Italawyers: la prima associazione di avvocati all’estero

Italawyers è la prima associazione di avvocati italiani che lavorano all’estero. L’associazione ha la sede principale a Londra e nelle scorse settimane è stata presentata a Roma alla Camera dei Deputati.

Lo scopo di Italawyers è quello di diffondere in tutto il mondo la cultura giuridica italiana, affinché si possa incoraggiare la collaborazione internazionale tra i legali che parlano la lingua italiana. L’associazione, infatti, ha stabilito che la lingua italiana è il suo elemento distintivo.

Il presidente di Italawyers è Valeriano Drago, che esercita nel Regno Unito. Alla vicepresidenza troviamo Valentina Saviello, che esercita in Italia, così come il tesoriere Marco Calabrese.

Italawyers nasce nel 2020, durante l’emergenza sanitaria. Si è fatta molto conoscere tramite webinar formativi online, crescendo velocemente nel corso del tempo, tanto che ora la troviamo in più di venti paesi in tutto il mondo.

Dichiara il presidente Drago: «Ogni associato, oltre alla lingua italiana conosce la lingua del posto dove esercita la professione e questo consente occasioni di confronto, collaborazione e di aiuto tra colleghi senza alcuna barriera culturale. I nostri membri sono tutti avvocati o, per dirla nelle lingue locali, solicitor, abogado, rechtsanwalt, avocat à la cour e via dicendo, e ciò consente pertanto un rapporto diretto tra professionisti di diverse aree geografiche, con momenti formativi sui temi giuridici di maggior attualità, approfondimenti con esperti, convegni e altre iniziative in nome dell’italianità».

Tra poco si terrà il quarto meeting internazionale, a Londra, dal 20 al 23 marzo, con un convegno a tema Intelligenza Artificiale e Giustizia, con un incontro tra i legali italiani che esercitano all’estero e la Cassa.

Per la vicepresidente Saviello: «Non possiamo non prendere in considerazione lo sviluppo tecnologico che stiamo vivendo nella vita di tutti i giorni, anche nel nostro ambito questa rivoluzione è sempre più tangibile con l’adozione di tecnologie avanzate che agevolano le pratiche legali internazionali, con la digitalizzazione dei processi e l’uso dell’intelligenza artificiale, fondamentali per rimanere competitivi a livello globale. Forse non siamo ancora pronti per il Metaverso ma ci stiamo attrezzando».


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Nuovo Processo Telematico dal 14 gennaio

Processo civile: ammessi file audio e video

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Processo civile: ammessi file audio e video

Audio e video entrano definitivamente nel processo civile.

Infatti, secondo le nuove specifiche tecniche, nel PCT e nel PPT saranno ammessi file mp4 e mp3 nei documenti informatici da allegare agli atti. La bozza del provvedimento resterà in consultazione pubblica ancora per un po’ di giorni, prima di entrare ufficialmente in vigore.

La busta telematica, per il momento, può contare su un aumento della dimensione massima sino a 60 megabyte; i file, comunque, dovranno essere spezzettati o compressi per essere allegati agli atti.

La novità si trova all’art. 15 del provvedimento Dgsia. Tra i vari formati ammessi in allegato troviamo video mpeg2 e mpeg4, ovvero mp4, m4v, mov, mpg, avi e mpeg; per quanto riguarda l’audio, ammessi formati mp3, wav, raw, aif e aiff.

In ogni caso, gli allegati dovranno essere sottoscritti con firma digitale o con firma digitale avanzata. I video, con tutta probabilità, dovranno essere zippati, dunque, la firma digitale dovrà essere applicata a seguito della compressione del file.

Fino ad oggi, nel PCT erano ammessi soltanto file con estensione «pdf, odf, rtf, txt, jpg, gif, tiff e xml», determinando in tal modo l’assenza di formati capaci di riprodurre audio e video.

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Un primo passo verso la cancellazione dell’Abuso d’Ufficio

Google elimina i cookie su Chrome

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Un primo passo verso la cancellazione dell’Abuso d’Ufficio

Martedì 9 gennaio 2024 la Commissione Giustizia del Senato ha terminato l’esame degli emendamenti all’art. 1 del “ddl Nordio”. Nel ddl sono presenti varie modifiche al codice penale, di procedura penale, al codice dell’ordinamento militare e all’ordinamento giudiziario.

