Nuovo accordo per il lavoro e la formazione in carcere: una vittoria per tutti

Rafforzare il lavoro e la formazione in carcere come strumento di riduzione della recidiva: questo l’obiettivo dell’accordo siglato oggi tra il Ministero della Giustizia e il Collegio del Garante delle persone private della libertà personale.

L’intesa, sottoscritta dal Presidente del Collegio del Garante, Maurizio Felice D’Ettore, rappresenta un importante tassello nel progetto avviato dal Ministero per promuovere il reinserimento lavorativo e sociale dei detenuti.

Un’iniziativa dal grande valore sociale

L’accordo si basa su una visione del lavoro e della formazione in carcere come strumenti di rieducazione e di reinserimento sociale. Attraverso il potenziamento di corsi di formazione e di opportunità lavorative all’interno degli istituti penitenziari, si mira a:

  • Ridurre la recidiva: i detenuti che acquisiscono competenze lavorative e sviluppano una rete di relazioni positive hanno maggiori probabilità di non ricadere nel crimine una volta usciti dal carcere.
  • Promuovere il reinserimento lavorativo: il lavoro in carcere permette ai detenuti di maturare un’esperienza lavorativa spendibile nel mercato del lavoro una volta scontata la pena.
  • Favorire la rieducazione: il lavoro e la formazione possono contribuire alla crescita personale dei detenuti e al loro senso di responsabilità.

Un’iniziativa win-win-win

L’accordo siglato tra il Ministero della Giustizia e il Collegio del Garante rappresenta un’iniziativa vantaggiosa per tutti:

  • Per i detenuti: che hanno la possibilità di acquisire nuove competenze, aumentare le proprie opportunità lavorative e ridurre il rischio di recidiva.
  • Per la società: che si avvantaggia della riduzione del crimine e del reinserimento sociale dei detenuti.
  • Per il sistema penitenziario: che può migliorare la propria efficacia e la propria efficienza.

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A Palermo è stata avviata l’azione disciplinare nei riguardi degli agenti penitenziari del carcere Pagliarelli che hanno aggredito verbalmente gli avvocati Stefano Giordano e Giovan Battista Lauricella.

Il Guardasigilli ha risposto all’interrogazione parlamentare avanzata da Roberto Giachetti. Quest’ultimo ha sollevato alcune specifiche domande circa l’entità degli stanziamenti che sono stati effettuati dall’amministrazione penitenziaria, al fine di soddisfare le esigenze dei detenuti indigenti, sopperire alle carenze del personale, ma in particolar modo ha insistito sulla denuncia dell’avv. Stefano Giordano, a seguito di un’aggressione subita da un’agente penitenziario del carcere Pagliarelli.

L’avv. Giordano, in data 18 dicembre 2023, ha effettuato dei bonifici da parte dei familiari dei detenuti, che volevano fare dei regali poiché si avvicinavano le festività natalizie. I detenuti, tuttavia, quattro giorni dopo, hanno denunciato che la somma in questione non era stata accreditata.

Giordano e il collega Lauricella hanno ricercato delle spiegazioni recandosi all’ufficio ragioneria del carcere, dove hanno parlato con una funzionaria che ha affermato che tutti i passaggi erano stati eseguiti correttamente, invitando il legale ad uscire dalla stanza urlando.

A quel punto un membro della polizia penitenziaria, il marito della funzionaria, ha cercato di aggredire l’avvocato, minacciando di arrestarlo. I legali hanno dovuto cercare rifugio in un ufficio.

Il ministro Nordio conferma quanto avvenuto il 22/12/2023, in cui è avvenuta un’animata discussione tra due avvocati e alcuni operatori penitenziari, che avevano richiesto conferme sulle procedure dei bonifici dei loro assistiti.

La Direzione penitenziaria, dichiara Nordio, ha già prontamente proceduto al rilevamento dell’infrazione disciplinare verso il personale coinvolto nell’evento.

Il Guardasigilli, inoltre, conferma che al 22/12/2023 gli accrediti in questione erano già stati eseguiti.


