Lauree abilitanti alla professione

DDL su Lauree abilitanti alla professione

Lauree magistrali abilitanti all’esercizio delle professioni: il sì del Senato al nuovo DDL

Dopo l’approvazione della Camera, il Senato ha dato il sì definitivo al nuovo DDL sulle lauree abilitanti alla professioneCon questa legge si prevede l’abilitazione a determinate professioni con il solo conseguimento della laurea. Vediamo insieme le specifiche del disegno di legge e a quali indirizzi di laurea si riferisce.

Quali sono le lauree abilitanti presenti nel testo del nuovo DDL n.2305

La discussione sul DDL in questione è iniziata lo scorso 21 giugno e ha ricevuto l’approvazione della Camera. Tale DDL n. 2751-A contiene le “disposizioni in materia di titoli universitari abilitanti”, ovvero indica quali titoli di studio danno l’abilitazione professionale. Successivamente, lo scorso 28 ottobre, il DDL viene approvato anche dal Senato, divenendo DDL n. 2305.

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domande di selezione al tirocinio

Iniziano i tirocini ANAS per avvocati

In partenza i tirocini professionali presso ANAS, 20 posizioni aperte per gli avvocati

ANAS S.p.a. apre diverse posizioni per effettuare un tirocinio professionale presso la loro sede. La scadenza per la presentazione delle domande è fissata per il prossimo 26 novembre, data non prorogabile. Per accedere alla selezione, i candidati devono possedere alcuni requisiti di idoneità; vediamo assieme quali.

Tirocini professionali per avvocati presso ANAS S.p.a: l’informativa e i requisiti

Sul sito dell’Anas è possibile presentare la domanda per la formazione di una lista idonei in vista dell’ammissione al tirocinio professionale. La ricerca dei futuri professionisti si svolge nel pieno rispetto della legge ai sensi dell’art. 41 della L. n. 247/2012. Le posizioni ricercate su tutto il territorio nazionale sono in totale 20.

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esonero vaccino covid

Esonero vaccinale e green pass

Come e quando si ottiene il certificato di differimento e di esonero vaccinale?

La normativa vigente in tema di pandemia da Covid-19, impone (D.L. 1° aprile 2021 n.44 convertito in legge n. 76/21 art.4) l’obbligo vaccinale per il personale sanitario. Quindi, da disposizioni del Decreto Legge del 21 settembre 2021, n. 127, dal 15 ottobre vige l’obbligo di Green Pass anche per i lavoratori pubblici e privati nel luogo di lavoro. Tuttavia, il medico di medicina generale può esonerare o differire la vaccinazione: vediamo insieme quando, perché e come ciò può avvenire.

Certificato di differimento e di esonero vaccinale: quando, perché e come ottenerlo

Dallo scorso 15 ottobre, il green pass è obbligatorio non più soltanto per il personale sanitario ma anche per i lavoratori che si rechino al proprio posto di lavoro. Tuttavia, in presenza di specifiche condizioni cliniche documentate che pongano in “accertato” pericolo la salute dell’interessato, si può richiederne il differimento o l’esonero. Tali condizioni di pericolo devono essere accertate concretamente, per mezzo di evidenze scientifiche (non meramente ipotizzate).

 

 

Quando fare richiesta di omissione o differimento vaccinale?

Il periodo in cui la vaccinazione può essere omessa o differita arriva fino al 31 dicembre 2021.

Comunque, vale la pena sottolineare che la tale previsione di scadenza omogenea al 31 dicembre appare del tutto vana. In effetti, essa tenta di appiattire differenze in realtà completamente inconciliabili, quali quelle del differimento ed esonero.

Ora: chi è il differito? un soggetto solo temporaneamente non vaccinabile, che deve verificare l’esistenza ed il perdurare delle sue condizioni di esonero. Nella fattispecie, è un soggetto sottoposto a determinate condizioni di salute o terapie temporanee e momentaneamente incompatibili con la vaccinazione. Ne consegue che quella del differito è una condizione passeggera e risolvibile, risolta la quale si può procedere con il vaccino.