Nell’art. 1 è presente la cancellazione dell’articolo 323 del codice penale del reato d’abuso d’ufficio, ovvero il punto principale della riforma Nordio, approvata dal Cdm lo scorso giugno.

Nel corso degli ultimi anni l’abuso d’ufficio è stato spesso oggetto di lamentela da parte di amministratori e sindaci, che ritengono che questa tipologia di reato provoca l’evitamento dell’assunzione delle responsabilità decisionali di qualsiasi tipo, per timore di finire coinvolti in procedimenti di tipo penale.

La paura di inciampare nell’abuso d’ufficio provoca la cosiddetta “paura della firma”, ovvero il timore di assumersi responsabilità.

Secondo l’art. 323 codice penale:

«Il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio che, in violazione di specifiche regole di condotta espressamente previste dalle legge o da atti aventi forza di legge e dalle quali non residuino margini di discrezionalità, ovvero omettendo di tenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto o negli altri casi prescritti, intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale ovvero arreca ad altri un danno ingiusto, è punito con la reclusione da uno a quattro anni».

Secondo i critici, il reato d’abuso d’ufficio si presta a troppe interpretazioni. Per Nordio, l’abolizione sarebbe giustificata dal fatto che, di fronte ai tanti processi avviati in tema di abuso d’ufficio, i casi che giungono a una condanna sono veramente limitati.

Alfredo Bazoli del PD critica la scelta: «Resteranno così senza sanzioni tante condotte prevaricatrici di pubblici funzionari compiute insieme a singoli cittadini, ed è una cosa per noi inaccettabile. Per risolvere un problema che riguardava gli amministratori locali si interviene con l’accetta e si toglie una norma di sistema che ha una funzione molto importante».


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Google elimina i cookie su Chrome

L’Intelligenza Artificiale potrebbe portare all’estinzione degli esseri umani

Google elimina i cookie su Chrome

Dal 4 gennaio scorso, 30 milioni di persone in tutto il mondo navigano online senza dover accettare i cookie. Si tratta dell’1% degli utenti Chrome selezionati da Google per la sperimentazione della nuova funzionalità di Protezione anti-tracciamento.

A partire dalla seconda metà dell’anno, tale funzionalità verrà estesa a tutte le persone che utilizzano Chrome.

Non è difficile capire se siete nell’1% degli utenti sperimentali, visto che dopo il primo accesso si verrà accolti da un pop-up che vi informa del cambiamento. Inoltre, alla fine della barra dell’indirizzo ci sarà un occhio barrato, come “certificazione” che nessuno ci sta spiando (si spera).

Google ha preso questa decisione al fine di tutelare la privacy degli utenti. Spiega l’azienda: «Continuiamo a investire in funzionalità che proteggano i dati delle persone e offrano maggiore controllo sul loro utilizzo». Ovviamente, con questa mossa l’azienda ottiene dei benefici, avendo un maggior controllo sulle informazioni degli utenti e soprattutto del mercato pubblicitario.

Infatti, l’assenza di cookie non vuol dire che nessuno verrà più monitorato. I siti non ci tracceranno più attraverso cookie di terze parti, perché sarà Google stesso a svolgere questa funzione. I dati, tuttavia, non usciranno dal dispositivo utilizzato durante la navigazione.

Google, dunque, sarà in grado di informare (vendere) a inserzionisti e siti gli interessi degli utenti; questi potranno calibrare le pubblicità in base a queste informazioni, ma non potranno risalire alle identità delle persone che visualizzano le inserzioni.

Di certo questa nuova funzione rappresenta un miglioramento, nonostante ci siano browser migliori da questo punto di vista, come Safari, DuckDuckGo e Firefox.

Tutto questo potrebbe portare Google ad assumere il monopolio nel mercato pubblicitario. Secondo la CMA inglese, che corrisponde alla nostra AgCm, lo scopo di Google non è aiutare gli utenti, ma limitare «il tracciamento in modo che venga effettuato solo da un unico potente soggetto, Chrome stesso, che poi può distribuire le sue conoscenze agli inserzionisti disposti a pagare. Questo è solo un altro passo nella trasformazione del browser da agente utente ad agente pubblicitario».


