Quando i fatti privati diventano causa di licenziamento

Un dipendente può essere licenziato per fatti privati che compromettono la fiducia del datore di lavoro, soprattutto se tali azioni sono di rilievo penale. La Corte di Cassazione ha recentemente ribadito questa linea con una sentenza emessa nel maggio 2024, che conferma la possibilità di interrompere il rapporto di lavoro per condotte extralavorative che violano obblighi di lealtà o incidono sull’idoneità professionale.

Nel caso specifico, un lavoratore è stato condannato a due anni e tre mesi di reclusione per maltrattamenti in famiglia e lesioni abituali. La Cassazione ha confermato la legittimità del licenziamento, poiché la condotta, pur svolgendosi fuori dal contesto lavorativo, era tale da compromettere la fiducia del datore di lavoro. L’azienda, infatti, è responsabile di garantire l’idoneità morale e professionale del proprio personale, in particolare per quei dipendenti che operano a contatto con il pubblico.

La giurisprudenza si è evoluta negli ultimi anni: in passato, i giudici avevano adottato un orientamento meno uniforme, talvolta respingendo l’applicazione della giusta causa per comportamenti privati. Ad esempio, nel 2018, la Cassazione aveva escluso il licenziamento per maltrattamenti in famiglia in assenza di ricadute dirette sul rapporto lavorativo.

Oggi, invece, la Corte adotta un approccio più rigoroso: la condotta extralavorativa viene valutata tenendo conto della sua gravità e della sua frequenza, nonché del possibile danno all’immagine dell’azienda o alla fiducia nel lavoratore. Recenti sentenze confermano questa tendenza, come nel caso di un dipendente licenziato per spaccio di sostanze stupefacenti o di un altro accusato di gravi minacce a soggetti estranei all’ambiente lavorativo.


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L’impatto dell’intelligenza artificiale sul lavoro: opportunità e rischi

L’IMPATTO SUL MERCATO DEL LAVORO
Più di un’azienda italiana su tre (35%) ha già integrato l’Intelligenza Artificiale (IA) per supportare o sostituire i lavoratori, secondo Giovanni Miragliotta del Politecnico di Milano. Questo dato emerge da uno studio che sarà presentato a febbraio, il primo a esplorare in dettaglio come l’IA stia influenzando le attività lavorative in Italia.

L’adozione di tecnologie IA è in crescita esponenziale: investimenti aziendali in aumento a doppia cifra percentuale sono previsti per il 2024. Tuttavia, il bilancio è complesso. Da un lato, l’IA promette maggiore produttività e semplificazione; dall’altro, si affaccia lo spettro di licenziamenti e una riduzione delle nuove assunzioni, come già accade negli Stati Uniti.

TRA SOSTITUZIONE E TRASFORMAZIONE
Il settore più colpito è quello della scrittura e della programmazione di base, dove si è registrato un calo fino al 30% delle richieste di lavoro freelance dopo l’avvento di strumenti come ChatGPT. Anche la progettazione grafica e la modellazione 3D hanno subito un impatto significativo. Allo stesso tempo, le competenze più avanzate in ambito software, specialmente legate all’IA, sono sempre più richieste e remunerative.

Secondo il Politecnico di Milano, il 14% dei lavoratori italiani afferma che l’IA ha già cambiato radicalmente il proprio modo di lavorare, mentre per il 47% l’impatto è stato moderato, portando soprattutto a una semplificazione delle attività. Tuttavia, per il 34% l’IA rappresenta una sostituzione diretta di alcune mansioni, e il 17% ha dichiarato che il proprio lavoro è svolto interamente da sistemi di IA.

I DATI INTERNAZIONALI E LE PREOCCUPAZIONI
Uno studio condotto negli USA su 1,4 milioni di annunci di lavoro ha evidenziato un calo del 56% nelle offerte per sviluppatori software, con picchi negativi del 67% per i meno esperti. Aziende come Duolingo e Keywords Studios hanno sperimentato o annunciato licenziamenti, sostituendo parte del personale con soluzioni di IA.

