ddl intelligenza artificiale

DDL Intelligenza Artificiale: verso una giustizia più efficiente e trasparente?

Il disegno di legge di iniziativa governativa sull’intelligenza artificiale (IA) muove i primi passi in Italia, introducendo anche norme specifiche per l’utilizzo di questa tecnologia nell’ambito giudiziario. L’obiettivo è duplice: da un lato, ottimizzare e semplificare il lavoro dei magistrati, dall’altro, garantire massima trasparenza e rigore nel processo decisionale. La governance dell’intelligenza artificiale è divisa tra Agid e Acn, designate autorità nazionale come previsto dall’AI Act. Vi è anche la proposta di istituire una Fondazione per la ricerca, la sperimentazione, lo sviluppo e l’adozione di sistemi di intelligenza artificiale, che si occupi di formazione, studio e politiche “finalizzate a contrastare gli effetti della perdita di posti di lavoro”.  A vigilare sarà Palazzo Chigi, componente della fondazione con i ministeri dell’Economia e delle finanze e dell’Università e della ricerca. Nella bozza di legge – di cui Servicematica ha avuto in anteprima la minuta, tra i punti notevoli d’interesse, i progetti di AI che garantiscono sconti fiscali per i professionisti che rientrano in Italia e bollini anti-deepfake all’aggravante per AI.

Come verrà impiegata l’IA?

La bozza del DDL delinea alcuni ambiti chiave in cui l’intelligenza artificiale potrà supportare l’attività giudiziaria:

  • Organizzazione e semplificazione del lavoro giudiziario: l’IA potrà automatizzare compiti ripetitivi, come la gestione delle agende, la ricerca di precedenti giurisprudenziali, alleggerendo il carico di lavoro dei magistrati e consentendo loro di concentrarsi sulle questioni più complesse.
  • Ricerca giurisprudenziale e dottrinale: l’IA potrà facilitare l’analisi di un vastissimo corpus di informazioni giuridiche, aiutando i magistrati a individuare rapidamente i precedenti più rilevanti per il caso in esame e a rimanere aggiornati sugli orientamenti giurisprudenziali più recenti.
  • Predisposizione di bozze di provvedimenti: l’IA potrà generare bozze di sentenze e decreti basate sui fatti e sulle norme giuridiche pertinenti, fornendo ai magistrati un utile punto di partenza per la stesura del provvedimento finale.

Il ruolo centrale del magistrato

Nonostante l’introduzione dell’IA, il ruolo centrale del magistrato rimane indiscusso. Spetta infatti sempre al giudice l’ultima parola sull’interpretazione della legge, sulla valutazione dei fatti e delle prove e sull’adozione di qualsiasi provvedimento. L’intelligenza artificiale si configura, dunque, come uno strumento di supporto al lavoro del magistrato, non come un sostituto.

Garanzia di trasparenza e controllo

Il DDL pone particolare attenzione all’imparzialità e alla trasparenza dei sistemi di intelligenza artificiale utilizzati in ambito giudiziario. Sono previsti meccanismi di controllo per garantire che tali sistemi non discriminino le parti in causa e che le loro decisioni siano sempre riconducibili a criteri oggettivi e verificabili.

Un passo avanti verso una giustizia più efficiente e moderna

L’introduzione dell’intelligenza artificiale nel sistema giudiziario italiano rappresenta un passo avanti significativo verso una giustizia più efficiente, trasparente e moderna. L’utilizzo di questa tecnologia, pur con le dovute cautele, può contribuire a ridurre i tempi dei processi, migliorare la qualità delle decisioni e garantire un accesso più equo alla giustizia per tutti i cittadini.

Rimangono tuttavia alcuni interrogativi aperti: come si garantirà la sicurezza e la protezione dei dati sensibili? Come si potranno prevenire eventuali distorsioni algoritmiche? Sarà necessario un impegno costante da parte di tutti gli attori coinvolti per garantire che l’intelligenza artificiale sia utilizzata in modo responsabile ed etico nell’ambito giudiziario.

