Firma digitale: perché è così sicura?

In Italia, la firma digitale tutela il valore probatorio dei documenti. È uno strumento che si sta diffondendo sempre più: ma voi sapete perché è così sicura?

Una coppia di chiavi

Due ricercatori, Diffie ed Hellman, nel 1976 ebbero un’idea sulla crittografia “a chiave pubblica”. Nel 1977, altri tre ricercatori trovarono il modo per riuscire ad applicare questa idea.

I due ricercatori avevano pensato all’associazione di ogni soggetto ad una coppia di chiavi, una privata e una pubblica. La chiave pubblica doveva essere diffusa il più possibile, mentre quella privata doveva essere custodita gelosamente.

Le due chiavi dovevano essere collegate da una relazione matematica: ovvero, se si cifra con una, si decifra con l’altra.

La relazione matematica tra Alice e Bob

Descriviamo questa relazione matematica con un esempio: Alice vuole mandare un messaggio M a Bob, che dovrà essere certo che chi invia il messaggio è proprio Alice. Se con F intendiamo la cifratura del messaggio M inviato a Bob, quest’ultimo riceverà la coppia M’, F’, che coincide con quella inviata.

Bob può verificare se il messaggio arriva dalla vera Alice: potrà decifrare F’ attraverso la chiave pubblica di Alice. In questo modo troverà M’.

La funzione di hashing

Tuttavia, l’idea della relazione matematica tra Alice e Bob non era ancora perfetta. Quindi, si è deciso di introdurre la funzione di hashing.

Una funzione di hashing (o funzione hash) trasforma un documento nella sua impronta, che in questo caso corrisponde ad una sequenza binaria. Se si modifica un documento, avviene una modifica radicale nell’impronta.

Spieghiamo meglio: parliamo di un concentrato di dati, che ha una lunghezza fissa e viene utilizzato per rappresentare parole, dati e messaggi di qualsiasi lunghezza.

Facciamo un esempio pratico: un hacker accede ad un database ed identifica il messaggio “ID Carta di Mario 1234”. È un gioco da ragazzi raccogliere dati e utilizzarlo per sottrarre informazioni. A meno che quel messaggio non sia stato rielaborato con la funzione di hash: l’hacker troverà un codice del tipo “7e07dfgkh3489349bd3923897”. Un’informazione inutile, senza una chiave in grado di decifrarla!

Alla larga dagli impostori

La crittografia a chiave pubblica ha fornito molte soluzioni, anche se ha continuato a soffrire di un problema fondamentale: come possiamo essere sicuri che la chiave pubblica di Alice appartenga veramente ad Alice? Come essere sicuri che dietro non ci sia qualche impostore?

Una possibile soluzione consiste nei certificati digitali, ovvero documenti digitali che sono stati emessi da un’autorità di certificazione. Questi documenti stabiliscono l’associazione tra il soggetto e la chiave pubblica.

Un’autorità di certificazione è un’organizzazione che ha il compito di certificare le chiavi pubbliche. In Italia esiste una lista di autorità di certificazione ufficialmente riconosciute da AgID. Di queste autorità, AgID rende disponibile anche la chiave pubblica.

Compromissione o perdita della chiave privata

Esistono anche circostanze che provocano la revoca delle chiavi. Le chiavi, infatti, non hanno soltanto una scadenza naturale, ma vengono revocate per alcuni motivi specifici, come la compromissione o la perdita della chiave privata.

Per accertare la non revoca di una chiave ci sono due metodi principali, come le CRL (Certificate Revocation Lists) e il protocollo OCSP (Online Certificate Status Protocol). Le prime corrispondono a documenti digitali che vengono emessi periodicamente dall’autorità e che vengono firmati digitalmente dalla stessa.

Il protocollo OCSP, invece, consente di verificare le informazioni in maniera puntuale e istantanea, con una URL contenuta nel certificato che si deve verificare. Questa risorsa non è sempre disponibile, soprattutto nei certificati che sono stati redatti secondo vecchi standard.

Confrontiamo le due impronte

La firma digitale deve essere verificata. AgID ci aiuta, in questo senso, fornendoci una lista di software che consentono di fare la verifica. Sono software commerciali che richiedono l’acquisto del servizio, ma permettono di svolgere l’attività di verifica gratuitamente.

La verifica della firma va fatta precisando che si vuole il controllo del certificato e della non-revoca. Se la verifica non è stata completata con successo, il file sembrerà firmato ma non sapremo mai se la firma è valida o meno.

La verifica consiste nel confrontare due impronte. M, F è la coppia inviata e M’, F’ è quella ricevuta – se corrispondono, tutto va bene! La firma potrà essere accettata e il documento sarà valido. Se l’esito è negativo, invece, la firma non sarà accettata e la validità legale compromessa.

Il tempo è un parametro critico

Alice può firmare oggi e avere la scadenza delle chiavi domani. Se effettuiamo la verifica della firma dopodomani, la domanda sarà: le chiavi erano valide al momento della firma?

Una firma resta valida per sempre, anche oltre la scadenza delle chiavi. Tuttavia, il tempo è un parametro critico. Una firma digitale apposta con un dispositivo indicherà la data del dispositivo, non quella precisa! In questo caso interviene la marcatura temporale, che indica la data e l’ora precisa in cui si appone la firma.

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Pos obbligatorio: soldi regalati alle banche?

Dal 30 giugno, tutti i commercianti che rifiutano di accettare un pagamento tramite carta di debito o di credito potrebbero essere soggetti ad una sanzione di 30 euro – alla quale dobbiamo aggiungere il 4% del valore della transazione rifiutata.

Queste sanzioni sarebbero dovute entrare in vigore soltanto dal 1° gennaio del prossimo anno. Tuttavia, il decreto PNRR-bis ha anticipato il provvedimento di sei mesi, rispettando uno degli obiettivi del PNRR stabiliti entro giugno, al fine di contrastare l’evasione fiscale.

Le spese per l’acquisto e l’installazione del Pos

I commercianti, per utilizzare il Pos, devono pagare delle spese fisiche, collegate all’acquisto e all’installazione del dispositivo. Queste spese variano a seconda della banca o della società che si sceglie come fornitrice del servizio.

Nexi, ad esempio, è una delle aziende italiane specializzate in servizi destinati ai pagamenti digitali: consente di attivare un Pos partendo da 29 euro. I dispositivi di SumUp, invece, vanno da 30 a 150 euro, senza costi di installazione o attivazione. Poste Italiane, invece, ha fissato il prezzo del Pos a 79 euro.

Ci sono alcuni gestori che prevedono un canone annuale o mensile per utilizzare il Pos. Nexi fissa queste spese dai 15 ai 35 euro al mese, a seconda del modello selezionato. Poste Italiane, invece, richiede un canone di 9,90 euro mensili.

Le spese più contestate, però, sono quelle che riguardano le commissioni che deve pagare l’esercente per riuscire a permettere ai clienti di utilizzare le carte di credito/debito.

Come funzionano le commissioni

Il fornitore di servizi per il pagamento con carte è chiamato acquirer. «Quando un cliente paga con la carta, per ogni transazione il commerciante è tenuto a pagare al proprio acquirer una commissione, che è fatta di diverse componenti» spiega Matteo Risi, ricercatore del Politecnico di Milano.

La prima componente riguarda le commissioni interbancarie, ovvero quelle commissioni inerenti allo scambio tra la banca che emette la carta utilizzata e la banca che riceve il pagamento. Dunque, per ogni transazione la banca trattiene un certo importo dal totale pagato dal cliente. Una parte di questo importo viene inviato alla banca che ha emesso la carta del cliente. Un’altra, invece, resta alla banca che riceve il pagamento per conto del commerciante.

In base a una direttiva europea del 2015, le commissioni interbancarie non possono superare lo 0,2% del pagamento totale per le carte di debito, lo 0,3% per le carte di credito. Continua Risi: «Un secondo pezzetto sono le commissioni dei circuiti, come Bancomat, Visa e MasterCard, che svolgono un ruolo abilitante nella transazione, perché altrimenti le banche non potrebbero parlarsi tra loro».