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L’Intelligenza Artificiale potrebbe portare all’estinzione degli esseri umani

PCT, notifica senza PEC: bisogna fornire una motivazione

L’Intelligenza Artificiale potrebbe portare all’estinzione degli esseri umani

È stato recentemente svolto un sondaggio che ha visto la partecipazione di 2.778 ricercatori che si occupano di intelligenza artificiale. Dai risultati è emersa la probabilità del 5% che l’IA possa portare all’estinzione degli esseri umani.

Il 10% dei ricercatori che hanno partecipato al sondaggio afferma che le macchine, entro il 2027, saranno in grado di superare gli esseri umani in «ogni possibile compito». La metà degli intervistati, invece, ritiene che questo sarà possibile entro l’anno 2047.

Qualche sprazzo positivo c’è, visto che il 68,3% degli intervistati dichiara che «i risultati positivi derivanti dall’IA superumana» sono decisamente più probabili rispetti a quelli negativi.

Nel sondaggio emergono i disaccordi e le incertezze presenti tra i ricercatori, con opinioni differenti sull’accelerazione o sul rallentamento dei progressi.

In ogni caso, la cifra del 5% è molto significativa. Secondo l’esperta Katja Grace «è un segnale importante che la maggior parte dei ricercatori in IA non trova fortemente implausibile che l’IA avanzata distrugga l’umanità».

Prosegue: «Penso che questa generale credenza in un rischio non minuscolo sia molto più significativa della percentuale esatta di rischio. Fare previsioni è in generale difficile, e si è osservato che gli esperti del settore hanno prestazioni scarse».

I partecipanti del sondaggio sono tutti estremamente competenti in materia di IA: dunque, non presentano abilità «insolite nel fare previsioni in generale».

La maggior parte dei ricercatori esperti di IA non teme il rischio di estinzione umana a causa di un sistema di intelligenza artificiale malvagio, ma teme piuttosto il rischio di deepfake, di creazione di pericolosi virus informatici, della manipolazione dell’opinione pubblica e dei sistemi che permettono agli individui di guadagnare a spese di altri.


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PCT, notifica senza PEC: bisogna fornire una motivazione

Nuovo Regolamento Assistenza di Cassa Forense

PCT, notifica senza PEC: bisogna fornire una motivazione

Nel processo civile è ora operativo il principio secondo il quale la notifica via PEC è la regola, mentre l’eccezione è rappresentata dalla notifica con l’ufficiale giudiziario.

D’ora in poi, quando l’avvocato si rivolge all’Unep, dovrà attestare che la procedura con PEC si rivela impossibile, o in alternativa che il messaggio ha esito negativo. Nel caso in cui si riscontrino difficoltà, dovranno essere indicate nella dichiarazione ex. art. 137, comma 7, Cpc.

Il Movimento forense segnala che non c’è stata sospensione dell’efficacia dei commi 2 e 3 dell’art. 3 ter legge n.53/1994, oltre alla mancanza di codifica delle cause di imputabilità e non imputabilità al destinatario a causa dell’impossibilità o esito negativo della PEC. Inoltre, non sembra essere attiva l’apposita area web prevista dal codice della crisi d’impresa.

La riforma della giustizia Cartabia ha deciso di rendere obbligatoria la modalità telematica della notifica per il difensore, nel caso in cui i destinatari siano avvocati, altri professionisti, imprese, PA, società a controllo pubblico, gestori di servizi pubblici e soggetti con domicilio digitale seppur senza obbligo.

Fino allo scorso 31 dicembre 2023 gli avvocati potevano rivolgersi all’Unep senza dover necessariamente aver accertato che le cause dell’impossibilità della notifica via PEC fossero colpa del destinatario (sistema informatico non funzionante, casella piena).

Ora, l’ufficiale giudiziario potrà procedere soltanto su richiesta del legale in via residuale, se il legale non deve provvedere tramite PEC e nel caso di impossibilità di esecuzione della notifica per cause che non posso essere attribuite al destinatario.