L’approvazione del DDL rappresenta solo l’inizio di un percorso complesso e articolato. Il vero banco di prova sarà la sua implementazione concreta, che dovrà avvenire con gradualità e attenzione, garantendo sempre il rispetto dei principi fondamentali dello Stato di diritto.


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In un decreto legislativo, attuativo della delega fiscale, all’esame del Consiglio dei Ministri di oggi 9 aprile importanti novità per la tassazione degli atti giudiziari.

L’Agenzia delle Entrate registrerà i provvedimenti giudiziari a prescindere dal pagamento dell’imposta con escussione preventiva della parte condannata al pagamento delle spese in sentenza o del debitore in caso di decreto ingiuntivo divenuto esecutivo.


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Arrivano 4 mila nuovi addetti all’Upp, l’Ufficio per il processo.

Infatti, sul sito del ministero della Giustizia è stato pubblicato il concorso per l’assunzione di 3.946 unità di personale a tempo determinato. I nuovi addetti si sommeranno agli attuali 5.700, anche loro a tempo determinato.

Il contratto scadrà a giugno 2026, ma ci sarà possibilità di proroga.

Il bando può essere consultato sul sito del ministero della giustizia, e per inviare le domande di ammissione, soltanto in forma telematica, si avrà tempo fino al 26 aprile. Si dovrà compilare il format che si trova sul portale InPa.

95 addetti andranno alla Corte di Cassazione e gli altri verranno suddivisi nei distretti delle Corti d’Appello di tutta Italia.

Dichiara il Comitato nazionale funzionari Upp: «Siamo contenti di poter contare sull’apporto dei nuovi colleghi. Tuttavia, non possiamo fare a meno di sottolineare come la previsione di 3.946 nuove assunzioni, non accompagnata dal necessario ampliamento della dotazione organica del personale del ministero giustizia, non fa altro che alimentare il precariato in un settore strategico come quello della giustizia».

Clicca qui sopra per visualizzare il bando pubblicato dal Ministero della Giustizia


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Come funziona l’attacco:

  • Email di phishing: Gli avvocati ricevono email di phishing sulle loro caselle PEC con un messaggio simile: “Il tuo dominio PEC sta per scadere. Rinnovalo subito per pochi euro”.
  • Mittente fasullo: L’email sembra provenire da un ente affidabile, come un provider di servizi PEC o l’Ordine degli Avvocati.
  • Obiettivo: Indurre l’avvocato a cliccare su un link dannoso contenuto nell’email.

Leggi anche: Esempi di Mail di Phishing

Cosa succede se si clicca sul link:

  • Redirect a un sito falso: L’utente viene reindirizzato a un sito web fasullo che imita il sito web reale del provider di servizi PEC o dell’Ordine degli Avvocati.
  • Inserimento delle credenziali: Il sito web fasullo chiede all’utente di inserire le proprie credenziali PEC, password o altre informazioni sensibili.
  • Furto di dati: Una volta che l’utente ha inserito le sue informazioni, i cybercriminali le rubano e le utilizzano per scopi fraudolenti, come ad esempio:
    • Accesso alla PEC: I criminali informatici possono accedere alla casella PEC dell’avvocato e rubare informazioni sensibili dei clienti, come documenti legali o dati finanziari.
    • Invio di email di phishing: Le credenziali rubate possono essere utilizzate per inviare ulteriori email di phishing ad altri avvocati o clienti.
    • Attività criminali: I dati rubati possono essere utilizzati per commettere altri crimini, come furto d’identità o riciclaggio di denaro.

Come proteggersi:

  • Verificare il mittente: Non cliccare su link in email di mittenti sconosciuti o sospetti. Se hai dubbi sull’autenticità di un’email, contatta direttamente il mittente per verificarne l’identità.
  • Controllare l’indirizzo web: Se decidi di cliccare su un link in un’email, assicurati che l’indirizzo web sia quello corretto del provider di servizi PEC o dell’Ordine degli Avvocati. Fai attenzione a siti web con indirizzi simili ma leggermente diversi (ad esempio, “avvocati.it” invece di “avvocati.it”).
  • Non inserire mai credenziali in un sito web non sicuro: Non inserire mai le tue credenziali PEC, password o altre informazioni sensibili in un sito web a meno che non sia sicuro. Un sito web sicuro avrà un URL che inizia con “https://” e un’icona a forma di lucchetto nella barra degli indirizzi del browser.
  • Segnalare email di phishing: Se ricevi un’email di phishing, segnala al tuo provider di servizi PEC o all’Ordine degli Avvocati.