In Italia, le aziende sembrano più caute. Secondo Miragliotta, “non ci sono ancora segnali concreti di licenziamenti massivi legati all’IA, ma gli impatti transitori potrebbero essere destabilizzanti”.

IL FUTURO DEL LAVORO: TRA OPPORTUNITÀ E RISCHI
La tecnologia ha storicamente creato più lavoro di quanto ne abbia distrutto, aumentando l’accessibilità dei prodotti e la domanda. Tuttavia, il rischio di diseguaglianze salariali e occupazionali è concreto. Studi internazionali, come quello del Fondo Monetario Internazionale, evidenziano che l’automazione tende a penalizzare chi subisce il cambiamento, mentre premia chi riesce a sfruttarlo.

Per Miragliotta, la chiave sarà puntare sull’IA come supporto e trampolino di lancio per nuove attività, non come semplice strumento di sostituzione: “Il vero impatto si vedrà nel 2025, con l’arrivo degli agenti IA, software capaci di svolgere autonomamente compiti complessi”.


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Separazione delle carriere: i magistrati scioperano il 27 febbraio

ROMA, 20 gennaio 2025 – Una riforma che divide e accende la protesta delle toghe. L’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) ha deciso una giornata di sciopero per il prossimo 27 febbraio contro il disegno di legge costituzionale approvato in prima lettura alla Camera. La proposta introduce la separazione delle carriere in magistratura, la creazione di due Consigli Superiori della Magistratura separati per giudicanti e requirenti e un’Alta Corte disciplinare.

La mobilitazione nasce dalle deliberazioni dell’assemblea straordinaria dello scorso dicembre, che aveva già espresso una netta opposizione al testo di riforma. “Non c’è nessuna forma di ribellismo illegale – ha chiarito il presidente dell’ANM, Giuseppe Santalucia – ma vogliamo rendere evidente ai cittadini quanto questa riforma non migliori la giustizia, né rafforzi le garanzie di autonomia e indipendenza”.

Proteste simboliche nelle cerimonie ufficiali
La protesta avrà un’eco anche durante le cerimonie di inaugurazione dell’anno giudiziario. Il direttivo dell’ANM ha invitato i magistrati a partecipare indossando la toga e una coccarda tricolore, per poi abbandonare l’aula in forma composta al momento degli interventi del ministro della Giustizia o dei suoi rappresentanti.

“Un ddl inemendabile e dannoso”
Santalucia ha ribadito la totale contrarietà al disegno di legge, definendolo “inemendabile”. “Non migliora il sistema, ma lo affossa – ha dichiarato –. Questa riforma è un passaggio epocale, ma non come lo intende il ministro: indebolisce l’ordine giudiziario e lascia il cittadino fuori dai giochi, mentre da 30 anni si consuma uno scontro tra politica e magistratura”.

Il percorso del ddl e le reazioni politiche
Il disegno di legge, approvato alla Camera con 174 voti favorevoli, 92 contrari e 5 astenuti, deve ora affrontare l’esame del Senato. In quanto riforma costituzionale, richiede quattro letture conformi da parte dei due rami del Parlamento e, con ogni probabilità, un referendum confermativo.

L’opposizione, compatta nel voto contrario, ha denunciato una deriva autoritaria del governo. “Si sta costruendo un sistema in cui la magistratura risponde al potere esecutivo, comprimendo libertà e diritti”, ha dichiarato Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e Sinistra. Anche Debora Serracchiani del PD ha criticato duramente: “Questa riforma non risolve i veri problemi del sistema giudiziario, come il sovraffollamento delle carceri o il collasso delle udienze fissate al 2030”.

Mentre il governo difende la riforma come una necessità per riequilibrare i poteri, il fronte dei magistrati è deciso a proseguire la battaglia anche in vista di un referendum, appellandosi direttamente ai cittadini.