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Un arretrato di 297 richieste di rinvio a giudizio mai fissate dal giudice è stato scoperto nell’ufficio del giudice milanese Guido Salvini, andato in pensione a metà dicembre 2023. Tra i fascicoli dimenticati, 40 riguardano imputazioni di violenze sessuali, stalking, maltrattamenti familiari, pedopornografia, tentato omicidio e altri reati che per legge avrebbero dovuto avere trattazione prioritaria perché di “codice rosso”.

Le 297 richieste di rinvio a giudizio non fissate risalgono al 2023 (55 casi), 2022, 2021, 2020 e in tre casi addirittura al 2019. A queste si aggiungono 90 opposizioni a richieste di archiviazione e 900 richieste di archiviazioni di ignoti.

La scoperta dell’arretrato ha indotto il dirigente dell’Ufficio Gip, Aurelio Barazzetta, e il presidente del Tribunale di Milano, Fabio Roia, a comunicare al locale Consiglio Giudiziario un provvedimento urgente: tre apposite udienze sono fissate il 12, 20 e 27 giugno affinché futuri nuovi giudici vaglino almeno i 40 “codice rosso”, un fascicolo di associazione mafiosa e due di corruzione, mentre il resto dell’arretrato viene assegnato a pioggia a tutti gli altri gip dell’Ufficio.

Salvini, consulente antimafia e autore di libri

Consulente della Commissione parlamentare antimafia, di quella sul sequestro Moro e in passato di quella sulle Stragi, autore dei libri “La maledizione di piazza Fontana” e “Domenica mattina presto — Liste di pensieri”, sul suo sito Salvini rimarca che “per ragioni di indipendenza personale non aderisco ad alcuna corrente organizzata della magistratura”, ricordandosi “fin dagli anni ’80 giudice istruttore a Milano”, dove “ho condotto le indagini sul terrorismo di sinistra e di destra”, e “riaperto le indagini sulla strage di piazza Fontana”.


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Emergenza carceraria: l’Unione delle Camere Penali Italiane incrocia le braccia

Con una delibera del 2 marzo 2024, la Giunta dell’Unione delle Camere Penali Italiane (Ucpi) ha proclamato un’astensione dalle udienze penali e da ogni attività giudiziaria nel settore penale per oggi, 20 marzo 2024.

L’iniziativa di protesta, che coinvolgerà tutti gli avvocati penalisti d’Italia, è stata indetta a fronte dell’attuale situazione di emergenza carceraria.

“Nonostante l’emergenza umanitaria in atto – si legge nel testo della delibera di proclamazione dello sciopero – non si è ancora registrata una chiara e netta presa di posizione del Governo volta a rimediare all’ingravescente fenomeno del sovraffollamento carcerario”.

L’Ucpi denuncia inoltre la moltiplicazione delle fattispecie di reato e il conseguente aggravamento delle pene, in violazione dei principi di uguaglianza e di proporzionalità, con irragionevole aggravio dell’ordinamento penale.

La manifestazione nazionale a Roma

I Presidenti delle Camere Penali territoriali e tutti gli iscritti sono stati invitati a recarsi a Roma per partecipare alla manifestazione nazionale che si terrà, sempre oggi 20 marzo, in Piazza dei Santi Apostoli, alle ore 14.00.

L’obiettivo della manifestazione è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sulla grave situazione delle carceri italiane e di sollecitare interventi concreti per il superamento dell’emergenza.

Lo sciopero di febbraio 2024

L’astensione del 20 marzo segue quella già proclamata dall’Ucpi lo scorso febbraio per denunciare le criticità del sistema penale italiano.

In quell’occasione, gli avvocati penalisti avevano protestato contro la moltiplicazione delle fattispecie di reato e il conseguente aggravamento delle pene, la mancanza di risorse per la giustizia e il precariato della professione forense.

Un appello al Governo e al Parlamento

Con la nuova protesta, l’Ucpi intende lanciare un nuovo appello al Governo e a tutte le forze parlamentari affinché si adottino misure urgenti per:

  • Ridurre il sovraffollamento carcerario
  • Rivedere la legislazione penale in senso garantista
  • Migliorare le condizioni di vita dei detenuti
  • Assicurare il diritto alla difesa

L’esclusione di alcuni circondari

Dallo sciopero sono esclusi il circondario di Ischia, interessato da un’astensione indetta dall’Associazione forense Isola d’Ischia per il giorno 18 marzo 2024, nonché i Circondari di Salerno, di Vallo della Lucania e di Nocera Inferiore, come da delibera Ucpi dell’11 marzo.


