mani uomo carcere

Dalle sbarre alla disperazione: le storie dimenticate dei nostri penitenziari

Sovraffollamento, violenza, suicidi e condizioni igieniche precarie: questo il quadro che emerge dalle parole del parlamentare Fabrizio Benzoni, di Azione, in un’intervista a Today a firma di Fabio Salamida. Le carceri sono sovraffollate, le celle spesso fatiscenti, e i detenuti sono costretti a vivere in condizioni disumane. Il rischio di suicidi, soprattutto tra i giovani, è in costante aumento: quest’anno si sono già registrati sessantuno casi.

Sovraffollamento e Suicidi: Una Crisi Umana

Le carceri italiane sono al collasso. Non solo per il numero eccessivo di detenuti, ma anche per l’aumento drammatico dei suicidi. “Sessantuno detenuti si sono tolti la vita dall’inizio dell’anno,” rivela Benzoni. Una tragedia che colpisce soprattutto i giovani. “Il sovraffollamento porta a situazioni igieniche disastrose e a una mancanza di intimità e dignità umana. È inaccettabile che i detenuti debbano fare file per usare un bagno turco con sopra una doccia,” aggiunge.

Vivere in Cella per Sicurezza

Paradossalmente, i detenuti spesso preferiscono rimanere nelle celle per sentirsi più sicuri. “Durante il periodo del Covid, le celle erano aperte durante il giorno, permettendo una maggiore libertà di movimento e riducendo le tensioni. Ora, con le nuove direttive, si torna a chiuderle, aumentando la percezione di insicurezza,” spiega Benzoni.

Un Sistema Penale Fallito

La riforma penale non sta raggiungendo il suo obiettivo rieducativo. “Troppi giovani sono incarcerati per reati minori introdotti dai recenti decreti, senza alcuna possibilità di formazione o riabilitazione. Questo li porta a temere la vita fuori dalle sbarre e spesso li spinge a tornare al crimine,” afferma Benzoni. L’assenza di pene alternative per i reati meno gravi e la carenza di braccialetti elettronici aggravano il problema.

Droghe e Psicofarmaci: Il Nuovo Business Carcerario

Lo spaccio di droga all’interno delle carceri è in aumento, con detenuti che sperano di tornare dentro per continuare il loro traffico. “Le droghe entrano in carcere in vari modi, spesso tramite parenti non perquisiti o persino con l’uso di droni,” denuncia Benzoni. Inoltre, l’abuso di psicofarmaci è un problema dilagante, con detenuti che si anestetizzano per sopravvivere alle condizioni disumane.

La Carenza di Personale e Strutture Fatiscenti

La mancanza di personale penitenziario non solo compromette la sicurezza, ma limita anche le attività rieducative. “In molte carceri, le attività lavorative o ricreative sono la prima cosa a essere sospesa in caso di emergenza. Questo crea ulteriori tensioni tra i detenuti,” sottolinea Benzoni. Le strutture stesse sono spesso in condizioni disastrose, con ruggine, infiltrazioni e infestazioni di insetti.

Un Sistema che Non Regge

Anche il personale penitenziario soffre gravemente. “Sei agenti si sono suicidati quest’anno. Le loro condizioni di lavoro sono spesso insostenibili,” conclude Benzoni. La gestione attuale delle carceri sembra più un sistema di segregazione che un luogo di rieducazione.


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Caduta dalla scala: la Corte di Cassazione dice no al risarcimento

Il caso fortuito, rappresentato da una condotta imprudente del danneggiato che sia la sola causa dell’evento dannoso, esclude la responsabilità del custode: lo afferma la Cassazione con ordinanza 21 maggio 2024, n. 14041.

Un uomo, incaricato di raccogliere delle susine, cade da una scala appoggiata a un ramo instabile riportando gravi ferite. La sua richiesta di risarcimento nei confronti della proprietaria del giardino è stata respinta dalla Cassazione.

Perché la Cassazione ha dato torto all’uomo?

Secondo i giudici, la causa dell’incidente è da attribuire esclusivamente alla condotta imprudente dell’uomo. Aver appoggiato la scala su un ramo chiaramente inadatto e aver sottovalutato i rischi, nonostante la sua esperienza nel settore edile, è stato considerato un comportamento gravemente negligente.

La Corte ha sottolineato che ciascuno ha il dovere di adottare le misure di sicurezza necessarie per evitare danni a sé stesso, soprattutto quando si svolgono attività potenzialmente pericolose. In questo caso, l’uomo avrebbe dovuto accertarsi della stabilità della scala e scegliere un punto di appoggio più sicuro.

La responsabilità del proprietario:

L’uomo aveva anche sostenuto che la proprietaria del giardino, in qualità di committente, avesse la responsabilità di garantire la sua sicurezza sul lavoro. Ma la Cassazione ha respinto anche questa tesi, ricordando che gli obblighi di sicurezza gravano principalmente sul lavoratore autonomo, che è tenuto a provvedere ai propri dispositivi di protezione individuale e a utilizzare attrezzature adeguate.