La trasparenza dei nuovi operatori

Le commissioni sulle transazioni non sono regolamentate da leggi nazionali o normative europee. Il loro peso può variare a seconda delle banche o dei circuiti coinvolti. Ma anche dal modello di Pos utilizzato

Le commissioni comportano un costo per i commercianti. Stabilire con precisione il loro valore complessivo, tuttavia, non è cosa semplice. «E’ molto complicato sapere quali sono i valori precisi delle commissioni imposte dalle banche, al più si possono conoscere i valori massimali, che non sono mai quelli realmente applicati. Il sistema è poco trasparente, anche se le cose stanno migliorando negli ultimi anni, per questioni soprattutto di concorrenza: ogni banca ha le sue commissioni e cerca di non farle sapere al concorrente per evitare di perdere la clientela».

Tuttavia, l’arrivo sul mercato di nuovi operatori per i pagamenti con il Pos sta cambiando tutte le carte in tavola. Questi nuovi operatori offrono condizioni chiare e trasparenti, aumentando la concorrenza con le banche e distribuendo ai vari attori coinvolti le commissioni raccolte.

SumUp, per esempio, propone ai clienti una commissione fissa dell’1,95% per qualsiasi transazione. Le commissioni di Nexi, invece, vanno dallo 0,99% all’1,89%. Con Unicredit la commissione è dello 0,9%.

La parola ai commercianti

Per alcuni commercianti queste percentuali, anche se si aggirano su livelli molto bassi, potrebbero avere un impatto piuttosto elevato. Emilio, che gestisce un’edicola a Milano, ci dice la sua: «In attività come le edicole, i margini di profitto sono talmente bassi che avere dei costi aggiuntivi riferiti a quest’obbligo diventa un problema. Un intervento statale che imponga costi ragionevoli per il servizio potrebbe essere un’utopia da perseguire».

Tuttavia, i commercianti possono godere di alcuni benefici dall’utilizzo dei clienti dei pagamenti con carta, che sono ritenuti più sicuri di quelli effettuati con monete e contanti. Jessica, responsabile di un negozio di abbigliamento vintage di Milano dice: «Il Pos lo abbiamo sempre avuto: so che le commissioni sono alte, ma è un metodo di pagamento molto utilizzato, soprattutto dopo la pandemia».

I provvedimenti per ridurre i costi

Gli ultimi due governi hanno preso dei provvedimenti per riuscire ad abbassare il costo complessivo delle commissioni sulle varie transazioni elettroniche a carico dei commercianti. È stata introdotta la possibilità per gli esercenti, con ricavi inferiori ai 400mila euro, di richiedere un credito d’imposta del 30% sull’importo pagato. In sostanza, i commercianti devono pagare tutte le commissioni, anche se a fine anno possono richiedere allo Stato di essere rimborsati del 30%.

Il governo Draghi, con la conversione in legge del decreto Sostegni bis, ha aumentato temporaneamente la percentuale del credito d’imposta al 100% per i pagamenti avvenuti tra il 1° luglio 2021 e il 30 giugno 2022. Per un anno, quindi, le imprese hanno avuto modo di richiedere un rimborso del totale delle spese sostenute a causa delle commissioni.

A inizio luglio, la percentuale rimborsabile è tornata al 30%. Il decreto Sostegni bis ha introdotto un bonus di 320 euro, per aiutare i commercianti ad acquistare Pos o sistemi per i pagamenti elettronici.

Bancomat Spa, che in Italia gestisce il circuito principale di pagamenti con carta di debito, ha deciso di eliminare le commissioni sui pagamenti fino a 5 euro per due anni (1° gennaio 2021 – 31 dicembre 2022). L’iniziativa punta ad ampliare «la diffusione e l’accettazione dei micropagamenti, che oggi rappresentano solo il 2,3 % delle transazioni e a facilitare l’adozione del Pos da parte degli esercenti».

Il contante non è più economico

Anche il contante ha i suoi costi: per la società, per i commercianti e per le banche. Pensiamo ai rischi di furto e al trasporto del contante incassato per i depositi bancari. Secondo alcuni ricercatori: «Il contante può essere percepito quale mezzo di pagamento più economico da imprese ed esercenti se commisurato alla singola transazione. Tenuto anche conto che questi operatori non sostengono del tutto i costi direttamente imputabili al contante».

Il costo privato del contante, tuttavia, «se commisurato in percentuale del valore della transazione, risulta il più elevato a causa dei maggiori oneri legati alla sicurezza». L’incidenza dei costi è più bassa laddove presente una struttura distributiva organizzata, come i supermercati. Mentre per altre categorie, come bar e distributori di carburante, l’incidenza è più elevata.

Alcuni limiti

Al di là dei costi, la norma che inserisce le sanzioni per mancata accettazione delle carte rischia di non essere molto efficace. Il governo Renzi, con la legge di Bilancio del 2016, ha precisato che l’obbligo del Pos non si applica nei casi di «oggettiva impossibilità tecnica». Questa definizione potrebbe includere situazioni in cui un commerciante dichiara di avere il Pos fuori uso.

I commercianti, secondo le norme in vigore, hanno l’obbligo di accettare i pagamenti con almeno una carta di credito e una di debito, e non con tutti i circuiti possibili. Quindi un commerciante potrebbe accettare Mastercard ma non Visa o American Express.

La sanzione scatta soltanto in seguito ad una denuncia presentata direttamente dal cliente che si è visto rifiutare la transazione, e questo, secondo alcuni, rischia di mettere in dubbio l’applicabilità effettiva delle sanzioni.

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Gli errori da non fare per evitare di perdere clienti importanti

È difficile attrarre i clienti importanti: la concorrenza, in questo settore, è parecchio elevata. Una volta riuscito ad avere un portfolio di clienti di un certo tenore, però, dovrai anche riuscire a gestirli

Un avvocato sa benissimo quanto può essere difficile attrarre clienti importanti. In questo settore, infatti, la concorrenza è molto elevata. Ma nel momento in cui riesci ad avere un portfolio clienti di un certo livello, come imprenditori che hanno spesso bisogno di un consulto o persone che a causa della loro posizione economica/sociale si ritrovano coinvolti in rapporti giuridici, devi imparare a gestirli bene.

Vediamo insieme gli errori da non fare, per evitare di perdere i clienti più importanti.

Evitare di creare distanza con il cliente

Se qualcuno va da un avvocato, lo fa perché ha incontrato dei problemi e vorrebbe risolvere una questione di tipo giuridico. Ma non mancano di certo i casi in cui viene richiesto un appuntamento all’avvocato per capire soltanto se un atto che si intendere compiere è legale.

È normale che il cliente sia preoccupato per la sua situazione, arrabbiato e nervoso. Quando entra nello studio legale si aspetta una persona che lo rassicuri e che lo aiuti a comprendere meglio la situazione. Di certo non vuole trovare una persona che passa tutto il tempo ad elencare articoli di leggi e codici che potrebbero essergli utili!

È bene essere sempre cordiali, sin dai primi incontri, e cercare di tranquillizzare il cliente adattandosi al suo stile comunicativo.

Creare un rapporto di fiducia

Creare un rapporto di fiducia già al primo impatto si rivela un punto essenziale. Soltanto in questo modo il cliente riesce a fidarsi e a fornire più informazioni utili possibili. Parlare in maniera comprendibile al proprio cliente aiuta a fare meglio il proprio lavoro.

In questa fase, l’avvocato deve essere accomodante, lasciando che il cliente parli liberamente, esponendo la situazione. Si possono anche prendere appunti al fine di trovare e proporre una soluzione ragionevole.

La soluzione non deve essere per forza contenuta in una sentenza, poiché l’avvocato potrebbe proporre rimedi stragiudiziali. Questi sono molto apprezzati, in quanto evitano lungaggini che spingono il cliente a non ritornare dall’avvocato.

Non mentire al cliente

Un errore da evitare in tutti i casi è mentire al cliente: è sempre bene essere onesti.

Una lunga attività giudiziale con citazioni, appelli e sentenze di primo grado potrebbe portare guadagni elevati per un avvocato. Ma in alcuni casi, la situazione appare chiarissima sin dal principio, rendendo impossibile che entrambe le parti ne escano vincitrici.

