polizza assicurativa cassa forense

Cassa Forense: proroga della polizza di tutela sanitaria

L’attuale copertura della polizza di tutela sanitaria sottoscritta con Unisalute, Poste Assicura e Reale Mutua, in scadenza al 31 marzo 2024, è stata prorogato sino al 30 settembre 2024.

I premi e i massimali di copertura, tenendo conto della proroga semestrale, verranno ridotti al 50%. Restano invariate tutte le prestazioni che sono prevista dalla garanzia.

La polizza sanitaria collettiva base è gratuita e automatica per Avvocati, Praticanti e Pensionati iscritti alla Cassa, che siano in regola con le dichiarazioni reddituali. Può essere estesa ai familiari conviventi sino a 80 anni d’età, mediante un pagamento per il semestre di copertura:

  • € 99,50 sino a 40 anni di età;
  • € 174,13 da 41 a 60 anni di età;
  • € 248,75 da 61 a 70 anni di età;
  • € 298,50 da 71 a 80 anni di età.

Potranno aderire alla tutela sanitaria anche i Pensionati cancellati dagli Albi e i titolari di pensione di reversibilità o indiretta, con la possibilità di estendere l’assicurazione ai propri nuclei familiari.

La garanzia assicurativa copre:

  • Grandi interventi chirurgici;
  • Gravi eventi morbosi;
  • Garanzia per malattia oncologica;
  • Check-up annuale con esami e accertamenti;
  • Quattro prestazioni di alta diagnostica;
  • Indennità di convalescenza.

È possibile aderire anche ad un piano integrativo, che copre:

  • Ricovero, con o senza intervento;
  • Day-hospital;
  • Intervento chirurgico ambulatoriale;
  • Prestazioni di alta diagnostica;
  • Visite specialistiche;
  • Accertamenti diagnostici.

Le estensioni e le adesioni potranno essere perfezionate dal 2 aprile al 2 maggio, con apposita procedura telematica, da attivare sul sito di Cassa Forense con bonifico entro il 2 maggio.

Per ulteriori informazioni:

Link al comunicato di Cassa Forense

È possibile scrivere a adesionicassaforense@unisalute.it.


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Treviso: annullato il bando del ministero. Ivg rimane l’unico istituto

Attenzione alla nuova truffa WhatsApp

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Treviso: annullato il bando del ministero. Ivg rimane l’unico istituto

A Treviso, il Tar ha annullato il bando del ministero della Giustizia per l’autorizzazione ad un secondo istituto di vendite giudiziarie (Ivg).

Era stato presentato ricorso da Aste.Com Srl, ovvero l’unico Ivg nel circondario del Tribunale di Treviso.

La vicenda è cominciata a febbraio dello scorso anno, ovvero quando Aste 33 Srl aveva richiesto al presidente della Corte d’Appello di Venezia di proclamare una procedura con lo scopo di individuare un secondo Ivg.

Questo avrebbe richiesto un parere con motivazione al presidente del tribunale trevigiano: «L’apporto fornito da Aste 33 si è rivelato decisivo per una gestione più efficiente delle procedure instaurate avanti il tribunale».

La presidenza della Corte d’Appello, di conseguenza, ha comunicato tale istanza al ministero della Giustizia, dichiarando anche come la riforma della giustizia Cartabia permetta al giudice di procedere con l’affidamento della custodia dei beni immobili pignorati solo a persone incaricate dal servizio degli Ivg.

Dunque, altre persone, seppur con molta esperienza nel settore, non sarebbero più autorizzate a svolgere tale attività.

Lo scorso ottobre il ministero ha richiesto al presidente della Corte d’Appello di predisporre una procedura di gara, per poter rilasciare un’altra concessione per Ivg «sulla scorta del parere favorevole del tribunale circa la necessità di un secondo concessionario, da affiancare a quello attuale, al fine di smaltire l’arretrato e di garantire un più efficiente svolgimento dell’attività».

Tuttavia, Aste.Com non era stato avvisato. Scrivono i giudici del Tar: «Aste.Com osserva che, qualora fosse stata notiziata del relativo procedimento avrebbe potuto fornire all’amministrazione la dimostrazione dell’insussistenza dei presupposti normativi fattuali a cui è subordinata l’istituzione di un nuovo Ivg».

Secondo Aste.Com ci sono stati anche ulteriori gravi vizi circa l’attività istruttoria del ministero nei confronti di un’istanza di una parte privata interessata alla sterilizzazione degli effetti della riforma della giustizia Cartabia.

Gli incarichi che sono stati assegnati ad Aste.Com, dal 2016 al 2023 sono calati da 359 a 155: per questo motivo, i dipendenti sono stati ridotti, da 19 a 13.

