervento continuo di monitoraggio e adattamento della regolamentazione. Solo così si raggiungerà un migliore bilanciamento della libertà di espressione e della sicurezza in rete. Poi, rimane centrale l’importanza di una sempre maggiore crescita della maturità e della consapevolezza digitale dei cittadini.

Indubbiamente, le fake news sono pericolose per la democrazia perché danneggiano la partecipazione dei soggetti alla vita pubblica. Questi, non sempre risultano adeguatamente competenti a livello digitale e finiscono per informarsi superficialmente sulle novità della vita. Così, potrebbero cadere nelle bufale, senza approfondire e verificare la veridicità delle fonti e, anche, diffondendole in un circolo senza fine.

Di conseguenza, nel rapporto 2021 di cui parlavamo all’inizio, si da centralità all’alfabetizzazione digitale e mediatica. Inoltre, Digital Compass ha l’obiettivo di rendere almeno l’80% di cittadini con competenze digitali ameno di base entro il 2030. Per quanto riguarda l’Italia, l’obiettivo è in azione nell’ambito del programma Repubblica Digitale.

 

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