Indipendenza e integrità degli avvocati: la Corte UE dice no agli investitori finanziari nelle società legali

BRUXELLES – Gli investitori puramente finanziari non possono detenere partecipazioni in società di avvocati. È questo il principio sancito dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea con la sentenza depositata il 19 dicembre 2024, nella causa C-295/23, che riafferma la centralità dell’indipendenza e dell’integrità della professione forense.

Secondo la Corte, la possibilità per i professionisti legali di esercitare la propria attività in modo indipendente e conforme agli obblighi deontologici è un “motivo imperativo di interesse generale”, tale da giustificare il divieto per gli investitori finanziari di acquisire quote in società di avvocati. Gli Stati membri, dunque, possono escludere la partecipazione di soggetti che non intendano esercitare direttamente la professione forense.

La vicenda: il contenzioso in Germania
Il caso trae origine da una controversia tra una società di avvocati con sede in Germania e l’Ordine forense di Monaco. La società aveva ceduto il 51% delle proprie quote a una società austriaca che non era autorizzata a fornire servizi legali. L’Ordine di Monaco ha disposto la cancellazione della società dall’albo degli avvocati, sostenendo che la normativa tedesca consente solo ai legali di detenere quote di una società forense.

La società tedesca ha impugnato il provvedimento, sostenendo che il divieto violasse l’articolo 15, paragrafo 2, della direttiva 2006/123 sui servizi nel mercato interno, che vieta agli Stati membri di introdurre requisiti discriminatori per l’accesso a determinate attività di servizi.

Il Consiglio di disciplina degli avvocati della Baviera, investito della questione, ha chiesto un chiarimento alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. La Corte ha stabilito che, in questo caso, la limitazione non è discriminatoria né sproporzionata, in quanto giustificata dalla necessità di garantire l’indipendenza e l’integrità della professione forense.

L’indipendenza degli avvocati come “motivo imperativo di interesse generale”
Il cuore della sentenza è la difesa dell’indipendenza della professione di avvocato. La Corte ha sottolineato che il corretto esercizio della professione forense non può essere condizionato da interessi economici di investitori esterni. Gli avvocati devono operare esclusivamente nell’interesse dei clienti e nel rispetto del segreto professionale, principi che potrebbero essere compromessi dalla presenza di soggetti estranei alla professione.

“Le considerazioni di natura economica orientate verso il profitto a breve termine dell’investitore puramente finanziario potrebbero prevalere su quelle guidate dalla difesa dell’interesse dei clienti”, scrivono i giudici europei.

Per queste ragioni, la Corte ha ritenuto legittimo il divieto di partecipazione dei cosiddetti “soci di capitale” nelle società di avvocati, evidenziando che tale restrizione rientra tra le misure proporzionate e necessarie per garantire l’interesse pubblico.

I criteri di proporzionalità e non discriminazione
Pur ammettendo la possibilità di imporre limiti alla detenzione di quote, la Corte ha specificato che le misure adottate dagli Stati membri devono rispettare i principi di proporzionalità e non discriminazione. Ciò significa che il divieto non può essere applicato solo a società con sede in altri Stati membri o basarsi sulla cittadinanza dei soci, ma deve valere per tutti i soggetti che non siano avvocati.

La Corte ha anche chiarito che le limitazioni devono essere proporzionate, ovvero non eccedere quanto strettamente necessario per raggiungere l’obiettivo prefissato, e che è necessario verificare se esistano misure meno restrittive per ottenere lo stesso risultato. In questo caso, però, il divieto di partecipazione di investitori finanziari è stato ritenuto compatibile con il diritto dell’Unione Europea.

Un messaggio forte per gli Stati membri e le società forensi
La sentenza della Corte UE avrà un impatto significativo sugli ordinamenti nazionali, poiché riguarda non solo la Germania, ma anche altri Paesi in cui le regole di partecipazione nelle società di avvocati sono più flessibili. La decisione costituisce un precedente importante e potrebbe spingere gli Stati membri a rivedere la propria normativa interna.