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Fonici, trascrittori e stenotipisti sono figure fondamentali affinché funzioni il Tribunale: a Torino, tuttavia, vengono classificati come impresa di pulizia.

Per questo motivo, nella mattina del 19 marzo 2024, queste figure hanno deciso di protestare di fronte al palazzo di giustizia, anche se manifestazioni del genere sono avvenute in tutta Italia.

Spiegano le lavoratrici e i lavoratori: «Facciamo un lavoro assolutamente necessario senza il quale si bloccherebbero persino le udienze perché tutto quel che viene detto dentro le aule passa attraverso noi, il nostro lavoro e la nostra trascrizione».

«E’ su questo materiale», proseguono, «che poi lavorano gli avvocati e i giudici. Chiediamo l’internalizzazione anche perché ci sono fondi del Pnrr che sono destinati al ministero della Giustizia per l’assunzione di personale».

Dichiara Stefania Trovato della Cgil di Torino: «Vengono classificati come se fossero un’impresa di pulizia. Chiediamo che la loro internalizzazione sia adesso perché a giugno ci sarà il cambio di appalto. A Torino ci sono 14 persone, ma in tutta Italia sono più 1.500. Vorrebbero portare il loro lavoro alla durata dell’udienza, se dura 10 minuti verrebbero pagate per 10 minuti».

«La loro prestazione», conclude, «va dalla mattina alla sera, a disposizione totalmente del Tribunale. Hanno la reperibilità. A noi questo non sta più bene. Vogliamo che ci sia un tavolo ministeriale per riconoscere le loro professionalità».


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Lo dice la Cassazione: nel 2024 non c’è alcuna nullità della notifica, se questa è stata inviata al difensore mediante fax e questo non abbia avuto modo di riceverla.

Secondo la Cassazione, infatti, i fax non possono ancora andare in pensione (sentenza n. 9004/2024). Per la Suprema Corte l’avvocato deve garantire l’operatività del fax, e ogni problematica tecnica che potrebbe compromettere la ricezione delle notifiche deve essere immediatamente segnalata all’autorità giudiziaria.

L’avvocato, dunque, non può mancare di diligenza nei confronti del suo mandato difensivo, comunicando prontamente la presenza di difficoltà con il fax. La sentenza, dunque, stabilisce che la mancata ricezione di una notifica per il malfunzionamento del fax non incide in alcun modo sulla nullità del procedimento giudiziario.

Il caso riguardava un’istanza di rescissione del giudicato dopo una condanna del Tribunale di Perugia risalente al 2017. Secondo il difensore, il non aver ricevuto la notifica era da attribuire ad un malfunzionamento del fax dello stesso.

La Corte di Appello di Perugia, tuttavia, ha deciso di rigettare l’istanza, poiché l’imputato, avendo eletto domicilio presso il difensore, doveva essere a conoscenza del procedimento.

Ora arriva la conferma della Cassazione, che ribadisce che è l’avvocato a doversi assicurare che il fax funzioni affinché possa ricevere notifiche. Oltretutto, la Cassazione respinge l’eccezione circa la nomina di difensori d’ufficio differenti durante il procedimento, poiché la questione non era mai stata sollevata e non c’erano prove dei danni apportati al diritto alla difesa dell’imputato.

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È stato reso pubblico il codice sorgente di Grok, l’intelligenza artificiale della società xAI, fondata da Elon Musk. In questo modo, secondo il miliardario, tutti potranno sperimentare il sistema di intelligenza artificiale e modificarlo, rendendo l’accesso all’IA più democratico.

L’intelligenza artificiale Grok era stata presentata l’anno scorso, a novembre, in quanto alternativa a chatbot famosi come ChatGPT di OpenAI. La società xAI è stata fondata da Musk nel 2023, al fine di «comprendere la vera natura dell’Universo».