Quindi, una persona dovrebbe essere differita dal vaccino perché:

  • paziente affetto da SARS-CoV-2 negli ultimi tre mesi e paziente con malattia di COVID-19 curato con anticorpi monoclonali (sempre negli ultimi tre mesi); il loro green pass è valido per 6 mesi
  • soggetto in quarantena o in attesa del risultato del tampone; ricevono il vaccino alla fine della quarantena o all’esito negativo del tampone;
  • Paziente con malattia acuta severa non differibile (es – evento cardiovascolare acuto, epatite acuta, nefrite acuta, stato settico o grave infezione di qualunque organo/tessuto, condizione chirurgica maggiore, …); questi ricevono il vaccino al termine del percorso diagnostico e terapeutico.

Chi è invece l’esonerato? Un soggetto con conclamata, seria ed immutabile patologia, tale per cui sarà per sempre incompatibile con la vaccinazione.

Un soggetto dovrebbe dunque richiedere l’esonero vaccinale perché allergico agli stessi componenti vaccinali, precisamente:

  • il polietilene-glicole-2000 PEG contenuto nel vaccino Comirnaty- (Pfizer-Biontech);
  • il metossipolietilene-glicole-2000 (PEG2000 DMG) (I PEG sono un gruppo di allergeni noti che comunemente si trovano in farmaci, prodotti per la casa e cosmetici);
  • la trometamina (componente di mezzi di contrasto radiografico e di alcuni farmaci somministrabili per via orale e parenterale) contenuta nel vaccino Spikevax (Moderna);
  • il polisorbato contenuto nei vaccini COVID-19 a vettore virale Vaxzevria (AstraZeneca) e Janssen (Johnson&Johnson). lI polisorbato 80 è una sostanza ampiamente utilizzata nel settore farmaceutico e alimentare ed è presente in molti farmaci inclusi vaccini e preparazioni di anticorpi monoclonali;
  • PEG e polisorbato sono strutturalmente correlati e può verificarsi ipersensibilità cross-reattiva tra questi composti;
  • soggetti che hanno manifestato sindrome trombotica associata a trombocitopenia in seguito alla vaccinazione con Vaxzevria;
  • soggetti che in precedenza hanno manifestato episodi di sindrome da perdita capillare con Vaxzevria o Janssen.
Le donne in gravidanza sono esonerate dal vaccino anti-sars covid-19?

La società scrive che la vaccinazione anti COVID-19 non è controindicata in gravidanza. Tuttavia, di recente si sono aperte diverse inchieste e diffuse teorie scientifiche su gravi effetti collaterali di questo vaccino in gravidanza. Perciò, la società precisa che: “qualora, dopo valutazione medica, si decida di rimandare la vaccinazione, alla donna in gravidanza potrà essere rilasciato un certificato di esenzione temporanea alla vaccinazione”.

Come ottenere l’esonero vaccinale

L’esonero vaccinale può essere richiesto al proprio medico di base o allo specialista che abbia personalmente in cura il soggetto in questione. Il principio è che si tratti di un medico appartenente al SSN, munito di timbro SSN e che certifichi su carta intestata dell’azienda o dell’ente ospedaliero esclusivamente pubblico.

Le certificazioni devono contenere:

  • nome, cognome e data di nascita del soggetto in questione;
  • dicitura “soggetto esente alla vaccinazione anti SARS-CoV-2. Certificazione valida per consentire l’accesso ai servizi e attività di cui al comma 1, art. 3 del DECRETO-LEGGE 23 luglio 2021, n 105”;
  • data di fine validità della certificazione (“certificazione valida fino al _________”);
  • Dati relativi al Servizio vaccinale della Aziende ed Enti del Servizio Sanitario Regionale in cui opera come vaccinatore COVID-19 (denominazione del Servizio – Regione);
  • Timbro e firma del medico certificatore (anche digitale);
  • Numero di iscrizione all’ordine o codice fiscale del medico certificatore.