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Risorse, Claudia Ratti (Confintesa FP): “Si investa sul personale interno, non solo su consulenze esterne”

“Non è chiaro perché, quando ci sono fondi extra per risolvere problemi, questi vengano destinati all’esterno invece di investire sul personale già in servizio, l’unico che conosce tutti i meccanismi del sistema”, dichiara Claudia Ratti, Segretario Generale di Confintesa Funzione Pubblica.

L’affermazione si riferisce alla recente decisione del Ministro della Giustizia Carlo Nordio e del suo staff di affidare al Formez l’assunzione di 59 nuove unità a tempo determinato per il progetto PINTOPAGA, con un costo stimato tra i 43.200 e i 69.120 euro per persona.

“Queste risorse esterne sanno già cosa fare o dovranno essere formate dal personale interno, che guadagna circa la metà per le stesse funzioni?” sottolinea Ratti, evidenziando una gestione poco efficiente delle risorse disponibili.

Questa scelta si aggiunge a quella dei recenti bandi pubblici per esperti destinati alla Struttura di missione per la valutazione delle politiche pubbliche e la revisione della spesa del Ministero della Giustizia. “I nuovi bandi prevedono stipendi fino a 50mila euro lordi per consulenti esterni, mentre il personale interno, che quotidianamente si occupa di funzioni analoghe, resta sottopagato e non valorizzato”, aggiunge Ratti.

Confintesa Funzione Pubblica chiede trasparenza e una strategia chiara per l’ottimizzazione delle risorse umane interne, già di base formate e competenti, e ribadisce l’importanza di investire su chi lavora da anni per il buon funzionamento della macchina amministrativa.


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Processo telematico, AIGA: Imprescindibile il “doppio binario” anche per gli avvocati per il deposito degli atti

Il Presidente Nazionale dell’Associazione Italiana Giovani Avvocati (AIGA), Carlo Foglieni, ieri mattina ha partecipato all’audizione in Commissione Giustizia Senato nell’ambito dell’esame del disegno di legge n. 766 sul Processo telematico. In tale occasione, dopo aver evidenziato che molte delle proposte contenute nel DDL in esame sono state successivamente recepite dal D. Lgs. n. 164/2024 (cd. “Correttivo Cartabia Civile”) e dai diversi atti normativi e specifiche tecniche del DSGIA succedutesi nel tempo, il Presidente ha evidenziato le criticità legate al mancato funzionamento del processo penale telematico.

Quello che gli operatori del diritto auspicano più di tutto è la piena funzionalità del processo telematico – afferma il Presidente – altrimenti vi è il serio rischio di ledere il diritto di difesa costituzionalmente garantito, come sta accadendo con il processo penale telematico, allorquando risulta telematicamente impossibile il deposito di atti nei termini perentori previsti dalla legge. A tal fine sarebbe auspicabile prevedere anche per gli avvocati la possibilità di depositare in modalità non telematiche (cd. “doppio binario”) in caso di malfunzionamento e/o mancata autorizzazione al fascicolo telematico, nonché nel corso delle udienze in camera di consiglio e dibattimentali.

Al fine di raggiungere la piena funzionalità del processo telematico – conclude il Presidente – sarebbe inoltre auspicabile l’istituzione di un “Osservatorio permanente” che coinvolga tutti gli operatori del diritto, in primis la giovane avvocatura, che è quella più avvezza all’uso dei sistemi telematici e che più crede nella digitalizzazione del processo.


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Nordio e la separazione delle carriere: “Un riequilibrio, non una rivalsa”

La riforma della separazione delle carriere nella magistratura è al centro del dibattito politico e istituzionale. Dopo il primo via libera in Consiglio dei Ministri, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, si prepara a presentare il progetto con “la serenità di chi sta adempiendo al mandato elettorale”.

“Riequilibrio dei poteri, non una rivalsa”

In un’intervista, Nordio ha chiarito la filosofia alla base della riforma: “Non è una rivalsa contro la magistratura, ma un riequilibrio dei poteri. Ho visto molte interferenze politiche da parte di magistrati che poi pronunciano sentenze. Un magistrato che definisce il presidente del Consiglio pericoloso non può giudicarlo: serve un’Alta Corte indipendente”.

