Il nostro smartphone ci ascolta? Arrivano nuove conferme

Tutti ci siamo chiesti, almeno una volta, se il nostro smartphone ascolta segretamente le nostre conversazioni. Un dubbio che diventa sempre più grande quando appaiono annunci, sui social o in altri luoghi del web, collegati a qualcosa di cui abbiamo soltanto parlato con amici e parenti.

Possiamo dare una spiegazione razionale a questo fenomeno? Beh, in primo luogo, potrebbe essere che se parliamo con un’altra persona di qualcosa che ci interessa, probabilmente abbiamo anche fatto qualche ricerca in merito.

Se, invece, siamo sicurissimi di non aver mai cercato il nostro oggetto d’interesse sul web, è probabile che lo smartphone non ci abbia ascoltato; semplicemente, alcuni sistemi di intelligenza artificiale che analizzano i dati online, dopo un intricato processo di ragionamento, potrebbero aver indovinato i nostri desideri.

Ma qualcosa, ora, è cambiato. Per la prima volta in assoluto è stata trovata una prova, che incrimina alcune società di marketing che pubblicizzano dei software creati proprio per ascoltare le conversazioni delle persone.

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La testata 404 Media è riuscita ad individuare una pagina web della società CMG, Cox Media Group che promuoveva un particolare servizio chiamato “Active Listening”. La società, dopo l’articolo, ha prontamente cancellato la pagina, ma ormai le carte erano già state messe in tavola.

Per promuovere il servizio, CMG ha scritto: «Che cosa significherebbe per il tuo business se potessi targhetizzare dei potenziali clienti che stanno attivamente discutendo dei loro bisogni nelle conversazioni quotidiane? No, non si tratta di un episodio di Black Mirror, ma di “dati vocali”. E CMG ha le capacità per usarli a vantaggio del tuo business».

L’azienda dichiara di essere in grado di ascoltare le conversazioni attraverso smartphone e smart tv, riuscendo ad identificare i consumatori basandosi sulle loro parole. Non ci sono certezze, tuttavia, che il servizio promosso da CMG sia stato utilizzato e quali risultati avrebbe prodotto. Nella promozione, comunque, erano presenti i meccanismi di funzionamento del servizio.

Per esempio: sei un rivenditore d’auto milanese e decidi di acquistare il servizio Active Listening. Ebbene, sarai in possesso di un software che analizza i dati di tutte le persone che transitano in un raggio di 5/10 km dal negozio. Se il sistema rileva delle frasi come “Abbiamo bisogno di una nuova auto”, Active Listening provvederà ad inviare delle inserzioni web relative alla tua concessionaria.

In ogni caso, non ci sono conferme relative alle società che hanno deciso di affidarsi al servizio. Dunque, non è semplice stabilire quanto c’è di vero in Active Listening. Non è nemmeno chiaro l’effettivo meccanismo di funzionamento del servizio e soprattutto in che modo raccoglie i dati, soprattutto nel caso degli utenti iPhone, che ricevono una notifica quando un’app utilizza il microfono.

Secondo CMG, «è del tutto legale che i telefoni e gli altri dispositivi ti ascoltino. Ciò avviene perché i consumatori danno di solito il loro consenso quando accettano i termini e le condizioni dei software o delle app che scaricano». L’azienda, quindi, si appoggia al trucchetto del dare il consenso senza aver prima letto.

Secondo quanto dichiarato, il servizio sarebbe utilizzato da Google, Amazon e Microsoft. 404 Media ha tentato di contattare Microsoft, senza ricevere risposte. Amazon invece ha dato una spiegazione: «Il prodotto descritto non sarebbe utilizzabile sui dispositivi Echo, perché non condividiamo le registrazione vocali con terze parti».

Google, invece, dichiara che «da anni, Android impedisce alle applicazioni di raccogliere audio quando non sono attivamente utilizzate». Possiamo dire di non avere certezze assolute, ma sicuramente tanti nuovi dubbi e sospetti: il nostro smartphone ci ascolta?

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