L’obiettivo è chiaro: evitare che soggetti esterni alla professione possano condizionare le scelte strategiche e operative di una società di avvocati, garantendo così ai clienti il massimo livello di tutela.

Implicazioni per l’Italia
In Italia, la legge già prevede che i soci delle STP (società tra professionisti) debbano essere iscritti agli albi professionali. Tuttavia, la sentenza della Corte di Giustizia potrebbe rafforzare questo principio, impedendo la partecipazione anche di soci non operativi o di “capitale puro”.

Nel nostro ordinamento, il concetto di “socio di capitale” nelle STP è stato oggetto di dibattito, con richieste di maggiore flessibilità per facilitare l’accesso a risorse finanziarie esterne. La pronuncia della Corte UE chiude, almeno in parte, a queste ipotesi, ribadendo la priorità del rispetto dei doveri deontologici e della riservatezza professionale.


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Badge obbligatorio anche per colf e badanti: svolta storica sulla misurazione dell’orario di lavoro

ROMA – Anche colf e badanti avranno diritto a un sistema che misuri la reale durata dell’orario di lavoro giornaliero. Lo ha stabilito la Corte di Giustizia dell’Unione Europea con una sentenza storica (C-631/23 “Loredas”) che segna una svolta per il settore del lavoro domestico.

L’obbligo, che finora non era previsto in molti ordinamenti nazionali, compresa la Spagna, mira a garantire maggiore trasparenza e tracciabilità, riducendo il rischio di abusi e irregolarità. In particolare, la Corte ha dichiarato contrarie al diritto europeo le norme nazionali che esonerano i datori di lavoro dall’istituzione di un sistema di registrazione dell’orario di lavoro effettivo per i collaboratori domestici.

Il caso da cui tutto ha avuto origine
La pronuncia nasce dal ricorso di una collaboratrice domestica spagnola, assunta a tempo parziale, che dopo essere stata licenziata ha richiesto il risarcimento per giorni di ferie non goduti e per ore di lavoro straordinario non pagate. Tuttavia, il giudice spagnolo di primo grado aveva respinto la domanda, ritenendo che la lavoratrice non avesse dimostrato con precisione le ore di lavoro effettivamente svolte, anche perché i datori di lavoro non erano obbligati a mantenere un registro delle ore lavorate.

La controversia è giunta alla Corte di Giustizia UE, che ha ribaltato la prospettiva: non è il lavoratore a dover dimostrare le ore di lavoro, ma il datore a dover registrare e conservare i dati. In caso contrario, i lavoratori domestici resterebbero privi della possibilità di verificare le ore effettivamente prestate e di controllare il rispetto delle normative sul limite massimo di ore settimanali.

Le conseguenze della sentenza: nuovi obblighi per i datori di lavoro
La decisione della Corte di Giustizia UE avrà conseguenze rilevanti anche in Italia, dove i datori di lavoro domestici — fino a oggi — non erano obbligati a dotarsi di sistemi di rilevazione dell’orario. Ora, per rispettare le regole europee, sarà necessario introdurre strumenti di tracciamento del lavoro domestico, come già avviene in altri settori.

I giudici europei hanno sottolineato che i lavoratori domestici, essendo una categoria a forte prevalenza femminile, rischiano di subire discriminazioni indirette fondate sul sesso. Per questo motivo, la registrazione dell’orario lavorativo è considerata una misura di garanzia. Eventuali deroghe saranno ammesse solo in circostanze specifiche e oggettivamente giustificate.

Cosa cambia per i datori di lavoro italiani?
L’obbligo di registrazione non si limiterà alla misurazione delle ore ordinarie. La Corte UE ha chiarito che i datori dovranno garantire il rispetto della durata massima settimanale del lavoro e delle pause obbligatorie. Tuttavia, potranno essere previste eccezioni per quanto riguarda le ore straordinarie o il lavoro a tempo parziale, a condizione che sia garantita la tutela del lavoratore.