Conclude il Tar: «La violazione delle garanzie partecipative denunciata da Aste.Com ha concretamente inciso sull’adeguatezza dell’istruttoria, nonché sulle conclusioni alle quali sono pervenuti il presidente della Corte d’appello e il ministero sulla necessità di istituire un secondo Ivg, il vizio denunciato è di per sé idoneo a inficiare in modo insanabile la determinazione assunta in merito all’avvio della relativa procedura selettiva».

Per questo, è stato annullato il bando.


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Attenzione alla nuova truffa WhatsApp

Mafie, Nordio: “Impegno per cybersicurezza e per i più giovani”

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Attenzione alla nuova truffa WhatsApp

Aumentano i tentativi di frodare gli utenti su WhatsApp, sfruttando l’ingenuità e il buon senso delle persone per svuotare i loro conti correnti.

«Ciao mamma, mi è caduto il telefono. Questo è il mio nuovo numero. Per favore, puoi mandarmi un WhatsApp?»

Questo il testo della truffa, accompagnato da un link malevolo, che, una volta cliccato, porta dritto nel sito dei cybercriminali. Infatti, i malcapitati si ritrovano in una pagina web che richiede loro i dati bancari e le credenziali per accedere alla home banking.

I dati, inutile dirlo, finiscono dritti nelle mani dei malviventi.

Il messaggio potrebbe contenere la richiesta d’aiuto di un figlio o di un parente, che chiede che venga sbloccato urgentemente qualcosa di importante. Anche qui, il “figlio” o il “parente”, viene portato in un sito web che effettua un bonifico: recuperare i soldi, è quasi impossibile.

Dunque, il consiglio è sempre lo stesso, ovvero: non cliccate su questi link!

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Mafie, Nordio: “Impegno per cybersicurezza e per i più giovani”

Un nuovo concorso per magistrato ordinario

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Mafie, Nordio: “Impegno per cybersicurezza e per i più giovani”

“Rendere omaggio alle vittime innocenti delle mafie, come da anni avviene nel primo giorno di primavera, è un dovere che permette a tutti noi di sentire ancora di più “il fresco profumo della libertà”, secondo l’insegnamento di Paolo Borsellino. Alla memoria, coniughiamo il quotidiano e concreto impegno contro le vecchie e nuove insidie del crimine organizzato, in nome anche di una sempre maggiore cybersicurezza. Temi su cui in queste ore mi confronto a Parigi con il mio omologo francese, Eric Dupond-Moretti, dando attuazione al Trattato del Quirinale.

Combattere le mafie significa inoltre anche aprire nuove prospettive di vita ai più giovani, come faremo martedì siglando il rinnovo e l’ampliamento del protocollo ‘Liberi di scegliere’ insieme ad altri ministri”.

Dichiarazione del Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, in occasione della XXIX Giornata della memoria e dell’impegno per le vittime innocenti di mafia.


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Nella seduta del 20 marzo 2024 la Terza Commissione del Consiglio Superiore della Magistratura ha esaminato varie questioni di rilevanza, tra cui la richiesta pervenuta dal Ministro della Giustizia riguardante l’indizione di un nuovo concorso per esami di magistrato ordinario.

Il Ministro della Giustizia ha motivato la richiesta evidenziando le significative vacanze presenti nel ruolo della magistratura e i tempi necessari per l’attuazione delle procedure concorsuali in corso.
Considerando l’urgenza della situazione e l’importanza di un tempestivo intervento, il Consiglio ha preso in esame l’articolo 3, comma 2 del decreto legislativo del 5 aprile 2006, n. 160, che stabilisce le modalità di bandizione del concorso per magistrato ordinario. Alla luce del numero considerevole di posti vacanti nel ruolo della magistratura, nonché delle proiezioni relative alle pensioni previste nei prossimi anni, è emersa la necessità di individuare il numero adeguato di posti da bandire.

Dopo un’attenta valutazione, la commissione del Consiglio ha deliberato di indicare al Ministro della Giustizia la cifra di 400 come il numero di posti da bandire nel prossimo concorso per magistrato ordinario. Tale decisione è stata presa tenendo conto delle esigenze attuali e delle prospettive future del sistema giudiziario, al fine di assicurare la sua efficienza e funzionalità.


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Contributo unificato: la richiesta di “somma maggiore o minore” non incide sul valore del processo

Bocciata la cessione di PagoPA a Poste Italiane

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Contributo unificato: la richiesta di “somma maggiore o minore” non incide sul valore del processo

Provvedimento 11 marzo 2024 (fonte sito Ministero della Giustizia)

L’aggiunta di una generica richiesta di “somma maggiore o minore” alla richiesta di un importo determinato non modifica il valore del processo ai fini fiscali.