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Il Consiglio Nazionale Forense inaugura l’anno giudiziario 2024 a Palazzo Venezia

Lunedì 15 aprile alle ore 11.30, presso la Sala Regia di Palazzo Venezia a Roma, si terrà la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario forense 2024, organizzata dal Consiglio Nazionale Forense (CNF).

L’evento, che vedrà la partecipazione di alte cariche dello Stato e dell’Avvocatura, sarà l’occasione per fare il punto sulla situazione della giustizia in Italia e per tracciare le linee guida per il futuro.

La cerimonia si aprirà con la relazione inaugurale del Presidente del CNF, Francesco Greco. Seguiranno gli interventi della Prima Presidente della Corte di Cassazione, Margherita Cassano, del Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Fabio Pinelli, e del Ministro della Giustizia, Carlo Nordio.

Nel corso della mattinata verranno affrontati temi di grande attualità, come l’efficienza del sistema giudiziario, l’indipendenza della magistratura, il ruolo dell’avvocatura e l’accesso alla giustizia.

L’evento sarà trasmesso in diretta streaming sul sito del Consiglio Nazionale Forense: https://www.consiglionazionaleforense.it/


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Test psicoattitudinali per magistrati: l’Anm li boccia e li definisce incostituzionali

L’Associazione nazionale magistrati (Anm) boccia duramente l’introduzione dei test psicoattitudinali per l’accesso in magistratura, definendoli una misura “screditante”, “demagogica” e “incostituzionale”.

Con una delibera approvata dal Comitato direttivo centrale, l’Anm contesta l’idea di sottoporre i futuri magistrati a test psicologici per valutare il loro equilibrio psichico. Secondo l’associazione, questa misura è inutile e basata su una “valutazione approssimativa” che ignora le opinioni di esperti, tra cui quelli dell’Associazione psicoanalitica italiana.

Inoltre, l’Anm sottolinea che il sistema attuale già prevede “verifiche incrociate, efficaci e periodiche” dell’equilibrio del magistrato, rendendo i test psicoattitudinali del tutto superflui. L’associazione contesta anche la costituzionalità della misura, in quanto non prevista dalla legge Cartabia del 2022 e introdotta con un decreto delegato del governo.

Per queste ragioni, l’Anm ha espresso la sua “ferma e assoluta contrarietà” all’introduzione dei test psicoattitudinali e ha annunciato l’organizzazione di un incontro/dibattito aperto alla cittadinanza e a esperti per discutere la questione. L’associazione si riserva inoltre di intraprendere ulteriori iniziative di protesta.

Le critiche dell’Anm ai test psicoattitudinali

L’Anm muove diverse critiche all’introduzione dei test psicoattitudinali per i magistrati:

  • Screditano la magistratura: Diffondono l’idea falsa che sia necessario testare l’equilibrio psichico dei magistrati, gettando discredito sull’intera categoria.
  • Demagogici: Nascondono che il sistema attuale già prevede controlli sull’equilibrio psichico dei magistrati.
  • Incostituzionali: Introdotti con un decreto delegato che va oltre i limiti della delega prevista dalla legge Cartabia.
  • Inutili: Basati su valutazioni approssimative che ignorano le opinioni di esperti.
  • Basati su presupposti scientifici non comprovati: Non vi è consenso scientifico sull’efficacia dei test psicoattitudinali per la selezione dei magistrati.

Le prossime mosse dell’Anm

L’Anm ha annunciato diverse iniziative per contrastare l’introduzione dei test psicoattitudinali:

  • Un incontro/dibattito aperto alla cittadinanza e a esperti: Per discutere la questione e sensibilizzare l’opinione pubblica.
  • Valutazione di ulteriori iniziative di protesta: Non escludendo scioperi o altre forme di mobilitazione.