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Bando esame avvocato 2024: novità e scadenze

Come previsto dalla recente normativa, l’esame si articolerà in una prova scritta e una orale strutturata in tre fasi, che metteranno alla prova le conoscenze giuridiche e le capacità argomentative dei candidati.

Le novità principali:

  • Modalità telematica: La domanda di partecipazione dovrà essere presentata esclusivamente online, collegandosi al sito del Ministero della Giustizia e autenticandosi con SPID, CIE o CNS.
  • Prova scritta: Si svolgerà il 10 dicembre 2024 e consisterà nella redazione di un atto giudiziario su una materia a scelta tra diritto civile, penale o amministrativo.
  • Prova orale: Suddivisa in tre fasi, valuterà le conoscenze teoriche e pratiche, la capacità di analisi giuridica e la familiarità con l’ordinamento forense.
  • Sedi d’esame: L’esame si terrà presso numerose Corti d’appello in tutta Italia, con un sistema di sorteggio per l’assegnazione delle sedi di correzione degli elaborati.
  • DSA: Sono previste misure di supporto per i candidati con disturbi specifici dell’apprendimento.

Scadenze importanti:

  • Presentazione domande: dal 2 ottobre al 12 novembre 2024.
  • Prova scritta: 10 dicembre 2024.

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La scadenza, inizialmente prevista per il 6 agosto, sarà prorogata. I Ministeri interessati sono al lavoro per predisporre il testo ed inserirlo nel primo provvedimento normativo utile. L’obiettivo è garantire agli operatori del settore, per il nuovo anno scolastico che partirà a settembre, di poter continuare a svolgere i loro servizi educativi e socio-pedagogici.

Il Ministero della Giustizia, sempre a partire da settembre, incontrerà le associazioni più rappresentative del settore al fine di assicurare pieno supporto ai soggetti coinvolti dall’attuazione della legge istitutiva del nuovo Ordine professionale.


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Carceri, lettera aperta degli Avvocati di Roma al Presidente della Repubblica

Emergenza carceri, gli avvocati romani scrivono al Capo dello Stato per lanciare un grido d’allarme e chiedere un suo intervento diretto affinché stimoli la politica ad intervenire di fronte ad una situazione intollerabile, indegna di un paese civile. I 59 detenuti suicidi dall’inizio dell’anno, le migliaia di atti di autolesionismo, le decine di rivolte, il sovraffollamento con 14 mila reclusi in più rispetto alla capienza degli istituti di pena, rimandano la fotografia di una situazione disastrosa che non può più essere ignorata.

“Illustrissimo Signor Presidente della Repubblica – scrive il Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Roma Paolo Nesta – l’Avvocatura romana, da me rappresentata, vive con particolare sofferenza le drammatiche condizioni delle persone private della libertà personale ristrette nelle carceri italiane e in particolare nei 14 istituti penitenziari della Regione Lazio. Noi Avvocati siamo diretti testimoni di questa intollerabile situazione di illegalità diffusa nelle carceri che costringe i detenuti a resistere in condizioni disumane di sovraffollamento e spesso in assenza di servizi minimi e indispensabili”.

“Le pene – prosegue la lettera del Presidente del COA Roma – come in maniera cristallina afferma l’articolo 27 della nostra Costituzione, non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Al contrario, purtroppo, oggi siamo costretti ad assistere inermi al grido di dolore che si leva dalle persone detenute e, come ha già autorevolmente detto Lei solo qualche giorno addietro, non c’è bisogno di spendere grandi parole di principio per ricordare le decine di suicidi di detenuti in poco più di sei mesi in quest’anno”.

“A nome del Consiglio dell’Ordine da me presieduto e di tutta l’Avvocatura romana ci affidiamo a Lei affinché intervenga per sensibilizzare le forze politiche sull’urgenza di introdurre quelle norme necessarie per fermare questa drammatica emergenza, incompatibile con uno Stato di Diritto quale è il Nostro. Il tempo oramai è scaduto e lo dimostrano i suicidi dei detenuti che ad oggi sono 59 da inizio anno: l’ultimo è di un giovane che a soli 30 anni pochi giorni fa si è tolto la vita nel carcere di Rebibbia. È incomprensibile l’ennesimo rinvio in Parlamento della proposta di liberazione anticipata speciale, in assenza di alcuna altra soluzione contro il sovraffollamento”.

“Il carcere disumano e che toglie la speranza ai detenuti non realizza la finalità di reinserimento sociale sancita dalla nostra Costituzione – conclude la sua lettera il Presidente Nesta – al contrario aumenta la recidiva e fa diventare gli istituti penitenziari  una fucina di criminalità, perché nessuna restrizione in condizioni disumane rende un uomo migliore. La profonda stima e l’affetto che Ella gode nel nostro ceto rassicura tutti noi del Suo impegno anche in questi giorni feriali, notoriamente i più difficili per le persone private della libertà personale, anche perché sono quelli nei quali si riduce drasticamente il riscontro giudiziario alle istanze individuali, rendendo così ancora più dura la vita dietro le sbarre”.