Il legale deve dichiarare, nel modello di relata:

  • che la notifica è relativa ad un procedimento instaurato prima dell’entrata in vigore della Riforma, ovvero prima del 28/02/2023;
  • il destinatario non possiede PEC o domicilio digitale;
  • la notifica PEC ha avuto esito negativo non per colpa del destinatario;
  • la notifica PEC ha avuto esito negativo per colpa del destinatario, e non è stato possibile inserire l’atto nell’apposita area web in quando non esistente.

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Nuovo Regolamento Assistenza di Cassa Forense

L’Ordine degli Avvocati di Padova ha creato uno sportello gratuito contro il bullismo

Nuovo Regolamento Assistenza di Cassa Forense

Dal 1° gennaio 2024 è in vigore il Nuovo Regolamento per l’erogazione dell’Assistenza. Tale regolamento verrà applicato a qualsiasi domanda presentata successivamente al 1° gennaio 2024, anche se riferita ad eventi avvenuti prima.

Il Nuovo Regolamento prevede prestazioni in favore degli iscritti alla Cassa a sostegno della salute, della professione e della famiglia. Oltre a questo si prevede anche l’erogazione di ulteriori contributi straordinari, così come misure per la tutela e il sostegno della maternità e della paternità.

Cassa Forense stabilisce una somma differente ogni anno, a seconda del numero degli iscritti, e verrà rivalutata sempre annualmente basandosi sugli indici ISTAT. L’importo non potrà superare il 12,50% del contributo integrativo dal quale si attingono i fondi destinati all’assistenza.

I destinatari delle prestazioni di assistenza sono: iscritti alla Cassa, titolari di pensione erogata dalla Cassa e i soggetti presenti agli articoli 5 n. 3; 10 n. 1 lett. b) e c); 11 n. 7 e 14 comma 2 del Regolamento.

Al fine di beneficiare delle varie prestazioni assistenziali si dovrà essere necessariamente in regola con gli adempimenti di tipo contributivo e dichiarativo.

Per ulteriori informazioni, clicca qui sopra per leggere la comunicazione di Cassa Forense.


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L’Ordine degli Avvocati di Padova ha creato uno sportello gratuito contro il bullismo

L’avvocato deve restituire il compenso se l’assistenza fornita è inutile

L’Ordine degli Avvocati di Padova ha creato uno sportello gratuito contro il bullismo

L’Ordine degli Avvocati di Padova, insieme alla dirigenza scolastica di Padova e la Provincia di Padova, ha deciso di creare lo “Sportello legale bullismo”, per affrontare e sconfiggere il bullismo.

Nelle ultime settimane è stato sottoscritto un protocollo d’intesa, finalizzato alla promozione di un ambiente sociale e scolastico inclusivo e sicuro, attraverso la sensibilizzazione dei più giovani, delle famiglie e della cittadinanza in tema di prevenzione del bullismo e del cyberbullismo.

Spiega Francesco Rossi, presidente del Coa di Padova, «ogni giorno nella nostra attività professionale ci troviamo ad affrontare situazioni legate al bullismo e al cyberbullismo. Per questo abbiamo accolto con grande entusiasmo la possibilità di collaborare con la Provincia e il Provveditorato agli studi».

Prosegue: «Intendiamo offrire la nostra professionalità e la nostra competenza su questioni estremamente delicate. Un ringraziamento lo rivolgo ai colleghi che saranno impegnati in prima linea nel supporto a famiglie e insegnanti».

Lo sportello «è improntato alla massima trasparenza e al rispetto dei principi deontologici. Il servizio fornisce informazioni chiare e accessibili sul diritto civile e penale, con particolare attenzione alle leggi relative ai fenomeni del bullismo scolastico. Inoltre, è totalmente gratuito e si basa sulle competenze di avvocati che offrono pro bono la loro consulenza».

Non ci sarà alcuna promozione di servizi legali a pagamento. Lo sportello sarà presente nella sede della Provincia di Padova, e gli incontri avverranno una volta al mese su appuntamento, garantendo massima riservatezza per coloro che si affideranno al servizio.

Roberto Natale, dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale di Padova e Rovigo, dichiara: «Il bullismo è un fenomeno conosciuto da tempo, ma è indubbio che in questi ultimi anni episodi di prevaricazione, violenza verbale, fisica e psicologica hanno assunto una connotazione socialmente più allarmante».