Ci sarà sempre una parte soccombente, e se tutto va bene ci sarà una rideterminazione dei rapporti tra le parti, con una divisione delle spese. Ma se risulta evidente che il cliente importante non riuscirà ad ottenere in tribunale ciò che intende chiedere, è importante essere onesti, dicendo la verità. Spetta al cliente scegliere se andare avanti o meno con le sue pretese.

Avere il coraggio di dire di no

Ma l’avvocato dovrà essere molto onesto, esponendo tutti i rischi a cui il suo cliente va incontro. Se una lite risulta particolarmente temeraria bisogna avere il coraggio di dire di no, motivando chiaramente al cliente le sue ragioni. Dopo la delusione e la rabbia iniziale, il cliente capirà che l’avvocato è stato onesto, evitandogli eccessivi sborsi di denaro e inutili perdite di tempo.

Se non vogliamo perdere clienti, dobbiamo sempre tutelarli. È probabile che un cliente vada anche in un altro studio, che potrebbe scegliere di proseguire con il caso. Ma il risultato sarà un’inutile perdita di tempo per il cliente, che si sentirà ingannato e non otterrà i risultati sperati. A quel punto, capirà quale studio legale è quello più serio e dove tornare in caso di necessità.

L’avvocato deve diventare un fratello/una sorella maggiore; un confidente che fidelizza i clienti proteggendoli dalle perdite economiche.

I piccoli dettagli fanno la differenza

Proprio perché abbiamo di fronte un cliente conosciuto e importante, capita di prestare poca attenzione ai dettagli e dare tutto per scontato. Questo atteggiamento potrebbe essere pericoloso: a fare la differenza, spesso, sono proprio i piccoli dettagli. Soprattutto se vengono sfruttati bene dalla controparte.

Se un cliente importante si presenta allo studio, è giusto ascoltare tutte le vicende narrate, controllando se i fatti coincidono con il racconto. Così possiamo capire se ci sono delle lacune, inesattezze o imprecisioni (che potrebbero anche essere volutamente taciute dal cliente). Soltanto se abbiamo un quadro ben preciso e dettagliato delle varie posizioni, possiamo proporre una soluzione.

Ricordiamo che, se ci sono degli errori da parte dell’avvocato dovuti a negligenza, l’avvocato potrebbe essere condannato. Meglio studiare bene tutti i documenti!

Inoltre, se proprio dobbiamo dirla tutta, una macchia del genere sul proprio curriculum porta a perdere clienti: i concorrenti diffonderanno sicuramente la notizia per accaparrarsi i clienti migliori. Dunque, meglio curare la propria immagine professionale, per evitare di perdere clienti importanti.

L’avvocato inarrivabile

Parecchi avvocati, in particolar modo quelli della vecchia scuola, sono restii all’utilizzo delle nuove tecnologie, come i social. Per loro sono una perdita di tempo o addirittura un danno per la professione.

Ovviamente questo non è vero! I social rappresentano una risorsa. Le persone amano cercare i professionisti sui social, per capire se sono affidabili o meno. Il proprio profilo sui social dovrebbe essere equilibrato: magari si potrebbero aggiungere squarci di vita privata, mostrando la parte umana e sensibile.

Online è bene essere professionali, condividendo notizie che arrivano direttamente dai vari tribunali e sentenze che potrebbero essere curiose e interessanti.

L’importante è dare un’impressione umana, per creare empatia con i potenziali clienti e per portarli a provare più fiducia nei confronti dell’avvocato. Questo non guasta mai, dato che le persone oggi faticano a fidarsi dei professionisti.

Un cliente si deve fidare del tuo team nello stesso modo in cui si fida di te

In uno studio legale è normale passare molto tempo in tribunale e poco tempo in ufficio

Il lavoro potrebbe essere facilitato grazie ad un team di lavoro adeguatamente istruito. Dovrebbe trattarsi di persone affidabili e selezionate, che rispettano la privacy del cliente. Le persone dovrebbero essere presentate adeguatamente ai clienti più importanti, per fare in modo che si interfaccino anche con il team nei momenti in cui non sei disponibile. Devono sapere che possono fidarsi di loro nello stesso modo in cui si fidano di te.

I vari collaboratori dovrebbero essere preparati a fare in modo che le incombenze, soprattutto quelle burocratiche, possano essere delegate a loro. Tu dovresti avere la possibilità di usufruire di più tempo per occuparti dei clienti importanti, evitando di perderli. Più tempo dedichi loro, infatti, più saranno predisposti a tornare da te. E tu eviterai anche di sembrare stanco, dopo una lunghissima giornata di lavoro.

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La delega digitale diventa realtà: ecco cosa cambia con il DL Concorrenza

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La delega digitale diventa realtà: ecco cosa cambia con il DL Concorrenza

La delega digitale diventa realtà! La Camera dei deputati in questi giorni ha approvato alcuni emendamenti per rafforzare l’istituzione della delega digitale, grazie al DL Concorrenza, che cerca di contribuire alla semplificazione amministrativa e alla transizione digitale dell’Italia.

Gli emendamenti che sono stati approvati prevedono di semplificare i procedimenti che riguardano l’ingegnerizzazione dei provvedimenti autorizzatori. Al fine di una completa e definitiva digitalizzazione, è stata approvata la possibilità di delegare ad un soggetto terzo (persona fisica o libero professionista) di provvedere ai relativi adempimenti presso gli uffici della PA.

Grazie a questi emendamenti, si è stabilito l’obbligo di coinvolgimento delle associazioni delle categorie professionali (non soltanto quelle imprenditoriali) nelle scelte che riguardano la semplificazione del procedimento amministrativo. Questo sarà un aspetto importante, che consentirà alle varie categorie di esprimere suggerimenti e valutazioni.

Il dibattito pubblico sulla semplificazione amministrativa

La delega telematica è un’istituzione giuridica che accompagna il dibattito pubblico sulla semplificazione amministrativa da una decina d’anni. La rivoluzione digitale ha trasformato il processo di digitalizzazione che recentemente ha fatto sì che le pratiche amministrative avessero un loro corrispondente digitale.

In ogni caso, la digitalizzazione cominciava ad essere riconosciuta come una componente indispensabile per semplificare il mondo amministrativo, nonostante le differenze in materia di competenze di base e avanzate nella nostra popolazione.

L’accelerazione grazie alla pandemia e al lockdown

La pandemia e il lockdown hanno rappresentato degli straordinari fattori di accelerazione della digitalizzazione in atto. Nel 2020 e nel 2021, infatti, dei disegni di legge avevano introdotto la possibilità per ogni cittadino di delegare ad un soggetto terzo alcuni tipi di pratiche amministrative.

Questa delega veniva accreditata tramite l’istituzione del Sistema Gestione Deleghe, che avrebbe dovuto essere disciplinato mediante un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri.

Alcune perplessità

Qualsiasi cittadino poteva delegare ad un conoscente o ad un congiunto l’espletamento delle pratiche amministrative. Ma non c’era nulla di specifico riguardo la delega da parte di un soggetto che si occupasse, per professione, delle autorizzazioni amministrative di imprese e cittadini.

Anche il Garante per la Protezione dei Dati Personali ha espresso delle perplessità riguardo l’estensione del diritto personale alla delega semplice a professionisti, che per conto di imprese e cittadini si occupano di gestire le pratiche di autorizzazione e quelle amministrative.

Il Garante, prendendo come riferimento le consolidate esperienze dell’Agenzia delle entrate e dell’INPS metteva in guardia nei confronti dei rischi di un’estensione delle deleghe al di fuori dei casi prestabiliti dal Regio decreto del 1931.

Paradossi

Seppur legittima, la posizione del Garante cadeva vittima di un paradosso straordinario. Da un lato si precludeva il riconoscimento della delega a chi svolge professionalmente attività di procura. Dall’altro si permetteva ad ogni cittadino di ricorrere indiscriminatamente alla delega semplice, per espletare velocemente e facilmente gli adempimenti di proprio interesse.

Il Garante era consapevole di tale paradosso, perché nel suo parere si ritrovava a segnalare al Legislatore l’esigenza di intervenire per disciplinare al meglio questo e altri aspetti della delega semplice. Ma la consapevolezza si fermava allo stato di consapevolezza.