Non va riportata la diagnosi: il motivo dell’esonero rimane coperto dal segreto professionale tra interessato e medico certificatore.

Che cosa significa essere esonerato dall’obbligo vaccinale

Il certificato di esonero non rappresenta soltanto il nulla osta per non essere vaccinati, ma costituisce altresì il lasciapassare ai servizi. Quindi, è una sorta di sostituzione al vaccino, un green pass che contiene, implicitamente la non obbligatorietà alla vaccinazione. Di qui, il fatto che non vanno formati due certificati (uno di esonero ed uno di green pass) ma uno solo, comprensivo -appunto- di esonero e di diritto di muoversi liberamente.

Infine, considerando l’esonero una condizione patologica conclamata ed immutabile, non è chiaro il motivo per cui il legislatore abbia voluto fissarci una scadenza. Questo, a meno che il tentativo non sia di rendere affannoso e gravoso lo stato di non vaccinato.

A sostegno di questa ipotesi il fatto che, così come il governo ce lo propina, dal punto di vista giuridico non ci sono gli elementi a supporto costituzionale per sostenere l’uso del green pass. Proprio in questo quadro si inseriscono la richiesta di referendum e la decisione, presa da alcuni avvocati, di ricorrere contro tale obbligo vaccinale.

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messaggi commerciali su linkedin Servicematica

Garante Privacy: i messaggi commerciali su LinkedIn non sono permessi

Vi è mai capitato di ricevere messaggi commerciali non autorizzati su LinkedIn? Promozioni, offerte o altro provenienti da contatti che vogliono solo pubblicizzare i loro servizi?
Se la risposta è sì e trovate la pratica fastidiosa, sappiate che già nel 2013 il Garante aveva pubblicato delle linee guida contro lo spam via social network. Le regole sono tuttora valide, ma troppo spesso vengono ancora eluse.

E infatti il Garante si è espresso nuovamente in materia di recente, sanzionando una piccola agenzia immobiliare rea di aver contattato tramite LinkedIn una utente, senza alcuna conoscenza pregressa né tantomeno avere il consenso all’invio di messaggi commerciali.

MESSAGGI COMMERCIALI SU LINKEDIN, IL CASO

Il messaggio inviato dall’agenzia riguardava l’offerta di specifici servizi riferiti a un immobile di proprietà della signora contattata. L’agenzia era riuscita a scovarla usando dati ricavati dal registro del catasto.

La signora si è allora rivolta al Garante e quest’ultimo, dopo svariati solleciti, ha raccolto le motivazioni dell’agenzia immobiliare, che riportiamo di seguito:

– l’esistenza del profilo LinkedIn della signora comportava l’autorizzazione a essere contattata da altri utenti;
– l’agenzia immobiliare riteneva di avere il diritto di contattare la signora tramite il servizio di messaggistica di LinkedIn, dopo aver verificato che fosse proprio lei la proprietaria dell’immobile;
– il profilo social della signora sarebbe stato impostato per essere in grado di ricevere messaggi da qualunque altro utente di LinkedIn;
la conversazione tra le parti è avvenuta in modalità riservata one-to-one tra la signora e l’incaricato dell’agenzia.

L’OPINIONE DEL GARANTE

Il Garante ha rigettato tali giustificazioni.
Infatti:

l’iscrizione di un utente a un social network sottosta alle condizioni di contratto della piattaforma, soprattutto per quanto riguarda il trattamento dei dati degli iscritti. Nel caso in oggetto, il Garante afferma che LinkedIn

«ha come finalità quella di mettere in contatto individui che condividono gli stessi interessi professionali, per favorire lo scambio di conoscenze o le opportunità lavorative»

e non quella di

«inviare messaggi ad altri utenti con lo scopo di vendere prodotti o servizi anche se in ciò consiste, evidentemente, la propria attività lavorativa»;

il contatto a scopo commerciale non era lecito, nonostante il profilo dell’utente fosse disponibile a ricevere qualunque messaggio:

«non ha alcuna rilevanza il fatto che il profilo di un utente sia aperto o meno alla ricezione di contatti da parte di altri utenti del network perché ciò che conta è la finalità – in questo caso promozionale – per cui il messaggio è inviato»;

che il messaggio fosse privato non ha rilevanza, se non nel valutare il tipo di violazione (se il messaggio fosse stato pubblico e visibile da terzi, la gravità sarebbe stata maggiore);

– se la verifica della titolarità di un immobile è consentita per legge, non si può dire altrettanto dell’utilizzo di quel dato per l’invio di messaggi promozionali.
Si ricorda che, per quanto riguarda la liceità del trattamento dei dati personali, il riferimento normativo principale è l’art. 6 del GDPR.

AMMONIMENTO E SANZIONE

Nel quantificare la sanzione legata all’illecito, il Garante ha tenuto conto di vari aspetti legati alla società, come l’assenza di precedenti o il suo essere una “microimpresa”. Pertanto, ha comminato solo un ammonimento, senza alcuna sanzione pecuniaria.

La società è stata però punita con una sanzione pecuniaria di 5000€ per il suo comportamento non collaborativo. L’agenzia immobiliare ha infatti tardato a fornire le informazioni richieste ripetutamente dal Garante, che ha dovuto così ricorrere alla notifica tramite il Nucleo speciale privacy della Guardia di Finanza:

«il reiterato mancato riscontro ha comportato un appesantimento dell’attività istruttoria con la conseguente dilatazione dei tempi di definizione del procedimento e con aggravio di costi connessi alla necessità di inviare i militari della Guardia di Finanza per la notifica dell’atto. […] Non ha giustificato in alcun modo il proprio silenzio limitandosi a scusarsi per il ritardo solo dopo aver ricevuto la notifica dell’atto da parte della Guardia di Finanza e senza tuttavia fornire alcuna motivazione in merito alle mancate risposte».

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scadenze 2 novembre esoneri previdenziali

Domande esonero contributivo? scadono il 2 novembre

La scadenza per l’invio delle domande per l’esonero contributivo dei professionisti è vicina

Il prossimo martedì 2 novembre scade il termine per la presentazione delle domande dei professionisti alle casse previdenziali. A questo proposito, come già spiegato (vedi “Cassa Forense: Esonero parziale dei contributi previdenziali“), per la categoria legale, Cassa Forense chiarisce alcuni punti fondamentali. In più, il Ministero del Lavoro rilascia una nota ulteriore con le ultime e definitive precisazioni.

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stop-pagamenti-in-contanti-1

Limite pagamenti in contanti nel 2022

Stop al pagamento in contanti: da gennaio 2022 limite a 1000 euro

Secondo quanto accordato nella scorsa Manovra di Bilancio, dal prossimo 1° gennaio il limite per pagare in contanti è fissato a 1000 euro. Ciò significa che per effettuare pagamenti che superino quella soglia, è necessario utilizzare denaro digitale. Chiunque non rispetti le nuove norme, incorrerà in sanzioni fino a 50.000,00 euro.

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decreto infrastrutture

Decreto infrastrutture prossimo alla conversione in legge

Ok della Camera al decreto infrastrutture che contiene novità su parcheggi, monopattini, auto eco e altro

E’ di ieri l’approvazione del decreto infrastrutture da parte della Camera dei deputati: sono 371 i sì e 47 i no. Ora, il provvedimento passa al Senato per il sì definitivo, adottando le disposizioni che perseguono il fine di favorire gli investimenti per migliorare la mobilità. Comunque, le novità più importanti per la vita dei cittadini sono quelle che modificano il Codice della Strada.

Decreto infrastrutture: trasporto pubblico e contributi acquisto auto eco 

Circa il traffico aereo sul sistema aeroportuale milanese, le disposizioni art. 17- quater del dl n.22/2019 convertito con legge n. 41/2019 restano attive fino al 30 ottobre 2022. Questo, soprattutto in considerazione degli effetti dell’emergenza epidemiologica e dei disservizi per il traffico di passeggeri e merci dal Regno Unito.