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La crisi non risparmia le professioni intellettuali, tra cui quella degli avvocati. In Toscana, negli ultimi dieci anni, il numero di giovani che superano l’esame di abilitazione è crollato da 1.300 a meno di 400. Il motivo principale? La disparità di reddito tra giovani e avvocati senior.

Stipendi dimezzati e precarietà: i dati parlano chiaro. Il reddito medio dei giovani avvocati è meno della metà di quello degli over 30. Per il 36,5% dei giovani avvocati, la causa principale del divario è il basso compenso da collaboratori di studio. La conseguenza è che molti mollano la professione, facendo aumentare l’età media degli avvocati attivi, passata da 42,3 anni nel 2002 a 47,7 anni nel 2022.

Cosa fare? Un primo passo per invertire la rotta sarebbe garantire ai collaboratori di studio inquadramenti e retribuzioni dignitose. Un esempio arriva da Firenze, dove lo studio legale Paratore Vannini & Partner ha ottenuto la certificazione di qualità UNI 11871:2022, il primo standard europeo che detta i principi organizzativi e di gestione dei rischi per la creazione e la protezione del valore.

La certificazione garantisce:

  • Tutela dei collaboratori: contrattualizzazione scritta del rapporto, piano formativo condiviso, tutele specifiche.
  • Retribuzione parametrata al valore creato: fisso mensile garantito e remunerazione complessiva basata sul valore, non sull’età.
  • Valorizzazione dei giovani: utilizzo di nuove tecnologie, studio di nuove materie, aria fresca per gli studi.

Come individuare lo sfruttamento? Se un giovane avvocato viene assunto per fare fotocopie e rispondere al telefono, si tratta di sfruttamento. Lo studio che forma un giovane non sopporta un costo, ma fa un investimento. La giusta retribuzione è quella che permette al giovane di creare valore per lo studio.

I giovani avvocati hanno tanto da offrire: nuove tecnologie, nuove materie, aria fresca. Per invertire la rotta e garantire un futuro alla professione forense, è necessario investire sui giovani e valorizzare le loro competenze.


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Nel 2022, secondo l’ultimo rapporto Censis, c’erano 240mila avvocati (-0,7% rispetto all’anno precedente). La decrescita continua ormai da tempo. Si pensi che in Toscana, 10 anni fa più di 1.300 persone sostennero l’esame di abilitazione, mentre nel 2023 ci hanno provato meno di 400 persone.

Leggiamo nel rapporto: «Ciò che emerge è la precarietà della professione forense per i più giovani e la consapevolezza relativa alle loro difficolta lavorative. A caratterizzare la condizione dei giovani avvocati è, più di ogni altro aspetto, la disparità di reddito rispetto agli avvocati senior».

Infatti, in media, «il reddito professionale Irpef dei giovani avvocati iscritti alla Cassa Forense è decisamente più basso se confrontato con quello dell’insieme degli iscritti. Particolarmente per la classe 30-34 anni e per gli under 30 si riscontra un valore del reddito che è addirittura meno della metà del reddito medio complessivo».

La principale causa del divario, per il 36,5% dei giovani, è il compenso ridotto. Di conseguenza, gli avvocati attivi diventano sempre più vecchi, perché i giovani mollano la professione.

Nel 2002, per esempio, l’età media degli avvocati era di 42,3 anni, mentre nel 2022 l’età media si è alzata a 47,7 anni. A livello internazionale, nel 2023 sono avvenute 8.698 cancellazioni: tenendo presente le 8.257 iscrizioni, sono stati “persi” 441 avvocati.

Per invertire la rotta, lo studio legale e tributario Paratore Vannini & Partner di Firenze, ha ottenuto la certificazione UNI 11871:2022, ovvero lo standard europeo «che detta i principi organizzativi e di gestione dei rischi connessi all’esercizio della professione per la creazione e la protezione del valore». Insomma, un «bollino di qualità».

Secondo l’avvocato Salvatore Paratore, tale norma «tutela i collaboratori con mono committenza» trovando «un’adeguata regolamentazione. È una norma di civiltà, oltre che di qualità. Il primo punto da rispettare è la contrattualizzazione del rapporto con il collaboratore in forma scritta, cosa che di norma non accade».