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Nordio difende Toti: “Non doveva dimettersi per un’indagine”

Inizia una settimana decisiva per il futuro politico della Liguria nel periodo post-Toti. L’ex governatore potrebbe presto tornare in libertà, e a soli tre mesi dalle elezioni anticipate previste per l’autunno, il centrodestra si trova senza un candidato certo, ma con un’idea precisa: trovare un profilo civico capace di non disperdere l’eredità di Giovanni Toti.

Il viceministro genovese Edoardo Rixi ha già declinato l’offerta di candidatura: «Non mi candido e non cambio idea», ha dichiarato. Tra i nomi in lizza, emergono quelli di esponenti del movimento Noi Moderati, come la deputata Ilaria Cavo e l’attuale assessore all’urbanistica Marco Scajola.

Nel frattempo, il centrosinistra si prepara con un fronte ampio che comprende il Pd, il M5s, Alleanza Verdi e Sinistra, e forse anche Italia Viva di Matteo Renzi. In campo ufficialmente per loro c’è l’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando. Tuttavia, Orlando, pur ribadendo la sua disponibilità, non vuole apparire come un candidato auto-imposto e dichiara: «Se ci sono nomi più unitari del mio, lo si dica». Il segretario democratico ligure Davide Natale ha annunciato che il tavolo di coalizione si riunirà entro quindici giorni per ufficializzare la candidatura.

Mentre i giochi politici si fanno sempre più intensi, il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha espresso una dura critica nei confronti della magistratura riguardo la vicenda Toti, affermando che: “Chi è eletto dal popolo non può dimettersi per un’indagine”. Nordio sottolinea così la necessità di rispettare il mandato elettorale, anche di fronte a questioni giudiziarie, aggiungendo una nota polemica al già acceso dibattito politico ligure.


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Carcere di Uta: allarme rosso per le aggressioni al personale

Un nuovo episodio di violenza ha scosso il carcere di Uta. Un agente della polizia penitenziaria è stato aggredito, aggiungendo un capitolo all’escalation di violenza che da tempo caratterizza l’istituto sardo.

“Ormai assistiamo quotidianamente a poliziotti che ricorrono alle cure sanitarie a causa di aggressioni”, denuncia Luca Fais, segretario per la Sardegna del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. “La situazione ha raggiunto un punto di non ritorno”, aggiunge, sottolineando l’incapacità delle istituzioni di fronteggiare il problema.

Anche Donato Capece, segretario generale del Sappe, condivide questa preoccupazione. “Sono stati momenti di alta tensione quelli vissuti a Uta”, afferma, evidenziando le difficoltà legate alla gestione dei detenuti con problemi di tossicodipendenza e disturbi psichiatrici. “La loro presenza comporta notevoli problemi sia per la gestione all’interno del carcere, sia per la complessità della cura di queste patologie”, spiega Capece.


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Stalking in condominio: la Cassazione chiarisce i confini

Un vicino molesto può essere condannato per stalking? La risposta, non sempre scontata, è stata chiarita da una recente sentenza della Corte di Cassazione.

Il caso riguarda un’annosa disputa condominiale finita in tribunale. Un condomino, con ripetuti atti di danneggiamento, imbrattamenti e minacce, aveva reso la vita impossibile al suo vicino. Il Tribunale, pur riconoscendo la gravità dei fatti, aveva derubricato il reato da stalking a semplici molestie, condannando l’imputato a una multa.

La Corte di Cassazione, chiamata a pronunciarsi, ha ribaltato la decisione. I giudici di legittimità hanno sottolineato che, per configurare il reato di stalking, non è sufficiente qualsiasi forma di molestia. È necessario che le condotte siano reiterate e abbiano l’effetto di generare nella vittima un profondo stato d’ansia, costringendola a modificare le proprie abitudini di vita.

In altre parole, lo stalking non è solo una serie di molestie, ma un vero e proprio “assedio” psicologico che incide profondamente sulla vita della vittima.

Cosa cambia con questa sentenza?

Questa sentenza (Corte di Cassazione, sez. V Penale, Sentenza n.21006 del 04/04/2024) offre un orientamento importante per i giudici di merito, fornendo criteri più precisi per distinguere tra semplici molestie e il più grave reato di stalking.


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La decisione stabilisce che, per maturare i dodici anni di iscrizione necessari, non si può includere il periodo di iscrizione nella sezione speciale per gli avvocati stabiliti. Questo perché le due iscrizioni riflettono diverse modalità di esercizio della professione e richiedono titoli differenti.

La Corte ha confermato una precedente sentenza del 28 febbraio 2024 (n. 5306), presieduta da D’Ascola e con relatore Giusti, ribadendo che l’anzianità deve essere calcolata esclusivamente in riferimento all’Albo ordinario degli avvocati.


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