Il riconoscimento giuridico della delega digitale

Ma ora, proprio grazie all’approvazione di questi emendamenti nel DL Concorrenza, la delega digitale ottiene il riconoscimento giuridico che le spettava. I professionisti delle pratiche amministrative si sono battuti per molto tempo per riuscire ad introdurre questa novità.

Il sistema degli adempimenti amministrativi ne trarrà un grandissimo vantaggio, per concorrere più velocemente una strada ancora troppo lunga e tortuosa che prende il nome di semplificazione amministrativa.

Semplificare i rapporti tra PA, cittadini e imprese

Il riconoscimento del ruolo dei professionisti dell’esercizio della delega digitale consente di superare le difficoltà che spesso hanno incontrato, nei confronti della Pubblica Amministrazione, gli stessi professionisti e i loro clienti.

Quella che è da sempre stata l’attitudine dei professionisti verso la semplificazione dei rapporti tra PA, cittadini e imprese ha trovato modo di esprimersi in maniera compiuta. Risulterà utile nell’agevolazione e nell’accelerazione degli adempimenti amministrativi, soprattutto rispetto al ruolo fondamentale esercitato per colmare il divario digitale che affligge aziende e cittadini.

Velocizzare le pratiche amministrative

L’implementazione delle linee di investimento che prevede il Piano dipende in modo decisivo dal rendere più veloci, semplici e agevoli l’insieme delle pratiche amministrative che imprese e cittadini dovranno espletare per realizzare le azioni previsti dagli obiettivi del Piano.

Secondo i tempi e le scadenze del PNRR, ad oggi non abbiamo le condizioni per migliorare l’alfabetizzazione digitale per attraversare il percorso di crescita delle competenze di base e quelle più avanzate del nostro Paese.

Per riuscire ad essere più veloci, i professionisti delle pratiche amministrative daranno un contributo decisivo per agevolare la realizzazione tempestiva dei procedimenti amministrativi. Senza che questo implichi dei tempi eccessivamente lunghi.

Il riconoscimento giuridico dei vari professionisti nella loro attività potrà risultare molto utile per quanto riguarda la razionalizzazione dei procedimenti autorizzativi. L’istituzione della delega telematica favorirà più omogeneità per quanto riguarda le pratiche amministrative – così come il POS obbligatorio ha permesso di fare un passo in avanti per l’utilizzo di carte di credito e bancomat.

Ridurre le differenze digitali

Uffici e pubbliche amministrazioni, se costrette a trattare in maniera privilegiata il procedimento amministrativo nel mondo digitale, ridurranno drasticamente le differenze ingiustificate che esistono tuttora tra i diversi enti.

Il riconoscimento giuridico della delega digitale accelererà ancora di più la transizione digitale. Con il trasferimento digitale delle pratiche amministrative, avremmo una mole di informazioni e dati trattabili facilmente con tecniche di elaborazione dei big data e con algoritmi predittivi, rendendo in questo modo più semplice monitorare gli adempimenti.

Tutto questo permetterà di muoversi più velocemente verso la razionalizzazione e l’ingegnerizzazione di ciò che è necessario per una riforma efficace per la semplificazione amministrativa.

La partita non è ancora conclusa

Abbiamo visto le ragioni per cui istituire la delega digitale rappresenta una finestra di opportunità per la transizione digitale e per la semplificazione amministrativa. La partita, però, non è ancora conclusa.

Sarà infatti necessario procedere con i decreti attuativi necessari. Spetterà a noi vigilare affinché il sistema delle PA italiane faccia propria questa norma.

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In che modo gli asset diventano importanti per un avvocato?

 

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In che modo gli asset diventano importanti per un avvocato?

Asset è un termine inglese che indica un ente, materiale o immateriale potenzialmente dotato di valore economico.

In economia, un asset è una qualsiasi attività finanziaria che può essere detenuta, posseduta o scambiata per realizzare un guadagno. È uno strumento che si acquista e che si detiene, nella speranza di rivenderlo ad un prezzo più alto. È ciò su cui si può investire!

Ma in che modo gli asset diventano importanti per un avvocato e per uno Studio Legale?

Gli asset ti faranno crescere

Gli asset rappresentano un modo di crescere economicamente e finanziariamente.

Gli asset possono essere:

  • di Proprietà Intellettuale;
  • di Brand;
  • di Mercato;
  • di Servizi;
  • di Sistema;
  • Culturali;
  • Finanziari.

Asset di Proprietà Intellettuale

Gli asset di proprietà intellettuale comprendono più sottocategorie:

  • marchi e brevetti: quando si acquista il dominio di un sito web o quando si registra nome e logo alla Camera di Commercio;
  • metodi e/o sistemi di lavoro;
  • contenuti, come post, articoli, video e podcast. Sono molto importanti al fine della promozione personale, poiché attirano clienti e ti differenziano dagli altri.

Asset di Brand

Il Brand combina più elementi, come nome, logo, slogan, storia, reputazione e comunicazione. Sono elementi che tracciano un segno distintivo, identificando un professionista o un’impresa, grazie a immagini, significati e valori.

La creazione di un Brand richiede del tempo, non può essere un’attività che avviene da un giorno all’altro. Comporta una serie di vantaggi, come evitare la guerra dei prezzi, la scelta con chi lavorare, un risparmio in termini pubblicitari, meno fatica nella creazione di contenuti, ecc.

Asset di Mercato

Nella categoria degli asset di Mercato troviamo il posizionamento. È importante ricevere dei premi o dei riconoscimenti del proprio settore (ma aiutano anche attestati, diplomi e specializzazioni).

Attenzione: i premi devono essere meritati, e non comprati! Pagare per ricevere un premio va completamente contro il Codice Deontologico. Infatti, se i tuoi clienti dovessero scoprirlo, tutta la tua autorevolezza crollerebbe.

Nell’asset di mercato incontriamo anche i canali di comunicazione, per esempio il tuo sito web, Facebook, Instagram e YouTube. Per ultimi, ma non di importanza, ci sono i dati dei potenziali o attuali clienti.

Asset di Servizi

Questa categoria raggruppa gli asset che riguardano i servizi che proponi ai tuoi clienti. Per esempio:

  • consulenze a pagamento;
  • pacchetti che offrono servizi;
  • webinar;
  • eventi;
  • check up;
  • servizi e abbonamenti.

Asset di Sistema

Gli asset di Sistema si riferiscono all’acquisizione di contatti – dunque, di potenziali clienti.

Il marketing è un sistema che permette l’acquisizione di clienti di qualità. Non significa affatto iscriversi a siti e portali di terzi che procacciano clienti! Per questo è importante che tu abbia un tuo sito personale.

L’obiettivo del marketing è quello di creare un’azienda: dovrai trasformare il tuo studio legale in un’azienda, e tu dovrai diventare un imprenditore!

L’imprenditore è “inutile” per l’azienda, ovvero non è indispensabile al suo funzionamento. La macchina ormai è stata creata e funziona anche senza di lui. Infatti non gestisce la fase di vendita, perché si affida ad un team di commerciali.

Se il tuo obiettivo a lungo termine è risultare “inutile” all’azienda, lo studio legale dovrà funzionare anche senza di te. Questo risultato può essere raggiunto con l’organizzazione del lavoro, con l’automatizzazione dei processi, la creazione di procedure e l’esternalizzazione delle attività.

Asset Culturale

L’asset culturale riguarda tutte le persone che, lavorativamente parlando, ti circondano: clienti, dipendenti, collaboratori, ecc. Ti devi circondare delle persone migliori, il top del top!

Trovare i collaboratori e i clienti migliori significa trovare persone che condividono i tuoi valori, il modo in cui vedi il mondo e persone con cui hai piacere di lavorare.

Asset Finanziario

L’asset Finanziario si riferisce alla parte finanziaria dello Studio Legale. Troviamo, per esempio:

  • business plan e conto economico: sono strumenti che ti dicono di quanti soldi hai bisogno per aprire uno Studio Legale, quanto e soprattutto quali sono le tue entrate e le tue uscite;
  • flusso di cassa: collegato al tuo conto economico, è necessario avere un ottimo commercialista, che ti segua e che ti consigli nel miglior modo possibile;
  • valutazione e struttura: quest’ultima ti protegge dai quei concorrenti che vorrebbero copiarti.