«A questo si è poi aggiunto», continua, «il fenomeno del cyberbullismo, che essenzialmente consiste nella diffusione sui canali social di contenuti offensivi o di materiale fotografico privato, allo scopo di denigrare, deridere, umiliare qualcuno. Molti studenti, vittime di questi atti di violenza, si chiudono in sé stessi, interrompono la frequenza scolastica e cadono in situazioni di depressione. Questa la ragione per la quale è forte l’impegno di tutte le istituzioni per il contrasto a qualsiasi forma di prevaricazione e umiliazione».

Secondo il ministero della Salute il 20% delle femmine e il 19% dei maschi come meno di 11 anni sono vittime di bullismo. Tra i 13 e i 15 anni, invece, le percentuali diminuiscono al 18% per le femmine e al 15% per i maschi, mentre dopo i 15 anni i casi di bullismo sono al 10% nei maschi e al 9% nelle femmine.

Basandoci sulle statistiche delle Nazioni Unite possiamo osservare come in tutto il mondo uno studente su tre ha subito bullismo. Ogni anno, 246 milioni di minori devono affrontare violenze o bullismo in ambito scolastico.


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L’avvocato deve restituire il compenso se l’assistenza fornita è inutile

Bloccata la riforma delle pensioni degli avvocati

L’avvocato deve restituire il compenso se l’assistenza fornita è inutile

La Cassazione ha stabilito che l’avvocato, nel caso in cui la sua assistenza sia inutile, dovrà restituire il compenso precedentemente incassato.

È stato infatti respinto il ricorso da parte di un avvocato contro la condanna della restituzione di 2mila euro alla sua cliente. Il legale, inoltre, reclamava ancora circa 4mila euro.

La decisione presa dalla Corte territoriale si basa sul poco preavviso nel proporre appello da parte del legale, motivo per cui l’assistita aveva deciso di richiedere un risarcimento. L’istanza è stata respinta al mittente vista l’assenza di prove, poiché sembrava che il risultato desiderato fosse stato raggiunto dall’avvocato.

I giudici di legittimità ricordano che un avvocato deve “pagare” nel caso in cui adotti «mezzi difensivi pregiudizievoli» nei confronti del cliente, nonostante sia proprio questo a raccomandarli e a decidere la strategia da seguire – seguendo comunque le indicazioni del legale.

Tale scelta tecnica potrà essere valutata da un giudice che stabilirà se la via seguita non era adeguata rispetto al risultato che il cliente sperava di ottenere. Per la Cassazione, infatti, «lo svolgimento di un’attività professionale, da parte dell’avvocato, totalmente inutile, già ex ante pronosticabile come tale, non gli attribuisce alcun compenso».


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Bloccata la riforma delle pensioni degli avvocati

Deposito atti penali: confermata proroga del doppio binario

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Dal 1° gennaio 2024 sarebbe dovuto scattare il sistema contributivo “puro”, ma visti i dubbi sollevati dai ministeri vigilanti, per il momento la partenza della riforma della previdenza nel mondo legale è incerta.

Il Ministero del Lavoro, con una nota del 29 dicembre 2023 indirizzata a Cassa Forense, ha riportato alcune osservazioni, bloccando e rinviando l’approvazione della delibera.

Il Governo si è concentrato principalmente sul sistema delle entrate contributive. Cassa Forense aveva stabilito l’innalzamento graduale delle aliquote contributive; in particolar modo, l’aliquota dei contributi soggettivi sarebbe dovuta aumentare dal 15 al 17%, ed erano stati rivisti al rialzo, dal 10 al 15%, i contributi volontari e quelli dei pensionati attivi.

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La riforma di Cassa Forense interviene in maniera molto importante sulle modalità di calcolo per quanto riguarda le pensioni degli avvocati. Ora, il comitato dei delegati dell’ente dovrà valutare le osservazioni mosse dai ministeri, per poi decidere se e in che modo apportare correzioni.

Quello che si sa con certezza è che le nuove pensioni per gli avvocati non partiranno nei primi mesi del 2024, poiché il dialogo tra Cassa e ministeri durerà a lungo.

Tutto questo arriva dopo la bocciatura di un’altra scelta di Cassa Forense, ovvero la non riscossione del contributo minimo integrativo nel caso dei redditi bassi.


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