Prosegue Paratore: «Gli studi certificati hanno l’obbligo di scrivere il piano formativo condiviso con il giovane collega, dove trovano regolamentazione anche le tutele. Gli studi devono fare un passo di serietà, allo stesso tempo i giovani devono sapere che questa è una professione di sacrificio e impegno, servono anni per formare un avvocato».


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13 esperti selezionati dal Governo, assieme ad AGID, hanno creato un nuovo documento, che sarà valido per il periodo 2024/2026.

Presenti 10 punti che qualificano le aree di attenzione, ma soprattutto le azioni che si dovranno intraprendere a livello di PA, supporto della ricerca scientifica, infrastrutture, formazione e imprese.

I 13 esperti sono stati nominati da Alessio Butti, Sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione:

  • Gianluigi Greco, professore di informatica all’Università della Calabria e presidente di AixIA, l’associazione italiana per l’intelligenza artificiale;
  • Viviana Acquaviva, astrofisica e docente al Physics Department del Cuny Nyc College of Technology e al Cuny Graduate Center;
  • Paolo Benanti, consigliere di papa Francesco sull’IA ed esperto di etica digitale, è professore alla Pontificia università gregoriana;
  • Guido Boella, vice Rettore vicario dell’Università di Torino;
  • Marco Camisani Calzolari, divulgatore scientifico;
  • Virginio Cantoni, professore emerito presso l’Università di Pavia;
  • Maria Chiara Carrozza, presidente del Cnr;
  • Rita Cucchiara, docente presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia;
  • Agostino La Bella, professore ordinario di Ingegneria economico-gestionale presso l’Università di Roma Tor Vergata;
  • Silvestro Micera, docente presso Ecole polytechnique fédérale de Lausanne;
  • Giuliano Noci, professore di Strategia e Marketing al Politecnico di Milano;
  • Edoardo Carlo Raffiotta, professore di Diritto costituzionale nell’Università di Milano Bicocca e avvocato;
  • Ranieri Razzante, professore di Tecniche di gestione dei rischi di riciclaggio presso l’Università di Bologna e Docente di Tecniche e regole della cybersecurity presso l’Università di Napoli Suor Orsola Benincasa.

Il documento punta alla promozione di un ecosistema nazionale dell’Intelligenza Artificiale, che competa a livello internazionale ma al tempo stesso rispetti le norme e i valori UE.

In particolar modo, il piano prevede delle azioni per attrarre talenti in ambito IA, sviluppare Large Multimodal Model italiani e creare un ecosistema che favorisca l’innovazione tecnologica all’interno delle PMI.

Si parla anche dell’importanza della formazione a livello scolastico e universitario.

Al fine di rendere maggiormente efficace attuare tale strategia, gli esperti incaricati hanno proposto di creare una Fondazione per l’Intelligenza Artificiale, che supervisionerà le azioni, gestirà i fondi e monitorerà i vari progressi.

Per approfondire l’argomento, è possibile consultare l’executive summary:

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Il giudice di pace di Marano di Napoli resterà definitivamente aperto. Grazie all’intenso lavoro di squadra tra Ministero, Tribunale di Napoli Nord e amministrazioni locali, i Comuni interessati sono riusciti finalmente a stipulare una nuova convenzione che permetterà di mantenere attivo questo fondamentale presidio di giustizia e legalità in un territorio flagellato dalla piaga della camorra.
Ringrazio le amministrazioni comunali di Marano di Napoli, Melito di Napoli, Mugnano di Napoli, Villaricca, Calvizzano e Giugliano in Campania per la proficua collaborazione istituzionale e per gli sforzi profusi nel garantire una giustizia più vicina e funzionante ai cittadini e agli operatori del diritto della provincia di Napoli. Su legalità e giustizia lo Stato non arretra.
È quanto dichiara in una nota Andrea Delmastro delle Vedove, deputato di Fratelli d’Italia e Sottosegretario di Stato alla Giustizia.
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