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Musk era tra i fondatori di OpenAI, ma aveva abbandonato questo progetto poiché non aveva raggiunto il controllo desiderato nella società, accusandola, successivamente, di aver sottovalutato i problemi legati allo sviluppo delle intelligenze artificiali.

Secondo Musk, Grok potrebbe “superare” ChatGPT. L’IA potrà essere utilizzata soltanto da chi possiede un abbonamento Premium di X (il social in precedenza noto come Twitter), ma una buona parte del codice di Grok è stata pubblicata sul sito GitHub, utilizzato per diffondere e collaborare per quanto riguarda la gestione dei dati e dei software.

Attualmente, comunque, xAI non ha condiviso i dati che sono stati utilizzati per allenare il sistema di IA, che sono stati ottenuti con le informazioni a disposizione su X. Ci sono, dunque, limitate possibilità d’utilizzo, anche se offrono comunque l’opportunità di vedere quali sono i criteri utilizzati per sviluppare il sistema.


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Lo stress mentale rappresenta una problematica sempre più diffusa, con effetti negativi sulla salute e il benessere di individui in diversi contesti lavorativi. Tra le professioni maggiormente colpite, spicca quella dell’avvocato.

Le cause dello stress negli avvocati:

  • Carico di lavoro elevato: Le scadenze pressanti, il numero elevato di casi da seguire e la mole di documenti da gestire possono creare un senso di costante pressione e ansia.
  • Responsabilità gravose: Gli avvocati si assumono la responsabilità di difendere gli interessi dei loro clienti, spesso in situazioni delicate e complesse. Il peso di questa responsabilità può generare stress e preoccupazione.
  • Competizione agguerrita: Il mercato legale è altamente competitivo, con la necessità di acquisire e fidelizzare i clienti. Questo può portare a un clima di tensione e a un continuo confronto con i colleghi.
  • Ambiente lavorativo frenetico: L’ambiente frenetico e caotico degli studi legali, con frequenti interruzioni e urgenze, può ostacolare la concentrazione e aumentare il livello di stress.
  • Mancanza di equilibrio tra vita lavorativa e privata: Le lunghe ore di lavoro, spesso serali e notturne, possono rendere difficoltoso conciliare la vita professionale con quella privata, creando un senso di frustrazione e solitudine.

Le conseguenze dello stress mentale:

  • Problemi di salute fisica: Lo stress prolungato può causare una serie di problemi di salute fisica, come mal di testa, insonnia, gastrite, ipertensione e un indebolimento del sistema immunitario.
  • Problemi di salute mentale: Lo stress può portare a depressione, ansia, attacchi di panico e burnout, con un impatto significativo sulla qualità della vita.
  • Difficoltà lavorative: Lo stress può influenzare negativamente la concentrazione, la memoria e la capacità di giudizio, compromettendo le performance lavorative.
  • Problemi relazionali: Lo stress può creare tensioni e conflitti nelle relazioni interpersonali, sia in ambito lavorativo che privato.

Cosa fare per combattere lo stress mentale:

  • Imparare a gestire il tempo: Organizzare il lavoro in modo efficiente, pianificare le attività e stabilire delle priorità può aiutare a ridurre il senso di pressione.
  • Delegare: Non cercare di fare tutto da soli, ma imparare a delegare compiti ad altri collaboratori può alleggerire il carico di lavoro.
  • Prendersi cura di sé: Dedicare del tempo a se stessi per attività rilassanti e piacevoli, come fare sport, leggere un libro o stare con la famiglia, è fondamentale per ridurre lo stress.
  • Cercare supporto: Se lo stress diventa eccessivo, è importante non aver paura di chiedere aiuto a un professionista, come uno psicologo o un counselor.

Promuovere un ambiente lavorativo sano:

  • Migliorare la comunicazione e la collaborazione all’interno dello studio legale.
  • Favorire la flessibilità lavorativa e l’equilibrio tra vita lavorativa e privata.
  • Offrire formazione e supporto ai dipendenti per la gestione dello stress.

 


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Gratuito Patrocinio: liquidazione CTP in base al Testo unico spese di giustizia

La Corte di Cassazione, con sentenza n. 7035 del 15/03/2024, chiarisce che il compenso del consulente tecnico della parte ammessa al patrocinio a spese dello Stato deve essere liquidato in base al Dm. n. 115/2002, e non sulle tariffe professionali.