Questa pronuncia è destinata a produrre effetti anche in Italia, dove il lavoro domestico coinvolge migliaia di famiglie che si avvalgono di colf e badanti per l’assistenza a persone anziane e non autosufficienti. Le associazioni dei datori di lavoro e le organizzazioni sindacali saranno chiamate a confrontarsi per individuare le modalità operative più adeguate e meno onerose per le famiglie.


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INPS lancia la nuova app per assegni e pensioni

ROMA – L’INPS si rinnova e punta dritto al futuro con la nuova versione della sua app “INPS Mobile 4.0”. Un restyling profondo, sia dal punto di vista grafico che funzionale, che porta con sé l’intelligenza artificiale e una maggiore personalizzazione per l’utente. “Il futuro a portata di mano” è il motto lanciato dal presidente dell’Istituto, Gabriele Fava, presentando i nuovi servizi disponibili direttamente da smartphone e tablet.

La nuova interfaccia, ispirata alle app del settore bancario, consente agli utenti di personalizzare la schermata principale selezionando i tre servizi più utili alle proprie esigenze. Inoltre, anche senza autenticazione, sarà possibile accedere a due funzioni di simulazione: il calcolo della pensione futura con “Pensami” e il simulatore per l’Assegno Unico Universale per i figli a carico.

Più semplice, più intuitiva
Il restyling non si è limitato all’aspetto grafico. La nuova app offre oltre 40 servizi accessibili in pochi tocchi. Ogni funzione è organizzata in “card” consultabili singolarmente, con la possibilità di oscurare o mostrare i dati sensibili. Tra le principali novità, la possibilità di:

  • Controllare lo stato di una domanda;
  • Verificare il pagamento dell’ultima prestazione;
  • Scaricare il cedolino pensione e le certificazioni;
  • Consultare l’estratto conto contributivo aggiornato;
  • Accedere alla dichiarazione ISEE.

“Vogliamo essere vicinissimi ai cittadini”, ha spiegato il presidente Fava, sottolineando come la nuova app permetta agli utenti di selezionare e utilizzare solo i servizi di cui hanno davvero bisogno. Un approccio innovativo che semplifica l’esperienza dell’utente, eliminando informazioni superflue e rendendo ogni operazione più rapida ed efficace.

Record di download e obiettivi futuri
La popolarità dell’app INPS Mobile è già testimoniata dai numeri: nel 2024 ha registrato 3,66 milioni di download, con una media giornaliera di oltre 500.000 accessi. Un risultato che l’Istituto punta a migliorare con questa nuova versione, disponibile da oggi per dispositivi iOS e Android.

Il presidente Fava ha ribadito che l’obiettivo principale è rendere i servizi previdenziali “a portata di mano” per tutti, garantendo un accesso facile e veloce alle informazioni essenziali. Il nuovo sistema di personalizzazione dei servizi e l’adozione di tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale segnano un importante passo avanti nel rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione.


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Bonifici istantanei senza costi extra: dal 9 gennaio scatta la rivoluzione per i correntisti

A partire dal 9 gennaio 2025, i bonifici istantanei costeranno esattamente come i bonifici ordinari. Niente più sovrapprezzi per i correntisti italiani, che potranno beneficiare di uno strumento di pagamento rapido, sicuro e disponibile 24 ore su 24, 7 giorni su 7.

La novità rientra nell’attuazione del Regolamento (UE) 2024/886, che ha già introdotto l’obbligo per le banche di garantire la ricezione e la conferma dell’accredito del bonifico istantaneo entro 10 secondi dall’ordine di pagamento. Ora arriva il secondo passo: l’allineamento delle commissioni.

Stop ai sovrapprezzi: bonifico istantaneo come quello ordinario

Il cambiamento riguarda tutti i conti di pagamento che già prevedono la ricezione di bonifici SEPA ordinari. Dal 9 gennaio, le banche non potranno applicare tariffe superiori a quelle previste per i bonifici tradizionali, che in alcuni casi sono già pari a zero, frutto della concorrenza tra gli istituti di credito.