Tuttavia, il Ministro ha respinto le critiche secondo cui questa riforma sarebbe un attacco all’indipendenza della magistratura: “La separazione delle carriere rafforzerà il principio del giudice terzo e imparziale, lontano da vincoli correntizi”.

Referendum per la riforma

Nordio ha sottolineato che la riforma sarà sottoposta a referendum: “È una materia delicata, e la sovranità appartiene al popolo. Il referendum fugherà ogni sospetto di baratterie politiche. Tuttavia, spero che non diventi uno scontro tra governo e magistratura, ma un momento di informazione e confronto”.

Critiche e opposizioni

L’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) si è dichiarata in allarme, definendo la riforma un pericolo per le garanzie costituzionali. Nordio, però, ha ribattuto: “L’indipendenza della magistratura è nella Costituzione, ma finora ho visto giudici troppo vicini alla politica. Non stiamo togliendo garanzie ai cittadini, le stiamo rafforzando”.

Rispondendo alle accuse di svolta autoritaria, il Ministro ha aggiunto: “Ogni modifica costituzionale sarà coerente con i principi democratici. La separazione delle carriere allontanerà l’inquisitore dal giudice imparziale, prevenendo abusi e garantendo un processo più equo”.

Non uno scudo penale, ma più garanzie per tutti

Nordio ha anche smentito l’ipotesi di introdurre uno scudo penale per le forze dell’ordine: “Non so chi l’abbia inventato. Stiamo lavorando per tutelare tutti i cittadini, eliminando il marchio di infamia che deriva dall’essere indagati. Studiamo strumenti che consentano a chiunque abbia interessi legittimi di partecipare agli atti di indagine, senza però compromettere i principi di giustizia”.


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La Lega si compatta attorno a Zaia e rilancia sull’elezione diretta delle Province

Si è conclusa ieri alla Camera, dopo circa due ore di discussione, la riunione del consiglio federale della Lega, alla presenza del segretario Matteo Salvini e dei suoi vice Claudio Durigon, Alberto Stefani e Andrea Crippa. Presenti anche i ministri dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, e delle Autonomie, Roberto Calderoli.

“Totale sintonia e condivisione degli obiettivi fra Matteo Salvini, Luca Zaia e l’intero consiglio federale. Il Veneto è un modello di buon governo apprezzato a livello nazionale e internazionale. Per la Lega, squadra che vince non si cambia”, si legge nella nota diffusa al termine dell’incontro.

Zaia verso il terzo mandato?

Uno dei temi centrali della riunione è stato il futuro del governatore veneto Luca Zaia, che potrebbe ricandidarsi per un terzo mandato alle prossime regionali. Un’ipotesi che ha trovato il sostegno dei vertici leghisti, come confermato dal ministro Giorgetti: “Si trova, si trova…”, ha dichiarato con ottimismo, riferendosi a un possibile accordo con gli alleati di centrodestra.

Anche Claudio Durigon, vicesegretario del partito, ha espresso il proprio sostegno: “Zaia è un bravissimo amministratore. Se sarà lui il candidato del centrodestra unito? Speriamo”.

Il capogruppo della Lega al Senato, Massimiliano Romeo, ha sottolineato l’importanza di mantenere il controllo delle Regioni governate dal partito: “La Lega, essendo un partito del territorio, vuole tenersi le Regioni dove governa, assicurando il buon governo. È interesse della premier Meloni trovare una soluzione soddisfacente per gli alleati leali e collaborativi”.

Focus sull’elezione diretta dei presidenti di Provincia

Tra i temi discussi, il consiglio federale ha dato il via libera all’elezione diretta dei presidenti di Provincia. “In particolare, è stata espressa la volontà di renderlo possibile in Sicilia già dalla prossima primavera”, si legge nella nota ufficiale.

