Parcelle Avvocati: linee guida del CNF

L’avvocato, nella redazione delle parcelle per i clienti, deve evitare di incorrere in violazioni di tipo deontologico. Per potersi orientare ci si deve affidare sia alle norme codicistiche sia al Codice deontologico forense.

I compensi variano al rialzo o al ribasso, a seconda del valore, della complessità e dell’esito dell’affare. Tuttavia, ribadisce il CNF con la sentenza n. 206/2022, il cliente non può essere vincolato a corrispondere al difensore una percentuale sul bene controverso oppure sul denaro liquidato come risarcimento danno.

Questi patti sono stati vietati espressamente anche in fase stragiudiziale, considerando anche l’importanza sociale e costituzionale del ruolo difensivo, che deve muoversi con correttezza, lealtà, decoro, diligenza e competenza.

Per questo, basare tutto sul risultato materiale della causa potrebbe portare alla sospensione dell’esercizio della professione. Inoltre, potrà configurarsi l’ipotesi di una truffa contrattuale nella forma di infedele patrocinio se l’avvocato approfitta delle scarse conoscenze tecniche del suo assistito per fargli firmare delle azioni giudiziarie che gli sono favorevoli (Cassazione 25766/2023).

La sottoscrizione di patti illeciti non influirà sulla validità del contratto di patrocinio, e dunque sul diritto del legale alla ricezione dell’onorario che gli spetta per tariffa (Cassazione 7180/2023).

È possibile richiedere degli anticipi per le spese sostenute e per quelle da sostenere, così come acconti sul compenso, tuttavia, non è lecito chiedere somme che non consone al lavoro svolto e a quello da svolgere. La pena è la sanzione della censura, non essendo valido il consenso del cliente così come la rinuncia all’esposto contro una parcella eccessiva.

Il codice deontologico vieta anche la richiesta, nel caso di mancato pagamento da parte del cliente, di importi più alti rispetto a quelli che sono già stati indicati, se non con specifica riserva pregressa (Cnf 36/23). Tale riserva deve essere chiara, non valgono dunque espressioni troppo generiche che si riferiscono ad un «aggravio di ulteriori costi».

Rilevante a livello disciplinare e lecito a livello civilistico è l’accordo sulla parcella, che riconosce all’avvocato il diritto di ottenere dal cliente tutto il corrispettivo, anche se avviene una revoca medio tempore dell’incarico.

La previsione violerebbe l’adeguatezza del compenso rispetto a quanto svolto, così come la correttezza dei confronti del cliente (Cnf, 153/2020). La pattuizione sul compenso, che di solito è contestuale al conferimento dell’incarico, dovrà essere messa per iscritto, pena nullità, come stabilito dall’art. 2233 del Codice Civile.

Anche nel caso di un palmario, ci saranno obblighi di tipo fiscale e di fatturazione.


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