Per i correntisti, la misura rappresenta un risparmio tangibile. Fino ad oggi, molti istituti hanno applicato costi extra per usufruire della rapidità e disponibilità immediata dei bonifici istantanei. La nuova regola elimina questo divario, rendendo l’uso dei bonifici istantanei più conveniente e accessibile.

In caso di abusi, parola all’Arbitro Bancario Finanziario

Gli utenti che dovessero notare anomalie nei costi applicati potranno rivolgersi all’Arbitro Bancario Finanziario per far valere i propri diritti. Sarà infatti compito delle autorità di vigilanza verificare il rispetto delle nuove disposizioni da parte degli istituti di credito.

Nel frattempo, il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) sta lavorando a un provvedimento per introdurre sanzioni nei confronti delle banche che non si adegueranno. Il provvedimento, atteso entro i primi mesi del 2025, mira a garantire il rispetto delle nuove regole e a tutelare i consumatori.

La roadmap delle novità: scadenze fino a ottobre 2025

Il Regolamento UE 2024/886 prevede un percorso di attuazione suddiviso in due tappe fondamentali:

  • Entro il 9 gennaio 2025: le banche dovranno garantire ai correntisti la ricezione di bonifici istantanei sui conti di pagamento, applicando commissioni non superiori a quelle dei bonifici ordinari.
  • Entro il 9 ottobre 2025: sarà obbligatorio anche il servizio di invio dei bonifici istantanei dai conti di pagamento, con l’adeguamento dei canali dispositivi (home banking, app, ecc.) e l’introduzione del servizio gratuito di verifica del beneficiario (Verification of Payee – VoP) per ogni bonifico in uscita.

Che cos’è il bonifico istantaneo?

Il bonifico istantaneo, noto a livello tecnico come Sepa Instant Credit Transfer (SCT Inst), consente il trasferimento immediato di fondi da un conto di pagamento all’altro. La disponibilità del denaro per il beneficiario è immediata e l’operazione, una volta eseguita, è irrevocabile.

La differenza rispetto al bonifico ordinario è la velocità: i bonifici tradizionali possono richiedere fino a 24-48 ore per l’accredito, specialmente nei giorni festivi o nei weekend. I bonifici istantanei, invece, sono operativi 24 ore su 24, 7 giorni su 7, anche nei giorni festivi.


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Il viceministro Sisto agli avvocati: “L’IA è un fantasma nero, la professione va difesa con i denti”

Bari – «I giovani avvocati devono essere bravissimi, perché c’è un nemico in agguato: l’intelligenza artificiale, un grande fantasma nero». Con queste parole, il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, ha lanciato un monito alla categoria forense durante il suo intervento – in videocollegamento da Roma – alla cerimonia “Cinquant’anni di toga”, svoltasi nell’aula magna della Corte d’Appello di Bari.

L’IA, secondo il viceministro, rappresenta una sfida cruciale per la professione legale. «Con l’intelligenza artificiale, anche i non laureati possono scrivere splendide memorie, indipendentemente dalle proprie competenze», ha dichiarato Sisto, evidenziando il rischio di un “livellamento verso l’alto” delle prestazioni professionali, che potrebbe «piallare le competenze» degli avvocati.

Le sue parole giungono in un momento di riflessione profonda sulla crisi della professione. Sisto ha messo in evidenza un altro problema: il calo degli iscritti all’esame di abilitazione forense. «Ci sono più pensionati che nuovi iscritti», ha affermato, rilevando una riduzione di 1300 candidati rispetto all’anno precedente. Un dato preoccupante, soprattutto perché il calo riguarda maggiormente le donne rispetto agli uomini.

Nonostante il clima celebrativo dell’evento, il viceministro ha invitato la categoria a non abbassare la guardia. «Quella di oggi è una festa, ma non ci dobbiamo distrarre dalla consapevolezza che dobbiamo difendere questa professione strenuamente, con i denti», ha sottolineato Sisto.