La proposta, inclusa nel programma elettorale del presidente siciliano Renato Schifani, punta a migliorare la manutenzione di scuole e strade. Per raggiungere questo obiettivo, sarà presentato un emendamento ad hoc alla Camera, con l’intento di ottimizzare il coordinamento tra i livelli di governo, soprattutto nelle situazioni di emergenza.

Il Friuli Venezia Giulia, intanto, ha già avviato l’iter per reintrodurre le Province elettive, votando la modifica in Consiglio. Ora si attende il passaggio parlamentare per approvare le necessarie modifiche statutarie.

Con questa compattezza di intenti, la Lega si prepara a rilanciare la sua azione politica sul territorio, puntando su amministratori solidi e su una maggiore autonomia decisionale per le istituzioni locali.


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Riforma della giustizia: l’Anm pronta allo sciopero contro la separazione delle carriere

L’Assemblea generale straordinaria dell’Associazione Nazionale Magistrati (Anm), riunitasi ieri nell’Aula Magna della Cassazione, ha espresso un forte dissenso nei confronti della riforma costituzionale sull’ordinamento giudiziario, definita “una riforma della magistratura, non della giustizia, che porterà solo effetti negativi per i cittadini”.

Sciopero e sensibilizzazione

Tra le iniziative più rilevanti della mozione approvata dall’assemblea spicca la proclamazione di “una o più giornate di sciopero” per sensibilizzare l’opinione pubblica sui pericoli della riforma, in relazione all’iter parlamentare del disegno di legge costituzionale.

L’Anm prevede anche l’istituzione di un comitato operativo per la difesa della Costituzione, aperto a rappresentanti dell’avvocatura, dell’università e della società civile, indipendente da ogni influenza politica. Questo comitato avrà l’obiettivo di informare i cittadini e organizzare una manifestazione nazionale in un luogo istituzionale significativo, subito dopo la prima approvazione della riforma.

Proteste e strategie

La mozione include ulteriori azioni:

  • Proteste simboliche in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2025.
  • Incontri e sinergie con le altre magistrature.
  • Rafforzamento della strategia comunicativa attraverso esperti del settore.
  • Coinvolgimento delle istituzioni europee per monitorare l’indipendenza della magistratura e, se necessario, attivare procedure di infrazione.

L’assemblea ha invitato la Giunta esecutiva centrale a stanziare le risorse necessarie per realizzare queste iniziative.

Santalucia contro Meloni: “Paternalismo non richiesto”

Il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, ha risposto duramente alle dichiarazioni del premier Giorgia Meloni, che aveva definito la separazione delle carriere una “riforma necessaria per tutelare i magistrati e i cittadini”.

“Non abbiamo bisogno di paternalismo. Il governo autonomo è una caratteristica della magistratura. Servono buone leggi e risorse adeguate, non che ci si liberi da qualcosa o qualcuno”, ha dichiarato Santalucia, sottolineando che l’associazionismo tra magistrati è vivo e vitale, come dimostrato dall’ampia partecipazione di oggi, inclusi molti giovani magistrati.

Un clima teso

La partecipazione straordinaria all’assemblea, secondo l’Anm, riflette il clima di tensione che si respira nei tribunali italiani, in particolare riguardo al tema della separazione delle carriere, che molti magistrati considerano una minaccia all’autonomia e all’indipendenza del sistema giudiziario.

Un dibattito che si preannuncia acceso, con l’Anm pronta a mobilitarsi su tutti i fronti per difendere l’ordinamento giudiziario e la Costituzione.


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Sicurezza, formazione e infrastrutture: il decreto Giustizia passa ora alla Camera

Con 93 voti favorevoli, nessun contrario e 62 astensioni, il Senato ha dato il via libera al decreto legge 29 novembre 2024, n. 178, noto come decreto Giustizia. Tra le principali novità, una stretta sull’utilizzo del braccialetto elettronico: oltre alla manomissione, anche condotte gravi e reiterate che ne ostacolano il funzionamento porteranno il giudice a revocare la misura, sostituendola con la custodia cautelare in carcere.