 

 

Invece, riguardo il trasporto marittimo, si va ad intervenire per aumentare la capacità di accosto dei traghetti nello Stretto di Messina.

In merito al sistema ferroviario: viene velocizzata l’attuazione del Piano nazionale d’implementazione del sistema europeo di gestione per il rinnovamento. Non solo: migliorando mezzi e strutture esistenti, si vuole anche rafforzarlo, digitalizzarlo e renderlo più sicuro. In questo quadro, l’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali (Ansfisa) avrà un ruolo fondamentale. Per questo, essa verrà rafforzata attraverso l’ingresso di nuovo personale, attualmente stimato in 100 unità.

Contributi acquisto auto eco con ISEE sotto i 30.000 

Per il 2021 è previsto un contributo alternativo e non cumulabile con altri contributi statali per l’acquisto di un veicolo elettrico. Per ottenere questo contributo è necessario possedere determinati requisiti, quali:

  • Avere un Isee non superiore a 30.000€;
  • Acquistare in Italia, entro il 31 dicembre 2021, un veicolo solo elettrico;
  • Il veicolo deve avere un prezzo inferiore a 30.000€, essere di categoria M1, avere potenza inferiore o uguale a 150 kW.

Il tutto, nei limiti delle risorse stanziate per il 2021 (20 milioni di euro).

Tutte le nuove modifiche al codice della strada 

Come accennato all’inizio del nostro articolo, nel Decreto Infrastrutture è soprattutto il Codice della Strada a subire importanti modifiche. Ed infatti, la prima modifica interviene già sul comma 1 dell’art.1, che cambia sia nel tenore che nella terminologia. In effetti, ora si sottolinea che le finalità primarie perseguite dallo Stato nell’ambito della circolazione stradale sono di tutelare: utenti vulnerabili della strada e ambiente. Perciò, d’ora in avanti si parlerà di utenti “vulnerabili” (e non più “deboli”) e di “persone con disabilità” (al posto di “disabili in carrozzella”).

Tuttavia, entrando nello specifico, le novità più importanti riguardano la sosta dei veicoli. L’intento è di “riservare limitati spazi alla sosta, a carattere permanente o temporaneo, ovvero anche solo per determinati periodi, giorni e orari” per veicoli:

  • Degli organi di polizia stradale, dei vigili del fuoco e dei servizi di soccorso;
  • Al servizio delle donne in gravidanza o di genitori con un bambino di età non superiore a due anni, dotati di “permesso rosa”;
  • Elettrici;
  • Adibiti al servizio di persone con disabilità, con contrassegno;
  • Per il carico e scarico delle merci nelle ore stabilite;
  • Adibiti al trasporto scolastico nelle ore stabilite;
  • Che effettuano i servizi di linea per lo stazionamento ai capilinea;
  • Eccezionali di una cosa indivisibile (es. blocchi di pietra naturale).

Estensione del divieto di sosta e sanzioni 

Il divieto di sosta, così come sancito dall’articolo 158 comma 2 del Codice della Strada viene esteso:

  • Agli spazi riservati a sosta e fermata dei veicoli adibiti al trasporto scolastico;
  • Agli spazi riservati alla sosta dei veicoli a servizio delle donne gravide o di genitori di bambini sotto i due anni muniti di “permesso rosa”.

Infatti, violare queste disposizioni significa rischiare di incorrere in una sanzione amministrativa che va dagli 80 ai 328€ (in caso siano ciclomotori o motoveicoli a due ruote) o dai 165 ai 660€ (per violazioni commesse con altri veicoli).

Sanzioni più elevate per chi occupa il posto degli invalidi 

Ora, chi usufruisce delle strutture destinate agli invalidi senza necessaria autorizzazione incorre in sanzioni ancora più aspre. Le multe salgono infatti da un minimo di 168 ad un massimo di 672€ (contro gli attuali 87 e 344).