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Sulmona e altri tre tribunali salvi: “Resteremo aperti”

Sulmona – I tribunali di Sulmona, Avezzano, Lanciano e Vasto resteranno aperti. A ribadirlo è stato Gaetano Campo, Capo del Dipartimento dell’Organizzazione Giudiziaria (DOG), durante un incontro con la delegazione del Coordinamento di sindaci e presidenti degli ordini forensi, giunti nuovamente a Roma per difendere i quattro presidi giudiziari.

La conferma arriva dopo settimane di mobilitazione. «Siamo aperti e resteremo aperti», ha dichiarato Luca Tirabassi, presidente del Consiglio dell’Ordine Forense di Sulmona, che ieri ha convocato un’assemblea degli avvocati per illustrare le ultime iniziative del Coordinamento, composto da rappresentanti degli Ordini Forensi e amministratori locali delle quattro città interessate dalla riforma della geografia giudiziaria.

Tirabassi ha ricordato che segnali incoraggianti erano già emersi nell’incontro del 19 novembre scorso presso il Ministero della Giustizia, alla presenza del sottosegretario Andrea Delmastro Delle Vedove e dei parlamentari Guido Liris, Etelwardo Sigismondi e Guerino Testa. «Avevamo avuto importanti rassicurazioni già dal sottosegretario Delmastro – ha spiegato Tirabassi – e ora l’analoga conferma ci è stata fornita anche dal capo del DOG. Resteremo ovviamente vigili per verificare che tali intendimenti siano concretizzati nel più breve tempo possibile».

Il Coordinamento, tuttavia, non abbassa la guardia. Se i tempi di approvazione del disegno di legge governativo dovessero dilatarsi, Tirabassi ha già annunciato la strategia: «Laddove il disegno di legge di matrice governativa non fosse approvato in tempi celeri, sarà nostra premura sollecitare il Governo ad adottare un’ultima proroga “ponte” per consentire al Parlamento di varare definitivamente la legge di salvaguardia nell’ambito di una più ampia revisione della geografia giudiziaria».

La chiusura dei quattro tribunali non provinciali, più volte denunciata dal Coordinamento, avrebbe infatti gravi conseguenze. «Con la soppressione di questi presidi, metà regione – e proprio quella orograficamente più complicata – si troverebbe sguarnita di punti di riferimento giudiziari, con gravi disagi e pregiudizi per la tutela dei diritti e della stessa sicurezza dei residenti del Centro Abruzzo», ha sottolineato Tirabassi.

Il rischio di lasciare i cittadini senza presidi di giustizia in territori difficili da raggiungere è al centro delle preoccupazioni di sindaci, avvocati e amministratori locali, che chiedono certezze non solo sui tempi di approvazione della legge, ma anche sulla possibilità di garantire continuità operativa ai tribunali.

La battaglia, per ora, sembra aver ottenuto un importante risultato, ma la vigilanza resterà alta: la partita sulla geografia giudiziaria non è ancora chiusa.


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Giustizia in affanno a Belluno, Padrin: «Scriverò al Ministero»

Belluno – La giustizia a Belluno rischia il collasso, e il presidente della Provincia, Roberto Padrin, lancia l’allarme: «Raccolgo le preoccupazioni degli avvocati bellunesi: la situazione descrittami rispetto all’ufficio del Giudice di Pace e della cancelleria del Tribunale necessita di spiegazioni. Alla vigilia degli appuntamenti olimpici, il nostro territorio ha bisogno di un sistema giustizia che dia risposte in tempi consoni a cittadini e imprese».

Le dichiarazioni di Padrin giungono all’indomani di un incontro con una delegazione di avvocati bellunesi, svoltosi martedì 17 dicembre a Palazzo Piloni. Presenti all’incontro il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Belluno, Daniele Tormen, il presidente della Camera Civile, Valentino De Castello, e il consigliere della Camera Civile, Martino Fogliato.