Abbiamo appena visto gli asset fondamentali per far crescere uno Studio Legale. Che aspetti? Metti in pratica quanto detto e crea i tuoi asset!

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Fashion Lawyer: una specializzazione vincente

Il fashion law è un settore interdisciplinare che coinvolge più branche del diritto, tutte orientate verso il mondo della moda. Il fashion lawyer si occupa principalmente dei diritti sui modelli, sui disegni, sui brand e sulle azioni volte a tutelare il cliente dal plagio, dalla concorrenza e dalla contraffazione.

Un campo specialistico

Siamo all’interno di un campo specialistico, che abbraccia il diritto penale e quello civile. Avvocati e studi legali possono offrire servizi completi all’assistito, seguendolo sin dalle primissime fasi di ideazione del brand, del tessuto, del modello e così via. L’assistito potrà essere seguito anche durante la fase di produzione, distribuzione e promozione del prodotto creato, tutelando il suo brand.

Uno studio di associati può offrire un servizio di fashion law, suddividendo le pratiche tra i professionisti. Il team legale, composto da membri specializzati nelle branche del diritto, lavorerà in maniera sinergica con un approccio multidisciplinare. Il fine è raggiungere gli obiettivi di tutela del cliente e delle sue opere creative e intellettuali.

Di che cosa si occupa

Nello specifico, il fashion law si occuperà, in vista di un lavoro preciso e completo, di diversi servizi per il cliente:

  • tutela del Made in Italy;
  • tutela delle proprietà intellettuali;
  • tutela del brand;
  • supporto nella deposizione del marchio;
  • avvio di start up;
  • finanziamenti;
  • private equity;
  • lotta alla contraffazione;
  • gestione del contenzioso;
  • tutela doganale;
  • tutela penale.

Mai farsi trovare impreparati

L’avvocato esperto di fashion law si dovrà mantenere sempre aggiornato, dato che i servizi offerti sono completamente settoriali, legati all’ambito della moda, del commercio e della tutela di marchi e prodotti. È un settore molto vario, che garantisce un ottimo riscontro a livello lavorativo.

Dunque, è fondamentale non farsi trovare impreparati, interessandosi alle novità in ottica di attrarre nuovi clienti.

Come specializzarsi

Se un avvocato vuole avvicinarsi e/o proporre al proprio studio il servizio del fashion law, dovrà assolutamente specializzarsi. Dovrà essere un avvocato penalista o civilista e frequentare dei corsi di formazione appositi. Sono corsi che si possono trovare in tutta Italia, che di solito durano circa 120 ore, per un periodo di 4 o 8 settimane. Tutto dipende dall’ente che li eroga.

Alla fine dei corsi viene rilasciato un certificato di frequenza, che di solito è concesso anche a studenti universitari e praticanti. È importantissimo specializzarsi, perché in questo settore non sono sufficienti conoscenze generiche!

Il fashion law richiede conoscenze approfondite

Se si ha il desiderio di gestire un’impresa di moda, specialmente nel campo del luxury, bisogna approfondire la conoscenza del sistema e delle varie componenti giuridiche in gioco.

I corsi di formazione specifici esaminano, per esempio, le varie dinamiche all’interno delle aziende e quelle con i fornitori e collaboratori. I vari temi trattati includono anche lo sviluppo delle collezioni di moda, il business models e il deposito del marchio.

Sono tantissime le fasi tecniche, collegate alle politiche aziendali e al marketing, che è necessario approfondire. Il business models, per esempio, comprende le soluzioni strategiche che un’azienda deve mettere in atto per risultare competitiva e vantaggiosa rispetto alla concorrenza.

La pubblicità e la concorrenza sleale, invece, sono temi che l’avvocato dovrà conoscere molto bene, per riuscire a comprendere a fondo tutte le dinamiche del settore.

Temi giuridici e legislativi

I temi trattati nei corsi di specializzazione a livello puramente giuridico e legislativo sono:

  • accordi settoriali per immettere nel mercato dei prodotti o un marchio;
  • la negoziazione;
  • che caratteristiche deve avere un prodotto per soddisfare la definizione di Made in Italy;
  • il digital fashion;
  • la contraffazione e la falsificazione;
  • il diritto di proprietà intellettuale;
  • la protezione dei marchi;
  • i diversi tipi di brand.

Che cos’è il digital fashion

In questo campo si sente spesso parlare di digital fashion. Ma che cos’è?

È l’interazione tra il mondo della moda e gli strumenti tecnologici collegati alla comunicazione, all’informazione e alla promozione. Per capirci meglio, pensiamo ai social media e agli influencer: è un ramo che deve essere approfondito, per comprendere in termini legali la tutela dei marchi e la proprietà intellettuale.

Questo mondo tecnologico è vario e proficuo per i brand – ma bisogna essere consapevoli delle dinamiche per trovare la soluzione migliore in vista della tutela del cliente, del suo brand e del suo prodotto. Per questo, nei vari corsi di specializzazione vengono analizzate vicende reali e cause famose e intervengono anche figure molto importanti del settore della moda.

In quali casi è necessaria la figura del fashion lawyer?

Gli stilisti, i sarti e i creatori di abiti possono rivendicare il diritto d’autore sulle loro creazioni. Il professionista potrebbe anche voler tutelare la produzione in serie degli abiti (si pensi alle collezioni o a modelli particolari richiesti su commissione). Nasce il bisogno di un fashion lawyer che prenda in carico la parte legale del cliente.

Tutte le creazioni di un designer e di uno stilista dovranno essere valutate. Secondo gli obblighi formativi dell’UE, infatti, devono essere rispettate specifiche forme di tutela. Inoltre, ogni prodotto dovrà essere esaminato a fondo anche per quanto riguarda la concorrenza sleale e i plagi.

In caso di avvio di una start-up entrerà in gioco un avvocato esperto in fashion law, per affiancare gli imprenditori durante tutte le fasi del deposito del brand. Si accompagnerà il cliente lungo il suo percorso lavorativo e nei processi successivi.

La tutela autorale

Un avvocato specializzato nel diritto della moda si confronterà molto spesso con il tema della tutela autorale. Se ne parla in relazione alle produzioni degli stilisti o del design industriale, riferendosi alle leggi sul diritto d’autore. Anche una sarta o un professionista artigianale può rivendicare tutti questi diritti, consultando un avvocato esperto in fashion law.

Fashion lawyer: un servizio all’avanguardia

Quello che il professionista della legge deve sempre tenere presente è che il riconoscimento dei diritti d’autore non è cosa da poco! È una specializzazione molto interessante, per gli avvocati che esercitano da anni e per quelli che vogliono ampliare il proprio staff.

Le leggi per la tutela dei diritti d’autore sono in costante aggiornamento. Blogger, scrittori, poeti, influencer, disegnatori, stilisti, ritrattisti e artigiani: il web è pieno di nuovi professionisti che necessitano di un supporto legale per tutelare le loro creazioni.

Uno studio legale che ha nel suo staff un esperto di fashion law è sicuramente una scelta vincente. Sarà presente, infatti, un servizio all’avanguardia che differenzia lo studio dalla concorrenza.

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Avvocati: attività fisica per eliminare lo stress

Intelligenza Artificiale: una partnership con gli Avvocati

 

Avvocati: attività fisica per eliminare lo stress

Il lavoro dell’avvocato comporta molte responsabilità. Corpo e mente sono sempre sotto pressione: ti sarà già capitato di sentire la necessità di prendere una pausa per ricaricare le energie.

Ma se non ci si può concedere una pausa? Hai mai pensato all’attività fisica per riuscire ad affrontare al meglio il lavoro? È scientificamente provato che un appuntamento fisso settimanale in cui praticare uno sport riduce notevolmente lo stress! Inoltre, la mente diventa più produttiva, si riduce la possibilità di ammalarsi e ci sentiamo decisamente più contenti e attivi.

Stress e danni all’organismo

Lo stress potrebbe creare grossi squilibri fisici e mentali, compromettendo la mole lavorativa.

Il termine “stress” è stato utilizzato da Hans Selye nel 1936, descrivendolo come una «risposta aspecifica dell’organismo ad ogni richiesta effettuata su di esso».