Comunque, aumentano anche le sanzioni previste per chi, seppur munito di autorizzazione al parcheggio, non rispetta le condizioni ed i limiti indicati dalla stessa, Si va dei 173 a 344 €.

Una novità rispetto al testo iniziale del decreto prevede la possibilità, per i veicoli al servizio di persone disabili e munite di contrassegno, di sostare gratuitamente nelle aree di sosta o parcheggio a pagamento. Questo solo quando gli stalli a loro riservati non sono già occupati.

Infine, nel decreto infrastrutture si prevede la semplificazione delle procedure per le agevolazioni finalizzate all’acquisto di veicoli per persone con disabilità.

Mamme in gravidanza: nuovi spazi per la sosta 

Nuova norma in materia di sosta tutta dedicata alle donne in gravidanza ed a genitori di bambini che non hanno ancora due anni. Tale norma conferisce agli enti proprietari della strada la possibilità di allestire spazi dedicati a queste due categorie di utenti per agevolarne la mobilità.

Comunque, si tratta di spazi i cui destinatari possono usufruire solo se in possesso del permesso rosa (le cui modalità di erogazione e condizioni sono definite con regolamento comunale).

Anche qui, come per gli invalidi, si sanziona chi usufruisce di questi spazi senza la predetta autorizzazione e chi non rispetta limiti e condizioni del permesso.

No a pubblicità offensive e discriminatorie su strada

E’ fatto divieto su strada e su veicoli di qualsiasi forma di pubblicità “Il cui contenuto proponga messaggi sessisti o violenti o stereotipi di genere offensivi”. Ugualmente, sono vietati “Messaggi lesivi del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici, del credo religioso o dell’appartenenza etnica”. Non si possono utilizzare altresì “[messaggi] discriminatori con riferimento all’orientamento sessuale, all’identità di genere o alle abilità fisiche e psichiche”.

Aumentano i veicoli di interesse storico e con caratteristiche atipiche 

Nella categoria veicoli d’epoca rientrano motoveicoli, ciclomotori, autoveicoli e machine agricole. Invece, per “veicoli con caratteristiche atipiche” s’intendono: motoveicoli, ciclomotori, autoveicoli, macchine agricole d’epoca, motoveicoli, autoveicoli e macchine agricole di interesse storico collezionistico.

E’ vietato usare lo smartphone alla guida 

Durante la marcia, il conducente non può fare usa di smartphone, computer portali, tablet, notebook o analoghi dispositivi.

Ok alla PEC per fare ricorso al Prefetto

Ora, si può fare ricorso al Prefetto (art. 196 CdS) per via telematica, utilizzando la PEC o altro servizio elettronico di recapito certificato qualificato nel rispetto di quanto sancito dal Codice dell’Amministrazione digitale.

Rimborso per chi prende la patente e percepisce il Reddito di Cittadinanza 

Chi percepisce il reddito di cittadinanza e consegue l’abilitazione professionale per la guida di veicoli destinati all’autotrasporto di merci conto terzi, può ottenere un rimborso. L’ammontare arriva fino a 1000 euro e comunque non supera il 50% delle spese documentate sostenute fino al 30 giugno 2022. Questa concessine riguarda esclusivamente i giovani di età non superiore ai 35 anni.

Regole della strada per i monopattini elettrici 

Al fine di rendere più sicura la circolazione dei monopattini, l’art. 1 ter (altra novità) prevede l’introduzione di alcuni fondamentali requisiti:

-indicatori luminosi di svolta e di freno su entrambe le ruote;

– il conducente deve indossare mezz’ora dopo il tramonto e durante tutto il periodo di oscurità giubbotto o bretelle retroriflettenti ad alta velocità.

 

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numero di telefono

Numero di telefono del dipendente, telefono aziendale e questioni di privacy

Il numero di telefono rientra tra i dati considerati personali. Un lavoratore è obbligato a comunicarlo al proprio datore?

COS’È UN DATO PERSONALE

I dati personali sono tutte quelle informazioni che permettono di identificare, in maniera diretta o indiretta, una persona fisica. Sono dati che possono rivelarne l’identità (fisica, biometrica, razziale, sessuale, politica, sociale, ecc.).