I tre legali hanno consegnato al presidente Padrin una lettera in cui si denuncia la carenza di organico al Tribunale, con particolare riferimento all’ufficio del Giudice di Pace. La situazione è descritta come drammatica: «Ricordiamo che l’ufficio del Giudice di Pace non è un ufficio di secondaria importanza e la riforma della Giustizia, che entrerà in vigore nel 2025, ne amplierà ancora le competenze sia in ambito civile che in ambito penale», si legge nella lettera.

Gli avvocati evidenziano l’importanza cruciale dell’ufficio, definendolo «l’ufficio degli affari urgenti dei comuni cittadini», dove si trattano pratiche quotidiane come restituzioni di patenti, contravvenzioni al codice della strada, risarcimenti per incidenti stradali, recuperi crediti e questioni condominiali. Tuttavia, l’attuale operatività è gravemente compromessa: «Oggi l’ufficio civile è chiuso e svolge solo udienze per gli affari pregressi. Le nuove cause vengono iscritte, il cittadino paga, ma poi restano lì in attesa che un cancelliere venga nominato e le passi a un giudice. È paragonabile a un pronto soccorso formalmente aperto, dove giungono ambulanze con pazienti gravi che vengono abbandonati senza assistenza perché non c’è nessuno all’accettazione».

La metafora del “pronto soccorso vuoto” ha colpito il presidente Padrin, che ha commentato: «La situazione tratteggiata dagli avvocati Fogliato, Tormen e De Castello è grave e preoccupante, perché mette in difficoltà soprattutto i cittadini».

Padrin non intende restare a guardare. «Dato che il Tribunale di Belluno sarà chiamato a gestire i contenziosi che dovessero emergere da qui ai prossimi mesi anche in riferimento alle Olimpiadi, non possiamo permetterci che sia ingessato o bloccato», ha dichiarato. L’impegno del presidente è chiaro: «Scriverò al Ministero della Giustizia per segnalare questa situazione e chiedere risposte precise. Sappiamo benissimo che la montagna sconta rarefazione di servizi e carenza di personale, ma sono certo che lo stesso Ministero saprà garantire l’efficienza di cui abbiamo bisogno».

L’attenzione, dunque, è tutta rivolta a Roma, con la speranza che il grido d’allarme di Belluno non cada nel vuoto.


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Aiga, separazione delle carriere per un processo più giusto ed equo

BERGAMO. L’Associazione Italiana Giovani Avvocati (AIGA) ribadisce il proprio sostegno alla riforma che prevede la separazione delle carriere dei magistrati. “La separazione delle carriere rappresenta la concreta attuazione del giusto processo previsto dall’articolo 111 della nostra Costituzione”, ha affermato Carlo Foglieni, presidente nazionale AIGA, intervenendo a Bergamo, presso la Fondazione Serughetti La Porta, al convegno in materia di proposte di riforma della Costituzione e incidenza sugli equilibri tra i poteri dello Stato. L’evento è stato organizzato da Laura Cocucci, referente locale dell’Area democratica per la giustizia, promosso nell’ambito della presentazione del libro “Loro dicono, noi diciamo”.

Nel corso del dibattito, che ha visto la partecipazione di molti cittadini, sono intervenuti Barbara Pezzini, portavoce del Comitato Bergamasco per la difesa della Costituzione e costituzionalista dell’Università di Bergamo, il procuratore di Bergamo Maurizio Romanelli e Armando Spataro, coautore del libro, i quali hanno spiegato perché – a loro avviso – le riforme costituzionali proposte (premierato forte, autonomia differenziata e separazione delle carriere) violino tre principi cardine della Costituzione: la partecipazione democratica, l’indipendenza della magistratura e l’uguaglianza dei cittadini.

A fare da contraltare l’intervento del presidente Foglieni che, dopo aver evidenziato come la giustizia non sia contemplata nella proposta dell’autonomia differenziata trattandosi di materia di competenza esclusiva statale ed esuli dal premierato forte, ha ribadito come la separazione delle carriere sia “essenziale per rendere il processo più equo e giusto perché lo assegna ad un giudice terzo a garanzia dell’imparzialità della decisione. L’auspicio è dunque quello che la proposta sulla separazione delle carriere venga finalmente approvata”.