Il processo dello stress si divide in tre fasi:

  • fase 1, allarme: all’inizio si verifica un eccesso dei doveri e si aumenta l’energia per i compiti assegnati;
  • fase 2, resistenza: la persona si adatta ai nuovi ritmi, sacrificando energie fisiche e mentali;
  • fase 3, esaurimento: crollano le difese della persona e compaiono i primi sintomi emotivi, fisiologici e fisici.

Come nasce lo stress?

Lo stress potrebbe nascere a causa di una mole di lavoro troppo alta, da eventi traumatici personali o per una serie di cause interconnesse tra loro.

Tuttavia, i sintomi sono comuni a tutti:

  • sintomi fisici: mal di testa, tachicardia, sudorazione eccessiva, tensione muscolare, diarrea, dolori allo stomaco, stanchezza, capogiri, calo della libido, perdita di appetito;
  • sintomi comportamentali: prepotenza, digrignamento dei denti, nervosismo, critiche verso gli altri, fame esagerata;
  • sintomi emotivi: ansia, pianti improvvisi, solitudine, attacchi di panico, sensazione di impotenza, agitazione per qualsiasi cosa.

Chiaramente tutti questi sintomi dovranno essere verificati con un medico, per confermare se si tratta di stress o di altre patologie.

Organizzare bene il proprio lavoro

Fare l’avvocato è molto impegnativo: ci sono molte responsabilità e non è raro che ti ritrovi a fare le ore piccole.

Uno dei segreti per lavorare bene è l’organizzazione del tempo a disposizione. Chiaro, qualche ora di straordinario non ha mai ucciso nessuno! Ma non deve diventare un’abitudine, perché la tua produttività potrebbe essere compromessa – così come la tua salute psicofisica. Per mantenere una buona organizzazione potrai affidarti a dei collaboratori fidati e ai gestionali in cloud che snelliscono il lavoro.

È bene, inoltre, stabilire delle giornate libere e rispettarle – così come è necessario rispettare gli orari della pausa pranzo, dormire 7/8 ore a notte e condurre una vita sana ed equilibrata (senza rinunciare a piacere e svaghi).

I benefici dell’attività fisica

Non è di certo una novità, ma è sempre giusto ribadirlo: l’attività fisica fa bene alla mente e al corpo! Spesso, però, la mettiamo in secondo piano. Finiamo per allenarci soltanto 4/5 volte all’anno (pratica che potrebbe rivelarsi anche dannosa). Ma per vedere dei benefici dobbiamo fare sport con regolarità e dedizione.

Grazie all’attività fisica aumenta la nostra capacità di resilienza. Ma non solo, perché i benefici sono numerosi:

  • aumenta la memoria;
  • migliora l’umore;
  • riduce la probabilità di ictus, demenza e infarti;
  • sviluppa un maggior autocontrollo;
  • previene l’emicrania e la cefalea;
  • riduce la fame nervosa;
  • aiuta a smettere di fumare;
  • aiuta a mantenere il peso corporeo;
  • riduce le malattie cardiovascolari.

Quanto allenarsi

Quanto dovrebbe durare una sessione di allenamento? E quanti giorni a settimana dovremmo dedicare allo sport?

Una persona sana dovrebbe eseguire almeno mezz’ora di attività fisica al giorno. Non è necessario svolgere sempre degli sport faticosissimi. Infatti, spesso è sufficiente fare le scale, camminare, spostare pesi dentro casa, fare del giardinaggio o attività simili.

In alternativa, si possono svolgere 75 minuti di sport più “pesante” una volta a settimana (ma senza esagerare e seguendo i propri ritmi).

Alcuni sport fanno meglio di altri

L’attività fisica è importante per le persone di tutte le età. In generale, lo sport apporta numerosi benefici anche a livello psichico: migliora l’umore, aumenta la resilienza, l’autostima e la fiducia in sé.

Secondo alcuni studi ci sono degli sport che fanno meglio di altri. Al primo posto troviamo il ciclismo turistico, quello che si esegue in mezzo alla natura, con lo scopo di allenarsi un po’ ma senza strafare.

Secondo posto per il pilates, che aumenta la mobilità concentrandosi anche sul lato psichico ed emotivo. Il pilates, infatti, si basa sul rilassamento dei muscoli mentre si mantiene la giusta postura.

Acquagym e nuoto favoriscono, in genere, rilassamento, ossigenazione e tonificazione. Ci si allena dolcemente, mentre l’acqua rilassa la mente, permettendo di scaricare tutte le tensioni. Golf, Yoga, Tennis ed Equitazione, invece, permettono di stare all’aria aperta senza esagerare con gli sforzi fisici.

Il benessere psicofisico è fondamentale per essere al top

È giustissimo mettere al primo posto il tuo lavoro di avvocato. Ma il benessere psicofisico è fondamentale per essere al top e per lavorare bene.

Organizza al meglio il tuo lavoro e gli impegni, ma ritaglia sempre qualche ora anche per te. Goditi la pausa pranzo, mangia con calma, senza fretta! Riposare male, mangiare velocemente e fare le cose “per forza” non aiuta di certo il tuo stato di salute.

Ma soprattutto, usa del tempo per svolgere l’attività fisica che più ti piace e che più ti rispecchia! In questo modo ti sentirai più attivo, meno stanco, più propositivo e di buon umore.

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Intelligenza Artificiale: una partnership con gli Avvocati

Come attrarre nuovi clienti

Intelligenza Artificiale: una partnership con gli Avvocati

La diffusione dell’IA nel mondo legale non significa affatto che i computer sostituiranno le persone in un tribunale! L’intelligenza artificiale, l’automazione e la data analysis sono tutti strumenti molto utili per l’esercizio della professione. Ma la preparazione, le qualità professionali e le conoscenze rappresentano il motore degli studi legali.

Chi sono i digital-lawyers

Anche la professione forense si sta evolvendo, adattandosi sempre di più all’innovazione digitale. I digital lawyers (o code-lawyers) sono avvocati ed esperti di diritto che supervisionano i processi di sviluppo, la ricerca, l’analisi, il decoding e la programmazione, basandosi su sistemi che sfruttano l’IA.

L’intelligenza artificiale rappresenta un algoritmo che si basa su un pc che analizza, definisce strategie e trae conclusioni per completare i compiti che di solito eseguono gli esseri umani. L’IA è nuova nel settore giuridico, ma è da diverso tempo che gli esperti cercano di capire come sfruttare al meglio le abilità dei pc per assistere le attività legali.

Le teorie di Leibniz

Già nel 1600 Leibniz aveva teorizzato che nel futuro le macchine avrebbero utilizzato un sistema di logica binaria per eseguire calcoli – e aveva immaginato una partnership tra le macchine e gli avvocati. Leibniz non aveva mai visto un computer, ma ne aveva descritto i vantaggi: «Non è degno di uomini eccellenti perdere ore come schiavi nel lavoro di calcolo, che potrebbe tranquillamente essere relegato a chiunque altro se le macchine fossero usate».

I programmi di Intelligenza Artificiale non seguono semplicemente le regole del mondo legale. I loro compiti guardano anche a casi passati e ne traggono deduzioni sulle probabilità che i tribunali considerino un nuovo caso. Per fare questa operazione i programmi di IA utilizzano una combinazione di più tecniche di intelligenza artificiale, come i sistemi esperti e gli apprendimenti automatici.

Automatizzare le attività

L’IA, negli uffici legali permettono di automatizzare alcune attività, per concedere agli avvocati più tempo da dedicare alle analisi complesse e all’interazione con i clienti.

Questo comporta un miglioramento notevole della capacità dell’avvocato di assistere i propri clienti. Alcune grandi aziende utilizzano da tempo strumenti che si basano sull’IA per migliorare il loro lavoro. Secondo l’International Legal Technology, tutti gli studi legali che hanno più di 700 avvocati utilizzano degli strumenti di Intelligenza Artificiale.

Nei prossimi anni l’Intelligenza Artificiale e il machine-learning faranno il loro ingresso in tutto il mondo del diritto. Anche perché, chi non si adegua è destinato all’auto-confinamento.

