29 Settembre 2021

codice comunicazioni elettroniche

Il nuovo codice delle comunicazioni elettroniche. Di cosa si tratta?

Correva l’anno 2003 quando fu presentato il codice delle comunicazioni elettroniche. Sono passati 8 anni, l’innovazione tecnologica ha fatto passi in avanti, i mezzi digitali a nostra disposizione sono aumentati e il quadro offerto dal quel codice non è più attuale.

Lo sviluppo di un nuovo codice delle comunicazioni elettroniche segue la direttiva europea (UE) 2018/1972, recepita in ritardo dall’Italia (la scadenza prevista era il 21 dicembre 2020).

Il nuovo codice ha l’obiettivo di garantire una connettività che sia di qualità, la concorrenza fra gli operatori, la realizzazione del mercato interno e aumentare le tutele a favore degli utenti.

IL CODICE DELLE COMUNICAZIONI ELETTRONICHE: LO SCHEMA DI DECRETO

Lo schema di decreto legislativo con cui l’Italia recepisce la direttiva europea è attualmente al vaglio delle istituzioni e prevede alcuni interessanti disposizioni.

Durata dei contratti ridotta e diritto di recesso

I vincoli nel caso contratti di telefonia e internet scendono da 24 a 12 mesi, mentre il termine per il diritto di recesso in caso di modifica unilaterale da parte della società erogatrice sale da 30 a 60 giorni.

Sanzioni Agcom aumentate

Le sanzioni Agcom in caso di violazioni gravi da parte degli operatori possono arrivare fino al 5% del loro fatturato.

Costi delle frequenze

I costi amministrativi e dei contributi per le frequenze per i grandi operatori salgono del 50% rispetto ai costi attuali.
I piccoli utilizzatori godranno di costi di accesso alle frequenze più bassi.

Banda larga come servizio universale

Potersi abbonare a un servizio adeguatamente veloce accessibile ovunque e a costi contenuti viene considerato un diritto.

OPPORTUNITÀ E RISCHI

Il nuovo codice delle comunicazioni elettroniche rende meno rigidi i vincoli contrattuali e impone un sistema sanzionatorio che disincentiva determinate condotte da parte degli operatori del settore.

Ci sono però dei rischi. Queste garanzie, pensate per tutelare gli utenti finali, potrebbero infatti trasformarsi in un boomerang per gli stessi.

Per esempio, la riduzione a 12 mesi dei vincoli contrattuale potrebbe portare a un aumento delle rate, mentre l’aumento dei costi e dei contributi e la mancata definizione delle condotte soggette a sanzione, unita alla scarsa digitalizzazione del nostro paese, potrebbero disincentivare gli operatori dal fare investimenti.

Insomma, il codice sulle comunicazioni elettroniche va assolutamente recepito ma la sua realizzazione pratica richiede ulteriori analisi.

EUROPA SEMPRE PIÙ DIGITALE

Il codice si inserisce in un ampio progetto sulla connettività proposto dalla Commissione europea ancora nel settembre 2016.

Il progetto prevede che entro il 2025 la connettività gigabit raggiunga le scuole, le imprese medie e grandi e i principali enti pubblici. Si vuole poi offrire una connettività di almeno 100 Mb al secondo per le famiglie e la copertura 5G nelle aree urbane e lungo le principali vie di trasporto terrestre.

L’Europa riconosce pertanto la necessità di “incentivare gli investimenti nelle reti a banda larga ad alta velocità” e di favorire “l’attuazione di politiche più ampie nei settori culturale, occupazionale, ambientale, della coesione sociale, urbanistico e dell’assetto del territorio”.

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