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Contributo unificato, raggiunto accordo. Modico acconto per scongiurare estinzione causa

“Vivo apprezzamento del Ministero della giustizia per l’approvazione delle disposizioni che modificano la disciplina del contributo unificato, contenute nella manovra di finanza pubblica 2025 e frutto di intese con il Consiglio Nazionale Forense, tese a semplificare il pagamento e a razionalizzare le procedure di recupero del gettito erariale, nel rispetto delle tutele costituzionali che garantiscono l’accesso alla giustizia”.

“Resta fermo l’impegno del Ministero ad individuare un altro veicolo normativo per introdurre le ulteriori disposizioni in materia di contributo unificato, già condivise con l’istituzione forense, volte alla riduzione in misura percentuale degli attuali importi dovuti, nei casi di comportamento virtuoso nell’assolvimento dell’obbligo tributario”. Così la nota diffusa dal Ministero.


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Commissione europea, 1,3 miliardi di € a favore di Silicon Box per la creazione di un nuovo impianto a Novara

La Commissione europea ha approvato, ai sensi delle norme dell’UE in materia di aiuti di Stato, una misura italiana da 1,3 miliardi di € a favore di Silicon Box per la costruzione, a Novara, di un impianto avanzato di confezionamento e di collaudo di semiconduttori. La misura rafforzerà la sicurezza dell’approvvigionamento, la resilienza e l’autonomia tecnologica dell’Europa nel settore delle tecnologie dei semiconduttori, in linea con gli obiettivi stabiliti nella comunicazione relativa a una normativa sui chip per l’Europa e con gli orientamenti politici della Commissione europea per il 2024-2029.

La misura prevista dallo Stato italiano

L’Italia ha notificato alla Commissione il suo piano di sostegno al progetto di Silicon Box di creare un nuovo impianto avanzato di confezionamento e collaudo di semiconduttori a Novara, in Italia. Il confezionamento avanzato consente l’integrazione di diversi chip, spesso con funzioni diverse, in un’unica confezione, e di creare un modulo multi-chip o “chiplet”. Questa tecnologia consente al chiplet di funzionare come un unico chip, offrendo migliori prestazioni ed efficienza energetica.

Il nuovo impianto fornirà soluzioni di confezionamento avanzato che integrano chiplet in pannelli (panel-level packaging) anziché in wafer (wafer-level packaging), unitamente a tecniche di integrazione 3D. L’impianto gestirà le principali fasi di fabbricazione, vale a dire l’assemblaggio, il confezionamento e il collaudo di semiconduttori. Si prevede che l’impianto, che dovrebbe funzionare a piena capacità nel 2033, sarà in grado di produrre circa 10 000 pannelli alla settimana.

L’aiuto prenderà la forma di una sovvenzione diretta di importo pari a circa 1,3 miliardi di € a favore di Silicon Box, a sostegno di un investimento totale dell’impresa di 3,2 miliardi di €. Nell’ambito della misura, Silicon Box ha convenuto di:

  • garantire che il progetto abbia un impatto più ampio con effetti positivi sulla catena del valore dei semiconduttori dell’UE;
  • contribuire allo sviluppo della prossima generazione di tecnologie di confezionamento avanzato dell’UE;
  • attuare gli ordini classificati come prioritari in caso di problemi di approvvigionamento, in linea con la normativa europea sui chip; e
  • sviluppare e realizzare formazioni in materia di istruzione e competenze per aumentare il bacino di forza lavoro qualificata in possesso delle necessarie competenze.

Valutazione della Commissione

La Commissione ha valutato la misura notificata dall’Italia alla luce delle norme dell’UE sugli aiuti di Stato, in particolare dell’articolo 107, paragrafo 3, lettera c), del trattato sul funzionamento dell’UE (“TFUE”), che permette agli Stati membri di concedere aiuti per agevolare lo sviluppo di alcune attività economiche a determinate condizioni, e dei principi enunciati nella comunicazione relativa a una normativa sui chip per l’Europa.


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