Nuove opportunità

Alla fine dei conti, l’Intelligenza Artificiale arriverà ad automatizzare più di 100.000 ruoli di supporto nel settore legale nei prossimi due decenni. Ovviamente questo non rappresenta la fine delle carriere legali, ma creerà tantissime nuove opportunità da sfruttare.

Prendiamo come esempio la raccolta della documentazione del contenzioso. Siete tutti d’accordo che la pratica legale implica una montagna di scartoffie? Anche un semplicissimo caso potrebbe coinvolgere un grandissimo numero di comunicazioni, documenti e rapporti.

L’IA semplifica questo tipo di mansione, scansionando migliaia di documenti e riducendo i tempi collegati alla collezione documentale. Ovviamente, il mouse che coordina le operazioni resta sotto il controllo della mano umana.

L’IA migliora il lavoro degli Avvocati

L’IA migliora i metodi di ricerca tradizionali. Termini di ricerca generici producono migliaia di risultati – cosa che si rivela completamente inutile per un avvocato molto impegnato.

L’Intelligenza artificiale migliora le ricerche, capendo sin da subito di che cosa ha bisogno l’avvocato. Raccoglie i dati per aiutare gli avvocati a trarre conclusioni, a creare strategie contrattuali e a scoprire tutte le informazioni possibili nei termini di contratto.

Aiuta anche a prevedere quanto tempo è necessario per l’approvazione di un contratto. Le domande più comuni che i clienti pongono agli studi legali, infatti, sono: “Secondo Lei vinceremo?”, oppure: “Ci dobbiamo accontentare?”.

Gli avvocati di solito traggono le loro conclusioni sulla base dei loro anni di esperienza e sulla conoscenza dei giudici locali e del difensore opposto. L’IA porta tali previsioni al livello successivo. Infatti, analizza casi simili e fornisce un’analisi statistica che prevede, con parecchia precisione, gli esisti del contenzioso. Lo strumento permette agli avvocati di consigliare in tutta sicurezza come e se proseguire nel contenzioso.

Necessari protocolli di riferimento

Per implementare i sistemi di intelligenza artificiale nel mondo della Giustizia sarà necessario adottare dei protocolli di riferimento.

Attualmente, negli uffici giudiziari italiani non è quasi mai presente l’IA. La troviamo soltanto in ambito accademico grazie ad alcuni studi sperimentali. Tuttavia, nel prossimo periodo potremmo assistere alla creazione di sistemi che potranno essere sperimentati nella pratica giudiziaria. Per questo motivo sarà assolutamente necessario stendere un protocollo di riferimento.

L’IA sta trasformando la professione legale. Alcuni hanno il timore che alla fine sostituirà completamente gli avvocati, anche se in realtà non è affatto così. Aiuterà tantissimo gli avvocati, facendo loro risparmiare tempo e denaro. È una grandissima vittoria!

nuovi clienti

Come attrarre nuovi clienti

Capita spesso che, quando si cerca di acquisire nuovi clienti (o una strategia per farlo) non ci sia un piano d’azione concreto. Ma soprattutto, manca un piano con una visione a lungo termine. Questo perché si pretendono dei risultati con effetti nell’immediato, ma in questo modo si finisce per acquisire dei pessimi clienti, che ci fanno rimettere tempo e soldi.

Trovare o attrarre nuovi clienti?

Trovare clienti non è l’espressione più adeguata. Il nostro obiettivo non è quello di cercare nuovi clienti, ma di attrarre nuovi clienti! Attenzione, perché questo è un punto fondamentale, che cambia completamente il nostro atteggiamento mentale.

Prima di cominciare a fare marketing per attrarre nuovi clienti, dobbiamo avere le idee chiare: chi vogliamo attrarre? Per affrontare questo passaggio è necessario conoscersi molto bene, conoscere il proprio lavoro e i propri punti di forza in quanto Avvocato.

Chi sei e chi sono i tuoi clienti

Non possiamo non sapere a chi ci rivolgiamo, poiché tutta la nostra comunicazione si basa sul target! Quindi, prima di cominciare chiediti chi sei e chi sono i tuoi clienti.

Quando sei riuscito a capire e a descrivere chi sono i tuoi clienti, devi cominciare a sviluppare la tua identità, che deve differenziarsi da quella dei tuoi concorrenti.

Sai perché ti devi differenziare? Perché oggi, in media, ogni persona viene bombardata da 200 messaggi pubblicitari al giorno! Se sei un Avvocato, sai bene che non puoi comunicare a tutti – e nemmeno puoi pretendere di piacere a tutti. Tuttavia, devi riuscire a individuare un pubblico specifico di persone che vede proprio in te la migliore soluzione per i loro problemi.

Online e Offline

Il mondo legale si divide nel mondo online e in quello offline. Sono due mondi interconnessi, che comunicano tra loro. Chi esiste online, infatti, esiste anche offline – e viceversa. Questo vale anche per i clienti, ma capita che questa cosa venga tralasciata o non percepita affatto.

Facciamo fatica a credere che dietro un contatto che avviene online ci sia un cliente in carne ed ossa. Spoiler Alert: invece è proprio così! Ci troviamo di fronte a persone reali, e per attrarle dobbiamo essere presenti in entrambi i mondi.

Attrarre clienti online

Ci sono molte piattaforme per attrarre clienti online: ma quale scegliere? Da dove partire? Beh, dobbiamo partire proprio dai nostri clienti: chi sono e quali piattaforme usano?

È importante mettersi sempre nei panni dei potenziali clienti. Bisogna cercare di capire dove questi potrebbero essere presenti e qual è il loro grado di consapevolezza del problema. Più il problema è prioritario e urgente, più la domanda è consapevole.

Tutto dipende dalla tua tipologia di business. La soluzione è conoscere e testare il proprio mercato.

Domanda consapevole

Quando il cliente cerca in maniera attiva una soluzione al suo problema siamo all’interno di una domanda consapevole. Per esempio: un cliente che cerca informazioni su come separarsi o divorziare è un cliente attivo, consapevole. Questo tipo di cliente è decisamente il migliore da intercettare.

Possiamo intercettarlo tramite un sito web, magari in ottica SEO, uno strumento per ottimizzare il posizionamento delle pagine del tuo sito web attraverso delle parole chiave (per intenderci, quelle che cercano i tuoi potenziali clienti online). Dopo aver creare un sito web dovrai tenerlo costantemente aggiornato e vivo, con contenuti di valore, utili alle necessità dei potenziali clienti.

Un’altra opportunità è YouTube, un motore di ricerca video molto potente, da inserire assolutamente nella propria strategia di acquisizione clienti. Non basta, però, avere soltanto un canale YouTube (così come non basta avere un sito web). Quello che conta sono i contenuti di valore, gli articoli e i video creati ad hoc per tuo target.

Domanda latente

La domanda latente, invece, riguarda tutto quel pubblico di persone potenzialmente interessate al tuo servizio o al tuo prodotto, anche se non lo ricercano in maniera attiva. Non sono clienti consapevoli, ed è improbabile che questa tipologia di pubblico sia interessata ai servizi o ai prodotti che offri. Ma le cose potrebbero sempre cambiare!

Come intercettare questo tipo di pubblico? Per esempio, attraverso sponsorizzazioni suoi social oppure con i banner. Nel mondo offline si possono sfruttare le comparse in radio, in televisione e le affissioni.

In questo caso la strategia vincente mischia entrambe le tipologie di domanda. Si deve procedere per priorità: si pensa che cominciare con i social sia il modo migliore per raggiungere i propri obiettivi, ma non è sempre così.

Un esempio? Sei un Avvocato penalista che difende persone accusate di furto o rapina. Intercettare questi clienti attraverso i social, forse non è proprio il massimo. È più probabile che questo tipo di cliente digiti su Google “Avvocato penalista” o “Accusa rapina cosa fare”. In questo caso la SEO è il modo migliore di intercettare clienti.

Attrarre clienti offline

Alcune attività “offline” potrebbero essere:

  • essere intervistati da riviste o radio di settore;
  • partecipare in veste di relatore ad un intervento del proprio settore;
  • organizzare un evento;
  • partecipare a degli eventi che frequentano i tuoi potenziali clienti;
  • inviare materiale fisicamente;
  • scrivere un libro.