È stato accolto, infatti, il ricorso di un professionista che ha svolto l’attività di biologo genetista forense, in favore della parte ammessa al patrocinio a spese dello Stato.

Il ricorrente lamentava la violazione dell’art. 25 dm 115/2022, poiché il Tribunale aveva liquidato il compenso basandosi sulla tariffa professionale prevista per i biologi, dm 362/1993, e non sul Testo unico spese di giustizia.

Il ricorso, secondo la II Sezione civile, è fondato. Infatti, con sentenza n. 217/2019, la Corte Costituzionale ha uguagliato le modalità di recupero del compenso sia per gli ausiliari del giudice sia per i consulenti tecnici.

Il non poter applicare le tariffe professionali per la liquidazione del compenso del CTP:

«è confermata dalla consolidata giurisprudenza di questa Corte, secondo cui, in ordine al rimborso delle attività svolte dai prestatori d’opera, di cui il consulente d’ufficio sia stato autorizzato ad avvalersi, devono trovare applicazione le medesime tabelle con cui deve essere determinata la misura degli onorari dei consulenti tecnici, attesa la natura di munus publicum che caratterizza l’incarico assegnato al consulente, del quale l’ausiliario non può ignorare l’esistenza e che, inevitabilmente, si riflette anche sul rapporto tra l’ausiliario e il consulente».

Per concludere, la Cassazione stabilisce che il compenso del CTP deve essere liquidato sulla base del Testo unico in materia di spese di giustizia, non sulle tariffe professionali.

 


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E’ sensibile il ritardo registrato nella realizzazione delle infrastrutture digitali legate al Piano Banda Ultralarga – Aree Bianche per la connettività di circa 8.400.000 abitazioni in Italia, con una dilatazione dei tempi medi delle fasi procedurali e uno spostamento in avanti della concreta attuazione rispetto alle scadenze originarie.

E’ quanto rileva il Collegio del controllo concomitante della Corte dei conti nell’analisi, approvata con Delibera n. 4/2024/CCC, sullo stato di avanzamento del Piano Banda Ultralarga relativo alle cosiddette Aree Bianche, definite “a fallimento di mercato” per l’assenza di investimenti privati.

Il Piano – posto sotto il controllo del MIMIT e finanziato prevalentemente con i fondi strutturali europei FESR e FEASR, nonché con il fondo nazionale FSC – interessa 7.413 comuni italiani, con la copertura di circa 6.300.000 unità immobiliari a tecnologia Fiber To The Home (FTTH), 2.100.000 a tecnologia Fixed Wireless Access (FWA) e 29.895 tra sedi PA e aree industriali.

A fine 2023 – evidenzia la Corte – risultavano coperte in FTTH circa 3,4 milioni di abitazioni (il 54% del target finale) e 18.616 sedi PA e aree industriali (il 62%), oltre a 437.000 unità immobiliari in fase di collaudo (7%) e più di 2,2 milioni in fase di lavorazione (36%). Meno positivi i dati emersi sugli investimenti di rete FWA che – spiegano i giudici contabili – vanno interpretati con cautela in virtù della tipologia di architettura FWA.

I ritardi registrati finora sono stati governati con il ricorso all’istituto delle penali che, a fine 2023, risultano applicate per un importo complessivo di 54,6 milioni di euro. Una cifra per la quale – sottolinea la magistratura contabile – emerge, su alcuni lotti, la riduzione dei margini per ricorrere a ulteriori iniziative, anche in virtù dell’attuale assetto contrattuale.

In caso di disallineamento tra effettivo progresso dei lavori e scadenza finale del Piano (settembre 2024), andranno definiti i necessari interventi correttivi anche sul fronte della scarsità di manodopera specializzata e adottato un nuovo cronoprogramma che garantisca la chiusura dei lavori in tempi celeri, con un controllo serrato sul rispetto delle nuove scadenze da parte di tutti i soggetti coinvolti.
Queste, le raccomandazioni della Corte al MIMIT.

 


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