  • Il valore del processo ai fini del contributo unificato è l’importo determinato indicato dalla parte.
  • La richiesta di “somma maggiore o minore” non incide sullo scaglione di valore del processo né sulla quantificazione del contributo unificato dovuto.

Pertanto:

  • Le parti devono indicare l’importo determinato nella dichiarazione di valore ai sensi dell’art. 14, comma 2, d.P.R. n. 115/2002.
  • Il contributo unificato si calcola in base a questo importo, indipendentemente dalla richiesta di “somma maggiore o minore”.

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Bocciata la cessione di PagoPA a Poste Italiane

In GU il decreto correttivo alla Riforma Penale

PagoPA poste italiane

Bocciata la cessione di PagoPA a Poste Italiane

AGCM, il Garante della Concorrenza e del Mercato, ha respinto la modalità decisa dal Governo di cedere il 49% di PagoPA a Poste Italiane.

Secondo l’antitrust bisogna scegliere un operatore maggiormente qualificato attraverso un’asta pubblica. In seguito a questa decisione, l’Associazione Bancaria Italiana (ABI) ha criticato aspramente il provvedimento, mentre il Codacons ha deciso di presentare un esposto ad AGCM e a Corte dei Conti.

PagoPA S.p.A. è di proprietà del Ministero dell’Economia, e controlla la piattaforma PagoPA per i pagamenti a favore delle PA e dei gestori di servizi pubblici.

Il Governo, con decreto legge n. 19/2024 (decreto PNRR), ha deciso di cedere il 51% della società all’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato e il restante 49% a Poste Italiane. Nell’articolo 20 del decreto, viene stabilito che il corrispettivo circa la gestione delle quote viene determinato basandosi su una perizia giurata di stima, generata da soggetti con adeguata qualificazione ed esperienza professionale, che verranno nominati dal Ministero dell’Economia.

Secondo ABI questo porterebbe al rischio di uno squilibrio competitivo, poiché Poste Italiane è uno dei Prestatori dei Servizi di Pagamento che ad oggi opera come concorrente delle banche. L’acquisizione di PagoPA del 49% potrebbe condurre all’imposizione di tariffe più alte alle banche, ma anche a ricavare i dati dei clienti a scopi pubblicitari.

La cessione diretta del 49% adottata dal governo, secondo l’Antitrust, porta a criticità di tipo concorrenziale, senza garantire condizioni trasparenti e soprattutto non discriminatorie.

Dunque, ACGM richiede al legislatore di esplorare nuove modalità per individuare un operatore maggiormente qualificato, come, per esempio, un’asta pubblica. La base d’asta sarà rappresentata dalla stima giurata del valore di PagoPA.


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Boom di donne tra i giovani avvocati: ma non diminuisce il gender gap

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In G.U. n.67 del 20/03/2024 è stato pubblicato il D.lgs. n. 31 del 19/03/2024, ovvero il decreto correttivo della riforma penale (Riforma Cartabia, D.lgs. 150/2022 attuativo della L. 132/2021).

La data di entrata in vigore è fissata al 4 aprile 2024.

Il Cdm, nella seduta dell’11 marzo, ha dato il via libera al testo del D.lgs. recante disposizioni correttive e integrative del Riforma Cartabia Penale.

Risale al 16 novembre 2023 la prima approvazione del testo in Cdm, con trasmissione del provvedimento alle Camere il 7 dicembre. A seguito del parere favorevole delle Commissioni parlamentari e della Conferenza unificato Stato-Regioni, sono arrivati anche i pareri favorevoli del CSM e del Garante Privacy.

Nel provvedimento troviamo 11 articoli: tutte le modifiche introdotte sono state necessarie per coordinare le nuove disposizioni e per semplificare le procedure. Resta sempre l’obiettivo di una maggior efficienza nel mondo della giustizia penale, così come richiesto anche dal Pnrr.

Secondo una nota pubblicata da Via Arenula, gli interventi maggiormente incisivi sono da ricondurre alla “stasi del procedimento” e al “sentencing”.

Si è deciso di intervenire sul “termine di riflessione”, ovvero quello entro il quale il PM dovrà decidere se esercitare o meno l’azione di tipo penale. A livello di tempistiche si parla di tre mesi dalla scadenza del termine delle indagini preliminari e sino a nove mesi a seconda della complessità delle indagini e della gravità del reato in questione.

Nel correttivo si punta alla realizzazione di una semplificazione della “stasi del procedimento”, che in altre parole è l’inattività del pm dopo il termine delle indagini. Dunque, vengono eliminati passaggi cartacei e notifiche non indispensabili, con un controllo maggiore del GIP.