Creare la propria nicchia

È sempre bene concentrarsi online sulla creazione di un brand legale specifico, dove l’Avvocato diventa l’esperto di una determinata nicchia.

Nulla vieta di creare più di un brand legale online, ognuno per una nicchia differente. Tuttavia è meglio partire soltanto con uno, e dedicarsi agli altri quando questo avrà raggiunto risultati soddisfacenti.

Nessuno ti dirà di non prendere delle cause che ti interessano relative ad altri settori. Ma lo farai per scelta personale: l’importante è non avere a che fare con un cliente che rappresenta una perdita di tempo e soldi, o che toglie energie da dedicare al tuo business principale.

Mischiare i due mondi

Abbiamo visto come attrarre clienti attraverso la domanda consapevole e quella latente, online e offline. Ma non cadere nel fatidico errore di sfruttare soltanto uno dei due! Nella tua strategia dovrai mescolare il mondo online e quello offline e fare in modo che comunichino tra di loro.

Devi comunicare online tutto quello che fai offline: se scrivi un libro, oppure organizzi un evento, dovrai assolutamente comunicarlo!

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WhatsApp per avvocati: sì o no?

Per un avvocato, scambiare messaggi SMS o su WhatsApp con un cliente dovrebbe essere una cosa normale. Tuttavia, sono ancora molti i professionisti che non accettano che un cliente si metta in contatto con loro in questo modo. Preferiscono metodi di comunicazione più “formali”. Il motivo principale? Il timore di essere coinvolti in conversazioni lavorative a tutte le ore del giorno e della notte.

Il parere del CNF

Il Consiglio Nazionale Forense ha detto che non c’è assolutamente nulla di male nell’utilizzare la messaggistica rapida. È stato esaminato, infatti, un procedimento disciplinare nei confronti di un avvocato che è stato incolpato di non aver utilizzato correttamente dei messaggi su WhatsApp.

Ma per il CNF (sentenza n.28 del 2021) «una comunicazione più immediata e veloce per molti aspetti, ormai rappresenta un vero e proprio metodo di comunicazione avente anche valore legale».

Perché gli avvocati dicono no a WhatsApp

Gli argomenti a sfavore nei confronti della messaggistica sono essenzialmente:

  • l’utilizzo indiscriminato della chat da parte del cliente, che costringe l’attività ad ulteriori (e gratuite) consulenze rispetto a quelle legittime;
  • l’immediatezza della chat, che elimina ogni distanza nel rapporto tra cliente e avvocato.

Queste posizioni nette di rifiuto provocano una reazione di diffidenza da parte del cliente, che incide negativamente nel rapporto di fiducia.

L’avvocato sceglie come utilizzare WhatsApp

La lettera è stata soppiantata dalla mail e la telefonata dal messaggio di testo – un metodo meno invadente e più efficiente. L’avvocato non dovrebbe, quindi, separare a priori il suo ruolo istituzionale dall’utilizzo di strumenti che sono entrati nell’uso comune.

WhatsApp è un’applicazione in costante aggiornamento, che fornisce in maniera gratuita parecchi strumenti, anche per tutte quelle persone che non vogliono diventare troppo dipendenti dall’applicazione.

Anche se, alla fine, tutto sta nelle mani dell’utente. E’ quest’ultimo, infatti, a scegliere come adattare lo strumento alle sue esigenze e alle sue abitudini, in modo tale da educare i clienti ad adottare e condividere delle norme di comportamento.

Come sfruttare al meglio WhatsApp

Messaggiare con il cliente rappresenta un’utilità pazzesca per quanto riguarda le comunicazioni dell’ultimo minuto. Tuttavia, ci sono alcune funzioni che meglio di altre permettono la corretta applicazione della messaggistica.

Silenziare le conversazioni

Le conversazioni possono essere «silenziate»: non siamo costretti a sentire continuamente il suono delle notifiche tutte le volte in cui un cliente ci invia un messaggio! In questo modo si può decidere quando dedicarsi alla lettura e alla risposta di un messaggio

Togliere le spunte blu

Possiamo togliere la notifica di lettura: chi invia il messaggio non potrà sapere se il destinatario lo ha letto o meno. L’avvocato potrà leggere il messaggio e decidere se rispondere subito o più avanti.

WhatsApp Desktop

WhatsApp esiste anche in versione Desktop: possiamo installare l’applicazione sul pc e sincronizzarla con lo smartphone. In questo modo possiamo visualizzare i messaggi direttamente sul computer, senza distrarci continuamente controllando il telefono.

Utilizzare due numeri diversi

Avete mai pensato di utilizzare due numeri diversi? Uno per uso privato e uno per uso professionale. È un’opportunità banale, anche se non esattamente il massimo della comodità.

WhatsApp Business

Inoltre, c’è la possibilità di utilizzare la versione professionale di WhatsApp. Questa versione dell’applicazione permette di impostare i messaggi di risposta automatica, che riusciranno a filtrare le conversazioni.

WhatsApp Business è identico all’applicazione standard, ma ha alcune funzionalità extra dedicate completamente all’interazione tra i clienti e l’azienda. Si potranno ricevere dati di tipo statistico riguardo l’utilizzo dell’applicazione e inoltre si potranno impostare:

  • messaggi d’assenza, per rispondere automaticamente quando non si è disponibili;
  • messaggi di benvenuto, per dare il benvenuto ai nuovi clienti;
  • risposte rapide.

I profili aziendali sono vantaggiosi anche per i clienti, che ottengono informazioni aggiuntive sul mittente, come indirizzo, sito, email, numero di telefono, ecc. Inoltre, il profilo verificato simboleggia autenticità e sicurezza.

La versione Business di WhatsApp conta più di cinque milioni di aziende e studi professionali come utenti. Utilizzare la versione professionale dell’app, con le sue funzioni di risposta automatica e rapida alle domande comuni, potrebbe aiutare anche gli avvocati maggiormente scettici nel fornire il proprio numero di cellulare ai clienti.

L’avvocato al passo con i tempi

Utilizzare in maniera consapevole questa applicazione o altre simili (come Telegram) permette all’avvocato di essere percepito come una persona disponibile e al passo con i tempi.

Con WhatsApp non sarà poi così complicato far comprendere ai clienti che richiedono una consulenza tramite WhatsApp che questa potrà essere erogata soltanto dopo aver studiato la pratica e aver impostato un rapporto (anche economico) con l’assistito.

L’avvocato, per motivi di prudenza e correttezza, preferisce che i messaggi inviati ai clienti non riguardino il merito delle problematiche del cliente, ma soltanto le comunicazioni di servizio. All’estero, negli studi internazionali, le comunicazioni tramite WhatsApp o con applicazioni simili sono anche oggetto di policy di utilizzo da parte degli avvocati.

La comunicazione è veramente sicura con WhatsApp?

Beh, gli avvocati sono tenuti a mantenere la riservatezza del proprio cliente. I messaggi e le piattaforme dedicate alla messaggistica sono dotati di vari livelli di protezione della privacy e di crittografia. Bisognerebbe utilizzare la chat soltanto per comunicazioni di servizio, per brevi riepiloghi e per ricordare date di appuntamenti, i luoghi di incontro, avvisi, solleciti, e così via.

Tutti gli studi potrebbero ritrovarsi ad aver bisogno di accedere ai dati in caso di controversie o indagini che coinvolgono i clienti.

Gli avvocati dovrebbero sempre conservare la cronologia delle proprie comunicazioni con i clienti. Tale attività spesso non viene svolta con costanza e viene delegata a dei collaboratori che devono ricostruire tutta la timeline della pratica. In questo senso la chat potrebbe essere considerata un valido supporto per la ricostruzione a posteriori dei vari passaggi nella comunicazione con il cliente. 

Consigli utili

Ci sono 4 domande fondamentali che un avvocato dovrà auto-rivolgersi e alle quali dovrà rispondere prima di inviare qualsiasi messaggio:

  1. Questa comunicazione è sicura?
  2. Posso documentare tutte le comunicazioni scambiate?
  3. Ho tutti i dati necessari in caso di indagini o controversie?
  4. Posso confermare la ricezione di una comunicazione da parte del cliente?

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