Il diritto alla privacy tutela questi dati, stabilendo che il loro utilizzo, comunicazione o divulgazione non può avvenire in assenza del consenso da parte del possessore.
Se ciò dovesse capitare, chi ha commesso l’illecito è passibile di sanzioni amministrative, civili e anche penali.

Il numero di telefono, fisso o mobile, è un dato personale perché permette di risalire al suo intestatario. Ogni numero di telefono è infatti abbinato in modo univoco a un soggetto.

NUMERO DI TELEFONO DEL DIPENDENTE, TUTTO DIPENDE DAL RUOLO

Diciamo subito che non esiste alcuna legge che imponga al lavoratore di comunicare al datore il proprio numero di telefono, fisso o mobile che sia. Ma il contratto collettivo nazionale di riferimento e dal regolamento interno all’azienda potrebbero richiederlo.

A fare la differenza è il ruolo del dipendente.
In particolare, vi sono 3 categorie di dipendenti sulle quali potrebbe ricadere l’obbligo di comunicare il numero di telefono:

lavoratori con obbligo di reperibilità: in caso di necessità il lavoratore deve essere raggiungibile velocemente e facilmente;

la rete commerciale: gli agenti tendono a passare la maggior parte del loro tempo dai clienti, quindi fuori dagli uffici;

dirigenti: l’azienda potrebbe aver bisogno di contattare i dirigenti impegnati in viaggi per lavoro.

In tutti questi casi l’azienda potrebbe però fornire al lavoratore uno smartphone (e un numero di telefono) aziendale, svincolandolo dal dover comunicare il proprio numero personale.

PRIVACY IN CASO DI TELEFONO AZIENDALE

Dotare il lavoratore di un telefono aziendale apre però ulteriori scenari in termini di tutela della privacy.

Ancora nel 2018 il Garante ha espresso parere positivo alla verifica preliminare di un sistema per il controllo dei consumi telefonici aziendali proposto da una multinazionale.

L’azienda aveva l’obiettivo di ridurre i costi e rilevare anomalie nei consumi dei telefoni concessi ai dipendenti. Per farlo, aveva bisogno di alcune informazioni relative alle chiamate in uscita dei dipendenti. Questo però significava controllare le chiamate effettuate dai dipendenti e venire a conoscenza dei numeri di telefono in uscita e in entrata.

il Garante ha dunque prescritto:
– il trattamento di tali informazioni solo se necessarie, pertinenti e non eccedenti,
– il mascheramento delle ultime quattro cifre dei numeri delle chiamate in entrata e in uscita presenti nel registro chiamate del telefono aziendale,
–  l’anonimizzazione e la cifratura dei dati memorizzati,
– tempi di conservazione dei dati di massimo 6 mesi,
divieto da parte dell’azienda di usare i dati relativi a eventuali “consumi anomali“ a fini disciplinari.

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Gender-Gap: la parità salariale è legge

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Il disegno di legge per la parità di stipendio tra uomo e donna presentato quest’estate riceve l’approvazione in legge. Finora la disparità salariale ammontava al 12,2%, posizionando l’Italia tra le peggiori in classifica a livello mondiale. Ed ecco che, il 23 giugno la Commissione Lavoro della Camera approva il Testo Unificato dei disegni di legge, a cui poi segue il sì della Camera dello scorso 13 ottobre 2021.

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assange

Assange: anche Biden chiede la sua testa

Inizia il processo che deciderà dell’estradizione negli Stati Uniti del fondatore di Wikileaks

Al via oggi, con la presentazione delle parti, l’ultimo atto della vicenda processuale di Julian Assange. Ora, la Suprema Corte d’Appello Inglese deve giudicare la richiesta d’estradizione del dipartimento di Giustizia statunitense. Tuttavia, non sembra cambiata la volontà della Casa Bianca di punire il giornalista, nonostante l’arrivo di Joe Biden.

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