Tale controllo si estende anche durante l’autorizzazione ritardata al deposito degli atti. In tal modo si vuole consentire alla persona sottoposta ad indagini e alla persona offesa di aver cognizione degli atti. In caso di avocazione, si estende da 30 a 90 giorni il termine per svolgimento delle indagini del procuratore generale.

Il correttivo, in questo caso, prevede che il giudice, quando ha a disposizione tutti gli elementi necessari per prendere una decisione, potrà sostituire la pena detentiva direttamente con la pena sostitutiva. Originariamente, nel D.lgs. 150/2022 il giudice doveva sentire l’imputato, e fissare una nuova udienza al fine di svolgere ulteriori accertamenti per procedere con l’adeguata pena sostitutiva.


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Boom di donne tra i giovani avvocati: ma non diminuisce il gender gap

Secondo i dati dell’Associazione italiana avvocati d’impresa, le donne hanno superato gli uomini tra i giovani avvocati. Permangono, tuttavia, alcune problematiche.  

Dichiara Antonello Martinez, presidente dell’Associazione: «Dopo l’emergenza Covid è ripresa la corsa in avanti delle avvocatesse che sono state più colpite dall’impatto dell’emergenza pandemica. Nel 2022 sono aumentate di oltre 3.800 unità dopo lo stop del 2021. Solo nel Sud Italia siamo quattro punti sotto il 50%».

Il sorpasso delle donne, specialmente nel Nord Italia, è un fenomeno ormai consolidato. Al primo posto troviamo l’Emilia-Romagna, con il 54,9% e subito dopo il Piemonte, con il 54,5%.

La Campania è la regione con la percentuale più bassa, ovvero con il 43,2%. Gli Ordini, invece, con maggior presenza femminile, sono:

  • Busto Arsizio (61,5%);
  • Rieti (59,3%);
  • Lecco (57,4%);
  • Monza (57,0%).

Per quanto riguarda i Distretti:

  • Bologna (52,6%);
  • Brescia (52,5%);
  • Perugia (52,2%).

Il reddito medio maggiormente elevato per le avvocate si registra in Valle d’Aosta (€43.703) e in Lombardia (€43.232), mentre i redditi medi più bassi sono in Calabria (€13.413), Basilicata (€15.129) e Molise (€15.556).

Martinez sottolinea come «i dati della Cassa Forense evidenziano ancora in tutte le regioni un divario di genere, in termini di retribuzione, abbastanza netto fra uomini e donne. Siamo tutti chiamati a cambiare mentalità con i fatti su questo aspetto».

Il divario di genere è parecchio evidente in un rapporto dell’AIGA del 2023, che porta alla luce un mondo intriso di difficoltà economiche, con un persistente gender gap e con sfide quotidiane per gli under 45.

Una delle preoccupazioni è il reddito insoddisfacente: si pensi che soltanto una piccola parte degli avvocati supera i 50.000 euro lordi annui. Inoltre, il 53% delle avvocate guadagna meno di 15.000 euro, contro il 36% degli uomini.

Sempre a proposito di divario di genere, più della metà delle avvocate dichiara che la carriera legale ha influito sulle loro scelte personali. Infatti, le donne si ritrovano ad affrontare difficoltà collegate alla maternità, che potrebbero influenzare opportunità e avanzamenti di carriera.

Questo poiché tradizionalmente, la donna viene associata al ruolo di “custode” dei figli, e spesso questo influisce nelle loro decisioni lavorative. Sul lavoro, le donne potrebbero dover affrontare discriminazioni collegate alla maternità, e molte hanno difficoltà a ritornare al lavoro in quanto mancano adeguate politiche aziendali di sostegno.

Le avvocate, dunque, spesso rinunciano ad importanti opportunità di carriera, oppure scelgono dei percorsi professionali più “semplici” per poter esercitare “meglio” il ruolo di madre. Proprio per questi motivi il numero di avvocate con figli è inferiore rispetto a quello dei colleghi uomini.

Dunque, nonostante gli importanti progressi nel promuovere le parità di genere nel mondo legale, resta ancora tantissimo lavoro da fare per distruggere il gender gap e le disuguaglianze strutturali nell’avvocatura.


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Aggiornamenti di sicurezza in corso: possibili rallentamenti temporanei delle postazioni di lavoro

Potenziali rallentamenti temporanei delle workstation e notebook per aggiornamenti di sicurezza

Come riportato dal Portale dei Servizi Telematici del Ministero della Giustizia, per aumentare ulteriormente la sicurezza delle postazioni di lavoro sono in corso degli aggiornamenti a seguito dei quali potranno verificarsi temporanei rallentamenti delle workstation e notebook. Seguiranno aggiornamenti sullo stato di avanzamento delle attività.

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