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I giovani avvocati appendono la toga al chiodo

Nel 2022, secondo l’ultimo rapporto Censis, c’erano 240mila avvocati (-0,7% rispetto all’anno precedente). La decrescita continua ormai da tempo. Si pensi che in Toscana, 10 anni fa più di 1.300 persone sostennero l’esame di abilitazione, mentre nel 2023 ci hanno provato meno di 400 persone.

Leggiamo nel rapporto: «Ciò che emerge è la precarietà della professione forense per i più giovani e la consapevolezza relativa alle loro difficolta lavorative. A caratterizzare la condizione dei giovani avvocati è, più di ogni altro aspetto, la disparità di reddito rispetto agli avvocati senior».

Infatti, in media, «il reddito professionale Irpef dei giovani avvocati iscritti alla Cassa Forense è decisamente più basso se confrontato con quello dell’insieme degli iscritti. Particolarmente per la classe 30-34 anni e per gli under 30 si riscontra un valore del reddito che è addirittura meno della metà del reddito medio complessivo».

La principale causa del divario, per il 36,5% dei giovani, è il compenso ridotto. Di conseguenza, gli avvocati attivi diventano sempre più vecchi, perché i giovani mollano la professione.

Nel 2002, per esempio, l’età media degli avvocati era di 42,3 anni, mentre nel 2022 l’età media si è alzata a 47,7 anni. A livello internazionale, nel 2023 sono avvenute 8.698 cancellazioni: tenendo presente le 8.257 iscrizioni, sono stati “persi” 441 avvocati.

Per invertire la rotta, lo studio legale e tributario Paratore Vannini & Partner di Firenze, ha ottenuto la certificazione UNI 11871:2022, ovvero lo standard europeo «che detta i principi organizzativi e di gestione dei rischi connessi all’esercizio della professione per la creazione e la protezione del valore». Insomma, un «bollino di qualità».

Secondo l’avvocato Salvatore Paratore, tale norma «tutela i collaboratori con mono committenza» trovando «un’adeguata regolamentazione. È una norma di civiltà, oltre che di qualità. Il primo punto da rispettare è la contrattualizzazione del rapporto con il collaboratore in forma scritta, cosa che di norma non accade».

Prosegue Paratore: «Gli studi certificati hanno l’obbligo di scrivere il piano formativo condiviso con il giovane collega, dove trovano regolamentazione anche le tutele. Gli studi devono fare un passo di serietà, allo stesso tempo i giovani devono sapere che questa è una professione di sacrificio e impegno, servono anni per formare un avvocato».


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