Altra misura significativa è l’introduzione della copertura Inail per chi svolge lavori di pubblica utilità come pena sostitutiva per reati con condanne non superiori a tre anni.

Organizzazione della giustizia

Il decreto, che ora passa all’esame della Camera, prevede il rinvio delle elezioni per i Consigli giudiziari e il Consiglio direttivo della Corte di Cassazione ad aprile 2025. Inoltre, equipara le funzioni direttive superiori di giudici e procuratori di legittimità, richiedendo almeno due anni di servizio prima del pensionamento.

Un’altra modifica riguarda la riforma Cartabia del processo civile: per i magistrati assegnati a procedimenti familiari in via esclusiva o prevalente, il limite di permanenza nell’incarico presso lo stesso ufficio sarà sospeso a partire da ottobre 2025.

Formazione obbligatoria e magistratura onoraria

I corsi di formazione diventeranno obbligatori per i magistrati già titolari di incarichi direttivi. Si riduce da 24 a 12 mesi il periodo di assegnazione all’Ufficio del processo per i giudici onorari di pace nominati entro il 31 dicembre 2026, con la garanzia della copertura finanziaria.

Nuove carceri e edilizia penitenziaria

Il provvedimento stanzia 95,7 milioni di euro per la costruzione di nuove carceri, attingendo risorse da tre fondi: quello per la riforma della magistratura onoraria (73,5 milioni), il rimborso delle spese legali agli imputati assolti (13,2 milioni), e il fondo per la giustizia riparativa (8,9 milioni).

In tema di edilizia penitenziaria, la gestione commissariale sarà prorogata fino al 31 dicembre 2026 per completare il piano straordinario di interventi.

Disciplina transitoria

L’articolo 8 introduce una norma di interpretazione autentica sulle disposizioni transitorie del decreto legislativo n. 136 del 2024, chiarendo i termini di applicazione della disciplina del Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza.


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Cassazionisti, AIGA chiede una proroga per l’iscrizione all’albo speciale

Una proposta di emendamento al decreto “Milleproroghe” volta a prorogare, anche per l’anno 2025, la “vecchia” modalità di iscrizione all’albo speciale per il patrocinio davanti alle giurisdizioni superiori, con la previsione dell’automatica abilitazione come avvocato cassazionista al decorrere del dodicesimo anno di iscrizione all’albo circondariale ordinario, è stata inviata dall’Associazione Italiana Giovani Avvocati (AIGA) alle forze politiche parlamentari.

Carlo Foglieni, presidente nazionale AIGA, afferma: “Rispetto agli altri anni, dove avevamo evidenziato l’iniquità di applicare retroattivamente la nuova norma per tutti coloro che erano iscritti prima dell’entrata in vigore della Legge Professionale, ossia il 2 febbraio 2013, quest’anno la proroga si rende invece ancor più necessaria in attesa dell’approvazione della nuova Legge professionale, attualmente in fase di redazione e discussione presso la costituente istituita all’indomani del Congresso Nazionale Forense tenutosi nel dicembre 2023: riteniamo infatti che sia irragionevole far entrare in vigore una norma che verrà a breve abrogata e rivista.

Peraltro proprio in occasione del Congresso 2023, AIGA aveva presentato la mozione n. 73 che prevedeva la reintroduzione, accanto a nuovi requisiti introdotti con la Legge 247/2012, quello dei dodici anni di iscrizione all’Albo ordinario. Mozione che aveva in quell’occasione ottenuto la maggioranza dei voti (47,95% favorevoli, 42,43 % contrari e 3,21% astenuti) ma non era stata approvata in quanto non aveva raggiunto la maggioranza dei presenti (232 a fronte dei 222 voti favorevoli ricevuti), segno evidente che si tratta di una richiesta condivisa non solo dalla giovane avvocatura. Un motivo in più per accogliere la proposta di proroga”.


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